216° giorno del #ArtsakhBlockade. Quanto forte devono gridare i bambini dell’Artsakh, affinché tu li senti nel frastuono del silenzio internazionale sul loro futuro?

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.07.2023 – Vik van Brantegem] – La Francia chiede che non venga usata violenza contro la popolazione civile del Nagorno-Karabakh, che sta affrontando una crisi umanitaria a causa del blocco azero e sta attualmente organizzando una manifestazione a Stepanakert (di cui abbiamo riferito ieri [QUI]), il cui unico desiderio è vivere in pace nel proprio Paese.

Lo ha sottolineato ieri all’evento organizzato presso l’Ambasciata di Francia in Armenia in occasione della Festa nazionale francese, l’Ambasciatore francese in Armenia, Anne Luyot, che nei prossimi giorni concluderà la sua missione diplomatica in Armenia. Luyo ha anche salutato il coraggioso impegno del governo armeno per la pace e la democrazia nonostante un contesto estremamente difficile.

«La Francia è dispiaciuta per l’aggressione in corso ai confini dell’Armenia, così come contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh. Una popolazione che è stata fortemente colpita dal blocco del Corridoio di Lachin e i cui diritti devono essere rispettati secondo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia. Sappiamo che la popolazione del Nagorno-Karabakh sta attualmente tenendo una manifestazione a Stepanakert, chiedendo di ripristinare i propri diritti, e chiediamo che non venga usata violenza contro la popolazione civile, il cui unico desiderio è vivere in pace», ha affermato Anne Luyo.

L’Armenia apprezza molto l’importante ruolo svolto dall’amico, il Presidente francese Emmanuel Macron, nella risoluzione delle relazioni Armenia-Azerbajgian e nell’affrontare i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh. Lo ha sottolineato il Vice Primo Ministro dell’Armenia, Mher Grigoryan, al solenne evento organizzato presso l’Ambasciata francese in Armenia in occasione della Festa nazionale francese. Mher Grigoryan, a nome del governo armeno e lui stesso, si è congratulato calorosamente con il governo francese, l’ambasciatore e l’amichevole popolo francese in occasione della Festa nazionale francese. «Il 14 luglio 1789 i francesi, uniti attorno alle nobili idee di libertà, uguaglianza e fraternità, tracciarono la via delle libertà fondamentali e della democrazia per il mondo moderno. I legami storici tra Armenia e Francia, basati su valori comuni, sono stati di fondamentale importanza per lo sviluppo delle nostre relazioni interstatali privilegiate», ha affermato Grigoryan.

Il Vice Primo Ministro ha sottolineato che dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche, i due Paesi sono riusciti a stabilire uno stretto dialogo politico di alto livello e un’efficace cooperazione in tutti i campi. Grigoryan ha anche osservato che avendo un proprio posto nella storia del popolo armeno, la Francia ha assunto un ruolo significativo, soprattutto all’inizio del XX secolo, quando migliaia di Armeni sopravvissuti al genocidio trovarono rifugio nell’amica terra di Francia e hanno avuto la possibilità di una vita dignitosa.

«Apprezziamo molto l’importante ruolo del nostro amico, il Presidente Emmanuel Macron, nella regolamentazione delle relazioni Armenia-Azerbaigian e nell’affrontare i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh. Mi dispiace informarvi che, nonostante i nostri sforzi per stabilire stabilità e pace durature nella regione, la situazione è critica al momento», ha sottolineato Grigoryan.

A nome del governo armeno, il Vice Primo Ministro ha ringraziato l’Ambasciatore francese, che sta completando la sua missione diplomatica in Armenia, per i suoi sforzi nell’espansione e nell’approfondimento delle relazioni armeno-francesi e le ha augurato successo, assicurando che rimarrà sempre un’amica di armeni. Congratulandosi nuovamente per l’occasione della Festa nazionale della Francia, ha augurato buona fortuna al Paese amico e al popolo francese, e la longevità dell’amicizia armeno-francese.

Nell’indifferenza totale del mondo intero: «L’urlo… Quanto forte deve gridare, affinché tu la senti?» (Siranush Sargsyan). «Questa bambina rappresenta in pieno la richiesta degli armeni che vivono in Artsakh. Gridava Hayastan (Armenia) con voce forte e orgogliosa» (Liana Margaryan).

