La guerra dell’Azerbajgian all’Artsakh del 19-20 settembre 2023 è stato un attacco deliberato alla popolazione civile

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.10.2023 – Vik van Brantegem] – Le nuove mappe diffuse dall’ex Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Armenia, Arman Tatoyan, Direttore del Tatoyan Foundation Center for Law and Justice, mostrano l’avanzata delle forze militari dell’Azerbajgian all’interno dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh durante l’aggressione terroristica tra il 19 e il 20 settembre di quest’anno: «I nostri dati esclusivi sugli attacchi armati dell’Azerbajgian ai villaggi e alle città dell’Artsakh e sulle direzioni degli avanzamenti armati, dimostrano che sono state prese di mira le comunità, isolandole deliberatamente le une dalle altre e causando sofferenze alle persone».

In un incontro con i giornalisti, Arman Tatoyan ha illustrato la dinamica dell’attacco azero del 19 settembre, che lungi dall’essere una “operazione antiterrorismo” come l’aveva definita il regime di Aliyev, si è invece dimostrata un attacco deliberato alla popolazione civile con lo scopo preciso di farla fuggire e abbandonare l’Artsakh.

Tatotyan ha dichiarato che le  autorità dell’Azerbajgian si sono preparate dettagliatamente all’aggressione contro l’Artsakh. Uno degli obiettivi dell’attacco era separare le aree popolate dell’Artsakh: Martakert, Askeran, Martuni e Stepanakert. Allo stesso tempo, la popolazione civile veniva continuamente bombardata. Inoltre, per aumentare il panico tra la popolazione, è stato interrotto il collegamento tra l’esercito di difesa dell’Artsakh e gli insediamenti. In molti casi, la popolazione non sapeva cosa stesse accadendo e le persone sono fuggite precipitosamente dalle proprie abitazioni.

L’attacco è iniziato nel pomeriggio, quando bambini e studenti erano a scuola, le famiglie erano separate, i genitori non sapevano dove fossero i loro figli. Anche questo è stato un atto deliberato per causare ulteriori sofferenze e aumentare lo stato di caos, ha sottolineato Tatoyan. Le mappe che ha fornito mostrano chiaramente il movimento delle forze armate azere e le rotte di movimento della popolazione armena in fuga. “L’attacco a Martakert è avvenuto da quattro lati. Le strade e le comunicazioni sono state interrotte“, ha detto Tatoyan. La situazione era simile a Martuni e Askeran.

Tatoyan ha definito le assicurazioni delle autorità azere sulla “migrazione volontaria” degli Armeni dell’Artsakh come il massimo del cinismo. “Se qualcuno non è riuscito a scappare, è stato ucciso o catturato. Ci sono casi di uccisione di civili a Getavan“, ha sottolineato Tatoyan. Nel villaggio di Sarnaghbyur sono stati uccisi 5 civili, tre dei quali erano bambini, due dei quali appartenenti alla stessa famiglia. I bambini sono stati uccisi a scuola, ha sottolineato Tatoyan.

Tatoyan ha osservato che la popolazione aveva da mezz’ora a un’ora per fuggire, e il quadro generale mostra che le forze armate azere hanno semplicemente spinto la popolazione in un angolo ed “è uscita” dall’area. “Di che tipo di uscita volontaria possiamo parlare in tali condizioni?”, ha domandato Tatoyan. “Tutti ricordano le terribili immagini della folla di rifugiati all’aeroporto“, ha osservato Tatoyan.

“L’isolamento di Stepanakert era di importanza strategica per recidere il collegamento con altre regioni, in modo che le autorità dell’Artsakh venissero private dell’opportunità di gestirsi e difendersi“, ha detto Tatoyan. Gli Azeri sono riusciti a entrare in una zona remota della capitale dell’Artsakh, motivo per cui sono state segnalate sparatorie a Stepanakert. I residenti del distretto di Krkzhan non sono riusciti a raggiungere le loro case nel pomeriggio del 19 ottobre e sono dovuti tornare al centro. Gli Azeri hanno anche preso il controllo della stazione di filtraggio dell’acqua. “Ci hanno portato i campioni di quest’acqua “potabile”. Guarda com’è torbida l’acqua. Ciò dimostra anche l’attività criminale degli Azeri. Questo è esattamente quello che fanno quando diventano aggressivi, cercano di privare la popolazione dell’acqua. Uno degli obiettivi è causare quanti più danni possibili e provocare il panico“, ha osservato Tatoyan.

