272° giorno del #ArtsakhBlockade – Parte 2. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Aggressore che si comporta come vittima. Capo di nomadi Tartari, che pensano che il Caucaso sia la loro terra

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.09.2023 – Vik van Brantegem] – La sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh, iniziata questa mattina alle ore 11.00 (ora locale) ha eletto il nuovo Presidente dell’Artsakh, secondo quanto previsto dalla Costituzione in stato di legge marziale. Samvel Sergey Shahramanyan, il 31 agosto nominato Ministro di Stato con ampi poteri dal Presidente della Repubblica dimissionario, è stato eletto quinto Presidente della Repubblica di Artsakh, con votazione segreta a cui hanno partecipato 23 deputati, 22 dei quali hanno votato a favore e 1 contro. Il Servizio stampa dell’Assemblea Nazionale ha comunicato: «Visto l’articolo 168.1 della Costituzione della Repubblica di Artsakh e l’articolo 149.1 della legge “Regolamento dell’Assemblea Nazionale”, l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh ha deciso di eleggere Samvel Sergey Shahramanyan Presidente della Repubblica di Artsakh».

Foto di copertina: «Siamo forti insieme!». Il post di un’eco-attivista che era al blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), diventato manifestante della “farina umanitaria-filantropica” della Società della Mezzaluna Rossa azera sulla strada di Akna (Aghdam) [QUI], che mostra il suo sostegno ai probabili attacchi imminenti dell’Azerbajgian all’Artsakh e all’Armenia.

«Khankendi è l’orgoglio del mondo turco», scrive l’ex candidato presidenziale turco Oğan, usando il simbolo Ɐ, che è apparso recentemente sui veicoli militari azeri, di cui abbiamo riferito [QUI] (che qui sembra rappresentare un ponte).

E nessuno degli Azeri-Turchi che sproloquia sui social, parla di Khankendi (Stepanakert) come di uno spazio condiviso, anzi. Una narrazione così semplice non esiste. Con tutti questi discorsi minacciosi e disumanizzanti, con la mancanza di qualsiasi politica di comunicazione inclusiva, l’Azerbajgian non andrà da nessuna parte se non alla guerra e alla distruzione.

Il pan-turco Sinan Oğan, che elogia le azioni dell’Azerbajgian contro gli Armeni nel Nagorno-Karabakh, ha anche postato che «il Corridoio di Zangezur si aprirà definitivamente».

L’organo di stampa statale azero Azxeber.com ha capovolto la “A” nel suo logo su Telegram, imitando il simbolo Ɐ che recentemente è apparso sull’equipaggiamento militare dell’Azerbajgian. Nei commenti qualcuno chiede il significato del simbolo. “È il simbolo di Zangezur”, ha risposto un altro.

«Karabakh è Azerbajgian!»

L’organo di stampa statale azere con la A capovolta nel lugo, esulta per la guerra che l’Azerbajgian sta per lanciare e incolpa l’Armenia.

Un altro post da un subreddit azero con il simbolo Ɐ, che ne disegna il significato, facendo riferimento al cosiddetto “Corridoio di Zangezur”.

«Promemoria per gli Armeni. Ci stiamo avvicinando e più vicini» (Leman @LemannZadee).

Qui c’è tutta la retorica e narrazione guerrafondaia dell’Azerbajgian, condensato in due frasi. Questa è una voce di verità.

I nomadi Tartari (Azeri-Turchi) della Repubblica di Baku sono pieni di menzogne, disinformazione e falsa propaganda. La verità è che Ilham Aliyev vuole ripulire etnicamente l’Artsakh dagli Armeni e ha iniziato un altro genocidio, come i Tre Pascià nel 1915/19 in Turchia e un altro Holodomor (morte per fame), come Stalin nel 1932/33 in Ucraina.

Se scoppiasse una nuova guerra di Azerbajgian contro Armenia, sostenuta dalla Russia, dalla Turchia, dal Pakistan e dall’Israele, e se gli Armeni dell’Artsakh venissero massacrati o cacciati, sappiamo benissimo che gli Stati Uniti e l’Unione Europea avrebbero potuto assolutamente prevenirla e hanno scelto di non farlo. Le loro mani saranno insanguinate come quelle di Aliyev, Erdoğan e Putin.

