Il genocidio armeno compiuto dall’Azerbajgian in Artsakh, un avvertimento per l’intera comunità dei diritti umani

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.10.2023 – Vik van Brantegem] – Ieri è stata immediata la reazione determinata dell’intera comunità internazionale all’attacco su vasta scala di Hamas contro Israele e le atrocità commesse contro i civili Ebrei. «Possano tutti coloro che esercitano l’autorità politica, civile o religiosa collaborare senza scoraggiarsi per ristabilire la pace e costruire la giustizia su questa Terra Santa, così preziosa per il mondo intero». Questa – per fare un esempio – la dichiarazione di Mons. Èric de Moulins-Beaufort, Arcivescovo metropolita di Reims, Presidente della Conferenza Episcopale di Francia, che è totalmente condivisibile. Ma dov’era questo tipo di copertura 24 ore su 24, 7 giorni su 7, quando per anni l’Azerbajgian massacrò migliaia di Armeni autoctoni e compì il genocidio dell’Artsakh? Quando attaccò il territorio sovrano dell’Armenia e non ha abbandonato i piani anti-armene?

«Ciò che sta accadendo in Israele mi ricorda ciò che è successo recentemente nel Nagorno-Karabakh. È solo che i media mondiali non ne hanno parlato in questo modo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Te lo assicuro, il rumore delle esplosioni dei razzi è molto forte, spaventoso… Che nessuno veda la guerra» (Marut Vanyan).

«7 ottobre 2023 – Memorandum sulla delega di autorità ai sensi della sezione 506(a)(1) della legge sull’assistenza estera del 1961 – MEMORANDUM PER IL SEGRETARIO DI STATO – OGGETTO: Delega di autorità ai sensi della sezione 506(a)(1) della legge sull’assistenza estera del 1961 – In base all’autorità conferitami in qualità di Presidente dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d’America, inclusa la sezione 621 del Foreign Assistance Act del 1961 (FAA), delego al Segretario di Stato l’autorità di cui alla sezione 506(a )(1) della FAA per effettuare il prelievo di un massimo di 8 miliardi di dollari in articoli e servizi per la difesa del Dipartimento della Difesa, nonché per l’istruzione e l’addestramento militare, per fornire assistenza a Israele e per prendere le decisioni richieste ai sensi di tale sezione per effettuare tale prelievo. Siete autorizzati e indirizzati a pubblicare questo memorandum nel registro federale. JOSEPH R. BIDEN JR.».

«Sono passate, quanto, 7-8 ore? D’ora in poi, se qualcuno menziona questi vuoti discorsi di sostegno, mostraglielo! “Questo” è vero sostegno e solidarietà! Mere parole di condanna e promesse vuote non significano nulla. Non mi riferisco nemmeno a quelle nazioni che ci hanno tradito» (Maro Kochinyan).

«Siamo arrabbiati con Israele perché ha fornito l’87% degli armamenti usati contro gli Armeni dall’Azerbaigian, nonostante la nostra comune tragedia di genocidi. Tuttavia, Hamas utilizza metodi terroristici e commette crimini di guerra contro donne e civili che non possono avere alcuna giustificazione (Sossi Tatikyan).

Illustrazione dell’artista immigrante in Canada, Serpil Odabaşı: «L’ostentazione del corpo femminile è una delle manifestazioni comuni dei barbari».

I media palestinesi ieri hanno affermato che Hamas ha catturato almeno 50 donne Israeliane e le ha riportate nella Striscia di Gaza. In precedenza circolavano immagini e video che mostravano un certo numero di donne sfilate attraverso Gaza, alcune sembravano avere solo 10 anni e tutte erano state duramente picchiate. Ci sono femministe che parlano delle ragazze israeliane portate via in catene dentro Gaza?

