Gli accordi del governo italiano con l’autocrazia azera sono una vergogna

Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.11.2023 – Vik van Brantegem] – Proseguono sui social media i commenti alla visita dello Capo di Stato Maggiore della Difesa italiana a Baku, di cui abbiamo riferito [QUI]. L’irresistibile attrazione del governo italiano per l’autocrazia azera evidenzia la debolezza della sua politica estera incapace di discutere di business ed etica. Che vergogna.

«Visto che sullo sfondo dell’attacco azerbajgiano al Nagorno-Karabakh il Ministro degli Esteri Tajani è finito insieme al Ministro della Difesa Crosetto nell’occhio del ciclone per la vendita di armi dall’Italia all’Azerbajgian, mentre tra l’altro il Parlamento Europeo adottava una risoluzione in cui condannava Baku per pulizia etnica, adesso mandano Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa italiana, pensando di passare inosservati. Quand’è che l’Italia smetterà di stare dalla parte dell’interesse per stare dalla parte della giustizia?! Stiamo organizzando una vendita di armi ad un Paese riconosciuto come regime che opprime ogni forma di dissenso interno e che, secondo esponenti del mondo politico statunitense ed europeo, potrebbe attaccare l’Armenia. Seri?!» (Silvia Boltuc).

«Tutto il mondo musulmano sta difendendo la Palestina invece il mondo Cristiano ha chiuso gli occhi sulla questione armena. Veramente è una vergogna per intero mondo Cristiano» (Anna Mkrtichyan).

«L’Europa Cristiana non esiste e non è mai esistita. Purtroppo. Questo equivoco continua a generare la disfatta dell’Armenia dal 1895. Quando gli Armeni capiranno che gli asini europei non volano e non hanno mai volato?» (Carlo Coppola).

La Santa Sede di Etchmiadzin della Chiesa Apostolica Armena ha deciso di mantenere la Diocesi di Artsakh. La diocesi subirà alcuni adeguamenti nelle sue funzioni, ma continuerà a servire agli scopi previsti senza scioglimento.

«L’esistenza della Repubblica di Armenia non mette in dubbio il fatto che il suo territorio appartenga agli Azeri». Questa è una frase di un programma televisivo azero. Ogni giorno mostrano intenzioni aggressive. Continuate pure a pensare che il problema dell’Azerbajgian era solo il Nagorno-Karabakh e che con l’occupazione del suo territorio, adesso la questione armena è risolta per Baku.

C’è il serio timore che anche oggi l’Azerbajgian abbia rivendicazioni territoriali contro l’Armenia, ha affermato Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, nella conferenza stampa tenutasi a Yerevan dopo l’incontro con il Ministro degli Esteri tedesco, Analena Bärbock.

Da parte sua, Bärbock ha detto: «Abbiamo ancora in mente le immagini deprimenti di quasi due mesi fa: case deserte, cortei lunghi chilometri sul Corridoio di Lachin, volti disperati di persone che hanno lasciato le loro case per paura per l’incolumità delle loro famiglie.
L’Armenia ha aperto le sue porte e i suoi cuori a più di 100.000 bambini, donne e uomini del Nagorno-Karabakh. Se la maggior parte delle persone provenienti dai centri di accoglienza hanno trovato sistemazione in comunità e presso famiglie è grazie ai vostri sforzi.
Non lasciamo sola la popolazione del Nagorno-Karabakh: dal 2021 abbiamo fornito 22 milioni di euro in aiuti umanitari. Oggi aggiungiamo altri 9,3 milioni di euro. Questo dà speranza alle persone e riporta un po’ di normalità.
Per una pace sostenibile tra Armenia e Azerbajgian non c’è modo di aggirare una soluzione di pace negoziata. La Germania è impegnata a garantire la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia e dell’Azerbajgian. Questa è la base per ogni negoziato di pace.
Sono convinta che gli sforzi di mediazione verranno portati avanti dal Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, è un ponte che può indicare la via più veloce verso la pace. Ecco perché è così importante che un nuovo ciclo di negoziati abbia luogo il prima possibile».

Domanda: chi minaccerebbe l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, che dovrebbe essere garantita? Conseguenze per l’Azerbajgian? Oh no, sono degli amici.

