211° giorno del #ArtsakhBlockade. La comunità internazionale deve riconoscere e proteggere il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.07.2023 – Vik van Brantegem] – La situazione umanitaria in Nagorno-Karabakh si sta deteriorando di giorno in giorno, raggiungendo un punto critico. La fornitura di scorte di cibo è completamente interrotta, niente carburante, niente gas, la popolazione dell’Artsakh è in una situazione terribile con diritti ignorati e zero protezione internazionale. Diritti umani? XXI secolo? Un mondo cieco e ipocrito.

I fatti della pulizia etnica nei 7 mesi di assedio degli Azeri-Turchi discendenti dei nomadi Tartari, ai 120.000 Armeni autoctoni dell’Artsakh (tra cui 30.000 minorenni):

  1. dal 9 gennaio 2023 niente elettricità;
  2. dal 21 marzo 2023 niente gas;
  3. dal 15 giugno blocco totale con completa interruzione dell’aiuto umanitario (cibo incluso);
  4. dal 25 giugno farmaci limitati con la Croce Rossa;
  5. attacchi quotidiani contro gli agricoltori per impedire la produzione interna di cibo;
  6. continuo odio sponsorizzato dal regime autocratico della dinastia Aliyev.

Questa non è una crisi “umanitaria”. Questa è una campagna sponsorizzata dall’Azerbajgian e la Turchia per pulire etnicamente l’Artsakh dalla sua popolazione autoctona armena. L’Azerbajgian ha già avviato la pulizia etnica nel Nagorno Karabakh. Il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte della comunità internazionale è essenziale per l’esercizio del diritto fondamentale degli Armeni a vivere in pace nelle loro terre ancestrali.

Dopo complessivamente 143 giorni di interruzione dal 12 dicembre 2022 e la completa interruzione del 21 marzo 2023, all’improvviso l’Azerbajgian ha ripristinato la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh, dove 120.000 Armeni sono isolati dal mondo a causa del blocco illegale del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbaigian e conseguente crisi umanitaria. Poi è durata ancora meno del previsto questa riattivazione della fornitura di gas all’Artsakh. Gli Azeri hanno nuovamente interrotta la fornitura, mentre già l’Unione Europea esaltava per lo sblocco del gasdotto.

L’autocrate Ilham Aliyev – che non è solo un criminale di guerra, ma un criminale e basta – si diverte così. Da notare che gli Azeri non lo hanno dichiarato e non hanno informato né Yerevan né Stepanakert in alcun modo. A parte di creare in questo modo delle situazioni molto pericolose, Aliyev esercita il terrore psicologico/umanitario contro il popolo dell’Artsakh, volta a danneggiare gli Armeni dell’Artsakh, imporre condizioni sfavorevoli di vita. Questo incidente mette a nudo le discutibili intenzioni “pacifiche” del regime autocratico della dinastia Aliyev, mentre gli organismi internazionali rimangono indifferenti.

Il Rappresentante speciale per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia dell’Unione Europea, Toivo Klaar, quel individuo spregevole, che non si fa mai sentire per condannare le azioni criminali dell’Azerbajgian ed è quasi sempre in stato di letargo, la mattina si era svegliato ed invece di stare zitto e fare meno figura di merda, ha twittato: «È bello leggere stamattina che la fornitura di gas a Khankendi/Stepanakert è stata ripristinata».

Il Presidente della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento Europeo, Nathalie Loiseau, gli ha risposto come si merita, senza peli sulla lingua: «Sei sicuro Toivo Klaar? Ne sei sicuro:
– la fornitura di gas al Nagorno-Karabakh è durevole e continuativa?
– è “bello leggere” quando c’è ancora il blocco completo del Corridoio di Lachin?
– devi usare il nome Khankendi e usarlo prima di Stepanakert?
Il Parlamento Europeo vuole che tu agisca, non che tu legga le notizie. E per sostenere i civili intrappolati in un blocco, non per compiacere i responsabili di questa terribile situazione».

