Solidarietà agli Armeni dell’Artsakh, sfollati con la forza dalla terra ancestrale dagli Azeri-Turchi con l’osservazione dei Russi

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.10.2023 – Vik van Brantegem] – Il Coordinamento delle organizzazioni e associazioni armene in Italia aderisce ufficialmente alla marcia per la pace prevista a Roma sabato 7 ottobre. Nelle ultime settimane gli Armeni hanno purtroppo dovuto fronteggiare una nuova azione di guerra portata avanti dall’Azerbajgian nei confronti della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Il risultato di questa nuova azione terroristica è stato lo sfollamento forzato di oltre centomila Armeni autoctoni. Di fatto, l’intera popolazione dello Stato di fatto ha dovuto lasciare la propria terra, la propria casa, il proprio lavoro come peraltro ampiamente documentato dalla stampa in questi giorni, dopo mesi e anni di quasi silenzio. Quando, ormai, era troppo tardi. Di fronte a una politica che ricorre solo e soltanto all’uso della forza non possiamo non aderire a una manifestazione che propugna i valori della pace. Sarà presente al corteo anche una delegazione di Armeni italiani che si riunirà in piazza della Repubblica per dire NO alla guerra e SÌ alla pace e al rispetto della persona umana e dei suoi diritti inalienabili, innanzitutto al diritto dell’autodeterminazione.

Lo abbiamo scritto per 10 mesi e adesso, che è troppo tardi, lo sanno tutti. Nel frattempo c’è chi afferma che l’Artsakh se la meritava perché era difeso dall’Iran. E poi, c’è la questione della “unicità” del genocidio ebraico…

L’Azerbajgian ha bombardato in modo mirato le zone residenziali dell’Artsakh, mentre la Russia stava ad osservare. La Turchia continua a prendere di mira con droni le infrastrutture civili, causano la completa interruzione di corrente, nelle città di Hasakah, Qamishli e Derik (al-Malikiyah), nelle zone più densamente popolate della Siria nordorientale, anche dopo che gli Stati Uniti hanno abbattuto uno dei suoi droni.

«Ogni Azerbajgiano che ha assistito alla guerra e ha subito la pulizia etnica deve esprimersi contro di essa, anche se tutti i nostri istinti di base ci dicono il contrario» (Avv. Rauf Azimov, rifugiato azero).

«Mentre Putin e Michel discutono nei loro discorsi su chi ha tradito il popolo armeno, c’è un forte desiderio di dire ad entrambi: “Signori, non discutete; avete ragione entrambi”» (Tatevik Hayrapetyan).

«In estate stavamo facendo previsioni su cosa avremmo fatto in inverno se il bacino di Sarsang fosse stato svuotato… Elettricità, problema dell’acqua… ma si è scoperto che invece del bacino, era stato svuotato l’intero Nagorno-Karabakh… dei suoi abitanti» (Marut Vanyan).

ZTL con Francesco Borgonovo – 4 ottobre 2023 – Tsovinar Hambardzumyan, Ambasciatore Straordinaria e Plenipotenziaria della Repubblica di Armenia presso la Repubblica Italiana: “Armenia tragedia infinita” – Dal minuto 55′ [QUI].

