Famiglia, giovani, lavoro. Le emergenze viste dalla CEI

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Con una prolusione a tutto campo il Cardinale Angelo Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio Permanente della CEI. L’Arcivescovo di Genova ha esordito ricordando due importanti avvenimenti: il primo per la Chiesa italiana, ovvero l’incontro in Vaticano – in occasione dell’Assemblea Generale di maggio – con Papa Francesco, il secondo per la Chiesa universale con la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro.

“Sono giornate – ha spiegato il porporato – che hanno lasciato il segno: per gli uni sono state una gioiosa conferma e un incoraggiamento; per altri un promettente risveglio; per altri ancora un inizio di cammino verso una meta intravista e che desta fascino e nostalgia. Dio solo conosce le vie dell’uomo e le percorre come il buon Pastore”. La Giornata Mondiale della Gioventù – ha proseguito Bagnasco – ha dato qualcosa non solo ai giovani, ma anche ai loro Pastori. “Quell’immenso raduno ha ammaestrato anche noi Vescovi! Ci ha detto – ha ancora sottolineato il Cardinale – che i giovani sono vicini ai loro Pastori, lo sono con simpatia, anzi con affetto; che hanno fiducia, che vedono nella Chiesa la loro famiglia”. Noi abbiamo il dovere di stare con loro, è la risposta di Bagnasco ai giovani, parlando a nome dell’intero episcopato italiano: “La vostra richiesta incoraggia noi e i nostri sacerdoti, cari giovani, ci invita a non cedere alla tentazione dello scoramento quando non vediamo i frutti, quando ci sembra di non trovare le vie di accesso ai vostri cuori. E ci sprona a starvi accanto con lo stile del buon pastore, che con pazienza percorre ogni via per cercare il suo gregge, con mitezza lo richiama, con misericordia lo accoglie”.

Il Cardinale Bagnasco ha poi allargato il tiro a questioni di carattere più generale, a partire da quello che il presidente della CEI ha definito “il virus dell’individualismo”. “Sembra – è l’analisi che propone il Cardinale presidente – che il bisogno di sentirsi vivi, al mondo, non avvenga più attraverso la normalità delle buone relazioni quotidiane – in famiglia, nell’amicizia, nel lavoro…– ma nel brivido comunque acquisito, fino al disprezzo della vita propria e altrui. La prospettiva autoreferenziale, insofferente ai legami, porta con sé un carico di violenza che anche i drammatici fatti di cronaca, sempre più numerosi, testimoniano a partire dalla violenza sulle donne”. E’ urgente pertanto invertire la rotta con “sforzi concentrati e costanti degli operatori culturali ed educativi ad ogni livello”. E l’individualismo mina anche il fronte della famiglia. “Senza il microcosmo della famiglia – ha infatti rilevato Bagnasco – è impossibile vivere il macrocosmo della società e del mondo. Senza, infatti, l’uomo si trova sperduto, privo di punti di riferimento alla mano”.

Famiglia. Parola chiave e centrale della prolusione. Il Cardinale Bagnasco difende a spada tratta la famiglia, quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. “Il patrimonio umano, che è la famiglia naturale, è un bene insostituibile e incomparabile che deve essere custodito, culturalmente valorizzato e politicamente sostenuto. Con il matrimonio, infatti, nasce un nuovo soggetto, stabilmente costituito, con doveri e diritti che lo Stato riconosce e per i quali si impegna con normative specifiche. La ragione essenziale di tale coinvolgimento giuridico sta nel fatto che in ogni famiglia è in causa il bene comune sul duplice versante della continuità e della tenuta del tessuto sociale. La tenuta sociale, infatti, non dipende in primo luogo dalle leggi, ma dalla solidità della famiglia, aperta alla trasmissione della vita e prima palestra di legami. Nel noi della famiglia cresce l’io di ogni individuo, e si rafforza il noi sociale”. “Il matrimonio – ha aggiunto l’Arcivescovo di Genova, citando Papa Francesco – precede lo Stato, è la base della famiglia, cellula della società, anteriore ad ogni legislazione e anteriore alla stessa Chiesa. Il matrimonio costituito da un maschio e una femmina non è la stessa cosa dell’unione di due persone dello stesso sesso. Distinguere non vuol dire discriminare”. Dopo aver ricordato, poi, l’importanza – rilanciata dal Pontefice – del “dialogo tra i giovani e gli anziani, che sono i due estremi della società e che rischiano di essere scartati”, Bagnasco ha poi fatto un implicito riferimento alla legge anti-omofobia, all’esame del Parlamento. “Nessuno – ha sostenuto – discute il crimine e l’odiosità della violenza contro la persona, qualunque ne sia il motivo: tale decisa e codificata condanna – coniugata con una costante azione educativa – dovrebbe essere sufficiente in una società civile. In ogni caso, per lo stesso senso di civiltà, nessuno dovrebbe discriminare, né tanto meno incriminare in alcun modo, chi sostenga ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura”.

Guardando alla situazione politico-economica dell’Italia, Angelo Bagnasco ha puntato il dito contro la piaga della disoccupazione, in particolare quella giovanile. E’ urgente mettere mano ad ogni strumento per porre fine a questa crisi di cui – è l’ammissione del Cardinale – “non si vede ancora la fine”. Serve concretezza, ed il presidente della Cei mette in guardia la classe politica: “Ogni atto irresponsabile – da qualunque parte provenga – passerà al giudizio della storia. Come proprio ieri ha Cagliari ha detto il Santo Padre, è una sofferenza – la mancanza di lavoro – che ti porta – scusatemi se sono un po’ forte, ma dico la verità – a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro, manca la dignità”.

Infine non è mancato un accenno neanche alle questioni internazionali. In primo piano la crisi siriana. “ Che il Signore doni saggezza ai responsabili delle Nazioni – è la preghiera del numero uno della Cei – sapendo che la guerra non produce la pace, ma genera violenza, odio, vendetta”. E da Damasco, il passo a Lampedusa è breve. Brevissimo. La visita del Papa nell’isola – ha ricordato Bagnasco – ha sottolineato che “Lampedusa – e in genere l’Italia – è la porta dell’Europa, cioè la porta di casa. Ma, altresì, il Papa ha sollecitato le Nazioni più ricche a riconsiderare le ferite di molti popoli senza girare lo sguardo dall’altra parte, come accadde nella parabola del samaritano. Si tratta di giustizia e di solidarietà, ma anche di intelligenza: fino a quando tanti squilibri e sofferenze?”. E sulla cristianofobia Bagnasco ha amaramente constatato che “in troppe parti del mondo la violenza, specialmente contro i cristiani, non solo continua ma addirittura sembra intensificarsi. Dio non vuole questo, e la comunità internazionale continua ad essere tiepida facendo finta di non vedere”.

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