290° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. 8° giorno della resa dopo l’attacco terroristico azero. “Dobbiamo andarcene, perché qui per noi con gli Azeri non c’è vita”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.09.2023 – Vik van Brantegem]Cercare di monitorare e raccontare quotidianamente tutto quello che sta succedendo nel Caucaso meridionale, dal 27 settembre 2020, pensiamo sia importante, ma non abbiamo mai nutrito vane speranze che arrivino a salvare gli Armeni. È semplicemente nostro dovere mostrare cosa sta succedendo lì, sul campo, mentre succede, contro un popolo (che è pure cristiano). Nel nome della verità e della giustizia. Per restare umani. Restiamo convinti che la storia non la fanno i cattivi. Non ha ragione Hegel, il male non è reale come parte necessaria del cammino storico. Ciò che è disumano alla fine è ingoiato dal nulla.

La verità è la via verso la libertà.
La manipolazione è mancanza di rispetto.
L’amore è più forte dell’odio.
Il male può essere sconfitto.

Il destino del popolo e della Repubblica di Artsakh
rimarrà nella storia
come una vergogna per l’intero mondo civilizzato.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 22.00 ++++

L’Iran si prepara ad inviare aiuti umanitari all’Armenia, come annunciato dal deputato iraniano Robert Beglaryan. L’ambasciatore iraniano in Armenia, Mehdi Sobhani, ha sollecitato un’azione rapida da parte del Ministero degli Affari Esteri iraniano per facilitare la consegna degli aiuti. I preparativi sono già in corso da parte del governo iraniano.

«Ehi mondo… ascolta la voce della nazione armena, che sta subendo un genocidio nella sua patria» (Liana Margaryan).

50.243 sfollati forzati dal Nagorno-Karabakh sono entrati in Armenia alle ore 15.00 ora locale (ora 13.00 di Roma) del 27 settembre, ha detto il portavoce del Primo Ministro Nazeli Baghdasaryan in una conferenza stampa. Alle ore 19.00 ora locale (ora 17.00 di Roma) questo numero era salito a 53.629. Secondo le stime, in questo momento potrebbero essere quasi 60.000, il 50% della popolazione. E la fila che avanza nel Corridoio di Lachin continua, fino ai controlli meticolosi al checkpoint illegale dell’Azerbajgian presso il ponte Hakari, che rallenta enormemente lo smaltimento della coda.

Secondo i media statali azeri, gli unici posti in cui le forze armate azere non sono ancora entrati a Stepanakert, Askeran e l’area intermedia. È qui che si trovano ora gli Armeni dell’Artsakh che non sono ancora partiti.

Una questione che abbiamo già segnalato qualche giorno fa: «Le persone stanno inviando foto dal Nagorno-Karabakh dell’acqua potabile dai rubinetti di Stepanakert. Presumibilmente questo colore è nuovo e l’acqua viene descritto come imbevibile» (Rasmus Canbäck).

“Nessuno se lo aspettava” negli USA, perché il New York Times ha deliberatamente ignorato la storia nonostante le numerose suppliche di riferire del #ArtsakhBlockade per mesi.

La stragrande maggioranza degli sfollati forzati dell’Artsakh non vuole parlare con il circo mediatico a Kornidzor e a Goris. Dicono, perché? Affinché il mondo può continuare a non fare nulla? Ora che abbiamo perso tutto, volete guardare alle conseguenze della vostra non azione?

C’è il rischio di frane nei pressi del ponte Hakari, che collega l’Artsakh all’Armenia, che gli sfollati forzati stanno attraversando dopo estenuanti controlli azeri. La strada è il nuovo tragitto che è stato fatto in fretta e furia dopo il 9 novembre 2020 dall’Azerbajgian per poter controllare meglio il Corridoio di Lachin.

La comunità internazionale continua a chiedere l’accesso al Nagorno-Karabakh, da dove già la metà dei 120.000 Armeni sono stati costretti a fuggire. L’Azerbajgian sembra riluttante a concedere l’accesso, portando alla fuga forzata di quasi la totale popolazione armena. Quelle chiamate internazionali non diventano mai azioni e quindi Aliyev le ignora. La gente dell’Artsakh lo sa e quindi è forzata di andarsene.

«A sinistra, i nazisti tedeschi nel 1943 offrono caramelle ai bambini i cui genitori furono uccisi o espulsi. A destra, nel 2023, si vedono fascisti Azerbaigiani servire biscotti ai bambini in circostanze simili. Il tempo passa, ma i metodi della propaganda fascista rimangono coerenti» (Liana Margaryan).

«L’Azerbajgian deve garantire i diritti degli Armeni nel Nagorno-Karabakh e garantire che la vita dei civili, delle persone detenute o di coloro che sono altrimenti “fuori combattimento” nelle recenti ostilità siano rispettate e protette in linea con gli obblighi internazionali» (Procedure speciali delle Nazioni Unite).

«Di sicuro, l’Azerbajgian indagherà sulle sue crimini contro l’umanità, la pulizia etnica degli Armeni attraverso l’aggressione militare, l’assedio, la fame deliberata e molto altro che ha pianificato, ordinato ed eseguito» (Sossi Tatikyan).

