283° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. La guerra giorno 2. L’Artsakh si è arreso. La comunità internazionale non ha salvato, ha tradito l’Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.09.2023 – Vik van Brantegem] – Ieri con qualche giorno di anticipo al 27 settembre, anniversario dell’inizio della guerra dei 44 giorni nel 2020 [Presidente Arayik Harutyunyan: non è l’Azerbajgian, è la Turchia che combatte contro l’Artsakh. Circa 4.000 jihadisti della Syria combattendo con i Turchi dalla parte azera – 27 settembre 2020], Ilham Aliyev ha dato l’ordine dell’assalto finale all’Artsakh, con una “operazione di antiterrorismo nella regione economica di Karabagh dell’Azerbajgian”. Quindi, secondo la sua logica che la questione dell’Artsakh è un affare interno dell’Azerbajgian. Invece, la comunità internazionale ha rinnegato il principio, che dopo la Shoah non doveva esistere mai più che un genocidio fosse considerato un affare interno.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 11.20 ++++

L’Artsakh ha accettato l’offerta delle forze di mantenimento della pace russe per un cessate il fuoco. L’ufficio del Presidente dell’Artsakh ha dichiarato in un comunicato: «Dal 19 settembre, la Repubblica di Azerbajgian ha lanciato un’offensiva su larga scala lungo la linea di contatto con la Repubblica di Artsakh insieme a massicci attacchi di artiglieria e aerei.
L’analisi delle azioni delle forze armate azere mostra che il compito è dividere l’Artsakh e causare danni irreparabili alla sua vitalità. Durante due giorni di feroci battaglie, le forze di difesa dell’Artsakh si difesero eroicamente dal nemico, che era molto superiore in termini di personale e equipaggiamento militare, e gli inflissero pesanti perdite.
Sfortunatamente, anche la parte dell’Artsakh ha subito perdite e feriti, e in alcune zone il nemico è riuscito a irrompere nelle posizioni militari delle forze di difesa e prendere il controllo di una serie di alture e incroci stradali strategici.
Le azioni della comunità internazionale per fermare la guerra e risolvere la situazione finora sono state insufficienti.
Tenendo conto di tutto ciò, le autorità della Repubblica di Artsakh accettano la proposta del Comando della missione di mantenimento della pace russa riguardo alla cessazione del fuoco».

Le autorità dell’Artsakh hanno accettato la mediazione delle forze di mantenimento della pace russe per un cessate il fuoco prendendo la decisione di disarmare l’esercito di difesa dell’Artsakh e ritirare tutte le forze.
Il Presidente della Repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan, si è riunito con i membri del Consiglio di Sicurezza, insieme agli ex Presidenti dell’Artsakh (Bako Sahakyan, Arkady Ghughasyan e Arayik Harutyunyan), raggiungendo la decisione unanime di aderire alle richieste presentate.

Lo Staff presidenziale dell’Artsakh informa che il 21 settembre avrà luogo a Evlakh in Azerbajgian un incontro con i rappresentanti dell’Azerbajgian. L’esercito di difesa dell’Artsakh viene disarmato e gli equipaggiamenti pesanti verranno ritirati dall’Artsakh:
«1․ Attraverso la mediazione del Comando del contingente di mantenimento della pace di stanza nel Nagorno-Karabakh, è stato raggiunto un accordo sulla completa cessazione delle operazioni militari a partire dalle ore 13:00 [ore 11.00 di Roma] del 20 settembre 2023.
2․ È stato raggiunto un accordo sul ritiro delle rimanenti unità e militari delle forze armate armene dalla zona di schieramento delle forze di mantenimento della pace russe, sullo scioglimento e sul completo disarmo delle formazioni armate della Nagorno-Karabakh. Gli equipaggiamenti pesanti e le armi dell’esercito di difesa saranno ritirati dal territorio del Nagorno-Karabakh per eliminarli rapidamente.
3․ Le questioni sollevate dalla parte azera, i temi relativi alla garanzia dei diritti e della sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh, la reintegrazione, nonché i problemi relativi alla garanzia del sostentamento della popolazione del Nagorno-Karabakh nel quadro della Costituzione dell’Azerbaigian , dovrebbe essere discusso tra i rappresentanti della popolazione armena locale e le autorità centrali dell’Azerbaigian. L’incontro si terrà nella città azera di Evlakh il 21 settembre 2023».

Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha osservato che dalle pagine informative ufficiali del Nagorno-Karabakh si è appreso che le autorità del Nagorno-Karabakh hanno accettato la proposta del Comando delle truppe di mantenimento della pace russe riguardo alla cessazione del fuoco, a seguito delle operazioni militari iniziate ieri pomeriggio in seguito all’attacco sferrato dall’Azerbajgian. «Naturalmente, abbiamo preso conoscenza del testo e poiché la Repubblica di Armenia non ha partecipato alla redazione di quel testo e non è stata parte delle discussioni, la prima considerazione è che il testo menziona le forze armate dell’Armenia e parla del ritiro delle forze armate della Repubblica di Armenia unito alle forze armate del Nagorno-Karabakh. Questo fatto non è molto comprensibile per noi nelle condizioni in cui abbiamo ripetutamente affermato che dall’agosto 2021 la Repubblica di Armenia non ha un esercito nel Nagorno-Karabakh. Ma in ogni caso prendiamo atto di questa dichiarazione e della sua accettazione da parte delle autorità del Nagorno-Karabakh».

«Citare il nome della Repubblica di Armenia in un testo che non ha nulla a che fare con la Repubblica di Armenia giustifica la mia ipotesi, il mio approccio e la mia valutazione di ieri, secondo cui uno degli obiettivi dell’attacco al Nagorno-Karabakh è coinvolgere la Repubblica di Armenia nelle operazioni militari. Naturalmente, per me, una valutazione è che se fosse possibile coinvolgere la Repubblica di Armenia nelle operazioni militari, il suo obiettivo principale dovrebbe essere l’indipendenza e la sovranità della Repubblica di Armenia», ha affermato Pashinyan e ha aggiunto: in ogni caso prendono atto di quanto accaduto e continueranno a seguirne gli sviluppi.

Facendo riferimento alla questione della sicurezza degli Armeni dell’Artsakh, nel contesto dell’annuncio del cessate il fuoco nell’Artsakh, Pashinyan ha sottolineato: «Si presume logicamente che se le forze di mantenimento della pace della Federazione Russa hanno proposto un cessate il fuoco, ciò significa di per sé che hanno accettato pienamente e senza alcuna riserva l’obbligo di garantire la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh, il che significa che devono fornire piena condizioni per preservare il diritto degli Armeni del Nagorno-Karabakh a vivere nelle loro case, nella loro terra. E la mia impressione è che con questa dichiarazione si assumano la piena responsabilità».

Allo stesso tempo, Pashinyan ha osservato che i due sono della stessa opinione nel contesto della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, con la quale la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh è affidata alla missione di mantenimento della pace della Federazione Russa. «Tuttavia speriamo che con questo passo il contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa adempia pienamente ai suoi compiti, rispetto ai quali avevamo qualche riserva nel periodo precedente», ha concluso Pashinyan.

La copertina che era prevista per oggi, prima della resa dell’Artsakh.

Il testo scritto prima della resa dell’Artsakh

Ieri abbiamo seguito in tempo reale la cronaca dell’aggressione delle forze armate dell’Azerbajgian alla Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, con le principali reazioni della comunità internazionale, che a parte della Russia e della Turchia, era di condanna all’unanimità [QUI].

Abbiamo concluso la nostra cronaca ieri sera con la notizia che il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha riferito – mentre le sue forze armate continuavano a bombardare obiettivi civili – che è «in contatto operativo con il Comando del contingente delle forze di mantenimento della pace della Federazione Russa e stanno creando tutte le condizioni necessarie affinché questi possano adempiere loro compiti». Questa dichiarazione seguiva la notizia nel pomeriggio che le forze di mantenimento della pace russe riferivano che sul territorio e sulle postazioni del contingente stava arrivando il fuoco sia dal lato dell’Artsakh che da quello azerbajgiano. In un primo momento era stato comunicato che non c’erano vittime. Poi, le forze armate azere hanno distrutto un posto di osservazione delle forze di mantenimento della pace russe. Inoltre, delle forze di mantenimento della pace russe sono state ferite dalle forze armate dell’Azerbajgian, mentre evacuavano i civili dall’area di Karmir Shuga.

Ancora una volta: non si comprende esattamente quali obblighi stiano adempiendo in Artsakh le forze di mantenimento della pace russe.

