285° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. 3° giorno della resa dopo l’attacco terroristico azero. Urge missione militare del Consiglio di Sicurezza ONU

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.09.2023 – Vik van Brantegem] – «L’Armenia propone forze di mantenimento della pace nel Nagorno-Karabakh sotto mandato delle Nazioni Unite, che manterranno la pace e la sicurezza nel Karabakh», ha annunciato il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, durante la sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Unione Europea, USA, Germania, Francia, ecc. chiedono l’immediata apertura del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian.

«Ieri facevamo fatica a trovare il pane.
Oggi facciamo fatica a restare in vita».

«Ho scritto prima dell’attacco azero del 19 settembre: “Nel Nagorno-Karabakh viviamo le brevi pause tra le guerre”» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).

Cercare di monitorare e raccontare quotidianamente tutto quello che sta succedendo nel Caucaso meridionale, dal 27 settembre 2020, pensiamo sia importante, ma non abbiamo mai nutrito vane speranze che arrivino a salvare gli Armeni. È semplicemente nostro dovere mostrare cosa sta succedendo lì, sul campo, mentre succede, contro un popolo (che è pure cristiano). Nel nome della verità e della giustizia. Per restare umani. Restiamo convinti che la storia non la fanno i cattivi. Non ha ragione Hegel, il male non è reale come parte necessaria del cammino storico. Ciò che è disumano alla fine è ingoiato dal nulla.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 23.00 ++++

L’urgenza dei media occidentali di chiudere il conflitto del Nagorno-Karabakh mentre si sta svolgendo la pulizia etnica di massa degli Armeni rimane ripugnante, ma non sorprendente. Non vogliono sentire che tutti i loro Paesi occidentali (e i media stessi) sono complici del genocidio poiché vanno a letto con Aliyev che uccide gli Armeni in un modo o nell’altro. E sono per lo più pigri, amanti di guerra se possono andare come inviati, in posti securi come alberghi e ristoranti, da dover “osservare” a distanza.

L’Artsakh non è notizia di prima pagina della BBC o della CNN (notoriamente sulla busta paga di Aliyev) e l’unica menzione in prima pagina su Reuters è l’affermazione secondo cui l’Azerbajgian potrebbe concedere l’amnistia ai soldati dell’esercito di difesa dell’Artsakh (le stesse dichiarazioni dell’Azerbajgian prima dell’attacco terroristico all’Artsakh lo smentiscono). La sofferenza degli Armeni in Artsakh non fa che intensificarsi.

Ecco i risultati della “operazione antiterrorismo” azera che non doveva colpire obiettivi civili in Artsakh, visto gli armamenti altamente sofisticati e “la volontà di evitare obiettivi civili”. Invece, sono state preso di mira soprattutto degli obiettivi civili. A causa degli attacchi mirati dell’Azerbajgian contro le infrastrutture critiche dell’Artsakh, come le centrali elettriche, i cavi e le stazioni telefoniche e le apparecchiature Internet, la popolazione è completamente isolata gli uni dagli altri e migliaia di famiglie sono state separate. A causa dell’interruzione delle comunicazioni, e visto che città e paesi sono circondati dalle forze armate azeri, ancora non è possibile avere un conto esatto delle vittime.

«Ho appena ricevuto notizie da un parente di Stepanakert che lavora all’ospedale. Le scene che descrive sono apocalittiche. Gli uomini che venivano portati in ospedale, fatti a pezzi, non potevano essere curati per mancanza di tutto. Molti sono morti. Il posto è ancora coperto di sangue e di membra umane» (Anita Khachaturova – 22 settembre 2023 – ore 21.30).

I segnali di allarme di pulizia etnica sono venuti e andati. Continuiamo a monitorare e riferire gli eventi che decidono il destino dei 120.000 Armeni dell’Artsakh.

Nel pomeriggio del 21 settembre 2023 sono iniziate ad emergere da scambi di messaggi privati condivisi con ricercatori dell’UNHR, notizie di uccisioni extragiudiziali di civilii, nonché di presa di ostaggi e violenza sessuale.

Tutti gli organi governativi della Repubblica di Artsakh hanno ricevuto l’ordine di distruggere completamente i loro archivi. «Con le nostre stesse mani siamo costretti a cancellare la nostra storia», si è appreso dall’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani del della Repubblica di Artsakh.

«Un soldato azerbajgiano presente nella zona come parte di un’operazione antiterrorismo in Karabakh ha postato la foto di una ragazza armena che aveva trovato nell’edificio in cui erano entrati: non ti butto da nessuna parte, ti metto solo qui. Non ci occupiamo di donne e bambini».

Questa è propaganda dei media statali azeri-turchi. Seguono alcuni esempi di ciò che i soldati azeri hanno fatto realmente alle foto di donne e bambini che hanno trovato in Artsakh dopo il 2020:
Gennaio 2021: un soldato azero esamina le foto di famiglia nella casa armena che sta occupando, valutando le donne che vi ritraggono. Sottotitola il video “puttane armene”.
Febbraio 2021: i soldati azeri a Hadrut si fermano mentre saccheggiano una casa armena per deridere l’apparizione di una ragazza armena nel suo album fotografico scolastico.
Luglio 2021 (non una foto, ma merita di essere menzionata): i soldati azeri entrano in una scuola materna saccheggiata a Hadrut. “Questo è l’asilo dei disonorevoli. L’abbiamo trasformato in merda”.
Settembre 2021: un soldato azero calpesta le foto di uomini armeni, poi prende la foto di una giovane donna e la toglie dalla cornice per tenerla per sé.
Febbraio 2022: un soldato azero trova la foto di una coppia armena in una casa il Artsakh, brucia la zona inguinale della donna e la intitola “tragica fine di una famiglia armena”.