Comunicato Stampa
L’Azerbajgian deve rispettare e proteggere la vita degli armeni nel Nagorno-Karabakh: esperto delle Nazioni Unite
GINEVRA (27 settembre 2023) – «
L’Azerbajgian deve garantire i diritti degli Armeni nel Nagorno-Karabakh e garantire che la vita dei civili, delle persone detenute o di coloro che sono altrimenti “fuori combattimento” nelle recenti ostilità siano rispettate e protette in linea con i suoi obblighi internazionali, ha detto oggi un esperto delle Nazioni Unite.
“L’Azerbajgian deve anche indagare tempestivamente e in modo indipendente sulle presunte o sospetti violazioni del diritto alla vita segnalate nel contesto della sua ultima offensiva militare nel Nagorno-Karabakh, durante la quale decine di persone, comprese le forze di pace, sono state uccise “, ha affermato il Relatore speciale.
Tidball-Binz ha affermato che le indagini devono essere condotte in conformità con gli standard internazionali, in particolare il Manuale rivisto delle Nazioni Unite sull’efficacia della prevenzione e delle indagini sulle esecuzioni extra-legali, arbitrarie e sommarie, noto anche come Protocollo del Minnesota sulle indagini sulle morti potenzialmente illegali (2016). Ciò richiede che le indagini siano svolte tempestivamente e siano approfondite, complete, indipendenti, imparziali e trasparenti, ha affermato.
“Ribadisco la mia disponibilità a fornire assistenza tecnica alle autorità per garantire il rispetto del loro diritto internazionale umanitario e degli obblighi in materia di diritti umani per indagare adeguatamente su ogni morte potenzialmente illegale in linea con gli standard applicabili delle migliori pratiche forensi”, ha affermato il Relatore speciale».

«Per più di 3 decenni, il regime fantoccio illegale di Karabakh e la leadership politico-militare dell’Armenia hanno tenuto in ostaggio gli abitanti di Karabakh e non hanno nemmeno dato loro l’opportunità di comunicare con gli Azeri. Oggi, i veri residenti di Karabakh condividono felicemente i ricordi della loro vita nel Karabakh, in Azerbajgian prima della prima guerra del Karabakh [scatenata contro il popolo dell’Artsakh]. Le misure di rafforzamento della fiducia dell’Azerbajgian continuano e i primi risultati del processo di reintegrazione e riconciliazione sono già visibili [certo, sono tutto forzati a scappare]» (Ali Alizada, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran).

«Strano che le interviste con i “felici residenti di “Karabakh” avvengano mentre fuggono dalla loro terra natale senza i loro averi. Quasi come se fossero sotto costrizione e cercassero di placare i “giornalisti” che lavorano per il governo dell’Azerbajgian in modo che possano passare in sicurezza» (Lindsey Snell).

«C’è qualcosa di veramente disgustoso nel lavoro dei media dell’Azerbajgian che molestano gli Armeni del Karabakh, esausti e terrorizzati, mentre fuggono. Smettetela di chiedere loro perché se ne vanno. Leggete le notizie. Conoscerete la risposta» (Rayhan Demytrie, giornalista della BBC che si occupa del Caucaso meridionale e dell’Asia centrale).

Stiamo assistendo alla fine di una comunità millenaria, come per mesi e anni abbiamo avvisto. Adesso si chiede: “Perché gli Armeni fuggono dal Nagorno-Karabakh?”

L’Azerbajgian non ha mai controllato la regione; è sempre stato autonomo. E la gente di Artsakh è montanara, “attaccata come ostriche alle loro montagne”.

I canali Telegram azeri spaziano dalla presa in giro degli Armeni, alla glorificazione della profanazione dei corpi armeni, fino all’offerta di acquistare donne e bambini come schiavi in messaggi che ricordano il genocidio degli Yezidi.

Laura Sevoyan racconta la storia straziante di come lei e la sua famiglia allargata di tredici persone siano fuggiti dal loro villaggio natale di Vaghuhas, sulla scia dell’avanzata delle truppe Azerbajgiane, che hanno sparato chiedendo che tutti gli Armeni se ne andassero.

In un’intervista a Deutsche Welle, Hikmet Hajiyev, l’Assistente del Presidente dell’Azerbajgian, sostiene che le persone lasciano il Nagorno-Karabakh “liberamente”. Vogliamo capire, c’è qualcuno al mondo che crede a questa ennesima falsa narrativa dell’Azerbajgian sull’Artsakh?

È stato esasperante vedere Deutsche Welle, finanziato dal governo americano dare all’Azerbajgian una piattaforma per negare il suo blocco dell’Artsakh. È molto peggio vedere adesso Deutsche Welle dare all’Azerbajgian una piattaforma per negare la pulizia etnica dell’Artsakh.

