231° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. “Cibo per la vita”. “O lo restituite. O siete complici”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.07.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi siamo entrati nel giorno 231 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh, di cui ieri – come abbiamo raccontato [QUI] – l’Azerbajgian ha fornito un’altra prova. Ancora una volta l’Azerbajgian ha violato le leggi internazionali sui diritti umani, con il rapimento di un cittadino Armeno dell’Artsakh che veniva trasportato – in accordo con le autorità azere – dal Comitato Internazionale della Croce Rossa ad un ospedale in Armenia per un’operazione cardiaca. Vagif Khachatryan, l’uomo di 68 anni rapito ieri dalle guardie di frontiera azeri al posto di blocco illegale presso il ponte Hakari è stato accusato dal procuratore generale dell’Azerbajgian di aver partecipato a un “attacco armato” al villaggio di Meshali il 22 dicembre 1991.

Qualsiasi maschio armeno adulto, che l’Azerbajgian abbia voglia arrestare, torturare o uccidere sarà etichettato come “criminale di guerra” per giustificarlo. Abbiamo visto molti esempi nella guerra del 2020. Nessun Armeno sarà mai al sicuro sotto il dominio azero. Quando sarà il momento per intraprendere azioni contro il regime autocratico di Aliyev?

Oggi, ritorniamo su due questioni cruciali:

1. Il caso del “Cibo per la vita”: il convoglio di 20 camion con il loro carico di 400 tonnellate di aiuti umanitari inviati dal governo armeno alla popolazione dell’Artsakh allo stremo, per il quinto giorno fermo a Kornidzor davanti al ponte Hakari

Al posto di blocco illegale, la guardia di frontiera dell’Azerbajgian impedisce ancora l’ingresso, nell’assenza totale delle forze di mantenimento della pace russe che dovrebbero garantire il libero movimento in ambedue le direzioni lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin) secondo le disposizioni della Dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020.

Patologicamente distaccata dalla realtà, in presenza del blocco completo del Corridoio di Lachin sotto gli occhi di tutti (che vogliono vedere), il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian afferma che «le autorità azere hanno compiuto passi coerenti verso un dialogo con i residenti Armeni locali della regione del Karabakh e la costruzione di una nuova strada Lachin».

2. Il caso Khachatryan: il rapimento del cittadino Armeno dell’Artsakh allo stesso posto di blocco illegale

Attualmente Vagif Khachatryan si trova in un ospedale di Baku (invece di Yerevan, dove avrebbe dovuto essere operato). Ieri, 29 luglio, i rappresentanti del CICR, tra cui un medico, lo hanno visitato, e gli è stata data la possibilità di contattare la sua famiglia.

«Il sequestro di un Armeno di 68 anni da parte dell’Azerbajgian, che era nella custodia del Comitato Internazionale della Croce Rossa per essere trasportando dall’Artsakh ad un ospedale all’Armenia, è un crimine di guerra – Articolo 37 del Protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 12.08.1949 e relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali (Protocollo I), 8 giugno 1977» (Arman Tatoyan).

«Dopo un doppio controllo con tre eccellenti esperti legali internazionali, posso dire: anche se il pover’uomo ha commesso un crimine (che è molto probabilmente un’invenzione), la sua detenzione o piuttosto il rapimento viola le disposizioni fondamentali dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario internazionale» (Sossi Tatikyan).

L’Azeri Times ha posto la domanda “ai seguaci Armeni”: «Se prove concrete dimostrano la colpevolezza di Vagif Khachatryan, pensi che dovrebbe essere ritenuto responsabile in tribunale? Se no, perché?». Ovviamente, ma non in un tribunale farsa di Aliyev. Comunque, prove della sua colpevolezza non ci sono, sono un pretesto per il rapimento.

L’Armenia ha presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso del rapimento del cittadino della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian. Il rappresentante dell’Armenia sulle questioni legali internazionali ha affermato che è stata presentata una domanda alla Corte in merito alla tutela dei diritti di Vagif Khachatryan, con la richiesta di applicare una misura provvisoria contro l’Azerbajgian.