Questo Presidente della Mezzaluna Rossa azera diffonde un po’ di falsa storia dell’Azerbajgian e una spiegazione del perché gli Armeni di oggi meritano tutto ciò che l’Azerbajgian ha fatto e sta facendo loro. Quest’uomo repugnante probabilmente giocherà un ruolo importante negli “aiuti agli Armeni etnici nella zona economica del Karabagh dell’Azerbajgian”.

I media statali dell’Azerbajgian hanno organizzato una reportage in cui alcuni Armeni bloccati in un villaggio vengono “aiutati”, per distrarre dalla stragrande maggioranza degli sfollati nell’Artsakh che si trovava per strada e stanno facendo morire di fame. Tuttavia, gli utenti Azeri dei social network si sono infuriati per la (falsa) dimostrazione di aiuto dell’Azerbajgian. Questo la dice lunga.

Tenendo presente le notizie allarmanti sulla situazione sul campo in Artsakh e sulla reazione occidentale alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ieri sera, sembra di vedere un inquietante déjà vu dell’inizio della guerra in Bosnia.
Al primo colloquio tra Baku e Stepanakert non è seguita l’apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin), quindi, nessuna ripresa delle consegne di massa di rifornimenti. Oggi le forze di mantenimento della pace russe hanno assicurato la consegna di aiuti umanitari alla popolazione dell’Artsakh attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin) e la strada di Akna (Aghdam). In totale sono state consegnate oltre 50 tonnellate di cibo, come riportato nel bollettino informativo del Ministero della Difesa russo riguardo alle attività del contingente di mantenimento della pace russo nell’Artsakh. Siamo ancora lontano dalla necessità quotidiana della popolazione, per non dimenticare la mancanza di carburante, gas e elettricità, tra altro.

Decine di migliaia di cittadini dell’Artsakh sono sfollati dalle loro case.

I soldati azeri continuano a spostarsi a piacimento.

Non ci sono molte informazioni dalle aree rurali ma abbiamo resoconti credibili di atrocità, di cui abbiamo riferito.

Durante la sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, abbiamo sentito un linguaggio estremamente duro nei confronti dell’Azerbajgian da parte dei rappresentanti occidentali, Stati Uniti, Francia e Germania in particolare (come abbiamo riferito, ma non solo loro) per l’uso della forza militare. Questa situazione, richiede una missione umanitaria internazionale e una presenza militare del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul terreno. Molto chiaro è stato il Ministero degli Esteri tedesco: «I residenti del Nagorno-Karabakh meritano di vivere senza paura, senza paura della violenza, senza paura di essere allontanati con la forza dalle loro case, senza paura di essere privati della loro lingua e religione». Ha condannato fermamente l’attacco militare dell’Azerbajgian al Nagorno Karabakh e ha chiesto la cessazione definitiva delle ostilità.

La sola cosa che conta per l’Azerbajgian è la posizione della Turchia, che dà pieno sostegno, e della Russia, che baratta qualsiasi questione relativa ai diritti Armeni locali per il mantenimento della propria presenza nel Caucaso meridionale. La Russia ha affermato solo che “lo scontro armato nel Nagorno-Karabakh si è intensificato in modo drammatico” ed è preoccupata per i suoi (inadeguati) forze di mantenimento della pace. Ha incolpato l’Unione Europea, concludendo, “la regione non conosce alternative al ruolo del contingente di mantenimento della pace russo”
La conclusione è, che gli attori occidentali sanno e affermano che è necessaria una sorta di presenza internazionale sul terreno per proteggere gli armeni locali e supervisionare gli eventi, ma attualmente l’Azerbaigian e la Russia la bloccano entrambi.

Il campo di concentramento Artsakh è tenuto ermeticamente chiuso: nessuno può uscire e nessun osservatore e giornalista internazionale può entrare.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 17.30 ++++

Casini e Scalfarotto, Armenia non sia lasciata sola
(AGI) – Roma, 22 set. –
“Seguiamo con grande apprensione le tragiche vicende umanitarie del Nagorno-Karabakh dove, per volontà degli Azeri, si è riacceso un conflitto che solo nelle ultime ore sembra aver destato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale”. Lo scrivono in una nota congiunta i senatori Pier Ferdinando Casini e Ivan Scalfarotto.
“Gli atti di guerra perpetrati negli ultimi giorni dagli Azeri con l’acquiescenza dei players regionali, in particolare della Russia, rischiano di riaccendere una terribile escalation – proseguono – l’Armenia non può essere lasciata sola, in particolare dall’Europa e dal nostro Paese. Ce lo chiedono ragioni storiche; ce lo chiede il più elementare senso di giustizia e libertà”.
“Siamo consapevoli – sottolineano – degli interessi economici e commerciali che rendono l’Azerbajgian un interlocutore importante, ma vogliamo sperare che il governo italiano non deroghi a principi fondamentali della nostra politica estera come quelli di non fornire armi a Paesi belligeranti. L’economia è importante, ma quando ad essa si piegano le ragioni dell’umanità non si può che incorrere in tragedie ancor peggiori. Ci riserviamo, nella prossima settimana, di utilizzare gli strumenti ispettivi nelle prerogative del Parlamento per chiedere chiarezza al governo. Quando sono in gioco la pace, la stabilità, e la vita di migliaia di persone, non è lecito ricorrere a espedienti o scorciatoie”. (AGI)

Ore 15.22 – Il consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh, David Babayan, non sono stati raggiunti accordi con l’Azerbajgian sulle garanzie di sicurezza o sull’amnistia.