Proviamo a riassumerlo ancora una volta.
1. Le persone se ne vanno dall’Artsakh perché vengono attaccate dalle forze armate dell’Azerbajgian.
2. Le persone se ne vanno dall’Artsakh perché le loro città e villaggi sono occupati dalle forze armate dell’Azerbajgian.
3. Le persone se ne vanno dall’Artsakh perché né la comunità internazionale né l’Azerbajgian garantiscono i loro diritti e la loro sicurezza.
4. Le persone se ne vanno dall’Artsakh perché per più di 9 mesi l’Azerbajgian ha tenuto 120.000 persone, tra cui 30.000 bambini, sotto assedio e facendoli morire di fame come parte della politica di pulizia etnica.
5. Le persone se ne vanno dall’Artsakh perché nessuno è stato punito per i crimini di guerra dell’Azerbajgian nel 2016-2020 e non vi è alcuna garanzia che i decapitatori non vaghino liberamente in quelle aree per decapitare ancora delle persone.
Speriamo che sia più che chiaro il motivo per cui le persone se ne vanno dall’Artsakh.

«Per almeno una generazione, il regime di Aliyev ha mentito ai suoi cittadini, sostenendo che i Cristiani Armeni, che vivono in Karabakh da secoli, sono invasori: alieni, subumani, un cancro» (Sohrab Ahmari, fondatore ed editore di Compact, redattore collaboratore di The American Conservative, scrittore collaboratore di The New Statesman).

Aliyev arresta gli Azeri che criticano gli attacchi dell’Azerbajgian al Nagorno-Karabakh. Come pensate che tratterebbe gli Armeni dell’Artsakh? (Suggerimento: come “cani”, “ratti”, “vandali”, “virus” e gli altri peggiorativi con cui li ha descritto).

++++ AGGIORNAMENTO ORE 12.30 ++++

«Mio marito, Ruben Vardanyan, filantropo, uomo d’affari ed ex Ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) è stato arrestato e detenuto dalle autorità azere al confine questa mattina mentre cercava di partire con migliaia di Armeni. Ruben è stato al fianco del popolo Arsakh durante i 10 mesi di blocco e ha sofferto insieme a loro nella lotta per la sopravvivenza. Chiedo le vostre preghiere e il vostro sostegno per il rilascio sicuro di mio marito» (Veronika Zonabend).

«Ruben Vardanyan è un rispettato umanitario e filantropo, co-fondatore di Aurora Prize, donando 1 milione di dollari all’anno per cause umanitarie. È la sua fondazione che ha restaurato la Moschea Superiore Gohar Agha a Shushi, nel Nagorno-Karabakh. Dobbiamo esigere a gran voce la sua liberazione» (Nara Matinian).

L’ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, uomo d’affari russo-armeno e filantropo, Ruben Vardanyan, è stato sequestrato dalla DSX (Guardia di Frontiera dell’Azerfbajgian) al posto di blocco illegale azero sul ponte Hakari durante lo sfollamento forzato degli Armeni dall’Artsakh in corso. La moglie di Ruben Vardanyan, Veronika Zonabend, ha tenuto una conferenza stampa a Goris, in Armenia, dove ha confermato di aver perso i contatti con Vardanyan.

Vardanyan è stato un schietto sostenitore dei diritti dell’Artsakh all’indipendenza e all’autodeterminazione e critico nei confronti del regime genocida dell’Azerbajgian, sia prima che dopo il suo mandato come Ministro di Stato.

Si presume che il suo sequestro da parte dell’Azerbajgian sia legato al suo precedente ruolo all’interno del governo della Repubblica di Artsakh.

Ruben Vardanyan si è trasferito nell’Artsakh nel 2022, dove ha ricoperto il ruolo di Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh ed è stato attivamente coinvolto in numerosi progetti di aiuto umanitario nella regione bloccata dall’Azerbajgian come co-fondatore di “Noi siamo nostre montagne”.

Questo sequestro conferma cosa stava cercando la “dogana” azere, mentre controllavano una per una tutte le auto, compresi i bagagliai, rallentando fino all’esasperazione il traffico in uscita dall’Artsakh. Erano alla ricerca di personalità dell’Artsakh che si trovano ancora a Stepanakert, dove le forze armate azere non sono ancora entrati.

«Secondo le informazioni che abbiamo ricevuto, il contingente di mantenimento della pace russo nel Nagorno Karabakh non si assumerà più la responsabilità della sicurezza e dell’incolumità delle persone che evacueranno in Armenia dopo venerdì 29 settembre» (Nagorno Karabakh Observer). A parte del fatto che non lo hanno mai fatto.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 11.30 ++++

Il governo armeno informa che alle ore 08.00 ora locale (ore 06.00 di Roma), 42.502 sfollati forzati dall’Artsakh avevano attraversato il confine con l’Armenia, di cui 22.800 erano già stati censiti.
Dopo aver attraversato il confine a Kornidzor, i cittadini dell’Artsakh vengono registrati presso i centri di registrazione speciali a Goris o Vaik, dopodiché vengono assegnati a diverse regioni.
Delle 42.502 persone che avevano attraversato il confine fino alle ore 08.00, solo 4.002 hanno voluto usufruire del sostegno statale, ovvero solo il 10%. Gli altri cittadini dell’Artsakh hanno voluto organizzare autonomamente la propria residenza e la propria sistemazione abitativa.
Queste 42.502 persone furono distribuite nelle seguenti regioni: 1.465 a Syunik, 810 a Vayots Dzor, 976 a Gegharkunik, 298 a Tavush, 200 ad Armavir, 30 ad Aragatsotn, 203 a Shirak e 20 a Kotayk.