Tatoyan ha sottolineato, che gli Azeri hanno chiuso tutti gli accessi a Stepanakert in modo che nessuno potesse uscire. Ha citato il caso in cui, il 19 settembre, un anziano con due generi, non sapendo della situazione, è andato fuori città per andare a prendere suo nipote. Gli Azeri hanno sparato alla macchina e l’anziano è morto.

“Come possiamo parlare di assenza di pulizia etnica in tali condizioni? Al contrario, sono stati presi di mira obiettivi civili, l’incidente con la scuola lo dimostra“, ha detto Tatoyan.

Foto di copertina: sono rimasti solo i cani per le strade di Stepanakert. Intanto il governo azerbajgiano ha annunciato un piano di occupazione con l’insediamento di 140.000 Azeri nell’Artsakh entro il 2026. L’Europa vuole la pace. Ma che pace è se un popolo viene cacciato da un altro? (Iniziativa italiana per l’Artsakh).

Azeri Times riferisce che «l’Azerbajgian ha iniziato a trasmettere programmi radiofonici in Karabakh in lingua armena». Molto utile per i cani armeni, visto che di Armeni in Artsakh ne sono rimasti pochi. Oppure, i futuri coloni Azeri dovranno imparare l’armeno?

L’Azerbajgian ha assegnato a Stepanakert un nuovo codice telefonico dell’Azerbajgian per “la zona economica di Karabakh dell’Azerbajgian”. Ancora una volta, ci sono rimasti meno di una dozzina di Armeni, quindi l’Azerbajgian potrebbe facilmente dare a ciascun Armeno rimasto il proprio codice regionale. A proposito, Artsakh era, è e rimane Armenia.

Il peggior libro di fiabe di sempre.

«L’Armenia è più ricca di monumenti e chiese paleocristiane di qualsiasi altro Paese. La scultura cristiana armena ha le sue radici negli idoli precristiani conosciuti come “vishap” o “pietre del drago d’acqua”, che rappresentavano divinità o spiriti della natura che si pensava portassero la pioggia se venerati. La loro datazione è incerta. Certamente sono antecedenti alla conversione dell’Armenia al cristianesimo nel 301 d.C., ma alcuni esempi potrebbero essere molto più antichi. Alcuni vishap potrebbero essere stati venerati da coloro che continuarono ad adorare gli antichi dei dopo il 301. Molti vishap furono chiaramente trasformati in oggetti di culto cristiano con l’aggiunta di croci. Questa pratica segna probabilmente la nascita del khachkar o “croce di pietra”, la forma più comune di scultura cristiana nella tradizione armena» (Gfoeller Renaissance Foundation).

L’Azerbajgian, Paese genocida campione della distruzione dei diritti umani, vassallo e “fratello minore” della Turchia, lancia una campagna anti armena su larga scala, in particolare diretta contro la Francia. Dopo le minacce militari della Turchia, dopo gli attacchi ad hominem e gli insulti contro intellettuali, giornalisti e politici che non si adeguano alla propaganda azera, per quanto tempo le democrazie si lasceranno insultare prima che vengano prese misure concrete contro l’autocrate Aliyev? Quando reagirà l’Europa? Chi ha meno ragione grida più forte, ma viene tradito dai numeri.

Classifica
Reporters sans frontières, libertà di stampa 2023

FRANCIA 24°
ARMENIA 49°
UCRAINA 79°
AZERBAJGIAN 151°
RUSSIA 164°
Transparency International, corruzione 2022
FRANCIA 21°
ARMENIA 63°
UCRAINA 116°
RUSSIA 137°
AZERBAJGIAN 157°
Freedom House, valutazione della democrazia 2023, su 100 punti
FRANCIA 89
ARMENIA 54
UCRAINA 50
RUSSIA 13
AZERBAJGIAN 9

«In questo momento in cui il male, l’odio e la follia hanno preso ancora una volta così tante vite innocenti, dobbiamo restare uniti determinati a confrontare ciò che è peggio nell’umanità con ciò che è meglio» (Segretario Antony Blinken). «Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina» (Presidente Joseph R. Biden, Jr.).

«Oh, wow, con questi criteri, la nostra vicina dittatura dell’Azerbajgian, gestita dall’armenofobo Aliyev, ha tutti i diritti per unirsi al club, poiché mira ad annientare l’Armenia democratica. Spero che aggiungerai presto Aliyev a questa lista per evitare uno scenario pericoloso…» (Tatevik Hayrapetyan, ex Deputato dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Armenia).