Ore 17.13 – Canale Telegram Peacekeeper del Contingente di mantenimento della pace russo: «In applicazione degli accordi sulla cessazione delle ostilità raggiunti attraverso la mediazione del comando del contingente di mantenimento della pace russo, è iniziata la consegna di armi e munizioni alle unità dell’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh sotto il controllo del personale militare russo. Inoltre, le forze armate del Karabakh lasciano i loro posti, nel quadro degli accordi raggiunti nella riunione di Yevlakh. Ad oggi sono state consegnate più di 800 armi leggere, granate, mortai, missili anticarro e sistemi missilistici antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla».

«Gli sfollati forzati dell’Artsakh presso il quartier generale delle forze di mantenimento della pace russe sopportano condizioni deplorevoli, mentre fonti russe diffondono la narrativa secondo cui le forze di mantenimento della pace russe “salvano la popolazione civile”» (Ararat Petrosyan, Vicedirettore di Armenpress).

Una nota da un amico dell’Artsakh. Scrive quello che abbiamo predetto più volte in passato (i giornalisti non si interessano all’Artsakh finché non vedono sangue; poi come avvoltoi scenderanno su Yerevan per coprire “sul posto” gli eventi in Artsakh dagli alberghi cinque stelle e ristoranti di Yerevan; disgustosi):
«Cari giornalisti,
negli ultimi 9 mesi vi abbiamo supplicato di coprire il blocco nell’Artsakh, eravamo impegnati a raccogliere prove e testimonianze che continuavate a ignorare. Solo pochi di voi sono entrati in contatto con noi e a volte ero così stanco che ho dovuto rifiutare ma vi ho sempre chiesto di utilizzare quello che avevo nel mio diario.
Oggi che tutto è tragico, non ho abbastanza batteria né abbastanza energia per rilasciarvi tutte le interviste. Detto questo, ho una testimonianza per tutti voi:
Noi, popolo dell’Artsakh, abbiamo bisogno di un corridoio umanitario per partire. Non siamo pronti a convivere con un Paese che ci ha fatto morire di fame e poi ci ha ucciso. ABBIAMO BISOGNO del corridoio».

Nelle strade di Yerevan la gente protesta e chiede al governo di evacuare la popolazione armena del Nagorno-Karabakh, poiché 120.000 Armeni si trovano ad affrontare gravi minacce dall’Azerbajgian. Chiedono un corridoio umanitario.

«Durante i bombardamenti un bambino di 8 anni è scomparso nel Nagorno-Karabakh, suo fratello è stato ucciso e non è stato nemmeno possibile portare via il suo corpo dal villaggio. Questi bambini sono terroristi agli occhi dell’Azerbajgian e i suoi missili, veicoli blindati, artiglieria e UAV sono stati diretti contro di loro.
Le immagini dal Nagorno-Karabakh sono davvero scioccanti: donne, bambini, anziani lasciati senza riparo e cibo, mamme che cercano disperatamente di ritrovare i loro figli persi, mogli che piangono per paura che l’Azerbajgian possa imprigionare i loro mariti.
Il segmento dei social media dall’Azerbajgian è pieno di appelli per trovare bambini e donne scomparsi, per violentarli, smembrarli e darli in pasto ai cani. Gli utenti dell’Azerbajgian condividono i profili di donne Armeni del Nagorno-Karabakh facendo offerte su chi le farà stuprare per prima quando verranno prese dall’Azerbajgian
È difficile credere che tutto questo stia accadendo nel XXI secolo» (Ararat Mirzoyan, Ministro degli Esteri dell’Armenia alla sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite).

«Le continue atrocità fisiche e psicologiche contro i nostri compatrioti che sono sull’orlo della fame hanno un obiettivo: trasformare l’Artsakh in un campo di concentramento effettuando la pulizia etnica» (Syuzanna Avetisyan, Membro del Consiglio comunale degli anziani di Jermuk, esperto di autogoverno locale).

«Quando il villaggio fu bombardato dall’Azerbajgian, i bambini si radunarono sotto un albero per sicurezza. Gli Azeri hanno colpito quella zona e il sindaco del villaggio ha portato d’urgenza i bambini feriti all’ospedale. Suo figlio di 15 anni è morto e ora non può nemmeno tornare a recuperare il suo corpo.
Sofik, madre di 5 figli, è stata testimone di come l’Azerbajgian abbia bombardato un gruppo di bambini armeni che cercavano di nascondersi. Tre dei suoi figli sono rimasti feriti. Non sa dove sia il suo quarto figlio. Nel suo villaggio almeno 5 bambini sono stati uccisi, 13 sono rimasti feriti» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).

«Il tredicenne Mkrtich Hovoyan e sua madre sono rimasti gravemente feriti nel villaggio di Vanq, nell’Artsakh, a seguito dei bombardamenti azeri sulla loro casa. Suo fratello di 16 anni, Sergey Hovoyan, e il loro vicino di casa di 67 anni, Melsik, furono uccisi lì» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).

«Dopo l’attacco militare dell’Azerbajgian del 19 settembre, molti civili nel Nagorno-Karabakh non hanno più casa né rifugio. Questi sono bambini che dormono sui sacchi perché sono i posti più morbidi che possano trovare…» (Tatevik Hayrapetyan, ex Deputato dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Armenia).

