Lo sfollamento forzato della popolazione dell’Artsakh non ha risolto la questione, anzi l’ha esacerbato

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.10.2023 – Vik van Brantegem] – La festa dei Santi Simone Zelota e Giuda Taddeo ricorre il 28 ottobre, il che significa che la novena di San Giuda Taddeo, il patrono dell’impossibile, inizia oggi, 19 ottobre. Santissimo Apostolo San Giuda, servo fedele e amico di Gesù, la Chiesa ti onora e ti invoca universalmente, come patrono dei casi difficili, delle cose disperate, prega per il popolo dell’Artsakh, così indifeso e solo. Intercedi presso Dio per gli Armeni dell’Artsakh affinché porti un aiuto visibile e rapido dove l’aiuto è quasi disperato. Vieni in aiuto in questo grande piccolo popolo affinché possa ricevere la consolazione e l’aiuto del cielo in tutte le sue necessità, tribolazioni e sofferenze, in particolare conceda a questo popolo della prima nazione cristiana l’indipendenza per poter lodare Dio con te e con tutti i santi in eterno. Promettiamo, o beato San Giuda, di essere sempre consapevole di questo grande favore concessoci da Dio e di onorarti sempre come nostro speciale e potente patrono, e di incoraggiare con gratitudine la devozione nei tuoi confronti. Amen.

«La Fontana Teatrale o Tre Rubinetti a Stepanakert. Maschere di sorpresa, rimorso e tristezza. Sotto ogni maschera si trova una fontana a forma di rubinetto. La parte superiore del rubinetto ricorda una chiave d’oro. Stepanakert, Artsakh. Ai tempi del #ArtsakhBlockade» (Siranush Sargsyan).

La Turchia e l’Azerbajgian hanno l’obiettivo dichiarato di conquistare l’Armenia in seguito all’espulsione degli Armeni dall’Artsakh/Nagorno-Karabakh, ha affermato il co-fondatore di Reddit, Alexis Ohanian in un post su Twitter: «Siamo un popolo resiliente. Ma perché dobbiamo essere così resilienti per più di 100 anni? Le stesse persone che ancora negano il nostro genocidio (che hanno perpetrato) hanno carta bianca dalle potenze globali per orchestrare un’espulsione che tutti temiamo possa portare ad ulteriori conquiste del territorio armeno nei prossimi mesi. La Turchia e l’Azerbajgian hanno un obiettivo dichiarato: la conquista dell’Armenia».

Il Parlamento del Regno dei Paesi Bassi ha approvato a stragrande maggioranza due proposte: una riguardante il sostegno militare all’Armenia e l’altra riguardante la pulizia etnica nell’Artsakh.
Nella proposta di sostegno militare, il Parlamento dei Paesi Bassi ha osservato che dopo l’attacco all’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, l’Azerbajgian ha annunciato un attacco all’Armenia. L’organo legislativo dei Paesi Bassi ha chiesto al governo di sollecitare gli altri Stati membri dell’Unione Europea a rispondere positivamente ad una potenziale richiesta di assistenza militare da parte dell’Armenia.
Per quanto riguarda il secondo punto, secondo la definizione di pulizia etnica dell’ONU, il Parlamento dei Paesi Bassi ha chiesto al governo di verificare se la deportazione degli Armeni dall’Artsakh rientra nella definizione di pulizia etnica dopo un blocco di 9 mesi e un attacco al territorio dell’Artsakh.

Sette fazioni del Parlamento del Regno di Spagna hanno rilasciato una dichiarazione in cui condannano l’attacco azerbajgiano all’Artsakh, che ha portato allo sfollamento forzato della popolazione armena dalla loro terra. Hanno fortemente criticato le azioni dell’Azerbajgian considerandole una minaccia alla sicurezza e alla stabilità regionale.
Le fazioni hanno espresso insoddisfazione per il rifiuto dell’Azerbajgian di attuare l’accordo di cessate il fuoco del 9 novembre 2020 e per il suo mancato rispetto delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia. I legislatori spagnoli hanno invitato l’Azerbajgian a cessare immediatamente le azioni ostili, ricordando loro la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la repressione del genocidio. Hanno inoltre espresso solidarietà alla popolazione armena dell’Artsakh e sottolineato il potenziale ruolo dell’Unione Europea nel trovare una soluzione negoziata e duratura al conflitto.