La Russia, invece di garantire la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh (non hanno impedito che gli Azeri sparavano contro i contadini nei campi, non anno impedito che il Corridoio Lachin venisse chiuso ed è rimasto chiuso per più di 9 mesi fino ad oggi, non hanno impedito i quotidiani violazioni del cessate il fuoco del 9 novembre 2020, non hanno impedito la nuova guerra dell’Azerbajgian in Artsak, ecc.) dichiara di sperare che «tutte le parti garantiscano la sicurezza delle forze di mantenimento della pace». «Il contingente di mantenimento della pace russo continua a svolgere i suoi compiti. Partiamo dal presupposto che la sicurezza dei nostri caschi blu sarà garantita incondizionatamente da tutte le parti. Il comando della forza di mantenimento della pace russa è in costante contatto con i rappresentanti degli Armeni del Karabakh e le autorità dell’Azerbajgian al fine di stabilire un cessate il fuoco e ritornare all’attuazione dei menzionati accordi tripartiti al massimo livello», ha affermato Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo.

Tatevik Hayrapetyan, ex Deputato dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Armenia, studiosa dell’Azerbajgian, ieri ha dichiarato: «Le forze di mantenimento della pace russe hanno la responsabilità maggiore dei tragici eventi del Nagorno-Karabakh, poiché sono di stanza lì per proteggere la popolazione civile armena, che è sotto attacco. Invece di agire, si affrettano a dare la colpa a Pashinyan. Devono agire».

Invece, hanno agito: per mesi la Russia stava preparando le basi per rifiutarsi di adempiere ai propri obblighi di sicurezza nei confronti dell’Artsakh. E anche ieri hanno agito, non per contrastare l’aggressione dell’Azerbajgian (possono sparare soltanto quando le proprie vite sono in pericolo), ma per sostituirsi alla Croce Rossa, come apprendiamo dal loro canale Telegram Peacekeeper, con le foto e i post che riportiamo nella nostra traduzione italiana dal russo.

«“Il personale militare del contingente russo di mantenimento della pace ha organizzato l’evacuazione della popolazione civile del Nagorno-Karabakh dalle zone più pericolose, nonché la fornitura di assistenza medica ai civili feriti. Gli operatori sanitari hanno prestato assistenza a nove cittadini feriti, tra cui quattro bambini”, secondo il Bollettino informativo del Ministero della Difesa della Federazione Russa. Attualmente, le forze di mantenimento della pace russe continuano a lavorare per fornire assistenza alla popolazione civile del Nagorno-Karabakh. Il Comando del contingente russo di mantenimento della pace invita le parti in conflitto a un cessate il fuoco immediato e alla continuazione del processo negoziale». Attività lodevole e complimenti per l’invito che Aliyev non si degnerà neanche di leggere.

«Le forze di mantenimento della pace russe continuano a fornire assistenza alla popolazione civile del Nagorno-Karabakh». Il lavoro sostitutivo alla Croce Rossa continua ma l’appella al cessate il fuoco immediato non viene ripetuto.

«Nella giornata di oggi le forze di mantenimento della pace russe hanno evacuato più di 1.800 civili del Nagorno-Karabakh. Attualmente tutti hanno ricevuto alloggio e pasti caldi». Opera meritevole di misericordi e umanità, mentre – non essendo garantito il mantenimento della pace – le forze armate azere continuavano a sparare e a bombardare obiettivi civili, anche nella capitale Stepanakert.

«I civili del Nagorno-Karabakh nella base delle forze di mantenimento della pace». Almeno gli sfollati ricevono cibo che non hanno più visto da mesi.

Il video dal canale Peacekeeper delle forze di mantenimento della pace russe, oggi, 20 settembre 2023, ore 11.30. Pubblicato senza commento.

Le forze armate azere hanno impedito o ostacolato l’evacuazione della popolazione civile del Nagorno-Karabakh. Non appena iniziarono i bombardamenti, donne e bambini furono evacuati dal villaggio di Mets Shen e portati nelle basi delle forze di mantenimento della pace russe. Sevan Manjikyan, un’infermiera del villaggio di Mets Shen, ha detto al programma armeno Azatutyun dei Radio Free Europe/Radio Liberty, che lei e suo marito sono rimasti nel villaggio per aiutare i feriti. Secondo l’infermiera, le forze di mantenimento della pace russe hanno cercato di evacuare le donne e i bambini attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin) verso il ponte Hakari, ma gli Azeri hanno aperto il fuoco sui veicoli delle forze di mantenimento della pace russe. «Forse erano circa le 07.00 quando le forze di mantenimento della pace russe volevano portare i bambini e le donne a Hin Shen. Gli azeri avevano annunciato che la strada era aperta e che chiunque volesse andarsene poteva farlo. I Russi volevano evacuare i bambini e le donne da Hin Shen attraverso il Corridoio di Lachin, attraverso il ponte Hakari, ma gli Azeri hanno sparato sui veicoli russi. Ecco perché non hanno potuto trasportare i bambini e le donne e bambini. Adesso sono tutti qui e nessuno di loro è riuscito ad andarsene».