Stanno gridando Hayastan, che significa Armenia, come un bambino che chiama sua madre. Il video [QUI].

Da un post su Twitter, in riferimento al fatto che almeno 289 bambini rifugiati sono morti o sono scomparsi nel Mar Mediterraneo dall’inizio dell’anno: «Non sono numeri. Sono bambini. La strage degli innocenti non è una disgrazia. Ha mandanti, complici e finanziatori. Quanti titoli meriterà sulla prima pagina dei giornali?». Per quanto un post della stessa fonte in riferimento al dramma dei 30.000 bambini sotto assedio azero in Artsakh? Anche loro non sono numeri, sono bambini.

Nessun bambino dovrebbe svegliarsi senza sapere da dove viene il suo prossimo pasto. Questa è la realtà per 30.000 bambini in Artsakh oggi, che vivono sotto il disumano blocco dell’Azerbaigian. La gente dell’Artsakh merita di vivere in sicurezza nella propria patria! L’Artsakh non dovrebbe essere un bersaglio per sporchi giochi politici. Per una volta, il mondo deve difendere la democrazia e l’umanità. Sarebbe meglio che il mondo finisse oggi, se i nostri fratelli e sorelle, se i bambini dell’età dei nostri figli, non possono vivere in libertà.

I bambini dell’Artsakh reagiscono al #ArtsakhBloccade, con un’intelligenza più alta e un cuore molto più grande degli adulti che “governano” il mondo – CivilNetTV, 14 luglio 2023. Con sottotitoli in armeno.

Delle 120.000 Armeni in Artsakh/Nagorno-Karabakh che vivono da 7 mesi sotto il blocco imposto dall’Azerbajgian, 30.000 sono bambini. Con il permesso dei loro genitori, il team Artsakh di CivilNetTV ha parlato con alcuni di loro per le strade di Stepanakert, in un video di 7 minuti con sottotitoli in inglese. Privati dei loro diritti umani fondamentali al movimento e all’istruzione, i bambini tentano di dare un senso alle crisi che li circondano.

Secondo “informazioni dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian”, che riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dall’azero, la Repubblica di Artsakh utilizzerebbe misure di disturbo GPS contro gli aerei che percorrono la rotta Baku-Fuzuli-Zangilan. Nessun ulteriore dettaglio. È la prima volta che viene presentata un’affermazione del genere contro le autorità dell’Arsakh, tra le crescenti violazioni del cessate il fuoco da parte delle forze armate azere lungo la linea di contatto nell’Artsakh.

Ciò che potrebbe seguire a queste accuse azere, non verificati in modo indipendente, da considerare come fake news, è che le autorità azere cercheranno ulteriori concessioni dal territorio bloccato, come il pieno controllo dello spazio aereo dell’Artsakh e il dispiegamento di unità militari in nuove aree dell’Artsakh per fermare queste “contromisure”.

Informazioni dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian
15 luglio 2023, ore 10.00

«I gruppi armati armeni illegali nel territorio della Repubblica di Azerbajgian, dove è temporaneamente di stanza il contingente di mantenimento della pace russo, utilizzano interferenze radio contro i sistemi di navigazione satellitare GPS di aerei passeggeri di compagnie aeree locali e straniere che volano attraverso lo spazio aereo del nostro Paese.
Il 13 luglio, dalle 11.54 alle 12.07, le rotte Zangilan-Fuzuli e dalle 13.02 alle 13.17 Fuzuli-Baku sono state utilizzate interferenze radio contro l’aereo passeggeri Gulfstream G280 appartenente ad Azerbaijan Airlines. Il sistema di navigazione satellitare GPS non funziona correttamente.
Desideriamo informarvi che è stato registrato il fatto di interferenze radio contro i sistemi di navigazione satellitare GPS di aerei passeggeri da parte di gruppi armati armeni illegali. Nonostante le nostre ripetute richieste al comando del contingente di mantenimento della pace russo che tali situazioni rappresentano una seria minaccia per la sicurezza dei voli aerei, non è stata intrapresa alcuna azione».