Alle ore 12.00 ora locale (ore 10.00 di Roma), dunque in quattro ore, il numero di persone che avevano attraversato il confine era aumentato di 5.000, arrivando a 47.115.

Questa mattina, tre anni fa – me lo ricorderò per sempre vivamente – alle ore 07.05 di domenica 27 settembre 2020, iniziò la più grande ripresa della guerra dell’Azerbajgian contro l’Artsakh dal 1994, quando le forze armate azere iniziarono l’offensiva su larga scala, con bombardamenti della popolazione civile per 44 giorni, volta ad ottenere il controllo dell’Artsakh [QUI]. Oggi hanno raggiunto l’obiettivo, con il nuovo attacco terroristico su larga scala di 24 ore, nuovamente con bombardamenti della popolazione civile, il 19 e 20 settembre. E euforicamente stanno completando la pulizia etnica dell’Artsakh.

«Oggi sono 3 anni che l’Azerbaigian ha iniziato la seconda guerra su larga scala dagli anni ’90 contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh, indigeni nella loro terra natale da 3000 anni, e con uno Stato di fatto da 30 anni, dopo essersi difeso dalla pulizia etnica e aver dichiarato l’indipendenza. L’Azerbaigian non si è fermato con la sua vittoria militare dopo la guerra dei 44 giorni e ha continuato a utilizzare qualsiasi metodo di pulizia etnica, ad armare i progressi militari striscianti, gas, elettricità, a sparare ai civili che cercavano di raccogliere il raccolto o fare lavori di costruzione, un blocco deliberato della fame che si è trasformato in un assedio, aiuti umanitari, minacce dell’uso della forza e terrore psicologico. Dopo aver tenuto le persone in un campo di concentramento a cielo aperto e averle affamate fino alla sottomissione, ha lanciato un’altra offensiva militare su larga scala contro di loro il 19 settembre 2023» (Sossi Tatikyan).

«La mia alba senza caffè ad Artsakh, una delle ultime… » (Siranush Sargsyan).
Siranush Sargsyan, una giornalista freelance coraggiosa, che ha riferito da Stepanakert sul blocco e sulla guerra nel Nagorno-Karabakh (e una delle nostre fonti quotidiane da 9 mesi), a The Guardian: «Dobbiamo andarcene, perché qui per noi con gli Azeri non c’è vita». Anche lei se ne andrà, come i suoi colleghi, e con loro spariscono anche i nostri occhi e le nostre orecchie dall’Artsakh, senza Armeni con gli Azeri che distruggeranno ogni tracce della millenaria presenza degli Armeni, come hanno fatto in tutti i territori armeni che hanno occupato.

«Dissacrare la cultura e la religione dell’etnia armena è un grande piacere per i terroristi Azeri» (Liana Margaryan).
Questa è pura e semplice barbarie e manifestazione diabolica. Non ha un posto nel mondo civilizzato. Questa è blasfema, profanazione di cimiteri.
Samantha Power, in Armenia inviata da Biden, afferma che gli Stati Uniti hanno ricevuto notizie di violenze da parte dell’Azerbajgian contro la pacifica popolazione armena nel Nagorno-Karabakh. Veramente, solo oggi? Visto che in passato non ha detto parola.

«“È una bugia che abbiano preso di mira solo i militari! Una donna ha evacuato i suoi 4 figli ed è tornata a casa (Verin Horatagh, Martakert), l’hanno catturata, torturata e mutilata! Portava degli armi?!” Il figlio14enne della donna l’ha riconosciuta dal video della tortura su TikTok. Animali!”» (Seda Grigoryan).

«Molti obiettivi civili sono stati presi di mira dalle forze armate azere, ma la maggior parte di essi è impossibile da registrare a causa dell’occupazione e dell’impossibilità di accesso del Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh, dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).

Come abbiamo riferito ieri [QUI], il monumento all’eroe nazionale Monte Melkonian nella città di Martuni è stato rimosso dagli Armeni per evitare atti di vandalismo da parte delle forze armate azere (quindi, non è stato divelto dagli Azeri, come si legge nei social).
Il monumento onorava il ruolo significativo di Monte Melkonian nella liberazione della città di Martuni durante la prima guerra dell’Artsakh (1988-1994). Martuni si trova nella parte orientale dell’Artsakh e costituì un importante luogo strategico durante il conflitto. Melkonian ha partecipato con le forze armene alle operazioni militari per proteggere e difendere questa città. Le attività militari di Monte Melkonian durante la prima guerra dell’Artsakh lo resero una figura di spicco nel movimento di liberazione dell’Artsakh. I suoi sforzi e la sua leadership sono stati determinanti nel liberare diverse aree all’interno dell’Artsakh. L’eredità di Monte Melkonian è ricordata da molti in Armenia e nella diaspora armena per la sua dedizione alla causa dell’autodeterminazione dell’Artsakh e per il suo ruolo nei suoi primi successi militari. Ha continuato a impegnarsi nella causa dell’autodeterminazione dell’Artsakh fino alla sua tragica morte durante la guerra nel 1993.