I combattimenti sono continuati nella notte con intensità variabile lungo la linea di contatto. Le unità delle forze armate azere, accompagnate dal fuoco di varie armi, hanno continuato le operazioni di avanzamento di posizione, prendendo di mira anche le infrastrutture civili. Le unità delle forze dell’esercito di difesa stanno opponendo una forte resistenza alle unità delle forze armate azere con azioni difensive, provocando vittime, ha informato il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh.

Le forze armate azere, utilizzando vari armi, continuano il loro avanzamento di posizione, colpendo sia infrastrutture che obiettivi civili. Intorno alle ore 05.00 ora locale (le 03.00 ora di Roma), l’ambulanza dell’obitorio di Stepanakert, inviata nella regione di Martakert per trasportare 8 corpi nella capitale, è stata colpita dalle forze armate azere. L’autista dell’ambulanza è rimasto ferito e non è stato in grado di trasportare i corpi a Stepanakert.

In seguito all’invasione su larga scala di ieri da parte delle forze armate dell’Azerbajgian, il monastero di Amaras (IV secolo) sarebbe caduto sotto l’occupazione azera. Il Monastero di Amaras, noto anche come San Gregorio degli Amaras, è uno dei luoghi di culto cristiano più antichi del mondo. È stato il primo luogo in cui è stato insegnato l’alfabeto armeno. Mesrob Mashtots fondò lì una scuola, e fu il primo luogo in cui la scrittura armena venne utilizzata per scopi didattici. Il Monastero di Amaras si trova vicino a Sos nella provincia sudorientale di Martuni nella Repubblica di Artsakh.

La guerra delle forze armate dell’Azerbajgian contro l’Artsakh continua anche questa mattina, prendendo di mira tra altro la pacifica capitale Stepanakert, dove si sono udite forti esplosioni, sembra da attacchi missilistici. Ci sono state anche esplosioni di armi antiaeree, probabilmente contro i droni che volavano sopra o nelle vicinanze di Stepanakert. Questa mattina gli Azeri hanno sparato pesantemente a Martuni e Martakert. La popolazione civile è nei rifugi.

I combattimenti continuano con intensità variabile lungo tutta la linea di contatto. Le forze armate dell’Azerbaijan sono riuscito a prendere il controllo di alcune alture e strade strategiche dell’Artsakh, nonché di diverse comunità. Hanno inoltre interrotto i collegamenti stradali tra alcune parti dell’Artsakh, creando ulteriori blocchi locali in tutte le regioni. Le persone si trovano ad affrontare crescenti rischi di massacri.

Artsakh sta reagendo con tutte le sue forze, lottando per i propri cari, per la propria patria, per ogni singolo Armeno nel mondo. L’esercito di difesa dell’Artsakh in prima linea resiste con tenacia alle forze armate dell’Azerbajgian, che cercano di avanzare in diverse direzioni, con l’utilizzo di artiglieria pesante, droni e missili. L’esercito di difesa dell’Artsakh ha dichiarato: “Le forze armate azerbajgiane, oltre a diffondere disinformazione per settimane, hanno effettuato movimenti e accumulato attrezzature militari e personale lungo la linea di contatto, come evidenziato da un innegabile video presentato dall’esercito di difesa il 5 settembre. Tali video sono stati diffusi anche sui social network azeri. Il Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, diffondendo quotidianamente falsi messaggi sulla violazione del cessate il fuoco, sulla realizzazione di opere di fortificazione e di ingegneria e sull’interruzione del lavoro del sistema di posizionamento GPS degli aerei civili, ha preparato una base informativa nel campo della propaganda per lanciare un’aggressione militare su larga scala contro la Repubblica di Artsakh. Per tutta la giornata, il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha cercato di dimostrare la sua falsa affermazione secondo cui presumibilmente non avrebbe aperto il fuoco contro infrastrutture civili e civili. Lo scopo della politica di disinformazione del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian è fuorviare la comunità internazionale. Secondo fonti ufficiali ci sono vittime anche tra la popolazione civile».

Dopo aver affamato la popolazione civile dell’Artsakh per 9 mesi, il sanguinario autocrate guerrafondaio genocida dell’Azerbajgian ora sta bombardando intenzionalmente i civili, compresi donne e bambini. Sono state confermate quasi trenta vittime e centinaia di feriti. È stato confermato l’uccisione ieri di Aznavur Saghyan, il sindaco della regione di Martuni, durante l’attacco dell’Azerbajgian all’Artsakh, dopo il suo ultimo colloquio con il programma armeno Azatutyun di Radio Free Europe/Radio Liberty.

