212° giorno del #ArtsakhBlockade. Unica garanzia dei diritti e della sicurezza del popolo dell’Artsakh è il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.07.2023 – Vik van Brantegem] – Nel 212° giorno del #ArtsakhBlockade, l’Azerbajgian annuncia che il Corridoio di Berdzor (Lachin) – l’unica strada della vita che collega l’Artsakh all’Armenia e il resto del mondo – viene chiusa anche per il Comitato Internazionale della Croce Rossa, che dal 15 giugno è stato l’unico autorizzato a utilizzare l’autostrada Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert per trasferire pazienti tra Artsakh e Armenia e consegnare delle medicini e prodotti alimentari per bambini. Una nuova violazione dei diritti umani da parte dei nomadi Tartari, senza alcuna azione da parte del mondo civilizzato. In che tipo di mondo viviamo in cui un autocrate genocida negazionista, violentatori dei diritti umani che riscrive sistematicamente la storia, di un paese come Azerbajgian è considerato un “partner affidabile” dal Presidente della Commissione Europea?

L’idea del processo di pace di Aliyev, come durante i negoziati del Nagorno-Karabakh per 30 anni, implica tenere le pistole puntate contro gli Armeni invece di metterle da parte. Questo approccio non porterà mai alla pace.

L’Azerbajgian sta di nuovo con motivi pretestuosi impedendo al CICR di transitare nel Corridoio di Lachin, l’unico modo per consegnare all’Artsakh piccole scorte di medicine e di prodotti alimenti per bambini. Come “motivo” per giustificare il nuovo pretesto, le autorità dell’Azerbajgian hanno pubblicato un vecchio video di una settimana fa, accusando il CICR di attività di “contrabbando”. Il servizio di guardia di frontiera dell’Azerbajgian ha riferito che un camion del CICR ha tentato di trasportare “merci illegali” (sigarette, telefoni cellulari, caricatori per cellulari e benzina) dall’Armenia all’Artsakh, che è stato aperto un procedimento penale in riferimento a questo “reato” e che il valico di frontiera (cioè, il posto di blocco illegale) al ponto Hakari è stato chiuso “fino al completamento delle indagini”.

Il blocco illegale azero sul ponte Hakari.

Il sito azero Azxeber.com ha scritto oggi: «Anche le forze di mantenimento della pace russe contrabbandano nel territorio dell’Azerbajgian [cioè, nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh], così come la Croce Rossa. Come abbiamo riferito, diversi tentativi di contrabbando illegale di vari tipi con veicoli appartenenti al Comitato Internazionale della Croce Rossa sono stati rilevati dagli impiegati del Servizio di sicurezza dello Stato al valico di frontiera “Lachin” [cioè, il blocco illegale azero al ponte Hakari all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) dall’Armenia, sulla frontiera con l’Artsakh]. L’uso di veicoli di evacuazione medica di proprietà del CICR per il contrabbando è una grave violazione delle leggi della Repubblica dell’Azerbajgian.
Quali sono le azioni illegali del Comitato Internazionale della Croce Rossa nel territorio dell’Azerbaigian? Il deputato Agil Abbas ha rilasciato una dichiarazione ad Azxeber.com al riguardo. Ha detto che il CICR stava abusando del fatto che le forze di mantenimento della pace non li controllassero: “Anche le forze di mantenimento della pace stanno contrabbandando nel territorio dell’Azerbajgian, e così come anche la Croce Rossa. Come può essere interpretato? Il loro comportamento illegale è stato rivelato oggi e il confine è stato rafforzato [cioè, in Corridoio di Lachin è nuovamente chiuso al 100%]. Dovremmo inviare una lettera al Comitato Internazionale della Croce Rossa in modo che non commettano di nuovo un simile errore e non si impegnano in un lavoro così vile. Far loro sapere che se continuano così, possiamo sparare alle loro auto”».

Questo sono il linguaggio e l’azione che i nomadi Tartari conoscono molto bene: la minaccia della forza e l’uso della forza.