La Commissione Europea, su Russia-Ucraina: l’aggressione di Putin costringe le persone alla fuga. Sull’Azerbajgian-Artsakh/Nagorno-Karabakh: le persone hanno deciso per conto loro di fuggire da un aggressore senza nome da cui stiamo ancora acquistando gas (riciclato russo). Parlando di “valori” dell’Unione Europea (e dei suoi Stati costituenti, al primo posto l’Italia).

Lo scriviamo dal 27 settembre 2020: «Oscena la stampa italiana che chiama gli Armeni “separatisti”. Fa paura pensare dove può arrivare la corruzione. Ci sono 300 chiese armene del quarto e quinto secolo. Ci sono migliaia di monumenti storici armeni. Ora sì che i panturchi li “separeranno” dalla terra» (Giulio Meotti).

Insopportabile questi segni della narrazione azera, sposata dai giornalisti. Siamo stanchi a ripeterlo, ma riassumiamo anche una volta in poche righe, che non sono difficile da imparare a memoria (neanche per i giornalisti). Un popolo armeno che ha vissuto nella sua terra da 3000 anni e che non ha mai fatto parte dell’Azerbajgian indipendente (che ha peraltro una storia meno antica della Coca Cola) e che aveva pure nell’Unione Sovietica uno statuto di autonomia, dopo essere stato inglobato da Stalin nell’Azerbajgian sovietico. Quindi, parlare di “separatismo” è improprio, appartiene alla narrazione azera.

«Con una delle voci del Karabakh al mondo esterno negli ultimi nove mesi. È così bello vedere Marut Vanyan, un vero eroe» (Neil Hauer).

«Finalmente abbiamo salutato Marut Vanyan – i nostri occhi e le nostre orecchie in Artsakh che hanno analizzato tutti questi terribili eventi – ora a Goris, con un gruppo di giornalisti, Sabato Angieri, Neil Hauer, Gev e Lev di CivilNetTV, e dove sei scomparso nella foto Rasmus Cänback?! Pensavo ci fossimo tutti» (Seda Grigoryan).

«Farzaliyev Elnur, un veterano di guerra dell’Azerbajgian, racconta di come tagliò la testa e le orecchie degli Armeni e divise i loro corpi in due parti. Dice anche di aver portato le orecchie tagliate dai corpi armeni nel suo villaggio e di averle date agli Azeri. Il video è stato trasmesso dal canale YouTube AzeriFreedom. Questo maniaco viene trattato come un eroe dagli altri che partecipano alla trasmissione» (Rahim Shaliyev).

«La situazione della carenza di cibo a Stepanakert è critica. Le persone stanno letteralmente morendo di fame. In città le forze di mantenimento della pace russe gestiscono un solo panificio, ma non è sufficiente. Con il piccolo afflusso di farina di aiuti di pochi giorni fa, abbiamo bisogno di persone che gestiscano i panifici» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).

«Azerbajgian Armenia: Volker Turk segue con preoccupazione la situazione umanitaria fragile e in evoluzione. La protezione di tutti i civili deve essere una priorità, l’accesso all’assistenza umanitaria deve essere garantito e i diritti della popolazione di etnia armena sul territorio devono essere salvaguardati» [QUI].

Ma dove si può studiare per poter imparare a scrivere testi imbarazzanti così? Adesso che è troppo tardi. Bla bla bla “segue con preoccupazione”, bla bla bla. Sanzionate l’Azerbajgian come avete sanzionato la Russia. Smettetela di dare il via libera a questo genocidio. “Preoccupato” è un eufemismo per “non intraprenderemo alcuna azione”. La chiamano “situazione”… Anche adesso, dopo che l’Azerbaigian ha bombardato l’Artsakh un’altra volta, per giorni, per terminare la pulizia etnica che persegue attivamente con la forza dal 2020, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, non riesce a dire chi è responsabile della “situazione umanitaria fragile e in evoluzione”.
E cos’è una “situazione simile a un rifugiato”?
Questa è la “situazione”: le donne armene sfollate con la forza dall’Artsakh a Kornidzor raccontano le loro strazianti storie di fuga dal loro Paese ancestrale. “Avevamo tutto. La scuola per i miei figli, Una casa costruita dalla mia famiglia. Un buon lavoro. Ora dobbiamo costruire tutto da zero e iniziare dal nulla”. L’Alto Commissario lo sa questo? Se no, cosa sta a fare? Se sì, perché non lo dice e invece di produrre parole imbarazzanti, FA qualcosa?