«Uccidere donne ed esporre i loro corpi violati è una caratteristica comune dei barbari. I terroristi di Hamas lo fanno con le loro vittime Ebree. L’esercito dell’Azerbajgian decapita o mutila sia uomini che donne Armeni e pubblica con orgoglio foto e video delle loro vittime. L’esercito turco ha commesso crimini simili contro i curdi e altri. I barbari non hanno rispetto per l’umanità, per i civili, per le donne e per i bambini. Non hanno rispetto per i morti» (Uzay Bulut).

Alle prime ore di questa notte: 300+ Israeliani uccisi, 1.500+ feriti, 3.000+ razzi lanciati da Hamas su Israele, decine di soldati e civili israeliani sono stati presi in ostaggio e ora sono prigionieri di guerra a Gaza. 250+ Palestinesi morti, 1.000+ feriti. La guerra continua a quest’ora e i numeri crescono…

«Siamo scioccati dalla violenza tra Palestinesi e Israele e dagli attacchi contro la popolazione civile. Esprimiamo le nostre condoglianze ai parenti delle vittime. e pronta guarigione ai feriti. Ci uniamo agli appelli internazionali per fermare la violenza» (Ministero degli Esteri dell’Armenia).

Le notizie sull’Artsakh/Nagorno-Karabakh – già mai abbondantemente riportate in questi anni – si stanno spegnendo, mentre gli eventi all’interno e intorno alla Repubblica democratica, mai riconosciuta, giungono al termine, con la notizia che le forze di pace russe stanno abbandonando le posizioni di osservazione sull’ex linea di contatto e il reinsediamento degli Armeni dell’Artsakh in Armenia sta procedendo.

Noi non abbassiamo e non abbasseremo la nostra attenzione per il destino degli Armeni, come ricordiamo simbolicamente con la foto di copertina: una donna dell’Artsakh con i suoi figli sfollata con la forza dalla sua terra natale Artsakh in Armenia.

Mentre Nikol Pashinyan ha riconosciuto l’integrità e della sovranità territoriale dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev continua a reclamare 109 kmq di territorio dell’Armenia corrispondenti alle exclave sovietiche. Dimentica quella armena (Artsvashen, 41 kmq) e i circa 200 kmq che ha occupato a più riprese tra il 2021 e il 2022. Non bastava di aver compiuta la pulizia etnica in Artsakh, l’autocrate Ilham Aliyev vuole ancora guerra, questa volta direttamente contro l’Armenia.

«In preparazione dell’incontro armeno-azerbajgiano a Brussel, ho avuto una telefonata con il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev. Ho espresso l’impegno dell’Unione Europea nel processo di normalizzazione armeno-azerbaigiano. Ho ribadito la necessità del rispetto reciproco dell’integrità e della sovranità territoriale e di avanzare nella delimitazione dei confini. Ho sottolineato inoltre la necessità di garantire la sicurezza e i diritti degli Armeni del Karabakh, anche a lungo termine» (Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo).

«In risposta, Aliyev ha dichiarato che si sta preparando per una nuova aggressione contro l’Armenia, giusto? Lui ha dimostrato che tutti gli accordi raggiunti attraverso la mediazione dell’Unione Europea portano solo benefici all’Azerbajgian. Perché? Perché l’Unione Europea non riconosce che quello accaduto in Nagorno-Karabakh è stato un genocidio» (Tatevik Hayrapetyan, ex Deputato dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Armenia).

«Lo sfollamento forzato della popolazione di etnia armena del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian dovrebbe costituire un allarme per l’intera comunità dei diritti umani. Non possiamo considerare un simile precedente normale nel mondo moderno. È necessario adottare misure per ripristinare i valori dei diritti umani» (Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia).