Comunicato stampa del Comitato Internazionale della Croce Rossa

«Il CICR è a conoscenza delle preoccupazioni sollevate in merito al trasporto di merci non autorizzate attraverso il Corridoio di Lachin e non sostiene alcuna attività di questo tipo. Nessun materiale non autorizzato è stato trovato in alcun veicolo appartenente al CICR. Tutto il carico è soggetto a controlli doganali da parte della Repubblica di Azerbajgian.
Tuttavia, ci rammarichiamo che, a nostra insaputa, quattro autisti assunti abbiano tentato di trasportare alcuni beni commerciali nei propri veicoli che esibivano temporaneamente l’emblema del CICR. Queste persone non erano membri del personale del CICR e i loro contratti di servizio sono stati immediatamente risolti dal CICR.
Il nostro lavoro lungo il Corridoio di Lachin è sempre strettamente umanitario. Questo lavoro essenziale, che ha permesso di evacuare più di 600 pazienti per cure mediche e per far arrivare forniture mediche, cibo, latte artificiale e altri beni di prima necessità alle strutture sanitarie e alle famiglie, deve essere permesso di continuare. Questo lavoro è sempre svolto con l’accordo delle parti e fa la differenza per la vita di migliaia di persone».

Il blocco illegale azero sul ponte Hakari.

In fin dei conti, il regime autocratico dell’Azerbajgian ha fornito nuove prove del #ArtsakhBlockade e questa volta come pretesto non si è servito di un presunto contrabbando di armi (peraltro un’accusa falsa). Restando fermo il chiarimento fornito dal CICR in merito del caso, l’Azerbajgian in realtà vieta il passaggio di beni umanitari (medicine e prodotti alimentari per bambini) attraverso il checkpoint azero illegale sul ponte Hakari. Questa è solo una delle manifestazioni della pulizia etnica degli Armeni dell’Artsakh. La comunità internazionale deve reagire con forza agli atti antiumani del regime autocratico della dinastia Aliyev. La catastrofe umanitaria in Artsakh si aggrava e il regime dell’Azerbajgian non reagisce al alcuna degli appelli o ordini di aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), ma diventa sempre più aggressivo. Inoltre, diffonde ogni giorno fake news su presunte violazioni del cessate il fuoco armene, mentre invece le forze armate azeri sparano quotidianamente contro agricoltori e postazioni dell’esercito di difesa dell’Artsakh.

La maggior parte delle terre arabili nel comune di Varnkatagh è rimasta incolta per motivi di sicurezza: «Abbiamo un residente che ha diverse dozzine di ettari di terreno coltivabile, che è sotto l’obiettivo delle postazioni di combattimento del nemico», ha detto il capo della comunità Hrant Bakhshiyan. L’Azerbajgian continua a sparare ai contadini dell’Artsakh in modo che tutto ciò che potrebbe essere o viene coltivato all’interno dell’Artsakh non possa nutrire nessuno.

Ancora una volta, emergono prove che le forze militare azere provocano incessantemente tensioni in Artsakh. Le forze di mantenimento della pace russe erano presenti mentre le forze armate azere hanno sparato colpi di mortaio contro le posizioni difensive dell’Artsakh, spudoratamente ignorando l’appello dei militari russi a «non sparare!».

È evidente che l’obiettivo dell’Azerbajgian è distruggere ed eliminare la popolazione armena dell’Artsakh con ogni mezzo possibile. La leadership autocratica azera vede in questa la soluzione del conflitto. È fondamentale che la comunità internazionale intervenga e fermi questo comportamento compulsivo-ossessivo. Simulare semplicemente un processo di pace ignorando le tristi realtà sul campo non porterà a una vera pace.

Ad Artsakh la temperatura ha raggiunto i +33°C e le bibite sono del tutto assenti dai negozi. Almeno l’acqua è ancora disponibile dalle fontanelle pubbliche di acqua potabile.

«In Karabakh “i negozi sono vuoti, la frutta e la verdura sono terribilmente costose” [QUI]» (BBC News in azero @bbcazeri – Twitter, 7 luglio 2023).

«Quando è che BBC World riferirà sul #ArtsakhBlockade, non solo nel suo servizio azero? In 7 mesi ho visto 2-3 riferimento, mentre BBC Travel ha trasmesso una serie di spot pubblicitari dell’Azerbajgian di 30 minuti, promuovendo il Paese come destinazione turistica mentre il suo regime commette un lento genocidio nel Nagorno-Karabakh» (Nara Matini).

