La missione dell’ONU in gita turistica in Artsakh per imbiancare la pulizia etnica di Azerbajgian. Una dichiarazione che non è normale e causa confusione e dolore

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.10.2023 – Vik van Brantegem] – Quando fonti azerbajgiane la mattina di domenica 1° ottobre hanno diffuso la notizia che la missione di monitoraggio delle Nazioni Unite era arrivata in Artsakh da Baku attraverso la strada (Akna) Aghdam-Askeran-Stepanakert, hanno fatto un giro turistico fino al posto di blocco illegale azero presso il ponte di Hakari, era difficile orientarsi o definire rapidamente di cosa si tratta. Uno scherzo, sarcasmo o qualcosa di più serio? Poi il seguito era una beffa: «L’obiettivo della missione delle Nazioni Unite è conoscere la situazione sul campo e determinare i bisogni umanitari della popolazione». La domanda sorgeva spontanea: di quale popolazione si tratta? Ciò che gli aiuti umanitari devono determinare, quando a causa dell’inazione e della passività di molte persone, comprese le stesse Nazioni Unite, quando non c’era più popolazione nell’Artsakh. Letteralmente nessuno.

I membri della missione di monitoraggio delle Nazioni Unite hanno parlato con i rappresentanti del regime criminale terrorista di Baku e delle forze di mantenimento della pace russe. Negli ultimi mesi si sono svolte 2 sessioni urgenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla questione dell’Artsakh. E cosa? Le sessioni erano urgenti, ma non c’era fretta di far giungere una della missione delle Nazioni Unite sul posto. Non avevano neanche ancora preso la decisione di adottato o meno una risoluzione. Dov’erano le Nazioni Unite, l’Unione Europea, il “mondo civilizzato” per circa 10 mesi, quando il regime autocratico dell’Azerbajgian aveva imposto l’assedio e poi il blocco totale all’Artsakh, creando una situazione umanitaria drammatica? Oppure è una caratteristica permanente dell’”umanesimo”: lasciare che il fornitore di idrocarburi massacri, deporti e pulisca etnicamente la popolazione civile, e solo allora arrivi post-facto, fingendo di essere umanitario, umanista e attivista per i diritti umani.

C’è un’altra notizia, che abbiamo riportato nei giorni scorsi, ma che non ha ricevuto la stessa attenzione, e che sembrava non meno cinico. Quando nell’Artsakh erano rimaste appena poche centinaia di Armeni, il canale Telegram Peacekeeper delle forze di mantenimento della pace russe in Nagorno-Karabakh diffuse la notizia avevano trasportate 15 tonnellate di farina. Per chi? Per le città e i villaggi de-armenizzate e svuotate? O è per i bisogni interni delle forze di mantenimento della pace russe, che per 3 anni non hanno mantenuto niente, innanzitutto non le loro promesse di assicurare sicurezza per la popolazione armena dell’Artsakh. «Mai più nel XXI secolo, non più come prima, la responsabilità di difendere, diritto umano, diritto internazionale, diritto umanitario internazionale, diritto all’autodeterminazione, comunità internazionale, mondo civile». E chi si affida a queste e ad altre sciocchezze simili, rimane senza la terra che è sua da almeno 3 millenni, senza sostegno e senza difesa.

La missione di monitoraggio dell’ONU non ha visto la popolazione locale perché in Artsakh non c’era rimasto più nessuno. Comunque, la missione ha sentito dagli “interlocutori” che in Artsakh erano rimasti dai 50 ai 1.000 Armeni ed è stata colpita dal “modo improvviso in cui hanno lasciato le loro case e dalla sofferenza che l’esperienza deve aver causato”. Significa che probabilmente non ne hanno visti più di 50, i funzionari statali che sono ancora lì con il Presidente, per il momento, come annunciato, per completare le operazioni di ricerca di eventuali dispersi e corpi di militari e civili uccisi dagli Azeri. Hanno comunque notato “nessuna segnalazione di violenza contro i civili”. Sì, perché i civili erano già sfollati con la forza.

L’ONU non sa che gli Armeni sono stati sfollati con la forza dall’Artsakh perché l’Azerbajgian ha iniziata il 19 settembre l’aggressione terroristica? Perché l’ONU non ha visitato l’Artsakh quando ancora ci vivevano gli Armeni ed era necessario prevenire la guerra e la pulizia etnica da parte dell’Azerbajgian?