«La Russia di Putin: “Non abbandoniamo il nostro”. La Russia ha uno slogan, “своих не бросаем” (“non abbandoniamo il nostro”), che sembra piuttosto promettente. Nel contesto della guerra in Ucraina, il governo russo ha utilizzato la frase “своих не бросаем” per giustificare l’annessione della Crimea e il sostegno ai ribelli nell’Ucraina orientale.
È stata utilizzata anche per giustificare la decisione di lanciare un’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. Questa frase è spesso usata per trasmettere un senso di solidarietà e lealtà.
In questo modo, Putin e i suoi propagandisti convincono i Russi che la Russia sarà sempre al fianco dei suoi cittadini e alleati, qualunque sia il costo. Viene anche utilizzato per promuovere l’idea che la Russia è forte e potente.
Tuttavia, il recente rapimento di rappresentanti delle autorità militari e politiche dal territorio della base militare delle forze di mantenimento della pace russe nel Nagorno-Karabakh suggerisce che lo slogan di Putin non è altro che parole vuote.
Proprio come Putin ha bombardato e distrutto le città di lingua russa in Ucraina, così ha abbandonato la precedente e attuale leadership del Nagorno-Karabakh, nonostante la loro dipendenza dalle garanzie russe.
Secondo le mie informazioni, le ex e attuali autorità del Karabakh si sono rifugiate nella base militare russa, sperando che i Russi le salvassero e non le consegnassero all’Azerbajgian. Negli ultimi tre anni, i leader del Nagorno Karabakh si sono recati a Parigi e hanno cercato di ottenere un mandato internazionale per le forze di mantenimento della pace russe.
Nel dicembre 2020, il Presidente Arayik Harutyunyan ha rifiutato di incontrare i co-Presidenti occidentali del gruppo di Minsk dell’OSCE perché il co-Presidente russo non faceva parte di quel gruppo.
In generale, la leadership del Nagorno-Karabakh sperava che dopo la guerra dei 44 giorni nel 2020, il Karabakh diventasse una zona sotto la protezione della Russia e si stabilisse uno status quo a lungo termine. Uno di loro mi disse, pochi giorni dopo la fine della guerra dei 44 giorni, che “diventeremo un avamposto russo, i Russi investiranno nel Karabakh e lo Stato di controllo russo sarà mantenuto per molto tempo”.
Non so chi abbia dato una simile assicurazione a quelle persone. Penso che abbiano ricevuto tali assicurazioni dai Russi.
Tuttavia, pochi giorni dopo la sospensione della guerra dei 44 giorni, è diventato chiaro che le forze di mantenimento della pace russe non avevano una linea rossa nel Nagorno-Karabakh. Non hanno impedito gli attacchi militari dell’Azerbajgian. Per giustificare la propria inazione, Putin ha detto l’altro giorno che le forze di mantenimento della pace russe dovevano solo monitorare la violazione del regime di cessate il fuoco.
Il 12 dicembre 2020, l’Azerbajgian aveva già occupato i villaggi armeni di Hin Tagher e Khtsaberd, che erano area di responsabilità delle forze di mantenimento della pace russe.
Negli ultimi tre anni, davanti agli occhi dei Russi, l’Azerbaigian ha conquistato anche il villaggio di Parukh, la collina di Karaglukh, le colline di Martakert e le colline adiacenti alla strada sterrata Goris-Stepanakert. L’Azerbajgian ha ucciso impunemente anche dei civili, ma i Russi non lo hanno impedito. Sono noti l’omicidio di un trattorista a Martakert, l’omicidio di giovani che riparavano un tubo vicino a Shushi, ecc. Secondo il Difensore dei Diritti Umani del Nagorno-Karabakh, dal 9 novembre 2020 al novembre 2022, l’Azerbajgian ha effettuato numerose provocazioni militari su larga e piccola scala contro l’Artsakh; dal 10 novembre 2020 al 13 novembre 2022, le forze dell’ordine dell’Artsakh hanno registrato 121 casi di crimini commessi dall’Azerbajgian, che hanno causato danni materiali e umani; l’Azerbajgian ha tentato di uccidere 132 persone, di cui 54 civili e 78 militari; 67 persone sono state uccise e hanno subito violenza fisica, di cui 16 civili; l’Azerbajgian ha rimpatriato 5 delle 8 persone comparse nel territorio sotto il suo controllo, sottoposte a violenze, torture e con fratture; le forze armate dell’Azerbajgian hanno preso di mira 13 case residenziali, danneggiato o distrutto 8 macchinari agricoli, 22 mezzi di trasporto e non hanno restituito il bestiame piccolo e grande rubato ai civili.
Il culmine della violenza sistematica in Azerbajgian è stato l’attacco militare del 19-20 settembre 2023 e l’occupazione del Nagorno-Karabakh. Al momento dell’attacco dell’Azerbajgian, il Ministero degli Esteri russo ha espresso la speranza che le forze di mantenimento della pace russe non venissero uccisi. Una settimana prima, Putin aveva espresso la speranza che l’Azerbajgian non effettuasse la pulizia etnica.
Dopo il 9 novembre 2020, il Presidente della Russia ha dato pubblicamente garanzie di sicurezza ai residenti del Karabakh trasferiti in Armenia e li ha invitati a tornare in Karabakh. Tuttavia, ha abbandonato 100.000 Armeni che si fidavano di lui e ha incolpato l’Armenia, affermando che questa situazione è sorta dopo che l’Armenia ha riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian. Invece, dopo il 9 novembre 2020, lui stesso ha dichiarato per due volte il Nagorno-Karabakh è territorio dell’Azerbajgian.
Gli ultimi tre anni della vita del Nagorno-Karabakh sono la storia di come la Russia abbandona le persone che hanno le sue garanzie. Non incolperò coloro che credono nei Russi, ma questo errore non dovrebbe ripetersi una seconda volta. Ciò si riferisce alla popolazione del Karabakh trasferita in Armenia, che la Russia tenta di convincere a tornare in Karabakh e vivere sotto le garanzie russe» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Le forze di mantenimento della pace russe in Artsakh continuano a riferire “nessuna violazione del cessate il fuoco” durante il periodo di 24 ore. Esilarante. Le uniche forze armate attualmente presenti in Artsakh è l’esercito di Aliyev e l’esercito di Putin. Quindi, eventuali violazioni del cessate il fuoco potrebbero solo venire da loro.