Il 10 luglio 2023, 28 ONG della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno firmato un Appello del popolo dell’Artsakh ai Paesi e popoli del mondo, che riportiamo di seguito nella traduzione italiana a cura di Iniziativa italiana per l’Artsakh. L’Appello conclude: «L’essenza del sistema di valori dell’ordine mondiale in mutamento sarà definita dalla scelta tra bugie, discriminazione, violenza, terrorismo, autoritarismo da un lato o libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani dall’altro». Purtroppo, nel mondo prevale l’indifferenza e la divisione con doppi standard, dove si chiude occhi, orecchie e mente per alcune dittature e ingiustizie. L’indifferenza è pericolosa quando sottovalutiamo l’impatto delle nostre azioni e non riusciamo a credere che ognuno di noi possa fare la differenza.

Appello del popolo dell’Artsakh
ai Paesi e popoli del mondo

«Il popolo della Repubblica dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, di fronte alla minaccia del genocidio, fa appello a tutti i Paesi e popoli del mondo, nonché alle organizzazioni internazionali designate a garantire la corretta attuazione del diritto internazionale.
Dal 15 giugno 2023, ricorrendo a una provocazione sul ponte Hakari, l’Azerbaigian ha inasprito il blocco dell’Artsakh, che dura da quasi 7 mesi, a partire dal 12 dicembre 2022, e ha bloccato i trasporti umanitari effettuati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e il contingente per il mantenimento della pace russo, compreso il trasporto di pazienti alle istituzioni mediche della Repubblica di Armenia, forniture di cibo, medicinali, beni di prima necessità, carburante, aggravando così drasticamente la crisi umanitaria nel Paese. Una settimana dopo, il 22 giugno 2023, la parte azera ha installato blocchi di cemento sul ponte dove era stato installato un posto di blocco illegale il 23 aprile 2023, bloccando letteralmente l’unica strada che collega l’Artsakh con l’Armenia e il mondo esterno.
Dal 25 giugno 2023 è stato ripristinato il trasporto dei pazienti alle istituzioni mediche in Armenia accompagnati dal CICR, tuttavia, conoscendo il modello distruttivo dell’Azerbajgian, che utilizza le questioni umanitarie come leva di pressione sull’Artsakh, non ci sono garanzie che non sarà interrotto ancora una volta. Queste azioni dell’Azerbajgian non dovrebbero essere considerate come atti di aggressione separati, ma come parte della coerente e sistematica politica di pulizia etnica contro l’Artsakh e la sua popolazione indigena armena.
Nella notte del 28 giugno 2023, l’Azerbajgian ha fatto ricorso a un’altra provocazione militare contro l’Artsakh utilizzando artiglieria a lungo raggio e un drone, provocando la morte di quattro militari dell’Artsakh che difendevano la loro patria e la popolazione pacifica dall’aggressione azera.
Ignorando le risoluzioni adottate dal Parlamento Europeo del 19 gennaio 2023 e dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) del 22 giugno 2023, la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) del 21 dicembre 2022, la decisione della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) del 22 febbraio 2023, l’Azerbajgian, come se deridesse l’autorità di queste organizzazioni, continua ostinatamente a condurre la politica di genocidio e patriacidio contro il popolo dell’Artsakh, dimostrando una volontà criminale, opponendosi così al mondo civilizzato. Inoltre, il Presidente dell’Azerbajgian si permette apertamente di minacciare i rappresentanti della comunità internazionale che non condividono il suo approccio alla risoluzione della questione dell’Artsakh, pur ritenendo che il diritto internazionale sia interamente dalla parte dell’Azerbajgian.
Il governo di Baku respinge la richiesta di fornire garanzie per la sicurezza del popolo dell’Artsakh e insiste costantemente sul fatto che si tratta di un problema interno dell’Azerbajgian, che intende risolvere a sua discrezione. Sullo sfondo della palese armenofobia, che è diventata parte della politica statale del regime autoritario dell’Azerbajgian e permea completamente la società azera. Poiché ci sono molte prove, non è difficile immaginare quale potrebbe essere questa “soluzione” se il popolo dell’Artsakh si trovasse improvvisamente sotto il dominio di Baku. Accogliamo con favore la crescente comprensione internazionale secondo cui il popolo dell’Artsakh ha bisogno di solide garanzie internazionali di protezione. Ringraziamo i membri del Congresso che hanno parlato su questo argomento al Congresso degli Stati Uniti il 21 giugno 2023, chiamando pane al pane e dando una valutazione obiettiva della politica dell’Azerbajgian, così come tutti gli altri attori internazionali che hanno il coraggio di parlare ad alta voce delle minacce esistenziali poste dall’Azerbajgian e che incombono sul popolo dell’Artsakh.