Il caso del “Cibo per la vita”

Il funzionario del governo armeno Vardan Sargsyan, membro della task force incaricata di rispondere alla crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh, ha dichiarato che al momento non ci sono notizie sulla sorte del convoglio “Cibo per la vita”. “La situazione umanitaria sta peggiorando di ora in ora”, ha affermato, chiedendo misure concrete per superare la profonda crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Il convoglio umanitario armeno che trasporta cibo di emergenza e aiuti medici per Nagorno-Karabakh rimane bloccato dall’Azerbajgian all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) per il quarto giorno.

Arin Karapet, un Membro del Parlamento svedese, ha scritto in un post su Twitter: «La situazione in Nagorno-Karabakh è allarmante, con 120.000 civili bisognosi di aiuti umanitari. L’aiuto umanitario di 400 tonnellate destinato a raggiungerli è attualmente bloccato dall’Azerbajgian, causando ulteriore angoscia e disperazione tra la popolazione colpita».

Il Membro del Parlamento svedese, Arin Karapet, accompagnato dall’Assistente del Primo Ministro armeno, Hakob Abrahamyan, ha visitato l’area vicino al villaggio di Kornidzor dove si trovano i camion che trasportano cibo di emergenza e assistenza medica per l’Artsakh sotto assedio. Il legislatore svedese ha detto di essere venuto a Kornidzor per vedere la situazione sul campo con i propri occhi. “Sfortunatamente, né il carico né noi siamo in grado di passare attraverso il corridoio. Oltre 120.000 residenti di Artsakh sono stati bloccati da quasi otto mesi. Il mondo intero può vedere che il carico non può passare”, ha detto, affermando che Armenia, Unione Europea, USA e Svezia devono fare tutto il possibile affinché il convoglio umanitario raggiunga la sua destinazione. “Il Corridoio di Lachin deve essere aperto, non c’è altro modo”, ha aggiunto.

Osservando che l’Azerbajgian ha ignorato i molteplici appelli della comunità internazionale per aprire il corridoio, Karapet ha dichiarato: “Più a lungo questo carico rimarrà bloccato qui, dimostrerà che l’Azerbaigian non vuole la pace. Se volesse davvero la pace, lascerebbe passare il carico, in modo che la gente non muoia di fame. Non puoi affermare di volere la pace e allo stesso tempo causare la fame a 120.000 persone”.

Parlando delle dichiarazioni di Azerbajgian, che affermano che consentiranno il passaggio delle merci solo attraverso Aghdam, il parlamentare svedese ha affermato che queste dichiarazioni sono il gioco politico dell’Azerbajgian e che il mondo intero chiede la riapertura del Corridoio di Lachin. Ha aggiunto che più a lungo l’Azerbajgian manterrà bloccato il convoglio, più l’Unione Europea trarrà conclusioni appropriate sull’Azerbajgian. Allo stesso tempo, Karapet ha affermato che l’Unione Euopea sta reagendo con lentezza.

Ricordiamo che il Corridoio di Berdzor (Lachin), l’unico collegamento terrestre (e in assoluto, visto che l’Azerbajgian impedisce anche il collegamento aereo con l’Artsakh) dell’Artsakh con l’#Armenia e il resto del mondo, è stato bloccato dall’Azerbajgian dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022. Il blocco azero costituisce una grave violazione della Dichiarazione trilaterale di accordo di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, che stabiliva che i 5 km dell’ampio Corridoio di Lachin doveva essere sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe. Inoltre, il 22 febbraio 2023 la più alta corte delle Nazioni Unite – la Corte Internazionale di Giustizia – ha ordinato all’Azerbajgian di prendere tutte le misure a sua disposizione per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni. Da allora l’Azerbajgian ha ignorato l’ordine senza subirne delle conseguenze. Anzi, l’Azerbajgian ha poi installato illegalmente un posto di blocco sul Corridoio di Lachin presso il ponte Hakari. Il blocco ha portato alla carenza di prodotti essenziali come cibo e medicinali. L’Azerbaigian ha anche interrotto l’approvvigionamento di gas ed elettricità dall’Armenia all’Artsakh e gli ospedali hanno sospeso le normali operazioni.