«Alcuni dati sull’attuale popolazione dell’Artsakh e sulle conseguenze della guerra e dell’esplosione del deposito di carburante.
1. Secondo le mie informazioni, massimo 40 Armeni sono rimasti sotto il dominio azero nell’Artsakh, comprese persone presumibilmente sole e indifese lasciate nelle loro case, che non sono state ritrovate fino ad oggi. Le ricerche di queste persone sono state effettuate dai soccorritori dell’Artsakh con risultati certi e ora, dopo la partenza dei soccorritori, anche dalla Croce Rossa.
2. Ci sono informazioni chiare sui restanti 15 armeni nell’Artsakh, che sono stati visti e identificati. Presumibilmente hanno deciso di rimanere volontariamente nell’Artsakh e di accettare le condizioni delle autorità azere in merito alla sottomissione.
3. Per quanto ne so, gli ultimi rappresentanti delle autorità della Repubblica di Artsakh hanno lasciato l’Artsakh, guidati dal Presidente Samvel Shahramanyan. Pertanto, si può dire che in tutto il territorio dell’Artsakh è già operante esclusivamente l’occupazione azera e il potere genocida.
4. 8 degli attuali ed ex funzionari dell’Artsakh sono stati arrestati e presi in ostaggio dall’Azerbaigian con varie accuse fittizie. Essi sono: gli ex Presidenti Arkady Ghukasyan, Bako Sahakyan, Arayik Harutyunyan, il Presidente ad interim dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, l’ex Ministro di Stato Ruben Vardanyan, l’ex Ministro degli Esteri Davit Babayan, l’ex Ministro della Difesa Levon Mnatsakanyan, l’ex Viceministro della Difesa Davit Manukyan [*].
5. Gli organi statali competenti continuano l’indagine e aggiornano gli elenchi delle vittime, dei feriti e dei dispersi in seguito alla guerra delle 24 ore e all’esplosione del deposito di carburante. Per quanto ne so, il bilancio confermato delle vittime della guerra supera 220, senza contare i dispersi, e i corpi e i resti di oltre 170 persone, sempre senza contare i dispersi, sono stati recuperati dal luogo dell’esplosione del deposito di carburante.
6. Non ho notizie nuove riguardo alle persone scomparse e ai detenuti, sono però sicuro che nel prossimo futuro gli organi competenti provvederanno ai relativi aggiornamenti ufficiali. In ogni caso, vorrei chiarire una questione che ho verificato da diversi enti e funzionari autorizzati, se le conversazioni sul fatto che dopo l’esplosione del deposito di carburante i servizi azeri abbiano portato con sé un gruppo di feriti. Tutti i funzionari hanno dato una risposta chiaramente negativa. Pertanto, i parenti delle persone scomparse a seguito dell’esplosione, purtroppo, devono cercare i loro parenti tra i corpi e gli oggetti ritrovate, nel caso di corpi irriconoscibili, attraverso l’analisi del DNA. È inoltre necessario tenere conto delle affermazioni di esperti e testimoni secondo cui alcune delle vittime dell’esplosione sono rimaste completamente bruciate nell’incendio e di loro non è stato trovato alcun resto.
7. Oltre a queste perdite irreparabili subite da centinaia di famiglie, l’intero popolo dell’Artsakh è stato sfollato con la forza dalla propria terra natale, a seguito del genocidio dell’Azerbajgian. Nel prossimo futuro affronterò anche varie questioni riguardanti il numero degli sfollati» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato e ex Difensore per i Diritti Umani della Repubblica di Artsakh).

[*] Secondo i media azeri, invece, ci sono 9 prigionieri politici dell’Artsakh a Baku. Il regime genocida dell’autocrate Ilham Aliyev ha annunciato di aver arrestato gli ex Presidenti della democratica Repubblica di Artsakh, Arkadi Gukasyan (1997 al 2007), Bako Sahakyan (2007 al 2020) e Arayik Harutyunyan (dal 2020 al settembre 2023) nonché l’attuale Presidente dell’Assemblea Nazionale, Davit Ishkhanyan (eletto in agosto 2023).
Inoltre, rimane confermato dalle autorità dell’Azerbajgian che altri 5 cittadini Armeni sono stati sequestrati illegalmente dal Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Azerbajgian: Ruben Vardanyan, ex Ministro di Stato; David Babayan, ex Ministro degli Esteri; Tenente Generale Levon Mnatsakanyan, ex Ministro della Difesa e il suo Vice, Tenente Generale Davit Manukyan; Tenente Generale Arshavir Gharamyan, ex Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale (il nono, che non viene elencato da Beglaryan).

In seguito all’attacco terroristica dell’Azerbajgian all’Artsakh il 19 e 29 settembre 2023, che ha provocato lo sfollamento forzato della completa popolazione armena etnica dell’Artsakh, fino al 4 ottobre, i seguenti Paesi hanno promesso aiuti all’Armenia:
STATI UNITI: 11.500.000 $
FRANCIA: 7.000.000 € (previsti ulteriori 12.500.000 €)
UE: 5.000.000 € (previsti ulteriori 25.000.000 €)
GERMANIA: 5.000.000 €
ITALIA: 4.000.000 €
CANADA: 2.500.000 $
SVEZIA: 1.350.000 $
SPAGNA: 1.000.000 €
REPUBBLICA CECA: 200.000 €
SVIZZERA: 1.500.000 £
NORVEGIA: 1.850.000 $
DANIMARCA: 1.000.000 Kr
LITUANIA: 350.000 €
UNGHERIA: 102.000 €
Altre forme di aiuti umanitari sono stati inviati dall’Iran (60 tonnellate) e dalla Polonia (3 tonnellate), professionisti medici da Israele e Belgio, gruppi di volontari dall’Estonia, forniture mediche e aiuti dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF).