Se volete davvero sapere perché gli Armeni dell’Artsakh hanno lasciato la loro terra, le loro vite prospere, le loro tombe, il loro patrimonio culturale antico di migliaia di anni, andate a leggere la nostra cronistoria dal 12 dicembre 2022 che troverete [QUI], oppure i nostri articoli precedenti in questa rubrica, dal 27 settembre 2020, quando Aliyev iniziò la soluzione finale della pulizia etnica con la guerra dei 44 giorni.

Si fa fatica a credere, che è reale quello che si legge. Dopo la pulizia etnica in 3 anni con due guerre, un assedio e un blocco totale, Ali Alizada, l’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran scrive alle ore 20.13 del 2 ottobre 2023: «7 Armeni di etnia armena del Karabakh hanno chiesto la cittadinanza azera. Prosegue il reinserimento degli Armeni di Garabagh in Azerbajgian e viene garantita l’uguaglianza di diritti e libertà, compresa la sicurezza di tutti».

«Aljazera TV, la prossima volta farà riprese nelle aree residenziali civili di Stepanakert, senza alcun obiettivo militare nelle vicinanze, bombardate dall’Azerbajgian? Oppure, ad esempio, nel villaggio di Nerkin Horatagh e vedere dove la maggior parte delle case sono state distrutte e dove Areg, 10 anni, è stato ucciso insieme a sua nonna?» (Siranush Sargsyan).

Troppo strano vedere come il rappresentante di Antonio Guterres, Stefan Dujarric, sostiene le false narrazioni azere. Come potrebbero rappresentanti dell’ONU ottenere informazioni sui crimini di guerra azeri quando la loro comunicazione era completamente controllata dall’Azerbaigian? Perché arrivare fino al posto di blocco illegale dell’Azerbajgian presso il ponte Hakari nel Corridoio di Lachin e non andare in Armenia per parlare con i testimoni sfollati con la forza?

Se l’ONU e i media internazionali non riescono a capire perché 100.000 persone sono fuggite, anche se “nessuno le spingeva fuori con la forza”, almeno restassero in silenzio come hanno fatto per almeno 10 mesi, se non 3 anni.

La missione delle Nazioni Unite arrivata in Artsakh era composta da diplomatici provenienti da Paesi amici accreditati a Baku, tra cui Turchia, Russia, Ungheria, Pakistan e Albania. L’Azerbajgian non ha concesso l’ingresso ai rappresentanti delle Nazioni Unite provenienti da Paesi non accreditati e ostili. Di conseguenza, il rapporto di questi particolari rappresentanti considerato come non oggettivo.

Come abbiamo riferito nei giorni scorsi, l’Azerbajgian ha inviato ambulanze, attrezzature e personale medico a Stepanakert, pochi giorni dopo lo sfollamento forzato degli Armeni dall’Artsakh, e poco prima che la missione di monitoraggio delle Nazioni Unite effettuasse la sua prima visita. Ed ecco, la missione delle Nazioni Unite il Artsakh riferisce dal centro medico allestito frettolosamente dal governo azerbajgiano al solo scopo della visita dell’ONU che aiuta l’Azerbajgian a creare propaganda. Insomma, la visita turistica della missione delle Nazioni Unite in Artsakh è stata utile solo per la propaganda del governo dell’Azerbajgian.

“Una squadra delle Nazioni Unite, guidata da Vladanka Andreeva, il Coordinatore residente in Azerbajgian”. Questo dice tutto: hanno ricevuto una guida turistica per evitare le zone del crimine. Imbiancatura completa. «Per la prima volta nella storia dell’ONU, sono state raccolte le parole dalla bocca dell’aggressore, piuttosto che dalle vittime. Nessun ufficiale nazista avrebbe confessato i maltrattamenti subiti dagli Ebrei. La negazione di qualsiasi illecito era lo scopo principale dell’intero comunicato» (Harry Istepanian).

L’effettivo autore del rapporto della missione delle Nazioni Unite in Artsakh – che riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dall’inglese – è il diplomatico azero, Rashad Huseynov, Capo dell’Ufficio dell’ONU a Baku. È una presa in giro, di noi, della comunità internazionale e anche dell’ONU stesso.