Il Comitato dei Ministri dell’Unione Europea ha rilasciato una dichiarazione invitando l’Azerbajgian a riaffermare il suo impegno inequivocabile circa l’integrità territoriale dell’Armenia, con la Dichiarazione di Alma-Ata del 1991. Insiste affinché l’Azerbajgian garantisca i diritti, le libertà fondamentali e la sicurezza degli Armeni del Karabakh, compreso il diritto a vivere con dignità nelle proprie case senza intimidazioni o discriminazioni. Inoltre, Baku dovrebbe creare le condizioni per il ritorno volontario, sicuro, dignitoso e stabile degli Armeni del Karabakh.
La dichiarazione completa nella nostra traduzione italiana dall’inglese: «L’Unione Europea continua a seguire con preoccupazione la situazione estremamente difficile derivante dall’esodo di massa degli Armeni del Karabakh in seguito all’operazione militare dell’Azerbajgian del 19 e 20 settembre e al blocco di nove mesi del Corridoio di Lachin. Quasi tutta la popolazione del Nagorno-Karabakh, oltre 100.600 persone hanno trovato rifugio in Armenia.
È imperativo garantire un sostegno umanitario continuo e senza ostacoli a coloro che sono ancora nel bisogno in Karabakh, così come a coloro che se ne sono andati. La settimana scorsa la Commissione Europea ha annunciato un pacchetto aggiuntivo di aiuti umanitari di 10,45 milioni di euro in aggiunta ai 20,8 milioni di euro già forniti dal 2020.
L’Azerbajgian deve garantire i diritti umani, le libertà fondamentali e la sicurezza degli Armeni del Karabakh, compreso il loro diritto a vivere nelle proprie case con dignità, senza intimidazioni o discriminazioni, nonché creare le condizioni per il libero, volontario, sicuro, dignitoso e sostenibile ritorno dei rifugiati e degli sfollati nel Nagorno-Karabakh nel dovuto rispetto della loro storia, cultura e diritti umani.
Inoltre, il patrimonio culturale e i diritti di proprietà della popolazione locale devono essere efficacemente protetti e garantiti.
A questo proposito, ricordiamo che l’Azerbajgian deve rispettare le misure provvisorie indicate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo il 22 settembre, ovvero astenersi dall’adottare qualsiasi misura che possa comportare la violazione degli obblighi derivanti dalla Convenzione, in particolare dell’articolo 2 (diritto alla vita) e l’articolo 3 (divieto della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti).
Abbiamo preso atto delle dichiarazioni pubbliche del Presidente Aliyev sulla volontà di vivere in pace con gli Armeni del Karabakh e di preservare i loro diritti. L’Azerbajgian ha una chiara responsabilità primaria per il destino della popolazione. Occorre fornire garanzie tangibili, concrete e trasparenti.
Come importante misura di rafforzamento della fiducia, ci aspettiamo un’amnistia globale per tutti gli Armeni del Karabakh, compresi i loro rappresentanti, e il contenimento da parte di tutte le parti della dura retorica.
L’accesso internazionale al Karabakh è fondamentale quando si tratta di fornire l’assistenza tanto necessaria e garantire un monitoraggio indipendente della situazione sul campo.
L’Unione Europea ha preso atto delle due recenti visite delle Nazioni Unite. Lodiamo il lavoro del Rappresentante speciale del Segretario Generale per la Migrazione e i Rifugiati, che fornisce sostegno e assistenza alle autorità armene nella gestione di questo massiccio esodo sul suo territorio e attendiamo con impazienza la missione conoscitiva del Consiglio Europo guidata del Commissario per i Diritti Umani, Dunja Mijatović e le sue successive raccomandazioni.
L’Unione Europea ribadisce il suo sostegno alla sovranità, all’inviolabilità dei confini e all’integrità territoriale sia dell’Azerbajgian che dell’Armenia. Chiediamo all’Azerbajgian di riaffermare il suo inequivocabile impegno nei confronti dell’integrità territoriale dell’Armenia, in linea con la Dichiarazione di Almaty del 1991.
L’Unione Europea resta impegnata a facilitare il dialogo tra entrambe le parti per garantire una #pace globale e sostenibile a beneficio di tutte le popolazioni della regione».