L’incapacità della Russia di proteggere la popolazione dell’Artsakh di fronte all’assalto azero e all’arresto degli ex Presidenti dell’Artsakh sotto il naso del contingente di mantenimento della pace russo ha “inferto un duro colpo” alle posizioni regionali e alla reputazione della Russia come potenza forte. Lo ha dichiarato Konstantin Zatulin, Primo Vicepresidente del Comitato per la Comunità degli Stati Indipendenti e le relazioni con i cittadini Russi all’estero della Duma di Stato.

I Talebani hanno annunciato di aver chiesto all’Iran, all’Iraq e alla Giordania di concedere loro il passaggio in Israele. Hanno dichiarato che il loro intento è quello di “conquistare Gerusalemme”.

La bandiera israeliana viene bruciata in Turchia. Pare che il “fratello maggiore” Erdoğan della Turchia non condivida l’amore del “fratello minore” Aliyev dell’Azerbajgian per Israele. Due Stati, una Nazione, solo per annientare Armenia. Il governo israeliano ha aiutato e favorito il genocidio del popolo armeno dell’Artsakh, sia con ampi fornitura di armamenti che con il sostegno politico. Perché il popolo ebraico lo tollera, di fronte alla Shoah e al sanguinoso conflitto con la Palestina?

Il quotidiano israeliano Globes riferisce che Israele ha avuto un ruolo nella vittoria dell’Azerbajgian (titolo dell’articolo). È interessante notare che l’articolo menziona che a settembre la compagnia aerea azera Silk Way ha effettuato sei voli, consegnando armi avanzate all’Azerbajgian. L’Azerbajgian sostiene Israele, non perché è interessato nel destino degli Ebrei, ma perché vuole le armi degli Ebrei per uccidere gli Armeni.