«Mentre l’Armenia continua le sue provocazioni contro l’Azerbaigian con “truck show” al confine, il personale medico azero fornisce assistenza di primo soccorso agli armeni etnici che utilizzano il punto di controllo del confine di Lachın muovendosi liberamente in entrambe le direzioni» (Tural Ganjali, Membro del Parlamento della Repubblica di Azerbajgian, in rappresentanza della città di Khankendi).

Ecco, fornire aiuti umanitari è considerato un “truck show” al confine sul ponte Hakari tra Armenia e Artsakh, bloccato con un “punto di controllo” azero illegale, e l’intimidazione dei pazienti trasportati dalla Croce Rossa e loro accompagnatori è definita “assistenza di primo soccorso”, e infine è ripetuta la menzogna del “libero movimento in ambedue le direzioni”, smentito dai fatti e le dichiarazioni ufficiale di Baku che attestano il contrario. Ciononostante, ieri mattina, il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ha rilasciato una dichiarazione con cui nega il blocco dell’Artsakh, affermando che “Yerevan è responsabile delle azioni degli Armeni del Karabakh” e colpendo anche le “dichiarazioni faziose” di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e altri.

«Il tuo promemoria quotidiano che la strada Lachin è la terra sovrana dell’Azerbajgian ed è aperta alla libera circolazione degli Armeni etnici senza alcun ostacolo. Non abbiamo ancora visto una libera circolazione degli Azeri per viaggiare a Naxçıvan attraverso il Corridoio di Zangezur. Armenia deve sbloccare il Corridoio Zangezur!» (Tural Ganjali, Membro del Parlamento della Repubblica di Azerbajgian, in rappresentanza della città di Khankendi).

In questi due post di Tural Ganjali, documentando lo show con telecamere e fotografi – violando la privacy dei pazienti e loro accompagnatori – organizzato al posto di blocco illegale presso il ponte Hakari, viene ripetuta con la faccia di bronzo la solita menzogna della “libera circolazione senza alcun ostacolo”, contraddetta dai fatti.

Inoltre, il parlamentare azero “dimentica” che l’Azerbajgian impedisce l’ingresso ad ognuno (con eccezione dei sporadici trasporti di paziente con il CICR), non solo di “Armeni etnici”, ma di qualsiasi straniero (incluso giornalisti e rappresentanti delle istituzioni e organizzazioni internazionali). Poi, quanto riguarda un ipotetico “Corridoio di Zangezur”, non è presente in nessun accordo, quindi non esiste e non è da “sbloccare”. L’Armenia ha ribadito costantemente la disponibilità a garantire i collegamenti via strada e ferrovia tra Azerbajgian e Nachitchevan, sotto la sovranità armena, ma Buku rifiuta, esigendo un corridoio extraterritoriale con la Turchia, che taglia il collegamento dell’Armenia con l’Iran.

Per quanto riguarda il collegamento aereo, i voli attraverso lo spazio aereo dell’Armenia da e per l’exclave del Nakhichevan dell’Azerbajgian continuano nonostante il blocco totale terrestre (il blocco aereo in forza da sempre) da parte dell’Azerbajgian all’Artsakh in corso nel Corridoio di Berdzor (Lachin), territorio dell’Artsakh illegalmente occupato dalle forze armate azere e che dovrebbe essere sotto controllo delle forze di mantenimento della pace russe. Gli aerei prendono solo una deviazione, per evitare lo spazio aereo del territorio dell’Artsakh non ancora occupato.