«La politica aggressiva dell’Azerbajgian contro l’Armenia, che beneficia del patrocinio di Russia e Turchia, verrà rafforzata. Per convincere Yerevan a firmare il trattato di pace armeno-azerbajgiano nel formato russo-turco-azero, Baku, Mosca e Ankara ricorrono sia al ricatto che agli attacchi militari.
Questo trio ha avviato la guerra contro il Nagorno-Karabakh nel 2020 e vuole che il nuovo status quo venga costruito secondo il loro piano. Secondo loro, gli #USA e l’#UE non dovrebbero esistere nel Caucaso meridionale. Inoltre, è stato creato un formato regionale 3+3 grazie agli sforzi di Turchia, Azerbaigian, Russia e Iran per rimuovere gli Stati Uniti e l’Unione Europea dalla regione.
Azerbajgian, Turchia e Russia cercheranno innanzitutto di minare i formati negoziali di Brussel e Washington per spingere l’Occidente fuori dai processi regionali. Poi, mirano a portare il processo negoziale armeno-azerbajgiano nel formato 3+3.
Ciò darà la possibilità a questi attori regionali di controllare le comunicazioni da sbloccare. Ad esempio, il “Corridoio di Zangezur” è necessario affinché l’Azerbajgian e la Turchia uniscano il mondo turco con un collegamento ininterrotto. La Russia vuole il controllo sulla connessione tra Turchia e Azerbajgian.
Il Corridoio diZangezur, fuori dal controllo dell’Armenia, darà alla Russia la possibilità di importare beni inclusi nell’elenco delle sanzioni occidentali attraverso la Turchia e l’Azerbajgian. Se l’Armenia controlla le zone doganali e di confine, la Russia dovrà affrontare problemi nell’importazione di beni sulla lista delle sanzioni.
L’Azerbajgian sa che non può ottenere il “Corridoio di Zangezur” e gli “8 villaggi” dall’Armenia nel formato USA o Unione Europea, ma l’adempimento di queste richieste illegali è possibile nel formato russo-turco. Ecco perché il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha annunciato pubblicamente pochi giorni fa di preferire la mediazione della Russia, non “di Stati (gli Stati Uniti) lontani dalla regione”.
In altre parole, l’Armenia diventa lo Stato che sostiene l’Occidente nel Caucaso meridionale. Ciò significa che presto le principali pressioni russo-turco-azerbaigian saranno su Yerevan. Penso che Erevan si rifiuterà di negoziare con Mosca o nel formato regionale 3+3 e firmerà un accordo armeno-azerbajgiano.
Anche se Yerevan partecipasse a questi formati, non prenderebbe seriamente in considerazione la possibilità di firmare un accordo. L’Armenia vuole il coinvolgimento dell’Occidente nel processo negoziale.
Per costringere l’Armenia a negoziare nel formato russo-turco-azerbajgiano, sono probabili a breve attacchi militari. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea vedono soluzioni ai problemi della demarcazione e dello sblocco dei confini rispettando i principi della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Armenia.
Nel frattempo, secondo il modello russo, l’Azerbajgian è completamente libero di effettuare attacchi militari contro l’Armenia e cercare di imporre concessioni a Yerevan.
È il formato della mediazione russa che lascia le mani libere all’Azerbajgian per effettuare attacchi contro l’Armenia. Inoltre, la Russia ha interesse negli attacchi azeri. I Rrussi vogliono che le truppe russe vengano schierate sul confine armeno-azerbajgiano durante tutto il processo di demarcazione e demarcazione. Gli attacchi militari dell’Azerbajgian al confine armeno-azerbaigiano consentiranno alla Russia di sottolineare la sua necessità sul confine. Il calcolo è che l’Armenia sarà costretta a chiedere ai Russi di schierare osservatori o forze di mantenimento della pace dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) sul confine armeno-azerbajgiano.
Tuttavia, dopo l’attacco del 13 settembre 2022, l’Armenia ha scelto di schierare osservatori dell’Unione Europea. Mosca si è ripetutamente lamentata di questo fatto, chiedendo a Yerevan una risposta sul motivo per cui gli osservatori della CSTO non sono stati schierati.
Per rimanere nel processo armeno-azerbajgiano, l’Occidente deve sostenere il miglioramento delle capacità militari, di sicurezza e di difesa dell’Armenia. Ciò darà una possibilità affinché l’Armenia non ceda agli attacchi militari russo-azerbajgiani e non sia costretta a negoziare secondo il formato russo-turco-azerbajgiano. Il ripristino dell’equilibrio militare darà anche la possibilità all’Azerbajgian di entrare nella fase di negoziati costruttivi.
Naturalmente, non sto discutendo lo scenario in cui il leader dell’Azerbajgian abbandonerà la via degli attacchi militari contro l’Armenia e alla fine del mese a Brussel verrà raggiunto un accordo sui termini del trattato. È la versione ottimistica e positiva; nel caso della sua attuazione, anche i rischi sono pochi. Sarà necessario di avere uno Stato garante dell’attuazione dell’accordo di pace, che avrà influenza su Armenia e Azerbajgian affinché le parti adempiano ai loro obblighi. L’unico Paese che ha tali capacità sono gli Stati Uniti.
Tuttavia, tendo a pensare che la pratica della pressione politico-militare contro l’Armenia continuerà. Negli ultimi tre anni, in realtà, l’Azerbajgian ha condotto una politica di dura pressione politico-militare nei confronti dell’Armenia. Ciò dà all’Azerbajgian la possibilità di ottenere concessioni dall’Armenia senza dare nulla in cambio.
L’Azerbajgian vuole occupare i territori dell’Armenia, chiamandoli “enclavi”, e “Corridoio di Zangezur”, e non restituire all’Armenia l’enclave Artsvashen/Bashkyend, i territori strappati ai 4 villaggi di Tavush, l’area di 150 chilometri quadrati che occupava durante gli attacchi militari del 2021-2022» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