Ieri, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione NON VINCOLANTE, con 491 voti favorevoli, 9 contrari e 36 astenuti, in cui si chiede all’Unione Europea di imporre sanzioni contro l’Azerbajgian in relazione all’aggressione terroristica su vasta scala contro l’Artsakh che ha provocato lo sfollamento forzato dell’intera popolazione armena etnica, alla continua politica di pulizia etnica e di lotta forzata da parte dell’Azerbajgian, allo sfollamento degli armeni dell’Artsakh dalla loro patria. Inoltre, esprime un rimprovera alla Commissione Europea per la sua inazione contro l’Azerbajgian [QUI].

Indovinate cosa? Nulla cambierà. «Solo un’altra stronzata che ci prende in giro» (Siranush Sargsyan). Un bel gesto. Se solo il Parlamento Europeo avesse un potere effettivo. Questa risoluzione farà la fine di tutti gli appelli, risoluzioni e condanne dell’Azerbajgian: gli Azeri-Turchi proseguiranno con la loro politica anti-armena.

Si è svolto ieri a Granada un incontro quadrilatero con la partecipazione del Presidente francese Emmanuel Macron, del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e del Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan. Il Presidente dell’Azerbajgian Ilham Aliyev ha rifiutato di partecipare all’incontro, citando la sua opposizione alla presenza del Presidente francese Macron e la sua insoddisfazione per le critiche di Charles Michel alla guerra dell’Azerbajgian.

Nonostante l’assenza di Aliyev, l’incontro è stato importante per l’Armenia per presentare la sua prospettiva ai partner europei e per approfondire i suoi legami con l’Unione Europea, nella speranza che durante l’incontro si avrebbe discusso anche di programmi concreti.

Il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in un briefing con i giornalisti al suo arrivo al Forum Politico Europeo di Granada, ha detto che l’Unione Europea aiuterà l’Armenia nella questione dei rifugiati a seguito delle operazioni militari avviate dall’Azerbajgian, fornendo sostegno umanitario.

«Dovremmo anche tenere conto dell’aspirazione dell’Armenia a rafforzare i legami tra l’Armenia e l’Unione Europea. Lo approvo. Diversi anni fa abbiamo promesso all’Armenia un pacchetto di investimenti economici del valore di oltre 2 miliardi di euro. Dobbiamo stanziarli, l’Armenia ha bisogno del nostro aiuto», ha affermato Michel.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno preparando un evento congiunto per sostenere l’Armenia. Lo hanno annunciato in una dichiarazione congiunta il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dopo il loro incontro a Granada nell’ambito della Comunità Politica Europea: «Abbiamo ribadito la condanna dell’azione militare dell’Azerbajgian contro la popolazione armena del Nagorno-Karabakh e riaffermato la necessità di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia e dell’Azerbajgian, sulla base della Dichiarazione di Almaty del 1991 e del riconoscimento che il territorio dell’Armenia è di 29.800 chilometri quadrati e quella dell’Azerbaigian è di 86.600 chilometri quadrati. Abbiamo anche sottolineato che l’apertura delle comunicazioni regionali dovrebbe basarsi sul pieno rispetto della sovranità e della giurisdizione dei Paesi, nonché dei principi di uguaglianza e reciprocità».

La dichiarazione congiunta rileva che l’Armenia e l’Unione Europea sono legate da valori politici comuni e che l’Unione Europea e l’Armenia stanno fianco a fianco in questi tempi difficili: «L’obiettivo immediato è soddisfare i bisogni umanitari di 100.000 Armeni sfollati con la forza dal Nagorno-Karabakh in Armenia. Abbiamo discusso di come garantire la massima efficacia degli aiuti umanitari e degli altri aiuti immediati forniti dall’Unione Europea, che raggiungeranno i 10,45 milioni di euro».

Von der Leyen ha inoltre annunciato che la Commissione Europea sta mobilitando fondi per stanziare 15 milioni di euro dal programma annuale all’Armenia come sostegno al bilancio. Ciò consentirà al governo armeno di risolvere urgenti bisogni socioeconomici e di fornire assistenza nell’approvvigionamento di cibo e carburante.