Il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, ha ricordato che negli ultimi tre anni l’Azerbajgian ha invaso più volte il territorio sovrano della Repubblica di Armenia. «Purtroppo, ancora oggi ci sono seri timori che i Paesi vicini, in particolare l’Azerbajgian, hanno ancora ambizioni e rivendicazioni territoriali contro l’Armenia. Esistono anche alcune riserve riguardo alla sovranità dell’Armenia, in particolare quando si tratta, ad esempio, delle infrastrutture regionali. Quindi, quelle paure esistono ancora oggi», ha detto Mirzoyan.
Mirzoyan ha detto che si sta lavorando per risolvere i problemi al confine con l’Azerbajgian, ma ancora non c’è una chiara soluzione. «Il processo di risoluzione è in corso, a volte sembra che siamo vicini alla soluzione, a volte vediamo che stanno emergendo nuovi ostacoli», ha detto Mirzoyan.
Mirzoyan, ha dichiarato: «Ci sono territori dell’Armenia che sono sotto il controllo dell’Azerbajgian dagli anni ’90. Ci sono anche casi più recenti. [In totale] circa 200 chilometri quadrati di territorio armeno sono ora sotto il controllo delle forze armate dell’Azerbajgian». Lo ha affermato quando è stato interrogato sulla questione durante una discussione in commissione parlamentare. Finora, funzionari governativi avevano riferito che erano occupati 150 chilometri quadrati di territorio sovrano armeno. Questa è la prima volta che un funzionario governativo armeno presenta un numero più alto, confermando i dati forniti da osservatori indipendenti.

L’Armenia vuole che la Missione dell’Unione Europea in Armenia (EUMA) venga rafforzata e abbia un mandato più forte, ha detto il Viceministro degli Esteri armeno, Paruyr Hovhannisyan, intervenendo in un’audizione della commissione parlamentare sul bilancio statale per il 2024. Ha detto che ci sono state reazioni positive a questo riguardo da parte dell’Unione Europea. Il deputato Arman Yeghoyan gli ha chiesto se esiste un programma di integrazione politica con l’Unione Europea. Hovhannisyan ha citato il discorso al Parlamento Europeo del Primo Ministro, Nikol Pashinyan, secondo cui l’Armenia è pronta ad essere più vicina all’Unione Europea, nella misura in cui l’Unione Europea lo riterrebbe possibile. Questa è sempre stata la posizione dell’Armenia, ha detto Hovhannisyan. «La cooperazione è diventata più forte politicamente. Inoltre, quest’anno ha avuto luogo il lancio del primo dialogo Armenia-Unione Europea sugli affari politici e di sicurezza. La fase successiva si svolgerà a novembre a Brussel, la prima si è svolta a Yerevan a gennaio. Naturalmente, nella nostra agenda rientrano anche il potenziamento della missione di monitoraggio e il rafforzamento del suo mandato, e ci sono reazioni positive da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri», ha affermato Hovhannisyan, osservando che il livello delle visite politiche europee non ha precedenti.

L’Azerbajgian va oltre ogni logica ed etica diplomatica, accusando gli Stati Uniti di aver iniziato la guerra nel Nagorno-Karabakh. Aliyev ha affermato che la guerra è lo scopo della sua vita e non è mai stato punito per la sua aggressività, motivo per cui si sente incoraggiato a parlare agli Stati Uniti in questo modo: «Sono stati gli sforzi di mediazione che hanno portato gli Stati Uniti a non dare risultati e l’incapacità di impedire la politica aggressiva dell’Armenia che hanno portato l’Azerbajgian a liberare militarmente le sue terre. Pertanto, tra gli altri fatti, gli Stati Uniti sono anche responsabili della loro inerzia nel risolvere il precedente conflitto pacificamente».

Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato e Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, in un’intervista con il programma televisivo armeno 24news ha detto che la dichiarazione di Praga è stata decisiva: «La Repubblica di Armenia non avrebbe dovuto riconoscere l’Artsakh come parte integrante dell’Azerbajgian. Questo è stato un grave errore strategico; ha inviato un segnale all’Azerbajgian che la Repubblica di Armenia non sarebbe più intervenuta per l’Artsakh. Durante l’offensiva, Aliyev ha elogiato pubblicamente il “comportamento costruttivo” dell’Armenia. In altre parole, temevano che l’Armenia avrebbe tentato di utilizzare strumenti per proteggere la popolazione dell’Artsakh, ma ciò non è stato nemmeno fatto, l’Armenia avrebbe dovuto agire preventivamente».