Samantha Power, Capo di US Aid, inviata i Biden in Armenia: «Ho incontrato donne sfollate a Kornidzor, in Armenia, e ho ascoltato le loro strazianti storie di fuga dal Nagorno-Karabakh». Hanno perso tutto perché gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali, in primo luogo l’Unione Europea, non hanno mai punito l’autocrate Aliyev per l’aggressione, la guerra e l’incitamento all’odio anti-armeno. Lei continuava a insistere e lui continuava a ignorare. Di conseguenza, queste donne hanno la vita distrutta e non c’è nessuna pace per l’Artsakh.

Samantha Power: «Sono andato da Yerevan fino all’ingresso del Corridoio di Lachin, che ora è invaso da persone che lasciano il Nagorno-Karabakh. Solo negli ultimi giorni 28mila persone sono fuggite in Armenia. Stanno arrivando famiglie esauste, affamate e traumatizzate, con solo pochi dei loro beni».
Chi è responsabile di questa orribile situazione? Queste informazioni chiave Samantha Power omette dai tuoi numerosi tweet dall’Armenia, dopo essere stato per anni ermeticamente silenziosa.

Perché non è venuta mesi/settimane fa, che le fu chiesta in articoli e incontri con diplomatici americani, quando era possibile fermare la fame degli Armeni dell’Artsakh e impedire il loro sfollamento forzato dopo l’aggressione terroristica dell’Azerbajgian. Tardi adesso.

«Da questi dati si possono vedere gli amici dell’Armenia. L’Armenia ha ricevuto sostegno da questi Paesi per far fronte ai bisogni umanitari di decine di migliaia di persone sfollate con la forza dopo la guerra dell’Azerbajgian contro e l’occupazione del Nagorno-Karabakh.
L’Unione Europea ha stanziato 5 milioni di euro per l’Armenia.
Gli Stati Uniti hanno stanziato 11,5 milioni di dollari per l’Armenia.
La Svezia ha stanziato 1,3 milioni di euro per l’Armenia.
La Francia ha stanziato 7 milioni di euro per l’Armenia.
E la Russia ha minacciato l’Armenia, ha inviato una nota di protesta, ha attuato il terrore mediatico, provocato sconvolgimenti politici interni e rilasciato una dichiarazione ostile attraverso il Ministero degli Esteri russo.
Questo è un caso in cui un lungo commento non è davvero necessario» (Robert Ananyan).

Ora le organizzazioni internazionali inizieranno a fornire assistenza umanitaria alle persone in fuga dall’Artsakh. Apprezzabile assai, ma se solo i loro governi avessero fatto qualcosa per impedirlo questa orribile tragedia di un popolo.

Intanto, attendiamo lo stanziamento di fondi per il popolo dell’Artsakh forzatamente sfollato dalla sua terra. dalla Conferenza Episcopale Italiana e perché no, anche dal governo italiano e dal governo della Santa Sede. Non è necessario che si sposta l’Elemosiniere di Sua Santità, preso con l’Ucraina. Basta che stacca l’assegno.

«“Apri la porta a un armeno”. “Strade chiuse case aperte agli armeni”. “Un ponte per gli armeni”. “Rifugiati armeni in casa”. Nessuno che in Italia lanci l’idea di ospitare 100.000 esiliati cristiani? NO? Nessuno nessuno?» (Giulio Meotti).

«Il massimo cinismo è che non appena l’Azerbajgian si è reso conto di aver ottenuto l’esodo forzato degli Armeni e sembra essere arrivato al punto del non ritorno della loro pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, ha iniziato a fare l’umanista e ad accettare la presenza internazionale che rifiutava sempre.
Sono stato presente alle discussioni sulla costruzione della pace con esperti azeri, sostenendo fortemente un’adeguata presenza internazionale da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea, poiché sapevo che sarebbe stata l’unica garanzia per gli Armeni di poter rimanere nel Nagorno-Karabakh, e loro rifiutavano totalmente tale possibilità.
Rifiutavano anche completamente la preservazione di qualsiasi istituzione di autogoverno degli Armeni del Nagorno-Karabakh, di qualsiasi status di autonomia per loro. L’unica cosa che volevano era: o la piena sottomissione e dominio oppure la pulizia etnica.
E ora che hanno quasi raggiunto il loro obiettivo di avere il territorio del Nagorno-Karabakh senza gli Armeni, cercano di insabbiare il tutto, solo a causa della crescente pressione da parte della comunità internazionale.
Anche la comunità internazionale è responsabile di questa situazione. Quando mi uccidevo sostenendo la presenza internazionale nei miei articoli e durante i miei incontri con funzionari e diplomatici di Stati Uniti, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, dicevano che l’Azerbajgian non sarebbe mai stato d’accordo su questo.
E ora all’improvviso stanno convincendo l’Azerbajgian ad accettare la presenza internazionale, che molto probabilmente non sarà più necessaria perché tra pochi giorni non ci saranno più Armeni in Nagorno-Karabakh. E l’Azerbajgian è d’accordo ad accettarlo perché sa che presto non ci saranno più Armeni» (Sossi Tatikyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