La dichiarazione afferma che a lungo termine l’Unione Europea e l’Armenia sono determinate a rafforzare i loro legami economici, lavorando per sfruttare appieno il potenziale dell’accordo di partenariato economico globale. In particolare, il Piano di investimenti economici dell’Unione Europea per l’Armenia prevede fino a 2,6 miliardi di euro, che saranno utilizzati per investimenti in importanti infrastrutture e altri progetti. La dichiarazione afferma che la Commissione Europea e l’Armenia raddoppieranno i loro sforzi per realizzare progetti importanti, e che la Commissione sosterrà anche la partecipazione dell’Armenia a progetti regionali come il cavo elettrico del Mar Nero. La Commissione Europea aumenterà l’assistenza tecnica all’Armenia, in particolare nei settori della sicurezza aerea e nucleare. Von der Leyen ha inoltre informato della preparazione di un evento congiunto tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti a sostegno dell’Armenia.

Nella dichiarazione congiunta viene menzionato anche che nei prossimi giorni continueranno le discussioni sulle modalità per rafforzare ulteriormente le relazioni.

L’Azerbajgian non può avere richieste territoriali dall’Armenia, ha dichiarato il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in un briefing con i giornalisti al suo arrivo al Forum Politico Europeo di Granada. Ha sottolineato che non commenterà pubblicamente la decisione del Presidente dell’Azerbajgian di non partecipare all’incontro di Granada.
«L’Azerbajgian deve riconoscere chiaramente l’integrità territoriale dell’Armenia. Ho parlato con il Presidente Aliyev due giorni fa e gli ho detto chiaramente che non può avere richieste territoriali dall’Armenia. Questo dovrebbe essere detto ad alta voce e si dovrebbe garantire il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale di Armenia e Azerbajgian», ha detto Michel.

In riferimento all’aggressione terroristica dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh del 19 e 20 settembre 2023, ha detto: «Siamo scioccati dalla decisione dell’Azerbajgian di usare la forza militare». Ilham Aliyev ha minacciato da anni, discorso dopo discorso, di fare esattamente quello che faceva quotidianamente, ma certo, Charles Michel, è caduto dalle nuvole. Ora, l’Azerbajgian continua a minacciare il “Corridoio di Zangezur” (=Syunik di Armenia) e sta aumentando la sua retorica sull’“Azerbajgian occidentale” (=Armenia), ma anche i prossimi attacchi che l’Azerbajgian lancerà contro l’Armenia saranno una “sorpresa totale” per l’Unione Europea.

«L’Azerbajgian è pronto per gli incontri tripartiti che si terranno presto a Brussel nel formato di Unione Europea, Azerbajgian e Armenia», ha scritto in un post su Twitter Hikmet Hajiev, Consigliere per gli Affari Esteri del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliev. Il Capo della macchina di propaganda della menzogna del regime di Aliev ha dichiarato inoltre: «A causa delle azioni parziali e della politica di militarizzazione della Francia, che minano seriamente la pace e la stabilità regionale nel Caucaso meridionale e mettono a rischio la politica complessiva dell’Unione Europea nei confronti della regione, e nonostante l’insistenza ufficiale di Baku, il mancato accordo con la partecipazione della Turchia, come Paese regionale, l’Azerbajgian ha deciso di non partecipare all’incontro di Granada. Allo stesso tempo, l’Azerbajgian sostiene il dialogo diretto e bilaterale e i negoziati sul processo di normalizzazione delle relazioni tra Azerbajgian e Armenia e i colloqui sul trattato di pace».

«”Nei negoziati con l’Armenia, l’Azerbajgian chiede il ritorno nei loro villaggi e nelle loro regioni degli Azeri deportati con la forza da Zangezur”. Ruşen. Nota: come Turca di Zangezur, è mio diritto tornare nella mia terra natale e vivere lì. E lo Stato azerbajgiano sa bene che il numero dei Turchi di Zangezur sparsi nel mondo negli ultimi cento anni sfiora i 2 milioni. Erano quasi tanti quanti tutti gli Armeni» (Nigar Ogeday, giornalista, TURCA di Zangezur espulso dalla sua patria. “Quanto è felice chi dice di essere Turco”: non è razzismo, è il grido di indipendenza di una nazione).
«Poiché il diritto internazionale afferma che Syunik [Zangezur secondo Azerbajgian] è territorio armeno sovrano, e il diritto internazionale è così importante per l’Azerbajgian, ciò significa che gli Azeri vogliono reintegrarsi in Armenia, giusto? Ottenendo passaporti armeni?» (Lindsey Snell).