Poi, deluso, Toivo Klaar ha twitttato: «Una giornata iniziata con una promessa si è conclusa di nuovo con delusione e frustrazione. Come più volte ribadito dall’Unione Europea, è fondamentale ripristinare senza restrizioni il flusso degli approvvigionamenti energetici, così come la circolazione di persone e merci attraverso il Corridoio di Lachin. Un autentico dialogo Baku-Stepanakert/Khankendi dovrebbe iniziare con l’obiettivo di fornire alternative alla violenza, costruire la fiducia tanto necessaria e garantire la dignità. L’Unione Europea attende con impazienza il prossimo incontro trilaterale di Brussel con i leader dell’Armenia e dell’Azerbajgian».

Nathalie Loiseau ha commentato: «La situazione non sta migliorando, ma almeno così viene descritta. Mancano ancora: menzionare la decisione della Corte Internazionale di Giustizia; fare i nomi: chi ha interrotto la fornitura di gas, chi sta bloccando il corridoio, chi sta esercitando violenza e minacciando il processo di pace? Un mediatore non dovrebbe rimanere in silenzio».

Parlare di “ripristinare il flusso delle forniture energetiche” senza dire da parte di chi, è come augurare che il governo giapponese ripristinasse il flusso di approvvigionamento energetico all’Artsakh. Ma sfortunatamente non sono stati i Giapponesi a tagliarlo. Forse un altro Paese? Potrebbe essere stato l’Azerbajgian, Toivo Klaar? Non lo so, chiedo per un amico.

Cambiare la narrazione sarebbe un inizio. La sua costante mancanza di rispetto per la cultura armena chiamando Stepanakert con qualsiasi altro nome, mentre Artsakh è stato solo armeno è deplorevole.

Che imbarazzo per l’Unione Europea, che permette di essere trattata dal gangster di una criminale petro-autarchia come uno zerbino, solo perché gli dà una piccola spruzzata di petrolio che si esaurisce in 30 anni, ma la macchia sulla reputazione dell’Unione Europea durerà per sempre.

Toivo Klaar ha un grave problema, se ha sempre paura di pronunciare i nomi. Perché non sollecita pubblicamente Ursula von der Leyen di rivedere la necessità del contratto del gas con un’autarchia decostruttiva dove diritti umani stanno a zero; di applicare sanzioni all’Azerbajgian, per sostenere le sue preoccupazioni, che ultimamente ha avuto abbastanza spesso; di difendere la democrazia in Armenia e in Artsakh, non solo in Ucraina? Azerbajgian e Russia sono entrambe delle autarchie, quindi perché non opporsi a entrambe?

Comunque, Toivo Klaar sta facendo progressi. Chissà che uno di questi giorni effettivamente specificherà (anche se solo per sbaglio, perché ancora sonnolente dopo un’occasionale uscita temporanea dal letargo) chi sta tagliando l’approvvigionamento energetico e bloccando il Corridoio di (Berdzor) Lachin. Chissà…

Forse se smetta di aggirare in punta di piedi un autocrate guerrafondaio e almeno inizia a nominare chi ha tagliato il gas, l’elettricità e tiene sotto assedio 120.000 Armeni dell’Artsakh da 7 mesi, finalmente quel autocrate di Baku inizierà a prendere sul serio lui e tutto il carrozzone dei funzionari dell’Unione Europea?

In ogni caso, finché non da un nome all’aggressore, Toivo Klaar è complice dei suoi crimini. Quindi, va aggiunto all’elenco dei funzionari pubblici sotto inchiesta nell’ambito del Global Magnitsky Human Rights Accountability Act da parte della task force sul genocidio dell’Artsakh. Ha chiaramente interessi acquisiti nel genocidio dell’Artsakh e nel coprire i crimini degli Azeri-Turchi discendenti dei nomadi Tartari.

Quanto segue, all’attenzione di Toivo Klaar.