«La fine del “Corridoio di Zangezur” è vicina։ la nuova sconfitta della Russia?
Dopo l’ultima guerra contro il Nagorno-Karabakh, Turchia, Azerbajgian e Russia molto probabilmente smetteranno di avanzare rivendicazioni territoriali sull’Armenia sotto il nome di “Corridoio di Zangezur”. Il Presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, ha rilasciato ierii una dichiarazione sulla questione del blocco regionale.
È probabile che siamo di fronte ad un punto di svolta. Erdoğan ha lasciato intendere che il “Corridoio di Zangezur” potrebbe non trovarsi sul territorio dell’Armenia.
“La creazione di collegamenti terrestri e ferroviari diretti con Nakhichevan e altre regioni dell’Azerbajgian rafforzerà ulteriormente le nostre relazioni. Ecco perché faremo di tutto per aprire questo corridoio il prima possibile. L’attuazione di questo corridoio è molto importante per la Turchia e l’Azerbajgian, è una questione strategica e deve essere completata. Quando questo corridoio sarà aperto, un’auto o un treno in partenza da Baku potrà arrivare direttamente a Kars. È gratificante vedere segnali positivi dall’Iran in questa materia. La ferrovia attraversa la Turchia fino a Nakhichevan, Armenia e Azerbajgian. Se l’Armenia non cede, dove va? Passa per l’Iran. L’Iran ora guarda positivamente la questione”, ha detto Erdoğan.
Il Presidente della Turchia ha affermato che la questione del blocco regionale dovrebbe essere risolta senza conflitti e senza rumore. “Se vogliamo che i Corridoi di Zangezur e Lachin diventino corridoi di pace, dobbiamo risolvere questo problema senza conflitti e rumore. Se l’Armenia è contraria, quella strada passerà attraverso l’Iran. L’Iran ora guarda positivamente a questo problema”.
Questa nuova dichiarazione di Erdoğan potrebbe significare che Turchia, Azerbajgian e Russia abbandoneranno il piano per ottenere con la forza il “Corridoio di Zangezur” contro la volontà dell’Armenia. L’Iran e gli Stati Uniti hanno un ruolo molto importante in questa materia.
Ieri il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev. La conversazione telefonica è avvenuta su iniziativa della parte americana. Il Segretario di Stato americano ha sottolineato che non dovrebbero esserci più operazioni militari. Aliyev ha assicurato che non ci saranno più operazioni militari.
Avantieri il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha informato che anche gli Stati Uniti e la Turchia, tra gli altri, stanno discutendo la questione del cosiddetto “Corridoio di Zangezur”. Miller ha osservato che gli Stati Uniti stanno lavorando con il governo turco su questo tema: “Questo è stato uno dei temi che il Segretario di Stato Blinken ha discusso con il suo omologo turco durante un incontro a New York venerdì scorso. Ci auguriamo che tutti i nostri alleati e partner possano svolgere un ruolo costruttivo nel raggiungimento di un accordo duraturo, che includa la Turchia”.
Dalle parole del Portavoce del Dipartimento di Stato americano si può concludere che gli Stati Uniti hanno collaborato con la Turchia per non chiedere all’Armenia il “Corridoio di Zangezur”. Questo è ciò che confermano le parole di Erdoğan riguardo al non entrare in un nuovo conflitto. Non è un caso che dopo l’incontro con Blinken venerdì scorso a New York, Erdoğan, di ritorno da Nakhichevan, abbia affermato che se l’Armenia non vuole, il “Corridoio di Zangezur” può passare attraverso l’Iran.
Possiamo concludere che gli Stati Uniti hanno messo in guardia la Turchia sulla necessità di fermare la pressione sull’Armenia riguardo al “Corridoio di Zangezur”. In precedenza, la Turchia riteneva fermamente che il “Corridoio di Zangezur” dovesse passare attraverso il territorio dell’Armenia.
Qual è il punto di vista ufficiale dell’Armenia sulla questione del “Corridoio di Zangezur” passando attraverso il suo territorio? Il giorno dell’incontro tra Ilham Aliyev ed Erdoğan a Nakhichevan, il Ministro dell’Amministrazione Territoriale e delle Infrastrutture, Gnel Sanosyan, ha annunciato che l’Armenia non ha mai accettato e non accetterà alcuna logica extraterritoriale o di corridoio: “L’Armenia non ha mai accettato alcuna logica extraterritoriale o di corridoio e non sarà mai d’accordo. Ma siamo impegnati a rispettare gli accordi raggiunti ad alto livello. Il 15 luglio, durante l’incontro dei leader di Armenia e Azerbajgian, sono stati riaffermati i seguenti accordi:
Armenia e Azerbajgian si riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale con un’area rispettivamente di 29,8 e 86,6 mila chilometri quadrati.
La delimitazione del confine tra Armenia e Azerbajgian avverrà sulla base della Dichiarazione di Alma Ata del 1991.
Le comunicazioni regionali dovrebbero essere sbloccate sulla base dei principi di sovranità, giurisdizione e reciprocità delle parti.