Il sindaco del villaggio di Sar Aghpur è riuscito a far uscire di corsa tutti i bambini durante il bombardamento da parte dell’Azerbajgian. Ne sono usciti tutti vivi, tranne un bambino che è morto: suo figlio. Questa è solo una delle storie strazianti di questo assedio.

Negli ultimi due giorni, l’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani e altri organi statali competenti della Repubblica di Artsakh hanno ricevuto più di 600 chiamate e richieste per ritrovare familiari, parenti e persone care scomparse.

Un soldato azerbajgiano, ritenuto morto, è stato trovato vivo in una palude. Quindi, naturalmente la prima cosa che ha fatto è stata fare il segno fascista e ultranazionalista dei Lupi Grigi turchi.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 12.30 ++++

David Babayan, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh, ha dichiarato in un’intervista a 168.am che l’Azerbaigian non ha fornito alcun aiuto umanitario all’Artsakh. Artsakh si aspetta che l’assistenza umanitaria arrivi dall’Armenia attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). In precedenza, i media azeri avevano riferito che due camion da 20 tonnellate con vari prodotti alimentari e igienici, nonché due veicoli che trasportavano pane, erano stati inviati ad Artsakh.
Quindi, l’Azerbajgian generosamente avrebbe inviato aiuti umanitari (l’uso della parola umanità in connessione con questo Stato terrorista equivale una bestemmia) attraverso la strada di Akna (Aghdam) per “soddisfare i bisogni dei residenti Armeni del Karabakh”, che sono stati intrappolati, fatti morire di fame e infine bombardati dallo medesimo Azerbajgian. Il definitivo fallimento dell’Azerbajgian nell’ottenere l’accesso su questa rotta è stato ciò che ha immediatamente preceduto i suoi attacchi terroristici all’Artsakh.
Intanto, il Corridoio di Berdzor (Lachin) rimane chiuso, con cui l’Azerbaigian ha provocato la crisi umanitaria, esasperando la situazione con l’attacco terroristico del 19 settembre scorso.

Si riferiscono di molti feriti (non solo forze di difesa, ma anche di civili) nelle aree ormai isolate di Martakert e Martuni dell’Artsakh. Non è stato possibile evacuarli per cure mediche. Nessun numero reale fornito dalle autorità dell’Artsakh sulle perdite dovuto alla mancanza di contatto. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha inviato da Stepanakert sei veicoli per i feriti gravi a Martuni.
Aggiornamento: il CICR ha trasportato nei loro veicoli 9 feriti da Martuni a Stepanakert, ha riferito il corrispondente di guerra David Torosyan.

Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian tenta con contro-argomentazioni di respingere le numerose richieste (per la prima volta) della comunità internazionale di fermare le operazioni militari nel Nagorno-Karabakh. Durante la sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov ha presentato “prove” fotografiche, che “dimostrano” che i civili pacifici non sono stati presi di mira nelle “misure antiterrorismo”. Una ripetizione di quanto fatto dal Rappresentante azero nella precedente sessione dedicata al blocco azero dell’Artsakh, che mostrava foto di bambini che mangiavano biscotti e di torte nuziali di cartapesta, per dimostrare che non c’era un #ArtskhBlockade e che la crisi umanitaria era inventata oppure provocata dagli stessi Armeni del Nagorno-Karabakh.
Nel mezzo della campagna di pulizia etnica dell’Azerbajgian – e contrariamente alle dichiarazioni del Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, e di Bayramov – i civili dell’Artsakh sono gravemente e immediati minacciati e attaccato, come dimostrano gli esempi di civili innocenti dell’Artsakh presi di mira dalle forze armate azere, ignorate da Pashinyan e Bayramov, se non direttamente negate.

Questo Azero che vorrebbe cambiare la propria identità in Turco ha copiato il comportamento del suo antenato. È questo che fanno in Artsakh.

22 settembre 2023 – Nel centro di Yerevan i manifestanti si scontrano con la polizia, che effettua arresti. La polizia continua a usare forza eccessiva contro i manifestanti pacifici.
3 ottobre 2014 – Militari armeni conducono operazioni antisommossa durante la rotazione 14-09 presso il Joint Multinational Readiness Center di Hohenfels in Germania. 3 ottobre 2014. La rotazione si basa sull’attuale contesto operativo ed è progettata per preparare l’unità per le operazioni di sostegno alla pace, stabilità e emergenza.