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh smentisce questo comunicato diffuso dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, secondo cui le unità competenti del Ministero della Difesa dell’Artsakh interferirebbero regolarmente con i sistemi di posizionamento GPS degli aerei civili che volano nello spazio aereo dell’Artsakh, a seguito del quale si creerebbe una seria minaccia alla sicurezza dei voli. Secondo il Servizio di Sicurezza dell’Artsakh, si tratta di un’assoluta menzogna. L’esercito di difesa dell’Artsakh lo ha sottolineato già nel 2020 durante e successivamente alla guerra dei 44 giorni. Invece, è la parte azera che prende costantemente di mira l’infrastruttura civile della Repubblica di Artsakh, bloccando il Corridoio di Berdzor (Lachin), interrompendo le linee di fornitura di gas ed elettricità e sopprimendo l’accesso a Internet e alle comunicazioni mobili.

Parallelamente con la propaganda di disinformazione di Baku con scopi aggressivi e bellici, sono attivi, accanto ai “diplomatici” megafono del loro padrone Aliyev nei diversi Paesi di stanza, sono attivi sui social anche i troll turchi/nomadi Tartari.

«Cerca il genocidio cerca! Tipico inganno armeno, non cascarci. Due immagini, in una gli Armeni che mangiano cibo gustoso in un lussuoso ristorante in Karabakh, l’altra che condividono su Twitter e affermano che c’è carenza di cibo e che stanno morendo di fame» (Asāsīyūn).
«Nuovi filmati mostrano come gli Armeni continuano a morire di fame nel Karabakh dell’Azerbajgian» (Asāsīyūn).
«Addestramento militare per donne con diabete e asma, in modo che l’esercito armeno possa essere più flessibile nella sua ritirata tattica da Zangezur a Irevan» (Asāsīyūn).

I falsi post quotidiani pieni di odio e bugie contro l’Armenia di questo troll turco-azero – che non sa nemmeno la differenza tra le bandiere dell’Armenia e della Colombia 😂 – ed i tentativi di spostare la responsabilità e la verità dalle atrocità dell’Azerbajgian contro il popolo armeno dell’Artsakh, non stanno avendo l’effetto desiderato.

L’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh riferisce che il comunicato diffuso dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian sul fatto che oggi 15 luglio, intorno alle ore 10.00, le unità del Ministero della Difesa dell’Artsakh hanno tentato di eseguire lavori di fortificazione nella regione di Askeran, che sarebbero stati interrotti a causa del azioni della parte azera, è un’altra disinformazione. «In questo modo, il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian sta cercando di giustificare il fuoco delle sue unità sui civili che svolgono lavori agricoli. Oggi intorno alle ore 09.50, la parte azera ha aperto il fuoco con un’arma di piccolo calibro in direzione di civili che svolgevano lavori agricoli nel villaggio di Nerkin Sznek del distretto di Askerani. L’incidente è stato segnalato al comando delle truppe di mantenimento della pace della Federazione Russa», informa il Ministero della Difesa dell’Artsakh.

L’Azerbaigian quasi quotidianamente spara contro la fabbrica metallurgica in costruzione con investimenti statunitense nel villaggio di Yeraskh in Armenia, vicino alla frontiera con il Nakichevan (exclave dell’Azerbajgian). Beh, certo. Yeraskh fa parte del piano di invasione dell’Azerbajgian, che non può permettere che gli investimenti americani ostacolino i piani di conquista dello Stato terrorista azero.

Il 6 luglio 2023 il Tribunale Internazionale di Giustizia, principale organo giurisdizionale delle Nazioni Unite, aveva RIAFFERMATO all’unanimità il suo ordine di obbligare l’Azerbajgian a garantire un accesso senza ostacoli attraverso il Corridoio di Lachin. L’ordinanza della Corte, che è chiara e non è cambiata dal 22 febbraio 2023, deve essere pienamente attuata dall’Azerbajgian.