Nel 1968, Martin Luther King, Jr. tenne un discorso in cui rifletteva sul movimento per i diritti civili. Durante questo discorso disse: «Alla fine, ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici».
Il silenzio di cui parlava King – il silenzio dei bianchi moderati che credevano nel lavoro del Movimento per i diritti civili ma che facevano poco per sostenerlo – ebbe conseguenze disastrose. Questo silenzio ha consentito il razzismo, la discriminazione, l’oppressione e la violenza contro gli afroamericani non solo durante la vita di King, ma questo silenzio consente ancora oggi il razzismo, la discriminazione, l’oppressione e la violenza contro gli afroamericani e altre persone di colore.

E, anche se non si esita a citare il King nella nostra cultura odierna, le persone di fede sono ancora molto lenti nel parlare contro il razzismo, la discriminazione, l’oppressione e la violenza oggi. Forse esitano a parlare apertamente perché abbiano paura che, se lo facessero, diventerebbero loro stessi bersagli di violenza e discriminazione. Forse non parlano perché abbiano paura di arruffare il pelo di chi “governa”. Forse sono lenti a parlare perché abbiano paura che se lo facessero le persone gli toglierebbero l’amicizia.

Quindi, il loro silenzio consente al ciclo di razzismo, discriminazione, oppressione e violenza di continuare. E, sebbene il loro silenzio non abbia causato direttamente il #ArtsakhBlockade negli ultimi otto mesi, il loro silenzio ha fatto nulla per fermarlo.

Le persone di fede non possono stare in silenzio. Devono parlare apertamente. Devono alzare la voce. E aspettiamo che ne dia l’esempio il Sommo Pontefici con la sua voce dopo la recita dell’Angelus Domini con i pellegrini e turisti in Piazza San Pietro domani. Finché non sia troppo tardi. E che lo faccia per mettere fine al silenzio e alzando la voce e dicendo che quello che sta avvenendo nel Caucaso orientale contro il popolo armeno per opera dell’Azerbajgian è inaccettabile. E con questo dire che è vero amico di tutti coloro che sono vittime e oppressi e che le persone di fede resteranno uniti per combattere l’odio e il genocidio.

«Cosa servirà un’altra foto di questo posto [il ponte Hakeri con il posto di blocco illegale dell’Azerbajgian che chiude il Corridoio di Lachin]? Eccolo comunque. Sono stanco di tornare qui ancora, ancora e ancora. Il fallimento della comunità internazionale è sorprendente e grave. A Goris [citta nella regione di Syunik in Armenia, vicino all’ingresso bloccato del Corridoio di Lachin] vedo gli osservatori dell’Unione Europea che si preparano per una missione, un’auto del Comitato Internazionale della Croce Rossa che ritorna da una missione, un ufficio dell’UNICEF sullo sfondo, mentre parlo contemporaneamente con Marut Vanian al telefono. Li guardo tutti lavorare mentre Marut dice che non trova cibo da giorni» (Rasmus Canback, autore e giornalista svedese indipendente, per lo più post-sovietico presso Blankspot, autore di Ogni giorno muoio lentamente sul Nagorno-Karabakh).

L’Azerbajgian sta mobilitando parzialmente le riserve, affermando tuttavia che ciò è destinato a grandi esercitazioni programmati. L’Armenia si dichiara “pronta”

La tensione in questi giorni tra Armenia e Azerbajgian è preoccupante, poiché sulla linea di contatto si sono accumulati numerosi incidenti al confine, soprattutto in Artsakh. L’Azerbajgian sta mobilitando parzialmente le riserve, ma afferma che lo farà per importanti esercitazioni programmati in questi giorni. Da parte armena, invece, un rappresentante del Ministero della Difesa ha dichiarato che “tutti i movimenti degli Azeri vengono monitorati” e che l’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh è in allerta. Tuttavia, è chiaro che l’Azerbajgian si sta preparando per una nuova guerra con l’Armenia, per dare prova di forza nell’imporre la sua agenda nei colloqui di “pace” e per occupare altri territori sovrani dell’Armenia e quello che resta della Repubblica di Artsakh dopo la guerra dei 44 giorni del 2020.