Il Deputato di opposizione armeno, Tigran Abrahamyan, membro del Partito Repubblicano Armeno, ha scritto sulla sua pagina Facebook: «L’Azerbajgian sta considerando la questione dell’Artsakh nel contesto del reinsediamento degli Azeri a Syunik, minacciando altrimenti di ricorrere a misure severe. Permettetemi di ricordarvi che gli Azeri hanno iniziato a sviluppare l’agenda per il reinsediamento degli Azeri in Armenia e, in particolare, a Syunik, l’anno scorso, quando le autorità della Repubblica di Armenia hanno assicurato di essere pronte a riconoscere l’Artsakh come parte dell’Azerbajgian, e gli Azeri hanno avanzato sempre più nuove richieste sull’agenda bilaterale, che, tra l’altro, è entrata senza problemi nel campo delle discussioni internazionali nelle condizioni di criminale indifferenza delle autorità armene. Le autorità dell’Azerbajgian e dell’Armenia hanno cercato congiuntamente tutti i modi per intensificare la questione dell’Artsakh, che è accompagnata da ricatti e minacce».

Dopo aver tenuto sotto blocco la popolazione del Nagorno-Karabakh per 10 mesi, il 19 settembre l’Azerbajgian ha lanciato un’offensiva militare contro il Nagorno-Karabakh, effettuando una pulizia etnica degli Armeni dall’intero territorio del Nagorno-Karabakh. Nel frattempo, la comunità internazionale ha continuato a insistere sul fatto che l’Azerbajgian è obbligato a garantire i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh, e l’Azerbajgian ha continuato a rispondere che sicuramente garantirà tutto ciò.
Si scopre, tuttavia, che l’Azerbajgian non garantisce nemmeno la sicurezza delle case vuote degli Armeni, dei loro beni in quelle case, compresi i giocattoli dei bambini. Poi, il vandalismo azerbajgiano si è scatenato anche contro lo stadio di Stepanakert. Tuttavia, questa ferocia non riceve alcuna sanzione o condanna da parte della stessa comunità internazionale.

«Riguardante i pogrom/pulizia etnica del 1987 contro gli Azeri a Kapan, in Armenia, prima dei pogrom contro gli Armeni in Azerbaigian. Tuttora negato dalla maggioranza degli Armeni, anche da alcuni dei più progressisti» (Rauf Azimov). «Ciò è negato perché non ci sono prove concrete a sostegno dell’affermazione che un pogrom contro gli Azeri sia avvenuto a Kapan nel novembre 1987 o nel gennaio 1988» (Tigran Grigoryan). Un esempio come un’accusa si trasformi in una narrazione.

L’Armenia, insieme ad altri 186 paesi, ha votato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a favore della risoluzione «necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba». 2 contrari (Stati Uniti e Israele), 1 astenuto (Ucraina).

«Un Armeno del Karabakh che combatte con l’esercito russo vicino a Donetsk nel Donbass» (Luca Steinmann). «E allora? Conosco anche un Armeno del Karabakh che combatte per l’Ucraina» (Marut Vanyan).

La sede di una raccolta fondi per il Sindaco di New York, Eric Adams, è stata perquisita dai federali per un programma di tangenti che coinvolgeva il governo turco. Adams ha anche fatto viaggi retribuiti in Azerbajgian e ha spesso a che fare con la lobby dell’Azerbajgian a New York, l’Associazione per l’amicizia di Brooklyn Baku, quindi probabilmente la Turchia non è l’unica dittatura che paga il Sindaco Adams, che ha dichiarato: «Brooklyn è la Baku d’America. Il 21 settembre 2016, durante un viaggio a Baku, l’allora Presidente del distretto di Brooklyn, Eric Adams «ha avuto modo di conoscere e vedere la cultura dell’Azerbajgian».

Free Webcam Girls
151.11.48.50