Ma visto che l’Azerbajgian fa ricorso a speculazioni e false interpretazioni del testo, il Tribunale Internazionale di Giustizia con un Comunicato stampa ieri ha chiarito la questione, ricordando che il 6 luglio 2023 il Tribunale Internazionale di Giustizia, «ha emesso un’Ordinanza riguardante la richiesta dell’Armenia di modificare l’Ordinanza del 22 febbraio 2023 indicando una misura provvisoria nel Caso concernente l’Applicazione della Convenzione Internazionale sulla l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (Armenia c. Azerbajgian)».

Il testo integrale dell’ordinanza è disponibile [QUI].

Il Comunicato stampa ricorda che, «con ordinanza del 22 febbraio 2023, la Corte, con tredici voti contro due, aveva indicato il seguente provvedimento cautelare: “La Repubblica di Azerbajgian, in attesa della decisione finale sul caso e in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, adotterà tutte le misure di cui dispone per garantire il libero movimento di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni”.
Nel suo ricorso, l’Armenia ha chiesto in particolare alla Corte di modificare il suo Ordine includendo il seguente provvedimento provvisorio che impone all’Azerbaigian, in attesa della definizione della controversia nel merito, di “procedere al ritiro di tutto il personale schierato sul Corridoio Lachin o lungo di esso dal 23 aprile 2023 e ad astenersi dal dispiegare personale sul o lungo il Corridoio”.
Con ordinanza del 6 luglio 2023, la Corte ritiene che, “anche se si può ritenere… che vi sia stato un cambiamento nella situazione che prevaleva quando ha emesso il suo ordine del 22 febbraio 2023, la … richiesta riguarda ancora accuse di interruzione del traffico lungo il Corridoio di Lachin. Le conseguenze di tale interruzione per le persone di origine nazionale o etnica armena sarebbero le stesse riscontrate dalla Corte nell’ordinanza di cui sopra. Inoltre, la misura prescritta dalla Corte si applica indipendentemente dalla causa dell’interruzione del traffico”.
Di conseguenza, la Corte conclude che le circostanze alle quali l’Armenia fa riferimento nel suo ricorso non costituiscono un cambiamento della situazione che giustifichi una modifica dell’ordinanza del 22 febbraio 2023.
Con il dispositivo dell’ordinanza 6 luglio 2023, definitiva e inappellabile, vincolante per le parti, la Corte: “(1) All’unanimità, ritiene che le circostanze, così come le si presentano oggi, non sono tali da richiedere l’esercizio del suo potere di modificare l’ordinanza 22 febbraio 2023 recante misura cautelare; 2) All’unanimità, riafferma la misura cautelare indicata nella sua ordinanza del 22 febbraio 2023”».

Nel riportare la storia della procedura, il Comunicato stampa riferisce un fatto significativo: «In data 21 aprile 2023 l’Azerbaigian ha depositato eccezioni preliminari di incompetenza della Corte e, ai sensi di quanto previsto dal comma 3 dell’art. 79bis del Regolamento della Corte, il procedimento di merito è stato pertanto sospeso. Il Presidente ha fissato al 21 agosto 2023 il termine entro il quale l’Armenia può presentare una dichiarazione scritta contenente le sue osservazioni e osservazioni sulle obiezioni preliminari sollevate dall’Azerbaigian».

Ecco, se la Corte non fa ordinanze a favore dell’Azerbajgian, per Aliyev è INCOMPENTENTE. Quindi, l’Azerbajgian continuerà ad ignorare qualsiasi ordinanze della Corte non in suo favore e a far ricorso a speculazioni e false interpretazioni che capovolgono le ordinanze che non piacciono ad Aliyev.

Caucaso, l’agonia del Nagorno-Karabakh da sette mesi ostaggio dall’Azerbajgian
Appello dell’Armenia al Consiglio di Sicurezza: “L’Onu fermi la pulizia etnica”
di Roberto Travan
La Stampa, 15 luglio 2023


Sono già passati 7 mesi da quando le autorità azere hanno illegalmente bloccato il Corridoio di Lachin, l’unico accesso all’autoproclamata Repubblica di Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale. Da allora 120.000 persone sono completamente isolate, prive di rifornimenti e vie di fuga per mettersi in salvo. L’Azerbajgian ha inoltre interrotto le forniture di acqua, gas ed elettricità. E negli scorsi giorni ha bloccato anche i mezzi della Croce Rossa Internazionale che cercavano di portare soccorso ai civili. Nonostante gli appelli di Europa e Stati Uniti per rompere l’isolamento della piccola enclave armena, l’esercito azero continua indisturbato l’offensiva militare violando gli accordi di cessate il fuoco firmati nel 2020 dopo la Guerra dei 44 giorni.