Alle ore 03.00 locali (ora 01.00 di Roma), secondo le informazioni ricevute dall’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, il numero dei morti tra la popolazione civile era di 7 persone (3 donne, 2 bambini e 2 uomini). Questi numeri certamente continueranno ad aumentare man mano che verranno recuperati altri corpi e l’aggressione militare dell’Azerbajgian prosegue il suo corso stabilito da Aliyev. Secondo notizie non confermate alle 09.30, il numero delle vittime dovrebbe essere 500 morti e 1.000 feriti.

Inoltre, lo Stato terrorista dell’Azerbajgian ha ufficialmente minacciato la popolazione civile di genocidio se il governo della Repubblica di Artsakh non si dimetterà entro 24 ore.

In una conversazione con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha affermato che gli Stati Uniti sostengono pienamente la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Armenia. Poi, ieri ha parlato anche con il Presidente azero, Ilham Aliyev.

«Ho parlato oggi con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, per esprimere la nostra profonda preoccupazione per le azioni militari dell’Azerbajgian. Gli Stati Uniti chiedono la fine immediata di questa inaccettabile azione militare».

«Oggi ho parlato con il Presidente azerbajgiano Aliyev e l’ho esortato a cessare immediatamente le azioni militari nel Nagorno-Karabakh. È fondamentale per l’Azerbaigian allentare la situazione per promuovere la pace».

Il Presidente azero, Ilham Aliyev, all’Armenia: «Riprendi i sensi, ti schiacceremo la testa. Nessuno ti potrà difendere». È così che si comportano i Capi di Stato civilizzati? È questo il Presidente del Paese con cui l’Unione Europea sta commerciando? È questo il partner della Turchia, membro della NATO? Basta la condanna verbale, azione adesso!

La Russia ha tradito gli Armeni e si è rifiutata di adempiere ai propri doveri in materia di sicurezza. Ciò, però, non libera gli USA e i Paesi dell’Unione Europea dal dovere di fermare immediatamente questo spargimento di sangue. Dovrebbero essere introdotte sanzioni contro il sanguinario regime dell’Azerbajgian. Aliyev dovrebbe essere costretto a fermare immediatamente questo genocidio in corso.

Il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha rilasciato la seguente dichiarazione: «A causa dell’escalation del conflitto armato nel Nagorno-Karabakh, esortiamo le parti in conflitto a cessare immediatamente gli spargimenti di sangue, le azioni militari e a prevenire vittime tra la popolazione civile. Il destino del Nagorno-Karabakh è stato significativamente influenzato dal riconoscimento ufficiale da Yerevan del Nagorno-Karabakh come parte del territorio dell’Azerbajgian. Ciò ha modificato le condizioni fondamentali dell’accordo trilaterale»,

Alexander Nevzorov ha scritto in modo molto accurato sul suo canale Telegram delle azioni della Russia e di Vladimir Putin: «Ci sono musei di fiammiferi, pasta, inchiostro, torture, ecc. Ma non esiste ancora un museo dell’Inferiorità. Il Cremlino di Mosca lo può diventare in un prossimo futuro. C’è di nuovo la guerra in Karabakh. Il volto sorridente di Putin risplende attraverso il sangue dell’Artsakh oggi, domani e per sempre. È felice, si è vendicato del tentativo dell’Armenia di aderire allo Statuto di Roma e di tutti i tentativi di respirare la libertà. Il meccanismo per iniziare rapidamente una guerra parla dei sorrisi traditori delle forze di mantenimento della pace russe che non vedono sangue e fiamme, non sentono esplosioni e richieste di aiuto. “L’Azerbajgian ha coordinato le operazioni militari in Karabakh con la Russia”, si legge nella dichiarazione del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian. Putin, sputando su tutti gli accordi e le promesse, ha passato a fil di spada il Karabakh in modo dimostrativo».

