217° giorno del #ArtsakhBlockade. Chi rimane neutrale in situazioni di ingiustizia e menzogna, ha scelto di stare dalla parte dell’oppressore

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.07.2023 – Vik van Brantegem] – C’è in un angolo del Caucaso meridionale un pezzo di Paese montuoso che si cura le ferite e cerca di sopravvivere, assediato con 217 giorni di #ArtsakhBlockade da un regime autocratico, guidato da un Ilham Aliyev guerrafondaio, sanguinario e genocida, corteggiato dall’Europa, temendo per la prossima guerra in arrivo.

Piazza del Risorgimento a Stepanakert, questa mattina.

Buonasera da Stepanakert. Qui prosegue la manifestazione popolare a tempo indeterminato, iniziata ieri [QUI]. La gente in piazza chiede al mondo di ascoltare il grido di allarme che si alza dall’Artsakh sotto assedio. Si è sentito nel cielo il rombo dell’elicottero delle forze d mantenimento della pace russe, che trasporta cibo e di quanto ne hanno bisogno per se stesso, non per il popolo dell’Artsakh. Un manifestante dice: «Ci si chiede chi proibisce loro di andare in Armenia attraverso il Corridoio di Lachin. Questo suono mi fa già ribollire il sangue». Non devi essere Armeno per capire il dolore e la sofferenza in atto in Artsakh.

Nell’indifferenza totale del mondo intero: «L’urlo… Quanto forte deve gridare, affinché tu la senti?» (Siranush Sargsyan). «Questa bambina rappresenta in pieno la richiesta degli armeni che vivono in Artsakh. Gridava Hayastan (Armenia) con voce forte e orgogliosa» (Liana Margaryan). Stanno gridando Hayastan, che significa Armenia, come un bambino che chiama sua madre. Il video [QUI].

«L’urlo è ancora nelle mie orecchie da quando ho visto per la prima volta il suo video. Stiamo affrontando anni dolorosi e dolorosi per far fronte a ciò che vediamo affrontare il #NagornoKarabakh. #ArtsakhBlockade è il preludio, le sue conseguenze sono terribili. Gli ultimi colloqui sono la prova di quanto siamo soli e impreparati» (Elena Rštuni).

Piazza del Risorgimento a Stepanakert, questa mattina.

Secondo giorno di protesta del movimento popolare a tempo indeterminato a Stepanakert, capitale della Repubblica di Artsakh

Qualsiasi dichiarazione di compromesso o decisione presa a nome del popolo dell’Artsakh è priva di significato. Il movimento popolare a tempo indeterminato è ormai consolidato e una realtà. Il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, Gurgen Nersisyan, la ha detto durante la manifestazione del movimento popolare a tempo indeterminato nella piazza del Rinascimento a Stepanakert. “Questo è un movimento che è nato nel cuore di tutto il popolo dell’Artsakh e attendeva la sua manifestazione”, ha sottolineato il Ministro di stato, aggiungendo che nei prossimi giorni verranno avviate varie attività di sensibilizzazione nella Repubblica di Armenia: “I nostri onorevoli fratelli e sorelle si sono assunti l’obbligo di presentare la situazione creata a seguito delle azioni criminali dell’Azerbaigian in Artsakh a tutte le strutture internazionali in Madre Armenia e oltre”, ha affermato Nersisyan, aggiungendo che grazie al movimento popolare iniziato ieri, è stato possibile attirare l’attenzione sull’Artsakh e sulla situazione che continua ad essere catastrofica. Le privazioni della gente dell’Artsakh stanno diventando ogni giorno più pesanti e profonde.

Non esiste alcuna possibilità di comunicazione di trasporto tra Stepanakert e le regioni. Le persone sono private dell’accesso ai medicinali di base e agli articoli per l’igiene e più di 30.000 bambini e più di 2.000 donne incinte sono private dell’opportunità di procurarsi cibo a sufficienza. Gli abitanti dei villaggi non sono in grado di iniziare e finire i lavori agricoli. Sono stati implementati solo il 30%, il che in seguito porterà a gravi conseguenze.