Il Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh, Artak Beglaryan, ieri ha comunicato: «Arayik Harutyunyan, ha inviato una lettera a Luis Moreno Ocampo, uno dei principali specialisti in diritto internazionale, ex procuratore capo della Corte Penale Internazionale e docente presso le Università di Harvard e Yale, chiedendo un parere da esperto sulla corrispondenza del blocco dell’Artsakh con il crimine di genocidio. Nella lettera si legge, in particolare:

«In qualità di Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, richiedo la sua opinione di esperto sulla situazione attuale di 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh.
Abbiamo ritenuto che la sua esperienza in qualità di procuratore capo fondatore della Corte Penale Internazionale (2003-2012), in particolare la sua richiesta di emettere un mandato d’arresto per genocidio contro il Presidente del Sudan, sarebbe stata rilevante per fornirci le informazioni richieste.
Abbiamo bisogno della tua opinione su tre domande:
a) Si potrebbe ritenere che il blocco del nostro popolo da parte dell’Azerbajgian dal 12 dicembre 2022, e in particolare il blocco di ogni tipo di assistenza umanitaria al Nagorno-Karabakh attuato dal 15 giugno 2023, costituisca il crimine di genocidio?
b) La Corte Penale Internazionale è competente in materia?
c) Chi potrebbe essere ritenuto personalmente responsabile?
La prego di considerare questa come una richiesta urgente, dato il deterioramento quotidiano della situazione umanitaria e della sicurezza nel mio Paese e le crescenti sofferenze della mia gente. Allego un rapporto che fornisce informazioni pertinenti».

Il caso Khachatryan

L’obiettivo del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, delle violazioni del cessate il fuoco e di altro terrorismo contro gli Armeni dell’Artsakh, ovvero, pulizia etnica, riassunto in un unico commento, preso come un esempio dai post dell’esercito di troll azeri che si sono scatenate sui social: «Quando non mi sento al sicuro, me ne vado immediatamente».

«Gli Azeri hanno preso il controllo del Corridoio di Lachin e hanno iniziato a rapire arbitrariamente persone da un’auto del CICR. Cosa accadrebbe agli Armeni se l’Azerbajgian otterrebbe il pieno controllo del Nagorno-Karabakh? In effetti, questo è in linea con la Costituzione dell’Azerbajgian. Basta dare un’occhiata agli indici dell’Azerbajgian» (Anush Ghavalyan).

Proseguiamo con due dichiarazioni, che esprimono il punto di vista di un diplomatico di Aliyev e del portavoce dei funti “eco-attivisti” che avevano iniziato il 12 dicembre 2022 il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) vicino a Shushi.

«V. Khachatryan – uno degli autori del genocidio nel villaggio #Meshali di #Khojaly (1991), che era sulla lista dei ricercati internazionali, è stato detenuto al posto di frontiera Lachin-Khankendi. Tutti i criminali che hanno commesso il genocidio contro gli Azeri saranno presto o tardi puniti uno per uno» (Ali Alizada, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran).

Questa affermazione fa sembrare che il rapimento da parte dell’Azerbajgian di un uomo anziano e malato sia stata un’azione legale. È pericoloso normalizzare questo. L’Azerbajgian ha promesso che ci saranno altre “punizioni” in arrivo.

«Vagif non è stato rapito. È un criminale di guerra responsabile della morte di 25 persone ed è stato giustamente detenuto dall’Azerbaigian. In precedenza abbiamo chiarito che chiunque commetta un crimine sarà arrestato, processato e dovrà affrontarne le conseguenze» (Adnan Huseyn).

Quanto afferma Huseyn è tutto da dimostrare ed è presumibilmente falso, visto la reputazione di arci-bugiardo di questo razzista armenofobo che quotidianamente nelle sue dirette su Twitter affermava che il corridoio era aperto, dimostrando come “prova” il passaggio di solo mezzi della Croce Rossa e delle forze di mantenimento della pace russe (che dal 15 giugno 2023, con il blocco totale, neanche loro passano ancora e si riforniscono con degli elicotteri).

L’Azerbajgian sta distribuendo tramite gli ambasciatori e dei media azeri una foto falsa a sostegno delle false accuse contro Vagif Khachatryan.