«Per mesi la Russia ha sviluppato la tesi secondo cui il riconoscimento da parte dell’Armenia dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian è la ragione per cui le forze di mantenimento della pace russe sono inattive durante l’attacco azerbajgiano. Questa è una falsa narrativa attraverso la quale Mosca cerca di incolpare l’Armenia per la propria inerzia.
La Russia sapeva che l’Azerbajgian avrebbe attaccato il Nagorno-Karabakh e già a metà luglio 2023 annunciò che il riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian avrebbe cambiato lo status delle forze di mantenimento della pace russe e che la Russia non era il garante della sicurezza del Nagorno-Karabakh.
Mosca afferma che le forze di mantenimento della pace russe forniscono assistenza alla popolazione civile del Karabakh, compresi assistenza medica ed evacuazione.
Tuttavia, nella dichiarazione del 9 novembre 2020, che simboleggia la fine della guerra dei 44 giorni, la portata delle responsabilità delle forze di mantenimento della pace russe è specificatamente scritta. La Russia ha assunto un obbligo di sicurezza. Nessuno ha cancellato quel documento. Dopo aver firmato la dichiarazione il 9 novembre, Putin ha dichiarato per due volte che il Nagorno-Karabakh è territorio dell’Azerbaigian secondo le norme internazionali.
Il 22 febbraio 2023 [due giorni prima dell’invasione dell’Ucraina] la Russia ha firmato un’alleanza politico-militare con l’Azerbaigian. È stato quel documento a cambiare lo status delle forze di mantenimento della pace russe nel Nagorno-Karabakh, e non il riconoscimento da parte dell’Armenia del territorio dell’Azerbajgian. Secondo la dichiarazione dell’alleanza politico-militare Putin-Aliyev, la Russia ha riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian.
Nel 1991, la Russia ha firmato la Dichiarazione di Alma Ata, con la quale ha riconosciuto i confini amministrativi dell’ex URSS come confini di Stato. In altre parole, nel 1991, la Russia ha riconosciuto il Nagorno-Karabakh come territorio dell’Azerbajgian. Negli anni ’90, il Nagorno-Karabakh è stato menzionato come regione dell’Azerbajgian in quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Russia ha firmato quei documenti.
In altre parole, ho dimostrato quante volte la Russia ha riconosciuto il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian. Perché, nel farlo, ha firmato la dichiarazione del 9 novembre 2020 e si è assunto compiti di sicurezza che ora non svolge? Quando ha firmato la dichiarazione del 9 novembre 2020, Putin non sapeva che la Russia aveva riconosciuto il Nagorno-Karabakh come territorio dell’Azerbajgian?
In che modo il riconoscimento da parte dell’Armenia dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian può influire sullo status delle forze di mantenimento della pace russe, trasformandole in forze inattive? Con queste accuse contro l’Armenia, la Russia cerca di salvarsi da un’altra disgrazia: si è assunta la responsabilità di garantire la sicurezza di 120.000 Armeni, ma li ha traditi e abbandonati. Questa è la vergogna della Russia.
Ma questo non significa che gli USA e l’Unione Europea non dovrebbero intraprendere azioni dure contro l’Azerbajgian per fermare il genocidio nell’Artsakh. Con questa guerra, l’Azerbajgian e la Russia mettono alla prova anche l’autorità degli Stati Uniti e dell’Unione Europea in Armenia e nel mondo.
Gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione Europea dovrebbero immediatamente costringere l’Azerbajgian a fermare l’attacco militare al Nagorno-Karabakh. Stepanakert ha annunciato di essere pronto a negoziare con Baku. L’Azerbaigian ha posto la condizione di fermare la guerra se le forze armate del Nagorno Karabakh deporranno le armi e si arrenderanno.
Aliyev ha detto al Segretario di Stato americano che “i rappresentanti della popolazione armena del Karabakh sono stati invitati più volte a un dialogo per discutere di ‘questioni di reintegrazione’, ma hanno rifiutato”. Nel frattempo, l’Azerbajgian ha assunto l’obbligo di incontrare Stepanakert in un paese neutrale attraverso un meccanismo internazionale, cosa che ha rifiutato. In ogni caso, appartiene già al passato.
Ore fa, il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha parlato con il Presidente azerbaigiano, Ilham #Aliyev, chiedendo di fermare immediatamente le operazioni militari nel Nagorno-Karabakh. Gli attori internazionali dovrebbero ora concentrare i loro sforzi per fermare lo spargimento di sangue. Il Nagorno-Karabakh conta attualmente almeno 32 vittime e 200 feriti. Lo riferisce il Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh. Il bilancio delle vittime è ovviamente alto e aumenterà.
L’Azerbajgian sta uccidendo 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh. Non sono state prese di mira solo le strutture militari, ma sono stati presi di mira anche edifici, case, automobili ed è stata fatta saltare in aria un’ambulanza che trasportava cadaveri. Baku intenda sfondare la prima linea di difesa e sottoporre il Nagorno-Karabakh all’occupazione militare, conquistando la capitale Stepanakert.
Sarebbe lo scenario estremamente peggiore, perché le forze armate dell’Azerbajgian darebbero immediatamente inizio ad atrocità e pulizia etnica. L’Azerbajgian ha già rivelato che lo scopo di questa guerra è la pulizia etnica. Attaccando il Nagorno-Karabakh, ha annunciato che sta aprendo un corridoio umanitario all’inizio del Corridoio di Lachin attraverso il quale i residenti del Nagorno-Karabakh potranno partire.
L’occupazione militare del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian non risolverà il conflitto.
Questa è anche una guerra contro l’Armenia. L’obiettivo della Russia è la distruzione dello Stato armeno. Il calcolo di Russia e Azerbajgian è quello di coinvolgere l’Armenia nelle operazioni militari nel Nagorno-Karabakh, dopo le quali occuperanno congiuntamente i territori armeni.
La Russia ha calcolato che, dopo l’occupazione dei territori armeni da parte dell’Azerbajgian e delle sue unità militari, Yerevan si rivolgerà ad essa con una richiesta di salvataggio. Mosca ha mobilitato le forze filo-russe in Armenia e attraverso di loro sta cercando di effettuare un colpo di stato a Yerevan.
La Russia porrà la condizione all’Armenia di salvarla dagli attacchi dell’Azerbajgian se l’Armenia entrerà nello Stato dell’Unione. L’Azerbajgian funge da strumento nelle mani della Russia per privare l’Armenia del suo Stato.
Gli USA e l’Unione Europea dovrebbero fornire urgentemente sostegno militare e di sicurezza all’Armenia per rafforzare lo Stato armeno» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