Il 26 luglio 2023 il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha ospitato il leader di Hamas Ismail Haniyeh nel suo palazzo ad Ankara. Molti miliziani di Hamas sono rifugiati in Turchia. Raccolgono finanziamenti con il sostegno del governo turco e hanno investito in accordi redditizi in più settori. Le figure di alto livello di Hamas ricevono una stretta protezione dall’agenzia di intelligence turca MIT.

I dipendenti del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Artsakh continuano la ricerca di persone che non sono ancora state evacuate in Armenia, compresi anziani, malati e disabili. Hanno aiutato tre persone a ricongiungersi con i loro familiari. Anche i medici del CICR partecipano alle operazioni di ricerca, valutando lo stato di salute delle persone vulnerabili per rispondere alle loro esigenze mediche.

Stepanakert, città fantasma.

«Negli ultimi 2-3 giorni della mia permanenza a Stepanakert molti negozianti hanno semplicemente aperto le porte (molti erano rotti [a seguito dei bombardamenti azeri]), permettendo alla gente di prendere quello che voleva. Questi due ragazzi hanno scelto i libri. Dei pochi oggetti che potevano portare con sé durante la fuga la loro patria, hanno scelto i libri» (Siranush Sargsyan).

«La madre della mia amica, Alla, ha aperto una scatola contenente foto e cimeli che aveva chiappata dalla sua casa ad Askeran mentre fuggiva dal Nagorno-Karabakh, e due formiche ne sono strisciate fuori. Sua figlia ha provato ad ucciderli, ma sua madre glielo ha impedito: “Lasciateli vivere. Queste sono le formiche dell’Artsakh” (Siranush Sargsyan, giornalista rifugiato del Nagorno-Karabakh).
«La nostra gente protegge e salva anche le formiche dell’Artsakh, mentre il regime genocida di Aliyev uccide/deporta tutti e distrugge tutto ciò che riguarda l’Artsakh» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato e Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).

«Il 3 ottobre 2023 il Difensore civico ha ricevuto #RubenVardanyan individualmente e i suoi ricorsi hanno ricevuto risposta sul posto. Non si è lamentato delle sue condizioni di detenzione e ha aggiunto di aver effettuato una visita medica preliminare e di non avere alcun problema di salute» (Difensore civico dell’Azerbajgian, Ufficio del Commissario per i diritti umani [Difensore civico] della Repubblica di Azerbaigian/Protezione e promozione dei diritti umani in Azerbajgian).
«Anche David Babayan è stato intervistato in via confidenziale dal Mediatore e i suoi ricorsi hanno ricevuto risposta sul posto. Sono state indagate le condizioni di detenzione, trattamento e la situazione relativa alla garanzia dei diritti di #DavidBabayan. Gli è stato fornito un avvocato per difendere i suoi diritti» (Difensore civico dell’Azerbajgian, Ufficio del Commissario per i diritti umani [Difensore civico] della Repubblica di Azerbaigian/Protezione e promozione dei diritti umani in Azerbajgian).

«Vedo che hanno preso la cintura di David, ma gli hanno dato degli occhiali nuovi. Degno di nota anche l’hashtag con il nome di David. Non vediamo la foto dell’ex Ministro della Difesa del Nagorno-Karabakh Levon Mnatsakanyan, anche lui ora prigioniero in Azerbajgian» (Marut Vanyan).

«Mentre l’Azerbajgian adotta rapidi passi per la protezione dei diritti dei residenti di origine armena e la loro reintegrazione, alcuni gruppi in Armenia continuano la diffusione di credenze revansciste e della politica dell’azerbaigianofobia, che è motivo di preoccupazione. Per proteggere efficacemente i diritti e le libertà delle persone e facilitare il processo di pace, è necessario prevenire questa propaganda basata sull’odio» (Difensore civico dell’Azerbajgian, Ufficio del Commissario per i diritti umani [Difensore civico] della Repubblica di Azerbaigian/Protezione e promozione dei diritti umani in Azerbajgian)..