Pulizia etnica

«Tutte le azioni intraprese dall’Azerbajgian in questi mesi, dalle manifestazioni di finti ecoattivisti (tra cui simpatizzanti della formazione terroristica turca dei Lupi Grigi, ndr) all’installazione di un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin, sono chiaramente pianificate per creare condizioni di vita impossibili alla popolazione del Nagorno-Karabakh: è in corso un’autentica operazione di pulizia etnica», denuncia senza giri di parole il Ministero degli Esteri armeno.

«Baku non solo infrange la tregua firmata tre anni fa, ma ignora anche le risoluzioni adottate da molti parlamenti (compreso quello Europeo, ndr) e dalla Corte internazionale di giustizia contro la chiusura del Corridoio di Lachin». Il Tribunale internazionale dell’Aja il 6 luglio ha nuovamente intimato all’Azerbajgian l’immediata riapertura del valico «perché negare il diritto alla libera circolazione di persone, veicoli e merci costituisce plausibilmente una discriminazione razziale». Appello caduto nuovamente nel vuoto perché il Nagorno-Karabakh resta completamente isolato, circondato dalle forze militari azere e privo di qualsiasi collegamento esterno. A nulla continua a servire la forza di interposizione russa che avrebbe dovuto garantire l’accesso e la sicurezza del Karabakh in base agli accordi firmati da Erevan, Baku e Mosca.

«Da Lachin in precedenza transitavano in media 400 tonnellate giornaliere di derrate alimentari verso il Karabakh. Poi dal 7 dicembre 2022 il checkpoint illegale piazzato dall’Azerbajgian ha ridotto le forniture a un decimo. Dal 15 giugno scorso i rifornimenti sono stati completamente interrotti», confermano le autorità armene.

Disastro umanitario

La situazione è disastrosa perché le scorte alimentari nei magazzini sono oramai ridotte al lumicino, vuoti i negozi, lunghe le file per i razionamenti. Scarseggiano anche i medicinali e l’ossigeno negli ospedali. L’Azerbajgian, inoltre, impedisce il trasferimento dei malati più gravi in Armenia, fatto che sta determinando un aumento dei tassi di mortalità specie fra le fasce più deboli della popolazione.

«Prima del blocco totale solo poche persone sono riuscite a raggiungere l’Armenia per ricevere cure urgenti grazie al Comitato Internazionale della Croce Ross», racconta un funzionario governativo. «Gli ammalati e i loro accompagnatori sono stati sottoposti a procedure di controllo umilianti e a trattamenti degradanti: sono stati filmati e successivamente quelle immagini sono state sfruttate dalla propaganda azera per dimostrare la normale apertura del passaggio a Lachin. Ma era solo una montatura, una falsità, disinformazione», denuncia Erevan puntando il dito contro la comunità internazionale e le organizzazioni umanitarie «incapaci di ottenere l’accesso al Nagorno-Karabakh per condurre un’adeguata missione conoscitiva e fornire aiuti umanitari».

L’appello all’Onu

L’Armenia si appella anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (presieduto dalla Russia responsabile delle stragi e delle distruzioni in atto in Ucraina) affinché «utilizzi tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire l’attuazione degli ordini della Corte Internazionale di Giustizia, impedire la catastrofe umanitaria e fermare la pulizia etnica in Nagorno-Karabakh». Parole dure, chiare, un appello a tempo quasi scaduto «al mondo civilizzato che non può e non deve tollerare tali azioni, così come non deve accettare il disprezzo degli ordini giuridicamente vincolanti del Tribunale dell’Aja». Parole che venerdì 14 luglio sono state nuovamente coperte dal fragore delle batterie azere sui pacifici villaggi del Nagorno-Karabakh. Parole poi sprofondate nell’ennesimo silenzio della comunità internazionale.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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