L’Ambasciata russa in Armenia ha inviato una nota di protesta al Ministero degli Esteri armeno, esortando Yerevan ad agire contro i manifestanti che hanno assediato l’Ambasciata russa, che chiedono alla Russia di proteggere i 120.000 Armeni dell’Artsakh dall’attacco militare dell’Azerbajgian. La Russia ha rifiutato di adempiere ai propri obblighi di garantire la sicurezza degli Armeni dell’Artsakh, dando all’Azerbajgian l’opportunità di sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica e al genocidio. L’Ambasciata russa dovrebbe rimanere sotto assedio finché le forze di mantenimento della pace russe non fermeranno la guerra nell’Artsakh. Il popolo armeno per natura è generoso e i manifestanti certamente saranno disposti di creare un corridoio umanitario per portare acqua, cibo e prodotti igienici all’Ambasciata russa.

«L’Azerbajgian è in guerra contro il Nagorno-Karabakh e la Russia sta attualmente conducendo una guerra ibrida contro lo Stato, la sovranità e il futuro democratico dell’Armenia. In questo momento si sta decidendo non solo il destino del Nagorno-Karabakh, ma anche quello dell’Armenia. Forze politiche e figure politiche armene filo-russe hanno avviato azioni di protesta davanti al palazzo del governo armeno poche ore dopo l’attacco azero, chiedendo le dimissioni del Primo Ministro.
Non sono contrario alle dimissioni di nessun funzionario, ma quando questa richiesta viene presentata in un momento di crisi per il Paese, significa che è vantaggiosa per l’aggressore. L’obiettivo è che l’Armenia non abbia una leadership che attui almeno la gestione della situazione.
Lo ripeto, il problema non è se l’attuale leadership armena debba restare in carica o meno, ma il problema è che l’instabilità politica interna si crea in condizioni di guerra. Non è possibile chiedere le dimissioni quando la situazione si calma un po’?
La Russia sta conducendo una guerra ibrida contro l’Armenia, nella quale sono coinvolte anche figure armene filo-russe. I manifestanti che stanno svolgendo un’azione di protesta vicino al palazzo del governo sono guidati da persone definite da Maria Zakharova “blogger filo-russa”, così come da altri politici noti per le loro opinioni filo-russe.
Naturalmente, tra le fila dei manifestanti ci sono anche cittadini onesti dell’Artsakh, ma i leader della protesta hanno evidenti opinioni politiche filo-russe.
La maggioranza dei cittadini armeni non partecipa alla guerra ibrida della Russia contro lo Stato armeno. Il paradosso è che la Russia si è rifiutata di adempiere ai suoi doveri di sicurezza nei confronti degli Armeni del Nagorno-Karabakh, ma i gruppi filo-russi dell’Armenia non hanno alcuna pretesa nei confronti di Mosca.
Il fatto che la Russia sia coinvolta in questo processo di creazione di instabilità in Armenia è emerso dal post pubblicato dall’ex Presidente russo Dmitry Medvedev sul canale Telegram. Probabilmente alludeva al Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan: “Un giorno uno dei miei colleghi del Paese fraterno mi ha detto: ‘Beh, per te sono un estraneo, non mi accetti’. Ho risposto come dovevo: ‘Non giudicheremo dalla biografia, ma dalle azioni’. Poi ha perso la guerra, ma stranamente è rimasto dov’è, poi ha deciso di incolpare la Russia per la sua sconfitta ingloriosa, poi ha ceduto parte del territorio del suo Paese, poi ha deciso di flirtare con la NATO e sua moglie si è rivolta in modo dimostrativo ai nostri nemici. con i biscotti. Indovina quale destino lo attende…”.