«Parliamo del lobbying azero in Israele. Ho passato molto tempo a non parlarne perché come giornalista in Israele sentivo molta pressione, ma non voglio tacere su questo.
L’Azerbajgian ha investito molto nell’attività di lobbying in Israele a livello di governo e di pubbliche relazioni. Hanno anche un lussuoso centro turistico allestito sulla spiaggia di Tel Aviv. Questa è una tattica nota di Aliyev, che è un dittatore antidemocratico tanto quanto “sostiene” Israele.
Una delle tattiche più spiacevoli che ho visto è stata quella di corrompere giornalisti, personaggi pubblici e media. Ho assistito personalmente ad affermazioni assolutamente false fatte sia in privato che in pubblico ai media israeliani da parte della lobby azera, che fa pressioni e molesta anche i giornalisti israeliani quando si tratta di parlare apertamente dell’Armenia. Questo non è il comportamento di un “alleato” e tanto meno di una nazione democratica che rispetta la libertà di stampa.
Essendo io stesso giornalista, sono stato invitato più di una volta a “viaggi educativi” sponsorizzati dal governo azero (cosa che ho rifiutato). Molti dei miei colleghi sono stati invitati e sono andati. Conosco casi in cui “persone importanti” hanno ricevuto letteralmente in dono gioielli d’oro dal governo azero durante la loro visita. Questo è il loro approccio strategico, adulare giornalisti e personaggi pubblici chiave e bombardarli con false informazioni.
L’Azerbajgian ha un’agenda politica globale aggressiva e spende un’incredibile quantità di denaro facendo pressioni su Israele (e altri) per promuoverla – denaro che l’Armenia semplicemente non ha. In un altro esempio, la lobby azera in Israele era dietro il tentativo di ingannare più di 30 parlamentari affinché firmassero una lettera a sostegno del separatismo in Iran nelle province azere. Una volta esposto questo fatto, più di 25 di loro hanno revocato la propria firma. Questo è emblematico della lobby azera: disonesta, ingannevole e carica di denaro. Ma in Azerbajgian ci sono alcune persone che non puoi comprare.
Per mesi, il regime azero ha promosso una narrazione completamente falsa e inventata secondo cui gli Azeri sono pro Israele in questo scenario con l’Armenia e stanno semplicemente “difendendosi” dai “terroristi”. Ciò affonda le sue radici nell’ideologia pan-turca che mira alla completa distruzione della prima nazione cristiana al mondo (Armenia).
Questa è una palese menzogna utilizzata per giustificare la pulizia etnica dal territorio conteso del Nagorno-Karabakh, un’area di 120.000 abitanti di etnia armena, storicamente armena per migliaia di anni, circondata dagli Azeri. Questo territorio è circondato dall’Azerbajgian a causa del modo in cui i sovietici tracciarono i confini dopo la caduta dell’URSS. L’Azerbajgian ha lanciato numerose guerre e un blocco per cacciare gli Armeni dalla loro terra, e sono molto più potenti grazie alle armi israeliane.
Dopo la guerra del 2020, nonostante i rischi, l’Armenia si era offerta di rinunciare alle rivendicazioni territoriali in cambio della garanzia che gli Armeni presenti sul territorio sarebbero stati protetti – poiché l’Azerbajgian aveva già commesso massacri e pulizia etnica delle città armene. Nel Nakhichevan, altro territorio storicamente armeno ma risucchiato nei confini del moderno Azerbajgian, gli Azeri hanno distrutto il 98% dei siti storici e religiosi degli Armeni, tentando di cancellare il loro legame con la terra, dopo una vergognosa campagna di pulizia etnica.
Invece di accettare di proteggere i diritti umani degli Armeni nel Nagorno-Karabakh oggi, l’Azerbajgian ha lanciato un’altra guerra contro gli Armeni, attaccando anche obiettivi civili. Ciò avviene dopo mesi di incitamento alla violenza e alla disumanizzazione degli Armeni da parte del governo e dei media azeri.
Se vedete gli Israeliani “sostenere” l’Azerbajgian, sappiate solo che è il risultato di una brutta, organizzata e premeditata campagna di lobbying nei confronti dell’Azerbajgian. L’Azerbajgian NON ha valori condivisi con lo Stato di Israele, NON è una democrazia: è una dittatura e le dittature non sono veri alleati» (Emily Schrader).

++++ AGGIORNAMENTO ORE 10.30 ++++

«Nelle ultime 48 ore sono pervenute innumerevoli segnalazioni provenienti dall’Artsakh di atrocità ed esecuzioni di donne e bambini. Mentre aspettiamo informazioni ufficiali, c’è stato un flusso di video orribili condivisi dai canali azeri. Questi video mostrano l’assoluto disprezzo per la vita innocente e la brutalità e le intenzioni dell’esercito azerbajgiano.
Prima della riunione d’emergenza delle Nazioni Unite di oggi, il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha affermato con sicurezza durante il suo annuncio ufficiale che non ci sono minacce dirette alla popolazione civile in Nagorno-Karabakh – una valutazione irresponsabile che è stata utilizzata anche dall’Azerbajgian per reprimere qualsiasi opposizione tra i membri delle Nazioni-Unite.
La dichiarazione del Primo Ministro Pashinyan: “Crediamo che la popolazione del Nagorno-Karabakh debba vivere in condizioni stabili e sicure. Pensiamo che gli Armeni nell’Artsakh dovrebbero vivere in condizioni dignitose e sicure. Ora, al momento, la nostra valutazione è che non esiste alcuna minaccia diretta per la popolazione civile del Nagorno-Karabakh”» (Agenzia 301 – 22 settembre 2023, ore 02.26 – Video).

Ore 10.00 – Secondo il blogger russo Poznyakov, le forze armate azere avrebbero sparato a militari russi nell’Artsakh. Uno è stato ucciso e un altro è in terapia intensiva. Secondo la fonte la sparatoria è avvenuta a bruciapelo.

Ore 10.28 – Il canale Telegram del contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh informa:
«Gli specialisti del distaccamento medico del contingente di mantenimento della pace russo continuano a fornire assistenza medica qualificata e specializzata ai residenti colpiti del Nagorno-Karabakh praticamente senza sosta. L’équipe medica comprende medici di varie specialità, tra cui chirurghi militari, anestesisti-rianimatori, terapisti, epidemiologi e psicologi.
Sul territorio del contingente di mantenimento della pace russo è stato dispiegato un campo modulare a blocchi, dotato di moderne attrezzature mediche che consentono fino a 80 esami radiografici, fluorografici ed ecografici al giorno, un reparto in grado di fornire cure chirurgiche, nonché un modulo diagnostico operatorio e con reparto di terapia intensiva».

«La situazione è semplicemente catastrofica a Stepanakert. Buongiorno» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email).