La missione delle Nazioni Unite che è andata in gita turistica in Artsakh è rimasto scioccato nello scoprire che 100.000 Armeni se ne erano andati in fretta. Tuttavia, la squadra non ha visto ospedali, scuole, case residenziali, oggetti culturali o religiosi danneggiati in Artsakh. Inoltre, non hanno riscontrato danni alle infrastrutture agricole, né animali morti, e non hanno raccolto alcun fatto sulla violenza contro i civili. In breve, il team delle Nazioni Unite in visita turistica in Artsakh ha fatto ciò che l’Azerbajgian voleva che la comunità internazionale sentisse da loro.

Stefan Dujarric, il Rappresentante ufficiale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che l’agenzia registra che l’Armenia accusa l’Azerbajgian di pulizia etnica, accusa che Baku nega. L’Azerbajgian, dal canto suo, insiste che «agli Armeni dell’enclave è stato permesso di restare nel territorio, e assicura inoltre che non intende attaccare l’Armenia», osserva.

È triste vedere come l’Azerbajgian si avvalga di un’organizzazione che dovrebbe essere autorevole come le Nazioni Unite, per giustificare la pulizia etnica degli Armeni che ha portato a termine nell’Artsakh. Perché la missione delle Nazioni Unite è rimasta scioccata nel trovare l’Artsakh privo di Armeni? Non era consapevole che è diventato impossibile per gli Armeni vivere negli insediamenti armeni passati sotto il controllo delle forze armate dell’Azerbajgian? Le forze armate azeri gli hanno intimati di abbandonare i loro villaggi e correvano il pericolo di perdere la vita. Sono state costrette a salvarsi lasciando l’Artsakh. Non conoscono questi fatti fondamentali all’ONU, che la missione ha deciso di dichiarare di essere rimasta scioccata quando la missione ha visto che l’Artsakh era vuoto? La missione non lo sapeva prima di arrivarci? Non hanno letto le notizie o solo i media statali azeri?

Con quanti Armeni che sono stati sfollati con la forza dall’Artsakh in Armenia la missione dell’ONU ha parlato e ha raccolto le storie? Forse sarebbe stato necessario scoprire dagli sfollati forzati perché hanno lasciato la loro patria millenaria, e poi rimanere scioccati dalla fretta della loro partenza?

Invece, l’ONU comunica ciò che hanno dettato i funzionari dell’Azerbajgian. Per quanto riguarda questi 50 Armeni (al massimo) con cui si è parlato, si sentivano in stato in pericolo per la loro vita, e per questo non hanno riferito i reali pericoli? O l’hanno detto e la missione non l’ha riportato?

Le Nazioni Unite non sono a conoscenza degli omicidi, delle distruzioni e dei rapimenti dei civili del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian? Non seguono gli eventi dei funerali delle persone che si sono svolti a Stepanakert e che si svolgono in questi giorni negli insediamenti dell’Armenia?

È ovvio che l’Azerbajgian ha accompagnato il gruppo delle Nazioni Unite in quegli insediamenti e distretti dell’Artsakh dove non c’erano edifici distrutti, case di Armeni saccheggiate o civili uccisi. L’Azerbajgian ha mantenuto il gruppo delle Nazioni Unite sotto controllo totale. Questo è il motivo per cui, come afferma l’ONU, il suo accesso ai villaggi era limitato.

L’ONU non era più necessaria in Artsakh e non è più necessario in futuro. Quando c’era bisogno della missione ONU, non è entrata in Artsakh. Ed è andato in Artsakh in un momento in cui nessuno sentiva il bisogno della presenza dell’ONU, tranne l’Azerbajgian, che ha effettuato la pulizia etnica, per l’operazione di imbiancatura.

La visita dell’ONU nell’Artsakh è stata tardiva e ingiustificata. Questa visita è dannosa e le successive visite delle Nazioni Unite in Artsakh diventeranno ancora più dannose, perché l’Azerbajgian farà riferimento a tali rapporti dettati e affermerà che “non vi sono atrocità”, che le persone sono andate via “di loro spontanea volontà”, che le “loro vite non sono state minacciate”, che “gli Armeni possono ritornare e vivere nella regione di Karabakh dell’Azerbajgian”, che “la Costituzione dell’Azerbajgian garantisce i diritti e la sicurezza degli Armeni”, cosa che garantisce nemmeno agli Azeri.