Esprimiamo la nostra speranza che sempre più persone nel mondo capiscano le vere cause di questo conflitto e capiscano perché il popolo del Nagorno-Karabakh ha fatto una legittima richiesta di ritirarsi dxcalla Repubblica Socialista Sovietica azera e unirsi all’Armenia nel 1988, che ha portato all’inizio dell’aggressione azera e di una sanguinosa guerra in cui il popolo dell’Artsakh è stato costretto a difendersi.
Ora, quando ci sono appelli da varie piattaforme internazionali per una risoluzione pacifica del conflitto includendo l’Artsakh in Azerbajgian, suggeriamo di ricordare la storia della seconda guerra mondiale e provare a immaginare: sarebbe possibile chiamare gli Ebrei a vivere sotto il regime nazista di Hitler? Governo? L’Azerbajgian moderno è anche uno Stato nazista in relazione agli Armeni, e non è difficile accertarsene – nel caso di uno sguardo obiettivo a questo problema senza il consumo unilaterale della propaganda azera.
Essendo sopravvissuto agli orrori delle tre guerre scatenate dall’Azerbajgian, pogrom, esilio, terrore psicologico, perdite umane e materiali, continuando a convivere con l’incombente minaccia esistenziale, il popolo dell’Artsakh chiede di utilizzare tutti i meccanismi internazionali esistenti per prevenire la pulizia etnica e il genocidio effettuato dall’Azerbajgian. In considerazione della situazione attuale, chiediamo la presenza di rappresentanti di tutte le organizzazioni internazionali pertinenti in Artsakh.
Tenendo conto delle violazioni degli accordi riflessi nel punto 6 della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, secondo cui dovrebbe essere garantito il passaggio libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin, chiediamo alle organizzazioni internazionali, in particolare le Nazioni Unite, di inviare una missione internazionale nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh al fine di prevenire una catastrofe umanitaria nell’Artsakh, rafforzare e migliorare il funzionamento dell’istituto di mantenimento della pace. Inoltre, a causa del fatto che l’Azerbajgian ignora apertamente l’attuazione delle decisioni della CEDU e dell’ICJ delle Nazioni Unite emesse durante il blocco, facciamo appello alla comunità internazionale affinché imponga sanzioni contro questo Paese.
A nome della società civile dell’Artsakh, facciamo appello ai diritti umani internazionali e alla società civile affinché contribuiscano a portare la voce dell’Artsakh alla più ampia comunità internazionale e chiediamo che i loro governi adottino misure preventive reali per prevenire i prossimi crimini dell’Azerbajgian contro l’umanità.
Pur esprimendo la nostra gratitudine per essere preoccupati per il destino del popolo dell’Artsakh, sottolineiamo che l’unica garanzia affidabile dei nostri diritti e della nostra sicurezza è il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Artsakh, che si basa sul diritto del popolo all’autodeterminazione, sancita dal diritto internazionale, e il libero arbitrio del popolo dell’Artsakh.
L’Artsakh non è un “territorio” ereditato da qualcuno per diritto dei forti, ma la nostra Patria, dove abbiamo un diritto pieno e inalienabile a una vita sicura. L’Artsakh non è solo una manciata di 120.000 persone, senza contare i circa 30.000 residenti dell’Artsakh sfollati con la forza, che sono stati espulsi dalle loro case a seguito dell’aggressione militare dell’Azerbajgian nel 2020. Oggi l’Artsakh è una prova dei valori dichiarati dal mondo democratico e una cartina di tornasole dell’ordine mondiale.
L’essenza del sistema di valori dell’ordine mondiale in mutamento sarà definita dalla scelta tra bugie, discriminazione, violenza, terrorismo, autoritarismo da un lato o libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani dall’altro».

«Il complesso politico-militare-industriale italiano ha sferrato un duro attacco alla legge che disciplina import ed export di armi. Il mondo pacifista dovrebbe alzare le antenne» (Nigrizia).

Segnaliamo: Kosovo, Armenia e i pericoli delle rivoluzioni di velluto. Nuove democrazie tra “antichi odi” di Alexander Thatcher – EVN Report, 4 luglio 2023 [QUI]: come la Serbia con il Kosovo, l’Azerbajgian cerca di soggiogare o distruggere definitivamente l’Armenia. Come nei Balcani, Baku utilizza il conflitto etnico per mantenere il proprio ordine nazionalista e autocratico.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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