«Settembre. Invece degli studenti, a scuola sono venuti gli sfollati. Di notte questa nonna dormiva in questo letto fatto di sedia. Buongiorno da Stepanakert» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email).

«Ancora mattinata a Stepanakert» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email).

Un ulteriore aggravamento della situazione nel Nagorno-Karabakh porterà a vittime e sofferenze umane e ostacolerà il processo di pace. Il vero dialogo tra le autorità dell’Azerbajgian e del Nagorno-Karabakh è l’unico modo per andare avanti, ha dichiarato il Rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite durante la sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza. L’ONU è pronta a fornire sostegno umanitario al Nagorno-Karabakh.

Durante la sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione del Nagorno-Karabakh, il Ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha dichiarato che l’Azerbajgian ha effettuato un’operazione su larga scala nel Nagorno-Karabakh, e nessuno può negare che si sia trattato di un’operazione intenzionale. «La Francia ha condannato immediatamente e fermamente questo attacco inaccettabile. Centinaia di persone sono state uccise e centinaia sono rimaste ferite. I diritti del popolo armeno che vive nel Nagorno-Karabakh sono a rischio. Questa possibilità non esiste se il partito più forte usa deliberatamente la forza contro il più debole. Se l’Azerbajgian cerca veramente una soluzione pacifica e negoziata, è obbligato a fornire garanzie tangibili ora e qui. Non possiamo rimanere passivi perché in questo modo saremo complici dell’emigrazione di massa della popolazione del Nagorno-Karabakh. Dobbiamo restare vigili se tentano di coinvolgere l’Armenia in questi tragici eventi, usandoli come scusa per mettere in dubbio l’integrità dell’Armenia», ha affermato il Ministro degli Esteri francese.

Il Rappresentante degli Stati Uniti presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato che Washington è preoccupata per la situazione nel Nagorno-Karabakh, che è il risultato delle operazioni militari dell’Azerbajgian. Washington ha chiesto la cessazione delle ostilità, ma la situazione sul terreno resta difficile. Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per le notizie di violenza contro i civili da parte dell’Azerbajgian. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’Azerbajgian è responsabile delle azioni delle sue forze armate e che queste devono rispettare il diritto internazionale. Gli Stati Uniti hanno invitato le parti a garantire che le organizzazioni umanitarie possano fornire cibo, medicine e forniture essenziali senza ostacoli. Gli Stati Uniti si sono detti delusi dal fatto che le operazioni militari siano iniziate dopo la consegna degli aiuti umanitari al Nagorno-Karabakh: «La popolazione del Nagorno-Karabakh ci ha guardato con ammirazione in questo momento di bisogno, e gli Stati Uniti hanno fornito 24 milioni di dollari in aiuti umanitari e allo sviluppo dal 2020 a oggi in risposta alla crisi. Ma vediamo chiaramente la situazione: la risoluzione della crisi è possibile solo mettendo fine alla violenza e raggiungendo una pace duratura. Gli Stati Uniti confermano che la missione della missione umanitaria internazionale nel Nagorno-Karabakh sarà importante, poiché infonderà nella popolazione la fiducia che i loro diritti e la sicurezza saranno protetti, in linea con le dichiarazioni pubbliche dell’Azerbajgian. Gli Stati Uniti stanno lavorando con i leader dell’Armenia e dell’Azerbajgian per raggiungere la pace e la giustizia per tutti», ha affermato il Rappresentante degli Stati Uniti.

Durante la sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri tedesco ha condannato fermamente l’attacco militare dell’Azerbajgian al Nagorno Karabakh e ha chiesto la cessazione definitiva delle ostilità: «Abbiamo bisogno di una cessazione completa delle ostilità. L’Azerbajgian ha la responsabilità di proteggere pienamente la popolazione civile, in particolare i bambini che vivono nel Nagorno-Karabakh. La deportazione e l’emigrazione etnica dal Nagorno-Karabakh non sono accettabili. La sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia e dell’Azerbajgian non dovrebbero essere messe in discussione. È difficile immaginare le sofferenze e le difficoltà che vivono da mesi donne, bambini e uomini che vivono nel Nagorno-Karabakh. Le autorità di Baku hanno addirittura chiuso il Corridoio di Lachin, i negozi sono vuoti, le medicine sono finite, non c’è abbastanza elettricità né benzina. Non appena è apparso un accenno di speranza, le spedizioni umanitarie sono state autorizzate a raggiungere il Nagorno Karabakh, e Baku ha nuovamente assicurato che si sarebbe astenuta dall’uso della forza, ma questa promessa è stata infranta e ha causato enormi sofferenze alla popolazione in gravi difficoltà. La popolazione del Nagorno Karabakh merita che i propri diritti siano tutelati. Mantenere aperto il Corridoio di Lachin è vitale per ragioni umanitarie. È anche un ponte culturale e sociale per gli Armeni che vivono in Karabakh. Baku e gli Armeni del Nagorno-Karabakh dovrebbero tornare al dialogo. Questo conflitto, iniziato 30 anni fa, ha causato numerose vittime. I residenti della regione hanno bisogno di una pace duratura tra Armenia e Azerbajgian. Ne abbiamo bisogno anche noi. E ciò può essere raggiunto solo al tavolo delle trattative. Continueremo a renderlo chiaro ad entrambe le parti. Chiedo la ripresa dei negoziati, il cui mediatore è l’Unione Europea. Adesso è il momento di allentare la tensione. E voglio sottolineare che nessun Paese dovrebbe sfruttare la situazione attuale per destabilizzare la democrazia armena. I residenti del Nagorno-Karabakh meritano di vivere senza paura, senza paura della violenza, senza paura di essere allontanati con la forza dalle loro case, senza paura di essere privati della loro lingua e religione. Meritano di vivere in pace, proprio come tutti noi», ha affermato il Ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock.