L’ONU non dovrebbe screditarsi diventando uno strumento nelle mani del regime autocratico dell’Azerbajgian. L’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero astenersi dall’inviare una missione nell’Artsakh, perché l’esperienza delle Nazioni Unite dimostra che l’Azerbajgian sta cercando di legittimare la sua pulizia etnica nell’Artsakh con queste visite.

Gli uffici dell’ONU a Baku – in sostanza organismi sotto controllo del governo dell’Azerbajgian – sono andati all’Artsakh per un giorno e il diplomatico azero che ne sta a capo, ha fatto questa dichiarazione piuttosto curiosa (per usare un eufemismo), usando solo nomi azeri per i luoghi e presentando conclusioni piuttosto forti su quella che non può essere altro che un’indagine molto superficiale, che avrebbe dovuto essere molto più approfondito di così.

«Comunicato stampa
La squadra delle Nazioni Unite completa la missione in Karabakh
(Baku, 2 ottobre 2023)
– Una missione delle Nazioni Unite, guidata da Vladanka Andreeva, Coordinatore residente delle Nazioni Unite in Azerbajgian, ha visitato domenica 1° ottobre la regione del Karabakh in Azerbajgian.
Del team facevano parte anche Ramesh Rajasingham, Direttore della divisione di coordinamento dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, nonché rappresentanti dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’UNICEF e l’Organizzazione mondiale della sanità, nonché un team tecnico dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, dell’Ufficio del Coordinatore residente delle Nazioni Unite e del Dipartimento di sicurezza e protezione delle Nazioni Unite.
Partendo da Aghdam, la missione ha visitato la città di Khankendi, dove il team ha incontrato la popolazione locale e gli interlocutori e ha toccato con mano la situazione delle strutture sanitarie ed educative. Nelle parti della città visitate dalla squadra, non hanno riscontrato danni alle infrastrutture pubbliche civili, inclusi ospedali, scuole e alloggi, o alle strutture culturali e religiose. La missione ha visto che il governo della Repubblica di Azerbajgian si sta preparando per la ripresa dei servizi sanitari e di alcuni servizi pubblici nella città. La missione ha constatato che nessun negozio era aperto.
La missione ha visto pochissima popolazione locale rimasta in città. Il team ha appreso dagli interlocutori che nella regione del Karabakh rimangono tra i 50 e i 1.000 Armeni.
La missione è rimasta colpita dal modo improvviso con cui la popolazione locale ha abbandonato le proprie case e dalla sofferenza che l’esperienza deve aver causato. Alla missione non sono pervenute segnalazioni – né da parte della popolazione locale intervistata né da parte degli interlocutori – di episodi di violenza contro i civili a seguito dell’ultimo cessate il fuoco.
Dato l’accesso limitato alle aree rurali, non erano disponibili informazioni su bestiame e agricoltura, incluso se gli agricoltori hanno accesso o sono pronti per la semina del grano nella prossima stagione. La missione non ha osservato alcuna distruzione di infrastrutture agricole o animali morti sulla strada.
Dalle conversazioni che il team ha avuto modo di avere, è difficile stabilire in questa fase se la popolazione locale abbia intenzione di ritornare. Ciò che era chiaro è che è necessario creare fiducia, e ciò richiederà tempo e impegno da tutte le parti.
La missione ha poi percorso la strada Lachin fino al valico di frontiera, un viaggio intrapreso da più di 100.000 Armeni negli ultimi giorni. La missione non ha incontrato veicoli civili in viaggio verso l’Armenia, mentre a Khankendi la missione ha visto un autobus con una dozzina di passeggeri diretti in Armenia.
Mentre attraversava Aghdam, che fa parte dei territori riconquistati nel 2020, la missione ha osservato le esigenze di sminamento, nonché gli sforzi di ricostruzione compiuti dal governo.
La missione ringrazia tutti gli interlocutori e la popolazione locale che hanno condiviso le loro opinioni. Le Nazioni Unite in Azerbajgian intendono continuare a visitare regolarmente la regione.
La missione chiede che venga compiuto ogni sforzo per garantire la tutela dei diritti della popolazione locale. Le Nazioni Unite in Azerbajgian sono pronte a sostenere la restante popolazione locale e coloro che desiderano tornare, a sostegno del governo della Repubblica dell’Azerbajgian e in collaborazione con altre parti interessate e partner».

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