Il Commissario per i diritti umani dell’Azerbajgian non solo non protesta contro il rapimento e la detenzione illegale degli ex e presenti leader politici e militari dell’Artsakh, ma diffonde pure la propaganda del regime autocratico dell’Azerbajgian sulla pulizia etnica degli Armeni autoctoni dell’Artsakh. Bugiardo con la copertura dei diritti umani. Disonorevole.
Nell’ultimo rapporto sull’Azerbajgian della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI), viene sottolineato che il Commissario per i diritti umani dell’Azerbajgian è strettamente legato al governo. Il Difensore dei Diritti Umani dell’Azerbajgian viene sostanzialmente utilizzato come una vetrina per la propaganda del regime autocratico di Aliyev. L’ECRI osserva che la retorica di incitamento all’odio dovrebbero essere contrastati.
Nel rapporto, l’ECRI osserva che «la legge sull’informazione, l’informatizzazione e la protezione delle informazioni vieta ora ai fornitori di servizi Internet e ai singoli individui di diffondere qualsiasi informazione che promuova la violenza, l’estremismo religioso o inciti all’odio e li obbliga a rimuovere e rimuovere tali contenuti illegali entro otto ore».
In sostanza si tratta di una legge vetrina, visto l’incitamento all’odio e l’armenofobia sono presente su larga scala nei social media azeri, come abbiamo riferito in molte occasioni in passato.
L’ECRI osserva che «alcune questioni suscitano preoccupazione. L’ECRI formula raccomandazioni alle autorità per affrontarle: le autorità dovrebbero adottare un’efficace legislazione generale antidiscriminatoria che copra tutti gli aspetti e gli ambiti della vita, compresi quelli relativi all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alle caratteristiche sessuali. Le autorità dovrebbero inoltre adottare ulteriori misure per garantire l’indipendenza istituzionale e aumentare l’efficacia del Commissario per i diritti umani dell’Azerbajgian (Difensore civico). Quando si tratta di contrastare la retorica di odio, l’ECRI condivide le gravi preoccupazioni espresse da altri organismi internazionali, tra cui il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa e il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale, circa l’uso di un linguaggio nella sfera pubblica che diffonde stereotipi razzisti e perpetua animosità. In particolare, è continuata la persistente narrativa contraddittoria contro l’Armenia, che affonda le sue radici nel contesto del conflitto di lunga durata e degli scontri legati al Nagorno-Karabakh, e il discorso pubblico è stato caratterizzato dall’uso di una retorica incendiaria nelle dichiarazioni pubbliche dei politici, anche ai massimi livelli politici e di altri personaggi pubblici, nonché dall’ampia diffusione di contenuti che incitano all’odio, nei media tradizionali e nei social media. Inoltre, anche le dichiarazioni anti-LGBTI sono diventate un evento comune. La prevalenza di stereotipi e pregiudizi contro le persone LGBTI le ha esposte a violenze motivate dall’odio, che hanno provocato numerosi incidenti gravi. Le autorità dovrebbero pertanto rafforzare le loro risposte contro l’incitamento all’odio istituendo un gruppo di lavoro interistituzionale per sviluppare una strategia globale per contrastare efficacemente l’incitamento all’odio razzista e fobico nei confronti delle persone LGBTI. Inoltre, i personaggi pubblici dovrebbero essere fortemente incoraggiati ad assumere una posizione pronta, ferma e pubblica contro l’espressione di discorsi di odio razzista e fobico nei confronti delle persone LGBTI e a reagire a qualsiasi espressione di questo tipo con forti messaggi di contro-discorso e discorsi alternativi. Non esiste ancora una raccolta sistematica di dati sul numero di episodi denunciati di crimini d’odio di natura razzista o fobica nei confronti delle persone LGBTI. Il quadro giuridico relativo all’incitamento all’odio che rientra nel diritto penale rimane limitato e raramente vengono intraprese azioni penali. Le autorità dovrebbero istituire un sistema completo di raccolta dati e rendere i dati disponibili al pubblico».

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