Nel corso della sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri dell’Unione Europea, Josep Borel, ha espresso il suo pieno sostegno agli Armeni del Nagorno-Karabakh, che stanno attraversando un periodo di intense difficoltà. «Sono stati isolati per mesi a causa della chiusura del Corridoio di Lachin, sperimentando carenza di cibo e medicine. La libertà di movimento è stata limitata e la fornitura di gas ed elettricità è stata interrotta più volte. L’Azerbaigian ha la responsabilità di garantire il pieno rispetto della sicurezza e dei diritti degli Armeni del Karabakh e non è accettabile l’uso della forza per risolvere le controversie. L’Unione Europea ha condannato l’azione militare dell’Azerbajgian. Consideriamo riprovevole la perdita di vite umane a causa di tale tensione. Ci aspettiamo che le ostilità e la violenza non riprendano. La popolazione locale ha bisogno di aiuti umanitari urgenti e di garanzie che la loro sicurezza e i loro diritti siano rispettati. Chiediamo all’Azerbajgian di adottare misure concrete, tra cui garantire l’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari per la popolazione civile in difficoltà, anche aprendo completamente il Corridoio di Lachin, che è necessario nella situazione attuale. L’Unione Europea e i suoi Stati membri sono pronti a fornire aiuti umanitari. Oggi la Commissione Europea ha annunciato il primo pacchetto umanitario per aiutare le popolazioni bisognose del Karabakh. È necessario condurre un dialogo globale e trasparente con il Karabakh per garantire i loro diritti e la loro sicurezza, compreso il diritto a vivere con dignità nelle proprie case», ha affermato il Rappresentante dell’Unione Europea. L’Unione Europea ha invitato l’Azerbajgian a riaffermare il suo inequivocabile rispetto per l’integrità territoriale dell’Armenia e ad accettare la demarcazione del confine in linea con la Dichiarazione di Alma Ata del 1991. Ha inoltre invitato a riprendere il processo negoziale tra Armenia e Azerbajgian con l’obiettivo di concludere un accordo di pace.

Questa mattina, due camion carichi di aiuti umanitari e due auto con pane sono entrati in Artsakh attraverso la strada di Akna (Aghdam). I due camion trasportavano 20 tonnellate di carico, compresi generi alimentari e articoli per l’igiene. Lo ha confermato il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan durante la sessione del governo: «Sono stati raggiunti alcuni accordi affinché il 22 settembre grandi quantità di aiuti umanitari entrino nel Nagorno-Karabakh. C’è qualche speranza per un miglioramento della situazione umanitaria. Non è escluso che grandi quantità di aiuti umanitari entrino oggi nel Nagorno-Karabakh». Pashinyan ha detto che ci sono alcune disposizioni, «tuttavia non posso dire con certezza se queste disposizioni verranno avviate o meno».

In un’intervista con RT France, il Portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha ammesso indirettamente che l’Azerbajgian ha pianificato l’ultima guerra in coordinamento con la Russia. Zakharova ha affermato che molte aspettative riguardo al Nagorno-Karabakh sono legate agli sforzi di mediazione della Francia e del Presidente Emmanuel Macron. «Guardate cosa ha portato questo, mentre la Russia svolgeva il suo ruolo di mediatore. Ebbene, c’erano basi fondamentali per procedere verso una soluzione pacifica. Tuttavia, quando l’ideologia occidentale ha iniziato a influenzare la situazione, tutto è cambiato. Questo può servire come una lezione per chiunque consideri il coinvolgimento occidentale nella mediazione».

Armi e gas, il legame di ferro fra l’Italia e l’Azerbaigian in guerra
di Futura D’Aprile
Domani, 21 settembre 2023
L’Italia vende armi e compra gas da Baku nonostante il conflitto in Nagorno-Karabakh. Il governo Meloni non ha intenzione di cambiare posizione e anzi punta al raddoppio del gasdotto tra Azerbaigian e la Puglia.

In Armenia, il lutto impossibile dell’Artsakh: il racconto dell’inviato speciale di Le Figaro
Il giorno dopo la capitolazione dell’enclave, gli armeni oscillano tra la rabbia contro i “traditori” e il desiderio di continuare la lotta
di Patrick Saint-Paul, Inviato speciale a Yerevan e Goris
Le Figaro, 21 settembre 2023

(Nostra traduzione italiana dal francese)

L’atmosfera è elettrica al cimitero di Yerablur a Yerevan, dove le bandiere dell’Armenia e dell’autoproclamata Repubblica di Artsakh adornano le tombe. Sullo sfondo il Monte Ararat. Riunite per il Giorno dell’Indipendenza sulla scalinata che conduce a questo cimitero militare, le famiglie dei soldati caduti difendendo l’enclave armena in territorio azerbajgiano sono determinate a impedire l’arrivo del Primo Ministro Nikol Pashinyan.

“Non hai il diritto di venire qui, comportati bene. Hai abbandonato Artsakh. Non abbiamo più una nazione”, ha detto la piccola folla ai rappresentanti dell’Associazione dei volontari Yerkrapah, venuti a rendere omaggio in questo pantheon degli eroi della nazione armena. Nelle prime ore della mattina, un deputato del partito al governo, Hovik Aghazarian, è stato aggredito da famiglie in lutto. La madre di un combattente volontario, caduto nel 2020 durante la guerra dei 44 giorni, gli ha dato un pugno in faccia.