Questa foto è stata scattata nel 1994 da Kommersant e non ha nulla a che vedere né con i fatti dell’anno 1991 né con Vagif Khachatryan. Sembra più probabile che l’individuo in questa foto con un fucile automatico sia un Azero fuori da un ospedale, poiché le informazioni a riguardo indicano che è stata scattata in aree controllate dall’Azerbajgian nel maggio 1994. La foto è stata trovata nell’archivio del quotidiano russo Kommersant. La “data dell’evento” dell’immagine è segnata come 10 maggio 1994 e la didascalia recita in russo: “Nagorno-Karabakh. Ospedale in Azerbajgian. In elicottero. Foto scattate da Eddy Opp”.
Questa immagine e la narrazione azera legata alla motivazione per il rapimento di Khachatryan che l’accompagnano, sono state smascherate immediatamente. Come la foto, anche le accuse sono false. Fossero lontanamente vere, l’uomo non avrebbe tentato di passare un posto di blocco militare azero. Assurdo a tutti i livelli.

«Vari utenti azeri, tra cui diplomatici, usano l’immagine di un soldato scaricata da Internet e la presentano come un’immagine di Vagif Khachatryan. Qui presento la foto di Vagif Khachatryan scattata negli anni ’90, che dimostra le bugie della macchina di propaganda dell’Azerbajgian» (Gegham Stepanyan, Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh).

Il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Armenia ha dichiarato: «Vagif Khachatryan, portato in Armenia per cure mediche e rapito dall’Azerbajgian, non è ricercato a livello internazionale. L’interferenza illecita con i suoi diritti viola le garanzie e gli standard legali internazionali».

Vagif Khachatryan in fila allo sportello controllo passaporti del checkpoint azero illegale.
Vagif Khachatryan al checkpoint azero illegale prima di essere rapito.

Il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, sui fatti raccolti sul rapimento di Vagif Khachatryan da parte dell’Azerbajgian, ha diffuso un comunicato: «Il 29 luglio, verso le ore 09.30, accompagnato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, previo accordo con la parte azera, il convoglio che trasportava pazienti dall’Artsakh all’Armenia ha raggiunto il “posto di blocco” illegale azero situato vicino al ponte Hakari. Durante il controllo passaporti, Vagif Khachatryan, residente della comunità Patara della Repubblica di Artsakh, nato nel 1955, ha consegnato il suo passaporto ai rappresentanti del servizio di frontiera azero, che poi non lo hanno restituito. Quando è stato chiesto dalla figlia di Vagif Khachatryan e dal rappresentante del CICR perché non hanno restituito il passaporto, gli Azeri hanno risposto che lo avrebbero restituito entro 5 minuti. In quel momento, Vagif Khachatryan è stato scortato in uno studio medico situato presso il “posto di blocco” illegale dell’Azerbajgian, dove gli sono state poste domande relative alla salute, nonché sui motivi del suo trasferimento in Armenia. Quindi Vagif Khachatryan è stato informato che doveva recarsi in una delle stanze situate vicino il “checkpoint” per 15 minuti per rispondere ad alcune domande. La figlia di Vagif e il rappresentante del CICR hanno insistito sul fatto che potevano porre le loro domande direttamente al posto di blocco e che non era necessario spostarsi in un altro luogo. Successivamente, gli Azeri hanno minacciato di farlo con l’uso della forza. Allo stesso tempo, secondo le testimonianze, molti militari Azeri armati di mitra si sono radunati al posto di blocco. Vagif Khachatryan e un rappresentante del CICR dell’ufficio di Stepanakert (un cittadino straniero) sono stati caricati su un’auto Niva, che si è diretta verso la parte inferiore del ponte Hakari. Circa 10 minuti dopo, il rappresentante del CICR è tornato al posto di blocco su un’auto Chevrolet, mentre Vagif Khachatryan è stato portato via in un luogo sconosciuto. Secondo la testimonianza, il rappresentante del CICR è stato spinto fuori dall’auto dagli Azeri. Tutte queste azioni sono avvenute alla presenza della figlia di Vagif Khachatryan, che ha cercato di fare tutto il possibile per impedire il rapimento del padre, ma è stata minacciata con l’uso della forza.
Vagif Khachatryan, 68 anni, soffre di una malattia cardiovascolare ed era diretto al Centro Medico Nork Marash di Yerevan per essere operato.
Prima di trasferire i pazienti alle istituzioni mediche della Repubblica di Armenia, il CICR riceve il consenso di tutte le parti, compresa la parte azera. Pertanto, una volta raggiunto l’accordo, il CICR è responsabile del trasporto sicuro di queste persone.
Il procedimento penale avviato dall’ufficio del procuratore generale dell’Azerbajgian contro Vagif Khachatryan e il suo cosiddetto “arresto” è un falso e inverosimile pretesto per il suo rapimento. Secondo le informazioni ricevute e la ricerca condotta dall’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Armenia, è stato confermato che non ci sono dati su Vagif Khachatryan in nessun sistema di intelligence internazionale. Di conseguenza, Vagif Khachatryan è una persona sotto protezione umanitaria internazionale, per la tutela dei cui diritti il Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh richiede quanto segue:

  • Una dichiarazione pubblica rilasciata dal CICR, effettuando una valutazione giuridica di questo crimine dell’Azerbajgian, intraprendendo tutte le azioni derivanti dal mandato del CICR per restituire Vagif Khachatryan ad Artsakh, per garantire la protezione dei diritti di Vagif Khachatryan prima del suo ritorno, per escludere torture e trattamenti disumani nei suoi confronti.
  • Presentare alle organizzazioni internazionali e ai governi dei singoli Stati i fatti relativi al rapimento di un cittadino della Repubblica di Artsakh da parte dell’Azerbajgian e i crimini sistematicamente compiuti contro il popolo dell’Artsakh, perseguendo l’obiettivo innegabile della pulizia etnica e del genocidio, al fine di garantire la necessaria pressione internazionale sull’Azerbajgian.

Le organizzazioni internazionali dovrebbero prendere come base l’allarme lanciato del CICR e un certo numero di organizzazioni internazionali per i diritti umani sulle violazioni su larga scala dei diritti del popolo dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, applicano misure coercitive e punitive contro l’Azerbajgian per fargli adempiere ai suoi obblighi internazionali.

Il Corridoio di Lachin, che comprende anche il ponte sul fiume Hakari, secondo la Dichiarazione trilaterale de 9 novembre 2020, è sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe. Il rapimento di Vagif Khachatryan è avvenuto a pochi metri dalla roccaforte del contingente di mantenimento della pace russo situata presso il ponte Hakari, che non ha fatto nulla per impedire il rapimento. Tenendo conto del fatto che il Corridoio di Lachin è un territorio sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe e la Federazione Russa è garante dell’attuazione delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, la Federazione Russa dovrebbe intraprendere tutte le azioni per restituire Vagif Khachatryan all’Artsakh e ripristinare il pieno controllo del Corridoio di Lachin, prevenendo il ripetersi di casi di rapimento di cittadini dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian».

Il Rappresentante del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Stepanakert ha dichiarato: «Nonostante i continui sforzi, al momento non siamo in grado di fornire aiuti attraverso il Corridoio di Lachin e altre rotte, inclusa Aghdam».

Il fratello di Vagif Khachatryan ieri davanti agli uffici della Croce Rossa a Stepanakert.

Ieri, la situazione era tesa davanti alla sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Stepanakert. Al canto di “libertà a Vagif” i manifestanti hanno protestato davanti all’ufficio di Stepanakert del Comitato internazionale della Croce Rossa. L’Azerbaigian ha rapito illegalmente il 68enne Vagif Khachatryan e lo ha trasferito oggi a Baku. Il cittadino dell’Artsakh veniva trasportato a Yerevan con un’auto della Croce Rossa per un urgente intervento al cuore, in accordo con le autorità azere. I manifestanti hanno chiesto spiegazioni al CICR. I manifestanti hanno chiesto che il Comitato Internazionale della Croce Rossa mantenga i suoi impegni, compia ogni sforzo e restituisca il cittadino dell’Artsakh di 68 anni rapito dall’Azerbaigian: “O lo restituite. O siete complici”.