«Tenendo conto del discorso di Nikol Pashinyan del 17 ottobre al Parlamento Europeo [QUI] e di molte delle sue dichiarazioni dal 19 settembre:
1. Ho l’impressione che le autorità armene abbiano abbandonato anche il principio generale delle precondizioni relativo all’Artsakh nel processo di regolamentazione delle relazioni Armenia-Azerbajgian, in particolare quello di garantire i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh nel quadro dei meccanismi delle trattative internazionali.
2. Dopo il genocidio e lo sfollamento forzato del popolo dell’Artsakh, è altamente inaccettabile e inammissibile eliminare l’asticella, senza nemmeno diminuirla. Lo sfollamento forzato della popolazione dell’Artsakh non ha risolto il problema, anzi lo ha esacerbato.
3. Questa situazione obbliga sia le autorità armene che gli attori internazionali a rivedere i loro approcci falliti e ad alzare il livello per garantire i diritti e la sicurezza del popolo dell’Artsakh. Gli obiettivi principali dovrebbero includere il ritorno della popolazione dell’Artsakh in patria, garantendo elevate garanzie internazionali per una vita sicura in quel Paese e il necessario livello di autonomia per vivere in modo dignitoso.
4. Ho l’impressione che tutte le parti interessate alla risoluzione delle relazioni armeno-azerbaigiane siano piuttosto contente del genocidio del popolo dell’Artsakh, pensando ingenuamente che il conflitto sia stato risolto e che ci sia aperta una finestra di opportunità per un “accordo di pace”. La realtà è che non può esserci pace nella regione a scapito del sangue e delle tragedie del popolo dell’Artsakh, e nemmeno il genocida e dittatoriale Aliyev ne sarà soddisfatto. Pertanto, le questioni relative ai diritti e alla sicurezza del popolo dell’Artsakh devono essere affrontate in modo serio e definitivo nel quadro della regolamentazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, altrimenti anche questo fallirà.
5. Nessuno pensi che i bisogni della popolazione dell’Artsakh siano di natura puramente umanitaria e che la pagina possa considerarsi chiusa dopo averli risolti. Il bisogno e l’obiettivo primario della popolazione dell’Artsakh è vivere in sicurezza e con dignità nella propria patria. I bisogni umanitari sono emersi a causa del completo fallimento nel soddisfare questo bisogno fondamentale» (Artak Beglaryan).

«Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ha dichiarato che il discorso del Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan al Parlamento Europeo del 17 ottobre, dimostra che l’Armenia è determinata a “minare le prospettive di un accordo di pace” e che l’Armenia non rinuncia “alle sue pretese sull’integrità territoriale e sulla sovranità dell’Azerbajgian”.
E cosa ha detto Pashinyan?
Il Primo Ministro armeno ha annunciato che se si sarebbe presentato al Parlamento Europeo con un messaggio di pace e che porterà avanti l’agenda di pace. Ha osservato che l’Armenia è pronta a ripristinare la ferrovia Meghri, costruire un’autostrada, semplificare le procedure e garantire la sicurezza, ma non come corridoio extraterritoriale.
L’Azerbajgian, da parte sua, ha dichiarato che “l’Armenia è obbligata a garantire la costruzione di nuovi collegamenti di trasporto che colleghino le regioni occidentali dell’Azerbajgian con la Repubblica Autonoma di Nakhichevan”, poi ha constatato con rammarico che Yerevan non lo fa.
L’Azerbajgian ha dimenticato che, secondo la dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, era obbligato a garantire il funzionamento sicuro del Corridoio di Lachin, ma a causa dell’attacco militare del 19 settembre, non esistono più né il Corridoio di Lachin, né il Nagorno-Karabakh.
Il Primo Ministro armeno si è detto pronto a ripristinare la ferrovia Meghri, costruire un’autostrada, semplificare le procedure e garantire la sicurezza degli azerbajgiani, dopodiché Baku critica Pashinyan. Ciò significa che gli Azeri non rinunciano alla logica del corridoio e presenteranno rivendicazioni territoriali all’Armenia.
L’Azerbajgian dimostra di non essere pronto a discutere soluzioni pacifiche. Sembra che la mia tesi secondo cui l’Azerbajgian ricorrerà presto allo strumento dell’attacco militare sia fondata.
Il Primo Ministro armeno ha espresso al Parlamento Europeo il timore che Ilham #Aliyev, che non ha ancora annunciato il riconoscimento dell’integrità territoiale dell’Armenia su 29.800 chilometri quadrati, possa trasformare la questione del “corridoio” in un pretesto per un nuovo attacco contro l’Armenia e i territori occupanti.
Vorrei anche aggiungere il discorso di Aliyev sulla “liberazione di 8 villaggi dall’occupazione armena” nella sua conversazione telefonica con Charles Michel come segno dell’imminente attacco. » (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Numerosi corpi, compresi civili, sono stati trasportati dall’Artsakh all’Armenia, mostrando segni di torture e ferite. Tra loro ci sono bambini e donne, ha riferito il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Armenia, Anahit Manasyan, in una conversazione con i giornalisti. Le informazioni su torture e lesioni, come precedentemente avvertito dal difensore dei diritti umani, sono state ottenute attraverso l’intelligence e dati digitali, ma i dettagli specifici non sono stati divulgati da Anahit Manasyan, che ha riferito che la situazione attuale ha una copertura molto inferiore di violazioni specifiche rispetto ai casi precedenti, ma è molto probabile che il numero di casi sia molto più elevato. Ecco perché è fondamentale fare tutto il possibile adesso per scoprire tutti i casi. Inoltre, il Difensore dei Diritti Umani ha presentato alla Corte di Giustizia Internazionale delle Nazioni Unite, tramite il Rappresentante dell’Armenia per gli affari legali internazionali, un rapporto preliminare in inglese con tutti i casi di trattamenti crudeli e torture. Manasyan ha riconosciuto diverse decine di casi noti ma non ha escluso la possibilità che ce ne siano altri, sottolineando la necessità di ulteriori indagini.