È un giorno di lutto per l’Armenia, che questo giovedì, 21 settembre, commemora i trentadue anni di indipendenza, il giorno dopo una dolorosa capitolazione davanti all’Azerbajgian. L’enclave del Nagorno-Karabakh, Artsakh per i 120.000 Armeni che lo popolano, riconquistata dopo il crollo dell’URSS, è perduta, cadendo nelle mani degli Azeri al termine di una guerra lampo. Ciò ha provocato 200 morti in 24 ore di bombardamenti intensivi.

“È molto difficile per tutti noi”, risponde ai cittadini arrabbiati Roman Mkhitarian, originario di Yerkrapah, che ha combattuto nell’Artsakh durante le guerre del 2016 e del 2020. Non posso descrivere i nostri sentimenti quando le persone ci inveiscono in questo modo. Con questo ritiro dobbiamo ricominciare tutto da zero. Libereremo la nostra terra”.

“Vergognatevi. Avete abbandonato il nostro onore. Siete traditori”, canta la folla mentre i responsabili lasciano il cimitero. Un generale dei combattenti volontari assiste alla scena, sopraffatto da un’aria di disgusto nella sua uniforme ricoperta di medaglie. “Abbiamo appena lasciato il nostro posto, ci sentiamo così male”, ha detto prima di partire al volante della sua Lada color kaki.

“Prima o poi ci verranno a cercare”

Pochi metri più avanti, un altro veterano di entrambe le guerre, 58 anni, scuote la testa incredulo. “Sono come morto. Avrei preferito essere ucciso in combattimento, dice con amarezza. Avremmo potuto vincere nonostante la differenza di forza. Artsakh è la nostra anima, il nostro cuore. Dobbiamo manifestare per abbattere Pashinyan e tornare a combattere. Come nel 2020, ci è stato ordinato di ritirarci ma eravamo pronti a combattere fino alla fine per difendere le nostre montagne. Il soldato fa una pausa per un profondo sospiro, prima di aggiungere: “Come vuoi combattere quando i tuoi leader ti pugnalano alle spalle?”

Al suo fianco, Arus Harastunian, moglie di un soldato ucciso nell’Artsakh l’8 ottobre 2020, racconta di vivere il lutto una seconda volta. “Non posso descriverti i miei sentimenti”, dice con il viso chiuso. Artsakh è il nostro sacro cuore. Pashinyan riparò le strade e diede cibo, ma erano necessarie le armi. Il mondo è cieco. Alla fine riconosce il genocidio armeno, ma solo per lasciare che questa nuova tragedia accada. Siamo rimasti delusi. Perché nessuno ha adottato sanzioni contro l’Azerbajgian e la Turchia dopo l’aggressione del 2020? Per il gas o il petrolio, tutto qui!”

Questo giovedì, dopo aver deposto le armi il giorno prima, i rappresentanti dell’Artsakh hanno avviato i negoziati con il vittorioso Azerbajgian, sotto l’egida della Russia. Al centro delle discussioni, la “reintegrazione” della regione nello Stato azero. Resta molto incerto il destino che sarà riservato ai 120.000 Armeni dell’enclave, sottoposti per nove mesi ad un duro blocco che li ha privati di cibo, benzina e medicine.

“Non vogliamo vivere sotto il giogo degli Azeri”, dice preoccupata Alina, studentessa raggiunta telefonicamente a Stepanakert, capitale dell’Artsakh. Queste discussioni sono molto tristi. È semplicemente un nuovo genocidio. Come convivere con gli Azeri dopo tutto questo? Non avremo altra scelta che andarcene, perché prima o poi ci verranno a cercare”.

Giovedì i combattimenti sono continuati a Stepanakert, dove sono entrati i soldati di Baku. Secondo le testimonianze raccolte telefonicamente di diversi abitanti della città, gli Azeri hanno issato la loro bandiera sugli edifici ufficiali della capitale. “Abbiamo paura che entrino nelle nostre case per ucciderci”, dice Alina. Non sappiamo più cosa fare. È il panico.”


Molti combattenti dell’Artsakh hanno espresso l’intenzione di disobbedire agli ordini e di continuare a combattere per difendere le proprie case e famiglie. Gli abitanti di Martakert, cittadina situata nel nord del Nagorno-Karabakh, hanno giurato di difendersi “fino alla fine”. Anche il Colonnello Karen Javalian, famoso ufficiale delle forze armate del Nagorno-Karabakh, decorato con il titolo di “Eroe dell’Artsakh”, ha promesso di continuare la lotta con i suoi uomini.

Il Corridoio di Lachin rimane chiuso

I soldati Russi della forza di interposizione hanno evacuato circa 10.000 residenti di Stepanakert, di cui 3.000 all’aeroporto della città nelle ultime 48 ore, nel tentativo di proteggerli dai combattimenti. Almeno sei soldati Russi, compreso il secondo in comando della forza, sono stati uccisi dai soldati Azeri durante l’offensiva.

Molti residenti, soprattutto donne accompagnate dai loro figli, sperano di poter fuggire in Armenia. A Kornidzor, a nord della città di Goris, alcune auto aspettano sul lato armeno dell’ultimo posto di blocco controllato da Yerevan sulla strada per il Nagorno-Karabakh. Ma la rete d’asfalto che si snoda tra le montagne nebbiose resta disperatamente vuota. In lontananza l’occhio può vedere chiaramente la città di Lachin. I soldati di Baku continuano a chiudere ermeticamente questa strada e il corridoio omonimo, unica via di fuga dalla terra devastata dell’Artsakh.

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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