Gurgen Nersisyan e Gegam Stepanyan, rispettivamente Ministro di Stato e Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh hanno incontrato il rappresentante della Croce Rossa a Stepanakert. La figlia di Khachatryan ha affermato, che le autorità dell’Artsakh e il CICR, hanno assicurato che saranno prese misure al più alto livello per il ritorno di Khachatryan. Il rappresentante del CICR in Artsakh ha affermato: «Capisco perfettamente la situazione. Stiamo cercando di trovare soluzioni. Faremo tutto il possibile…».

Nel frattempo, la Croce Rossa ha interrotto a tempo indeterminato i trasferimenti di pazienti dall’Artsakh all’Armenia, dopo il rapimento di Khachatryan da parte delle forze armate dell’Azerbajgian al checkpoint azero illegale sul Corridoio di Berdzor (Lachin).

I parenti di Khachatryan, insieme al Ministro di Stato e al Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, hanno incontrato anche il comando delle forze di mantenimento della pace russe di stanza in Artsakh.

“Parere editoriale” di Azeri Times (nostra traduzione italiana dall’inglese): «Crediamo fermamente che vi sia un urgente bisogno di una soluzione che faciliti la consegna di aiuti umanitari ai residenti armeni nella regione del Karabakh in Azerbaigian. La questione in questione non è solo quella dei diritti umani fondamentali, ma è anche fondamentale per promuovere la pace a lungo termine, la fiducia reciproca, la pace e la stabilità nella regione.
È imperativo che sia il posto di frontiera di Lachin che la strada di Aghdam siano aperti, operativi e consentano effettivamente il passaggio di aiuti umanitari, energia e altre risorse essenziali. L’implementazione tempestiva di soluzioni a queste sfide logistiche è fondamentale per evitare qualsiasi potenziale crisi umanitaria.
Inoltre, è fondamentale notare che fintanto che gli aiuti umanitari sono soggetti a ispezione al posto di blocco del confine di Lachin, l’integrità territoriale dell’Azerbaigian rimane senza compromessi. Parallelamente, i leader della comunità armena in #Karabakh devono adottare misure per sbloccare la strada di Aghdam, consentendo così il passaggio dell’assistenza umanitaria.
Questo percorso garantisce che gli aiuti raggiungano coloro (inclusi bambini e anziani) che ne hanno più bisogno, mantenendo il rispetto dei confini territoriali e della sovranità delle due nazioni (#Armenia e #Azerbaijan) coinvolte. Il nostro obiettivo collettivo dovrebbe essere quello di alleviare le sofferenze umane e promuovere la pace e la stabilità nella regione».

L’unica soluzione urgente ed efficace è l’apertura immediata del Corridoio di Berdzor (Lachin) e la demilitarizzazione del corridoio, ritornando allo status quo del 9 novembre 2020. Tutto il resto è fuffa e specchio per le allodole.

«C’è qualcuno là fuori che può ancora sostenere che il Nagorno-Karabakh può essere integrato in Azerbaigian dopo tutto questo? Ci sono due scenari realistici a questo punto: o lo status quo post-2020 viene ripristinato in una forma o nell’altra, o l’intera popolazione del Nagorno-Karabakh sarà costretta ad andarsene» (Tigran Grigoryan).

«È strano che anche l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Armenia la pensi così. Non lo dico per motivi patriottici, ma dobbiamo essere in grado di vedere e comprendere la realtà in Nagorno-Karabakh…» (Marut Vanyan).

«L’Azerbajgian intensifica la repressione contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh. L’arresto [non da definire non un “arresto”, ma correttamente un “sequestro” e un “rapimento”] da parte dell’Azerbajgian del cittadino armeno del Karabakh Vagif Khachatryan scopre i piani anti-armeni di Aliyev. Questo è un pessimo precedente. Il regime dittatoriale [correttamente: autocratico] dell’Azerbajgian non nasconde più di avere piani per ripulire il Nagorno-Karabakh dagli Armeni.