“Una delle idee chiave e degli obiettivi del movimento popolare è che nessuno dei nostri compatrioti che affrontano vari problemi deve sentirsi mai solo, in modo che siano sempre convinti che ognuno di voi sia dietro di loro e al loro fianco. Dobbiamo fare di tutto affinché nessuno in Artsakh si senta solo, impotente e abbandonato”, ha sottolineato il Ministro di Stato, esprimendo la convinzione che sarà possibile ottenere successo e vittorie grazie alla perseveranza.

Secondo Nersisyan, la dichiarazione del Ministero degli Esteri della Federazione Russa del 15 luglio era in riferimento e in risposta al movimento popolare in Artsakh: “Sono sicuro che riceveremo molte risposte nel più breve periodo di tempo e, alla fine, gli appelli e le petizioni si trasformeranno in passi concreti”, ha espresso la sua convinzione, sottolineando che la gente dell’Artsakh si è guadagnata e ha realizzato il proprio diritto all’auto- determinazione e non è oggetto di negoziazione.

“Qualsiasi dichiarazione di compromesso da parte del popolo dell’Artsakh è priva di significato. Nessuno si permetta di considerare il diritto e la libertà del nostro popolo all’autodeterminazione e alla gestione del proprio destino come oggetto di contrattazione, discussione o concessione. Nel dopoguerra, abbiamo ascoltato molte discussioni, dichiarazioni delle autorità della Repubblica di Armenia sull’abbassamento del livello, sul riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian, ma dopo tutto ciò non abbiamo mai visto la pace, le relazioni di buon vicinato, l’atteggiamento gentile e pacifico nei confronti delle persone dell’Artsakh ovunque. In questo caso, il popolo dell’Artsakh ha il diritto di chiedere pubblicamente a cosa servono queste concessioni, se di conseguenza il popolo dell’Artsakh non solo soffre ogni giorno, ma anche il fardello lasciato sulle sue spalle diventa ogni giorno più pesante. I bambini che vivono in Artsakh sono poveri e sofferenti. Se vogliamo la pace a un tale prezzo, allora non abbiamo bisogno della pace, abbiamo bisogno della pace in una forma dignitosa. Il nostro popolo ha bisogno della pace nel rispetto dei propri diritti e del diritto di controllare il proprio destino. Indipendentemente da ciò che sta accadendo intorno a noi, non perdetevi mai d’animo, cari compatrioti. La gente dell’Artsakh non sarà lasciata sola. Il popolo dell’Artsakh è in grado di educare e spiegare a tutti il vero cammino con la propria lotta e il proprio esempio, che può solo portare alla vittoria”, ha affermato il Ministro di Stato.

Alla manifestazione erano presenti anche Artur Tovmasyan, il Presidente dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh, e altri funzionari. Ricordiamo che, come abbiamo già riferito, che ieri sono state allestite delle tende in piazza del Rinascimento per il pernottamento e le attività quotidiane dei partecipanti al movimento popolare a tempo indeterminato.

Queste persone esistono. Queste persone vivono nella terra dei loro antenati accanto alla loro antica eredità. Tutto sarà distrutto non appena gli Azeri ne avranno il controllo, come fanno già nei territori che hanno occupato con la guerra e con la forza. Qui, in Artsakh, 1.618 anni fa, è stato composto l’alfabeto armeno moderno, sebbene la scrittura esistesse già prima.

Invece, se qualcuno ancora è confuso su come è stato creato l’Azerbajgian, ecco un breve video (in inglese) per costui.

Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ha reagito alla dichiarazione del Ministero degli Esteri della Federazione Russa del 15 luglio 2023, a cui ha riferito il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh nel suo discorso come abbiamo riportato prima, secondo cui “nei vertici tenutisi nell’ottobre 2022 e nel maggio 2023 sotto l’egida dell’Unione Europea, l’Armenia ha riconosciuto il Nagorno-Karabakh come parte del territorio dell’Azerbajgian, che ha cambiato radicalmente le condizioni fondamentali, in cui è stata firmata la dichiarazione dei leader di Russia, Azerbajgian e Armenia del 9 novembre 2020, nonché lo stato delle truppe di mantenimento della pace russe.