Il videomessaggio di Antonia Arslan in occasione dell’incontro «Ci hanno tradito tutti tranne Dio». La fine dell’Artsakh (la fine?). L’esodo di un popolo, che si è svolto oggi, sabato 21 ottobre 2023 alle ore 10.30 al teatro Rosetum a Milano, organizzata da Tempi, Esserci, Centro Rosetum e Associazione Le Vedette, con la partecipazione di Rodolfo Casadei, giornalista di Tempi, Renato Farina, giornalista, e Massimiliano Salini, Europarlamentare di Forza Italia.

Nelle recenti vicende di «questa meravigliosa piccola nazione che era l’Artsakh e che oggi è scomparsa», nell’assedio e poi nella cacciata per mano turco-azera di quella «frazione del popolo armeno» che fino a poche settimane fa abitava la regione contesa del Nagorno-Karabakh e che ora l’ha abbandonata in massa, «ci sono lezioni che non dovremmo dimenticare». E la prima lezione è «che cosa è un genocidio».

Sono le dure, amare parole incise da Antonia Arslan in questo video, un saluto-appello che la grande scrittrice di origini armene ha inviato a Tempi in occasione dell’incontro pubblico «Ci hanno tradito tutti tranne Dio». La fine dell’Artsakh (la fine?). L’esodo di un popolo, che si è svolto oggii, sabato 21 ottobre 2023, alle ore 10.30 al teatro Rosetum a Milano in via Pisanello 1, organizzato da Tempi con Esserci, Centro Rosetum e Associazione Le Vedette.

Genocidio, ricorda l’autrice de La masseria delle allodole, significa «non solo sterminio fisico, ma cancellazione, cancellazione della cultura, cancellazione delle tracce che ha lasciato un popolo». È esattamente quello che accade nel Nagorno-Karabakh, dice la Arslan, dove l’obiettivo del regime di Baku è spazzare via «la vita delle persone, la realtà della terra dove hanno vissuto per millenni».

«Le testimonianze che ascolterete», aggiunge la scrittrice, riferendosi alle interviste dei profughi Armeni del Nagorno-Karabakh che sono state proiettate durante l’incontro di oggi, «sono la prova di quello di cui stiamo parlando»: gli Armeni dell’Artsakh «hanno perduto tutto», compresa la loro storia.

Arslan termina il suo intervento video con un auspicio Antonia Arslan: «Che l’Armenia non sia attaccata anch’essa nelle prossime settimane», che l’Armenia non diventi la tappa successiva di quello che sembra essere «il progetto di conquista» dell’Azerbajgian.

«Ilham Aliev tiene un discorso da guerriero fanatico permanente. Orgoglioso di aver cresciuto, in 20 anni, una generazione di Azeri assetati di sangue armeno. Le sue parole sono le stesse di Hamas. Dopo l’Artsakh, attaccherà l’Armenia per placare questa sete» (Jean-Christophe Buisson, Vicedirettore di Le Figaro Magazine).

«Se un giorno ti svegli e scopri che i terroristi jihadisti anticristiani Azeri hanno trasformato Etchmiadzin [la Santa Sede della Chiesa Apostolica Armena] in una moschea, non importa di chi è la colpa. Stai facendo tutto il possibile per prevenirlo? Così ho pensato…» (Vic Gerami).

Le immagini satellitari mostrano strade costruite dall’esercito azerbajgiano che conducono a nuove posizioni militari nelle vicinanze di Jermuk, a circa 4,5 km dalla città, a seguito delle incursioni militari del settembre 2022 nell’Armenia vera e propria. Qui, circa 72 km² di territorio sono occupati dall’Azerbajgian.

Il 23 ottobre i Ministri degli Esteri degli Stati membri dell’Unione Europea discuteranno la questione degli aiuti all’Armenia e del suo avvicinamento all’Unione Europea, ha detto a Brussel un alto rappresentante dell’Unione Europea ai giornalisti. “Vogliamo sostenere l’Armenia. L’Armenia è un Paese democratico. Vogliamo avvicinare l’Armenia all’Unione Europea”, ha affermato l’alto rappresentante dell’Unione Europea.
Ha osservato inoltre che l’Unione Europea può espandere la sua missione di osservazione in Armenia in risposta alle minacce alla sovranità e all’integrità territoriale di Armenia da parte dell’Azerbajgian.
“Abbiamo detto chiaramente al Presidente Aliyev che siamo preoccupati per qualsiasi tentativo di minare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia”, ha affermato l’altro rappresentante dell’Unione Europea.
Intervenendo alla sessione del Parlamento europeo del 17 ottobre, il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha affermato che “la Repubblica d’Armenia è pronta ad avvicinarsi all’Unione Europea, per quanto l’Unione Ruropea lo riterrà possibile”.

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