Questi accordi sono pubblici e sono stati annunciati dal Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, al termine della riunione. Nell’ambito di questo accordo, la Repubblica d’Armenia non solo è pronta per lo sblocco delle comunicazioni, ma vuole anche che ciò avvenga il più rapidamente possibile, perché è nel nostro interesse”, ha affermato il Ministro dell’Amministrazione Territoriale e delle Infrastrutture dell’Armenia.
Il ministro armeno ha così risposto alla domanda di Erdoğan: Erevan è d’accordo o no con l’apertura del “Corridoio di Zangezur”? La Turchia e l’Azerbajgian devono rispettare la sovranità e la giurisdizione dell’Armenia su quella strada e, in tal caso, la strada sarà aperta.
Nell’incontro dei leader di Armenia e Azerbajgian, previsto a Granada all’inizio di ottobre, sarà chiaro se l’Azerbajgian abbandonerà o meno la strategia di presentare una rivendicazione territoriale all’Armenia sotto il nome di “Corridoio di Zangezur”. Se la Turchia e l’Azerbajgian decidessero di non presentare più rivendicazioni territoriali all’Armenia e di accettare la giurisdizione dell’Armenia su quella strada, non ci sarebbero problemi per quanto riguarda la rimozione del blocco. Non si dovrebbe chiedere all’Armenia di schierare forze militari russe su quella strada. È anche una linea rossa per la parte armena.
C’è il rischio che, anche dopo aver occupato il Nagorno-Karabakh, l’Azerbajgian blocchi l’Armenia. I Turchi e gli Azeri potrebbero preferire collegarsi attraverso il territorio dell’Iran, in modo che l’Azerbajgian non si impegni a consentire all’Armenia di avere collegamenti ferroviari e automobilistici con la Russia attraverso il suo territorio. Se il vero obiettivo dell’Azerbajgian è la pace, dovrebbe aprire le strade anche all’Armenia.
Se la Turchia e l’Azerbajgian decidessero di far passare il “Corridoio di Zangezur” attraverso l’Iran, la Russia sarebbe lasciata fuori dal gioco. Il 25 maggio 2023, Ilham Aliyev, partecipando alla sessione dell’Unione Economica Eurasiatica, ha rivelato che il “Corridoio di Zangezur” è una sua idea e che Baku ha il sostegno della Russia in questa materia. Nei giorni scorsi la Russia ha compiuto grandi sforzi per convincere l’Iran ad accettare l’apertura del Corridoio di Zangezur.
Il secondo giorno dell’attacco dell’Azerbajgian al Nagorno-Karabakh, il 20 settembre, il Ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, ha visitato l’Iran, dove, sicuramente, è stata discussa la possibilità del “Corridoio di Zangezur” con Mohammad Reza Ashtiani, Ministro della Difesa iraniano. Tuttavia, la Russia non è riuscita a convincere l’Iran ad aprire il “Corridoio di Zangezur”.
Nel momento in cui Erdoğan e Aliyev si sono incontrati a Nakhichevan il 25 settembre, il Primo Ministro armeno ha ricevuto l’Ambasciatore iraniano, Mehdi Sobhan, il quale ha sottolineato ancora una volta la chiara posizione della parte iraniana riguardo alla protezione dell’integrità territoriale dell’Armenia. L’Iran aveva precedentemente annunciato ai massimi livelli che l’integrità territoriale dell’Armenia è una linea rossa e che non consentirà modifiche ai confini. Il leader spirituale dell’Iran ha ricevuto Erdoğan e Putin nel luglio 2022. Nell’incontro con i leader di Russia e Turchia, l’Ayatollah Khamenei si è pubblicamente opposto all’apertura del “Corridoio di Zangezur”.
Credo che le posizioni dell’Iran e degli Stati Uniti diano ragione di affermare che la probabilità di aprire il “Corridoio di Zangezur” con la guerra è notevolmente diminuita. Infatti, Washington e Teheran sostengono che l’Armenia non fornisca un corridoio extraterritoriale a Russia, Turchia e Azerbajgian. Ma come ho detto, dobbiamo ancora aspettare l’incontro di Nikol Pashinyan, Ilham Aliyev, Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Charles Michel a Granada e i risultati dei negoziati. Se nell’accordo di pace fosse possibile inserire una clausola sulla rimozione del blocco, preservando l’integrità territoriale e la sovranità dell’Armenia, si potrebbe sostenere che la Russia subirebbe un’altra sconfitta.
Il “Corridoio di Zangezur”, sul quale Mosca intendeva schierare le forze armate russe, non verrà creato. Nella versione iniziale della dichiarazione di Putin del 9 novembre 2020, c’era una clausola sulla creazione del “Corridoio di Zangezur” e sullo spiegamento delle forze armate russe, ma è stata rimossa su richiesta dell’Armenia. Attualmente stiamo affrontando la morte dell’annuncio del 9 novembre 2020. L’attacco azero del 19 settembre al Nagorno-Karabakh ha distrutto l’architettura progettata da Putin nel Caucaso meridionale. Ciò significa meccanicamente la distruzione delle false basi per chiedere all’Armenia il “Corridoio di Zangezur” (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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