“La dichiarazione odierna del Ministero degli Esteri della Russia non corrisponde alla dichiarazione sulla reciproca cooperazione tra la Repubblica di Azerbajgian e la Federazione Russa e ai discorsi del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, in difesa dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Azerbajgian, compresa la regione del Karabakh”, si legge nella dichiarazione del Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian.

Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ritiene inammissibile che il Ministero degli Esteri russo interpreti e condizioni l’integrità territoriale e la sovranità dell’Azerbajgian nel contesto del fatto che il Primo Ministro dell’Armenia, che ha mantenuto i territori dell’Azerbajgian sotto occupazione per quasi 30 anni, riconosce il Karabakh come parte dell’Azerbajgian. Nella dichiarazione si osserva che oggi è l’Azerbajgian che sta compiendo passi attivi per ottenere progressi nel processo di pace con l’Armenia (imponendo con la minaccia della forza l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian). Allo stesso tempo, il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian accusa ancora una volta non il suo Paese, che ha sottoposto il popolo dell’Artsakh alle più gravi privazioni, ma le altre parti che hanno firmato la dichiarazione tripartita, per non aver adempiuto ai propri obblighi: “Allo stesso tempo, l’Armenia non ha ancora adempiuto alla maggior parte dei suoi obblighi ai sensi di tale dichiarazione, e la parte russa non ha assicurato la piena attuazione di tale documento. Nonostante i ripetuti avvertimenti dell’Azerbajgian sulle attività illegali durante l’utilizzo della strada Lachin [il Corridoio di Berdzor (Lachin)], non sono state prese misure per impedire queste attività”.

Quel che ne dicono i diplomatici e i troll azeri, che negano la crisi umanitaria in Artsakh, questo è come il più grande supermercato di Stepanakert si presentava questa mattina.

Un altro filmato che mostra gli scaffali vuoti dei negozi in Artsakh, una dura conseguenza del blocco in corso. L’assenza di beni di prima necessità è molto sentita, lasciando la popolazione in estremo bisogno. L’Azerbajgian persiste nell’imporre un blocco totale, aggravando la situazione. Il Presidente della Consiglio Europeo, Charles Michel, che suggerisce che l’Azerbajgian è “disposto a fornire aiuti umanitari da Aghdam” a Stepanakert, con questa suo posizione conferma di essere favorevole all’integrazione forzata del popolo dell’Arsakh in Azerbajgian, portando a termine la pulizia etnica: sterminio o espulsione degli Armeni da loro terre ancestrali nel Giardino della Montagna Nera.

Qualcuno ci chiede: «Cosa c’è di sbagliato che l’Azerbajgian fornisce cibo all’Artsakh?»

Mentre l’Azerbajgian impone un blocco totale, costringendo gli Armeni dell’Artsakh a scegliere tra il cibo per i loro figli e la loro dignità, libertà e diritto di vivere nella loro Patria senza mendicare il cibo dal regime che nei 30 anni passati ha ucciso e espulso i loro padri, le loro madri, i loro fratelli e sorelle, e 3 anni fa li ha decapitato davanti alla telecamera, afferma costantemente che gli Armeni sono una razza inferiore meritevole di sradicamento chiamandoli terroristi e scarafaggi, pestilenza per l’Europa, è il comportamento di un subumano che finge di essere un pacificatore, opprimendo il suo stesso popolo azero.

Un immagine che il mondo, con la sua neutralità e non azione complice di genocidio, non vuole vedere e ascoltare. Mondo cieco, sordo e senza cuore.

Sempre le stesse espressioni – significative – sulle facce dopo i colloqui trilaterali.

Si è svolto ieri 15 luglio 2023, con inizio alle ore 13.45, un vertice trilaterale tra il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev (sorride sotti i baffi), il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan (scuro in faccia) e il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (sorriso ebete).

Charles Michel ha prima incontrato singolarmente Ilham Aliyev (nel pomeriggio del 14 luglio) e Nikol Pashinyan (la mattina del 15 luglio). Pashinyan ha consegnato a Michel la lettera appello del Presidente della Repubblica di Artsakh, Ararik Harutunyan, di cui abbiamo riferito avantieri [QUI].