La Russia, che intraprende una guerra terroristica contro l’Ucraina, minaccia di fatto l’indipendenza e la sovranità anche dell’Armenia. Il Comitato investigativo dell’Armenia ha già annunciato l’avvio di procedimenti penali con sette episodi, legati a casi di inviti pubblici alla violenza da parte dei partecipanti alla protesta, in casi di giustificazione della violenza. Ci furono appelli per un colpo di stato. Secondo il Comitato investigativo, le richieste di violenza riguardavano l’uccisione del Primo Ministro armeno e l’occupazione di edifici statali.
Secondo il Comitato Investigativo, durante le azioni di massa svoltesi il 19 settembre nella piazza della Repubblica di Yerevan, ci sono stati appelli pubblici a rovesciare l’ordine costituzionale della repubblica, a commettere violenza o a giustificare tali atti. Secondo il Comitato investigativo, gli organizzatori e i partecipanti alla manifestazione hanno compiuto azioni tipiche di sommosse di massa davanti al palazzo del governo, ignorando le richieste legali degli agenti di polizia che si occupano della sicurezza dei partecipanti alla manifestazione e della protezione di ordine pubblico, ad astenersi da tali azioni. Il Comitato investigativo inoltre ha riferito che all’ingresso del palazzo governativo si sono verificati disordini di massa che hanno messo a rischio la sicurezza pubblica, combinati con violenze contro gli agenti di polizia in servizio. Secondo la Commissione investigativa, gli agenti di polizia sono stati presi a calci e pugni e sono stati lanciati contro di loro vari oggetti. Le forze dell’ordine armene hanno arrestato un gruppo di cittadini.
Naturalmente, va sottolineato che l’azione di protesta tenutasi vicino all’Ambasciata russa in Armenia è stata più affollata. Entrambi gli ingressi all’Ambasciata russa sono bloccati. Si tratta di un’altra azione di protesta, alla quale le forze filo-russe certamente non partecipano.
È già ovvio che la Russia mira a distruggere lo Stato e la sovranità dell’Armenia. L’apparato di propaganda russa Ria Novosti ha riferito che la Russia ha inviato una richiesta agli Stati Uniti di fermare le esercitazioni militari in Armenia a causa di questa situazione. Tuttavia, Washington ha respinto la richiesta di Mosca. “Gli Stati Uniti non fermeranno le esercitazioni militari armeno-americane in Armenia. Non ci sono piani per fermare le esercitazioni in anticipo”, ha detto il Pentagono a RIA Novosti.
Sostengo che gli Stati Uniti dovrebbero sostenere l’Armenia per proteggere la sua indipendenza e sovranità dall’instabilità creata dagli agenti russi, dalla minaccia immediata del Cremlino. Gli Stati Uniti hanno preso la decisione giusta di non ritirare dall’Armenia i propri soldati che partecipavano all’esercitazione di mantenimento della pace. Gli Stati Uniti dovrebbero fornire all’Armenia più serie capacità di sicurezza e di difesa in modo che il Paese possa essere protetto dagli shock causati dalla Russia. Il supporto può essere militare, finanziario, diplomatico o politico. La Russia manterrà il suo programma di effettuare un colpo di stato militare in Armenia finché l’Azerbajgian continuerà il suo attacco militare contro il Nagorno-Karabakh. Gli Stati Uniti dovrebbero ricorrere a misure rigorose per fermare gli attacchi militari di Aliyev.
In questo momento è in corso una guerra non solo per salvare la vita di 120.000 Armeni del Nagorno Karabakh, ma anche per proteggere lo stato dell’Armenia. L’Armenia ha bisogno del sostegno degli Stati Uniti e dei paesi dell’#UE, e questo sostegno dovrebbe essere mostrato molto rapidamente» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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