L’arresto di Vagif Khachatryan dimostra che Ilham Aliyev mente quando parla della pacifica convivenza con gli Armeni del Karabakh, della loro pacifica integrazione. A partire da oggi, l’Azerbajgian afferma che arresterà centinaia, migliaia di Armeni che hanno partecipato alle guerre. Aliyev ha una lunga lista di Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh che arresterà a questo posto di blocco o attraverso un’operazione militare speciale. Apparentemente, Aliyev costruirà campi di concentramento in Azerbajgian per gli Armeni arrestati, che accuserà di crimini di guerra.

Il procedimento penale avviato dall’ufficio del procuratore generale dell’Azerbajgian contro Vagif Khachatryan e il suo arresto come parte di esso è un falso pretesto. Lo staff del Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia ha rivelato che Vagif Khachatryan non era ricercato a livello internazionale. Vagif Khachatryan è una persona sotto protezione umanitaria internazionale.

In realtà, l’Azerbajgian vuole dimostrare che la sovranità e le leggi azere si estendono al Nagorno-Karabakh. Finché il checkpoint, installato in violazione dell’accordo del 9 novembre 2020, continuerà a funzionare nel Corridoio di Lachin, assisteremo a nuovi arresti e ad una nuova guerra da parte dell’Azerbajgian.

Niente vincola Aliyev, che ha costruito un parco di bottino militare, con manichini di militari armeni a Baku. Come nel caso dei militari armeni catturati nella guerra dei 44 giorni, assisteremo anche ad un falso processi riguardante il nuovo arrestato, Vagif Khachatryan.

L’Azerbajgian trasforma il posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin in uno strumento di arresto e repressione degli Armeni. Pertanto, Aliyev porta la persecuzione del popolo del Karabakh a un nuovo livello. Questo è solo l’inizio. C’è un rischio estremamente elevato che l’Azerbajgian lanci a breve un’operazione militare contro il Karabakh, prendendo di mira l’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh.

Penso che Aliyev abbia anche preparato uno scenario più difficile, che consiste nell’effettuare un’invasione di sabotaggio militare a Stepanakert, arrestare le autorità del Karabakh e trasferirle a Baku, avviando falsi processi. L’Azerbajgian sta seguendo questo scenario e la comunità internazionale deve impedirlo. Questo non risolverà il conflitto del Karabakh; porterà a nuove esplosioni.

Infatti, quando l’Azerbajgian affama 120.000 Armeni del Nagorno Karabakh, arresta Vagif Khachatryan, un civile residente nel Karabakh, fa un regalo alla diplomazia armena. Se fino a poco tempo fa la parte armena doveva sforzarsi per dimostrare alla comunità internazionale che l’obiettivo dell’Azerbajgian è commettere genocidio e pulizia etnica degli Armeni del Nagorno-Karabakh, ora lo stesso Aliyev lo sta dimostrando.

L’arresto di Vagif Khachatryan, che è sotto la protezione del diritto internazionale umanitario, non è giustificato in alcun modo, soprattutto quando si è scoperto che non era ricercato a livello internazionale, come invece sostiene Baku.

Arresti, detenzione a lungo termine, torture da parte dell’esercito e delle forze di polizia, omicidi, rapimenti, incidenti armati attendono gli Armeni sotto il controllo statale dell’Azerbajgian. Tali scontri aumenteranno il rischio dello scoppio della guerra. Anche le garanzie internazionali non hanno funzionato riguardo all’arresto di Vagif Khachatryan da parte del regime di Aliyev. Ciò significa che in presenza delle forze di mantenimento della pace russe, gli Armeni del Karabakh sono quasi indifesi davanti al regime autoritario di Aliyev.

Per evitare che gli eventi si trasformino in uno scenario sanguinoso, è necessario che Baku e Stepanakert avviino un dialogo attraverso un meccanismo internazionale. Gli USA, l’Unione Europea e la Russia dovrebbero fare pressione sull’Azerbajgian affinché il dialogo si svolga e gli Armeni del Karabakh ricevano forti garanzie internazionali. Se ciò non accade, l’Azerbajgian inizierà una guerra» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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