Il canale televisivo turco TRT1 – mostrando la mappa del 2050 di Stratfor, la corazzata degli 007 privati più potenti degli Stati Uniti, che prevede le aree di influenza della Turchia – rileva che la Turchia intende realizzare il progetto “Grande Turan” nei prossimi 30 anni. Entro il 2050, i seguenti  Paesi e regioni dovranno finire sotto il dominio turco: Armenia, Azerbajgian, Grecia, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Cipro, Georgia, Abkhazia, Ossezia del Sud, Siria, Yemen, Oman, Iraq, Kuwait, Libano, Egitto, Libia, gran parte dell’Asia centrale, Ucraina sud-orientale (comprese parte delle regioni di Kherson, Zaporozhye, Donetsk e tutta la regione di Luhansk), nonché l’intero sud della Russia (Crimea, regioni di Krasnodar e Stavropol, Rostov, Volgograd, Astrakhan, Saratov, regioni di Samara, Ciuvascia, Cecenia, Daghestan, Adighezia, ecc.). Quindi, seguiranno Giappone e Alaska, per poi aggiungere Plutone e Marte, per il momento. Siamo nel XXI secolo, il secolo della follia.

Nell’avanspettacolo quotidiano su Twitter, il clown Nasimi Aghayev, che pretende di essere considerato Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, ha scritto in commento a dei filmati, usando nomi azeri per i luoghi armeni in Artsakh (fatto che tradisce già le intenzioni per il futuro): «Ufficiali di polizia azeri che proteggono i siti Cristiani a Garabagh [=Artsakh/Nagorno-Karabakh, terra millenaria del popolo armeno autoctono], tra cui la cattedrale e la chiesa a Khankendi [la cattedrale dell’Intercessione della Santa Madre di Dio e la chiesa di San Giacomo a Stepanakert], il monastero di Ganjasar a Kalbajar [di Gandzasar vicino a Vank a Martakert] e il monastero di Amaras a Khojavend [a Martuni]».

Aspettate solo che finisca la propaganda da clown “multietnica” e “umanitaria” dell’Azerbajgian. L’Azerbajgian ha smantellato la cattedrale del Santo Salvatore Ghazanchetsots a Shushi, presentato come “restauro”, dopo averla bombardato più volte durante la guerra dei 44 giorni; ha rasato al suolo chiese; ha convertito chiese in moschee.

Poi, da chi fingono di proteggere questi siti? Dai 15 Armeni rimasti in Artsakh?

Il 4 ottobre, l’Azerbajgian ha annunciato ufficialmente che “l’Armenia avrebbe effettuato costruzioni illegali” nel monastero di Gandzasar, un edificio apostolico armeno del XIII secolo situato vicino al villaggio di Vank, nella provincia di Martakert nell’Artsakh. Dovremmo ormai essere abituati, ma ogni volta che leggiamo queste dichiarazioni psichedeliche, facciamo fatica a crederci: costruzioni “illegali” degli Armeni a partire dal XIII secolo. Proprio così.

Questa dichiarazione, che arriva poche ore dopo aver terminato la pulizia etnica dell’Artsakh, non può essere di buon auspicio per il futuro degli edifici religiosi armeni nell’Artsakh.

Ricordiamo che l’Artsakh conta 161 monasteri e chiese, 345 lapidi e 591 khatchkar (stele di pietra a forma di croce).

Ciò che è comunque bizzarro, nel pieno della pulizia etnica dell’Artsakh, vedere l’Agence France-Presse parlare senza virgolette di “separatisti Armeni”, usando il termine come avvoltoio con sadica soddisfazione per lo sfollamento forzato degli Armeni dalle loro terre ancestrali dell’Artsakh: «L’Azerbajgian ha confermato di aver arrestato un ex Presidente dell’autoproclamata Repubblica di Nagorno-Karabakh, l’enclave dove ha ottenuto una vittoria lampo contro i separatisti Armeni» (AFP, 5 ottobre 2023).
È terribile leggere questo termine “separatisti”, usata per evocare gli Armeni dell’Artsakh: sono nati su questa terra, segnati dall’impronta millenaria della loro cultura, della loro memoria, della loro fede. E non chiedevano altro che vivere in pace a casa loro. Il termine “separatisti” è un insulto per gli Armeni del Nagorno-Karabakh, che sono stati completamente ripuliti etnicamente dalla loro patria autoctona di 3.000 anni con la forza militare, la fame e ogni altro mezzo possibile.

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