Durante il trilaterale sono state discusse l’aggravarsi della crisi umanitaria in Artsakh causata dal blocco illegale del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian, la delimitazione e le opere per garantire la sicurezza delle frontiere tra i due Paesi, lo sblocco dei trasporti regionali e delle infrastrutture economiche, l’accordo sulla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, i diritti e la sicurezza del popolo dell’Artsakh, nonché le questioni relative ai prigionieri tenuti in ostaggio dall’Azerbajgian.

Il Presidente del Consiglio Europeo nelle sue osservazioni al termine del vertice trilaterale ha detto con la sua solita faccia di bronzo e sorrisetto ebete: «Stiamo attraversando una delle fasi più complete e vigorose dei negoziati tra Armenia e Azerbajgian». Il suggerimento di Charles Michel che l’Azerbajgian è “disposto a fornire aiuti umanitari da Aghdam” a Stepanakert, evidenzia il deliberato silenzio dell’Unione Europeo riguardo alle vere intenzioni dell’Azerbajgian. Ciò si riflette male sulla mediazione dell’Unione Europea, solleva numerose domande scomode sull’efficacia del processo in corso.

Mentre il #ArtsakhBlockade si intensifica di giorno in giorno, Charles Michel cerca con ogni mezzo di evitare di imporre le sanzioni contro il regime di Aliyev che il Parlamento Europeo gli chiede di imporre. È significativo che questi colloqui – dove si discute anche del futuro dell’Artsakh si svolgono senza alcuna rappresentanza dallo stesso popolo dell’Artsakh.

Il tempo per i discorsi è scaduto. Gli Armeni dell’Artsakh hanno chiuso con le parole e gli appelli vuoti, soprattutto quando l’altra parte è un meschino ignorante egoista. La situazione esplosiva ha bisogno di un’azione immediata da parte del Consiglio Europeo, di demolire i check point illegali dell’Azerbajgian sul Corridoio di Lachin, di arrestare Aliyev e di rinchiuderlo in carcera a vita buttando la chiave.

Se capisce che Michel non ha letto la lettera del Presidente della Repubblica di Artsakh sull’assedio azero dell’Artsakh. E che non gli è pervenuta la conferma del 6 luglio dell’ordine della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite all’Azerbajgian di aprire immediatamente il Corridoio di Lachin, di cui abbiamo riferito ieri [QUI].

«Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia,
hai scelto la parte dell’oppressore»
(Arcivescovo Desmond Tutu).

«Ho appena concluso una proficua visita in Azerbaigian, dove ho incontrato S.E. Il presidente Aliyev @presidentaz, il mio omologo ministro colonnello generale Hasanov @wwwmodgovaz e il capo del servizio di frontiera statale colonnello generale Guliyev. Abbiamo discusso delle opportunità per ampliare la cooperazione nel campo della difesa» (Yoav Gallant, Ministro della Difesa dello Stato di Israele – Twitter, 14 luglio 2023).

È pervenuta qualche reazione significativa nella società israeliana contro questa empia alleanza? Per inciso, anche il pubblico liberale tedesco è muto e cieco quando i barbari, con i quali si ama fare affari, imperversano in Oriente. Si ricorda che l’esercito israeliano utilizza l’intelligenza artificiale per trovare obiettivi per attacchi aerei e può utilizzarla per la logistica delle operazioni militari, come riferito dall’agenzia Bloomberg.

II Generale Mustafa Kemal Atatürk (Salonicco, 19 maggio 1881 – Istanbul, 10 novembre 1938), fondatore e primo Presidente della Repubblica turca. Dal 1916 fu chiamato Mustafa Kemal “Paşa”, dal 1934 Kemal “Atatürk”. È considerato l’eroe nazionale turco e il padre della Turchia moderna. Mustafa Kemal Atatürk riposa bene nel suo mausoleo mentre curdi, greci e armeni continuano a soffrire per le oppressioni che ha iniziato, le guerre che ha eseguito e i genocidi che ha presieduto.

Significativamente, gli storici imbianchino questo Mustafa Kemal Atatürk, che ha dato ai leader mondiali l’architettura per commettere genocidi, con tutto il male lodato da masse non istruite. Quindi il ciclo non finisce mai. E continua oggi con Ilham Aliyev, il 4° e attuale Presidente dell’Azerbajgian, e Recep Tayyip Erdoğan, il 12º e attuale Presidente della Turchia.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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