«08.09.23. Confine dell’Armenia con Nakhchivan, Azerbajgian. Negli ultimi giorni l’Armenia ha apertamente scavato nuove trincee, eretto fortificazioni, concentrando personale e attrezzature con l’obiettivo di avviare un’altra provocazione militare. Il comportamento insincero dell’Armenia e le continue provocazioni militari minano tutti gli sforzi pacifici dell’Azerbajgian e della comunità mondiale e servono ad aumentare la tensione nella regione».

Tutto quello che menziona Ali Alizada, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran, una misura difensiva, non offensiva, conseguenza delle azioni del suo Paese. Ovviamente, non vuole che gli Armeni si difendono dalla sete di sangue degli Azeri-Turchi. Si definisce un “ambasciatore”, tuttavia non è un diplomatico, solo un megafono delle menzogne e della propaganda del suo padrone Ilham Aliyev.

«Il contrabbando di armi non è stato fermato e l’Armenia continua a rifornire i separatisti armeni del Karabakh per l’ennesima provocazione militare. Le provocazioni e l’intenzione dell’Armenia di aumentare le tensioni sono deliberate e mirate a minare gli sforzi volti a normalizzare la situazione».

Esilarante. Il Corridoio di Lachin, l’unico collegamento dell’Armenia con l’Artsakh/Nagorno-Karabakh, è chiuso ermeticamente da mesi e occupato dalle gloriose forze armate dell’Azerbajgian. Quindi, come è possibile quanto afferma Alizada? Oppure, ci vuole far sapere che l’Azerbajgian è incapace di tenere sotto assedio il popolo dell’Artsakh? Comunque, a parte di queste accuse inverosimili, cosa ci sarebbe di male nel fatto che l’Artsakh si prepara a difendersi dal prossimo attacco azero-turco? Ma Alizada pensa davvero che le sue menzogne ammuffite vengono credute?

«L’Azerbajgian è pronto a far passare i veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa dall’Armenia al Karabakh se la strada Aghdam-Khankendi verrà aperta» (Hikmet Hajiyev). «L’Azerbajgian è pronto a concedere il permesso affinché l’assistenza del CICR dall’Armenia raggiunga gli Armeni che vivono in Karabakh, a condizione che anche gli aiuti della Mezzaluna Rossa provenienti dall’Azerbajgian possano entrare contemporaneamente, [ha affermato l’] Assistente del Presidente dell’Azerbajgian e Capo del Dipartimento di Politica Estera dell’Ufficio Presidenziale» (Baku, Turkic World).

Il capo bugiardo della macchina di propaganda del regime autocratico dell’Azerbajgian afferma che il Corridoio di Lachin verrà aperto (solo per il CICR però) se l’Artsakh consentirà l’uso della strada Aghdam (per “aiuti umanitari” azeri richieste da nessuno e superflue se il Corridoio di Lachin, chiuso dall’Azerbajgian, fosse aperto).

Quante volte l’Azerbajgian ha chiuso il Corridoio di Lachin durante i 9 mesi di blocco? Se questo “accordo” verrà concluso, l’Azerbajgian si limiterà a fabbricare un’altra “provocazione” e a chiuderlo di nuovo. L’Azerbajgian ha l’abitudine di rompere gli accordi e usare scuse. Se hanno chiuso più volte il Corridoio di Lachin in passato, non c’è dubbio che troveranno un’altra “provocazione” per giustificare il fatto di farlo nuovamente. Credere nella loro parola sarebbe ingenuità allo stato puro.

Segnaliamo

Gli Stati Uniti e la Russia devono cooperare per porre fine a questo conflitto di Simon Maghakyan – Time, 8 settembre 2023 [QUI]: Riflettendo su cosa deve accadere per porre fine al #ArtsakhBlockade, sull’elefante nascosto nella stanza: la cooperazione USA-Russia. L’inazione degli Stati Uniti sul Nagorno-Karabakh non punirà la Russia ma, invece, la non fermerà, dando il via libera a un genocidio.

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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