Il Presidente della Repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan, ha firmato un decreto con il quale, a partire dal 1° ottobre 2023, i funzionari governativi e comunitari si considerano sollevati dall’incarico doveri, ad eccezione del Presidente dell’Artsakh, del Capo della sua amministrazione, del Segretario del Consiglio di sicurezza , dei Parlamentari, del Presidente dell’Assemblea nazionale, dei Giudici, del Difensore dei Diritti Umani, del presidente della Commissione elettorale centrale, del Procuratore Generale, del Ministro di Stato, dei Ministri, del Capo della polizia e di un gruppo di altri funzionari.

L’ufficio del Sindaco di Lione riferisce che Lione chiede il rilascio di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti dall’Azerbajgian, compreso l’ex Presidente dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan.

Il governo azerbaigiano ha annunciato nuove restrizioni sull’uso dei social media da parte dei militari, forse perché i TikTok dei soldati che rubano auto armene e distruggono case armene in Artsakh vanno contro la facciata “umanitaria” che l’Azerbajgian sta attualmente tentando di presentare alla comunità internazionale.

«Rispondendo a Uzay Bulut. La tua costante vittimizzazione degli Armeni è piuttosto ironica rispetto al fatto che la tua tribù indo-iraniana (Curdi) li ha massacrati e rivendica le loro terre come tua terra ancestrale» (David Atabekov). «1. Non sono Curda. 2. Hai ragione. Turchi e Curdi sterminarono gli Armeni dagli altopiani armeni nella Turchia ottomana nel 1915-23. 3. E sì, quella regione è la patria ancestrale degli Armeni. Bravo, non hai subito il lavaggio del cervello come un Azero medio. Sono piuttosto impressionato» (Uzay Bulut).

Segnaliamo

Nagorno Karabakh, 400 luoghi cristiani a rischio di Andrea Gagliarducci – ACI Stampa, 19 ottobre 2023 [QUI]

Per rafforzare l’ordine basato sulle regole, l’Occidente deve sostenere l’Armenia di Len Wicks – Providence, 18 ottobre 2023 [QUI]: La decisione di Stalin di trasferire l’Artsakh all’Azerbajgian sovietico è irrilevante per lo status sovrano dell’Artsakh. L’obiettivo di Azerbajgian non è solo la pulizia etnica dell’Artsakh, ma l’occupazione dell’Armenia. La proclamazione da parte di un’autorità non eletta dell’Artsakh secondo cui l’Artsakh cesserà di esistere il 1° gennaio 2024, è stata fatta sotto costrizione senza la volontà democratica del suo popolo ed è quindi illegittimo e illegale.

Foto di copertina: il monastero di Tatev del IX secolo che si trova su un ampio altopiano basaltico sul margine di una profonda gola del fiume Vorotan vicino al villaggio di Tatev, nella provincia di Syunik, in Armenia sudorientale. Tatev è la sede del Vescovo Apostolico Armeno di Syunik e ha svolto un ruolo significativo nella storia della regione, assurgendo a centro economico, politico, spirituale e culturale. Nel XIV e XV secolo il monastero ha ospitato una delle più importanti università medievali armene, l’Università di Tatev, che ha apportato progressi in scienze, religione e filosofia, oltre che un notevole contributo alla preservazione della cultura e della regione armeno mediante la riproduzione di libri e lo sviluppo della miniatura armena.

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