1. «Il Presidente Aliyev è cambiato ed è diventato più irregolare negli ultimi dieci anni. Direi che la sua traiettoria è più analoga a quella di Saddam Hussein» (Michael Rubin mentre riferisce del #ArtsakhBlockade alla Commissione per i diritti umani di Tom Lantos del Congresso degli Stati Uniti). E le sue azioni criminali non si fermano alla popolazione dell’Artsakh e dell’Armenia. Tiene sotto blocco anche la sua stessa popolazione che ha il coraggio di lottare per l’ecologia della propria regione e la stessa sopravvivenza dei propri figli. Inutile aspettarsi parole di condanna del partner “affidabile” dell’Unione Europea, nonostante la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, solo un commento anonimo blasé qua e là, senza conseguenze.

2. La non azione mondiale sul #ArtsakhBlockade in corso da parte dell’Azerbajgian ha causato la morte di due bambini, di 3 e 6 anni, nella regione di Martakert dell’Artsakh. Hanno cercato la loro madre che era abdata a piedi al lavoro e li ha dovuto lasciare in casa da soli. Si sono stancati, hanno fatto un sonnellino all’interno di un’auto aperta e sono morti per le alte temperature.

Non c’è niente da aspettarsi dagli incontri che Toivo Klaar attende “con impazienza”, tranne nuove escalation inflitte a una popolazione che già soffre di una massiccia carenza di cibo e mancanza di accesso a cure mediche adeguate. Questa morte dei due bambini è un’illustrazione straziante della pulizia etnica di Armeni in corso in Artsakh.

Aliyev ha solo una speranza, che gli Armeni muoiano in silenzio, pacificamente, proprio come quei due bambini.

«Alcune osservazioni importanti riguardo al ripristino della fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh e alla sua successiva interruzione:

1. L’8 luglio, l’Azerbajgian ha ripristinato la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh, sorprendendo le autorità dell’Artsakh e la compagnia Artsakh gas, ma è stata nuovamente interrotta poche ore dopo.

2. Per quanto riguarda le ragioni di questo ripristino, possiamo solo supporre a causa di informazioni insufficienti. Tuttavia, è evidente che non ci sono state comunicazioni in merito con l’Artsakh.

3. L’obiettivo principale di questa azione era probabilmente quello di alleviare temporaneamente la pressione esterna. Tuttavia, sono certo che le autorità azere avessero anche altri obiettivi, come infondere costante incertezza, voci e sospetti tra la gente dell’Artsakh, aprendo e interrompendo inaspettatamente la fornitura di gas. La recente interruzione supporta questa idea. Inoltre, vi è la possibilità di ulteriori incidenti e perdite di vite umane derivanti dall’improvviso ripristino della fornitura di gas dopo un’interruzione di 109 giorni consecutivi.

4. Considerando l’obiettivo di indurre sentimenti di incertezza e impotenza, dobbiamo essere consapevoli e preparati mentalmente che l’Azerbajgian potrebbe ripristinare e interrompere la fornitura di gas in qualsiasi momento. Pertanto, dovremmo astenerci dal creare ulteriori disordini interni e diffondere disinformazione, sia in caso di ripristino che di interruzione. Data l’incertezza della situazione, ieri le autorità non si sono affrettate a rilasciare informazioni ufficiali sul restauro.

5. Dal 15 giugno all’Artsakh non è stato fornito carburante, cibo e altri beni di prima necessità, con conseguenti problemi significativi in termini di movimento interno. Mentre il ripristino dell’approvvigionamento di gas allevierebbe alcune delle difficoltà incontrate dalla popolazione in termini di movimento interno e organizzazione della vita quotidiana, il problema principale rimane il blocco in corso.

6. In ogni caso, le autorità dell’Azerbajgian devono rendersi conto che non possono privarci dei nostri diritti innati o spezzare il nostro spirito e desiderio di libertà usando gas, elettricità, carburante, cibo o altri mezzi di privazione.

7. Il completo assedio dell’Artsakh, insieme alle interruzioni nella fornitura di elettricità e gas, costituiscono crimini contro l’umanità. La comunità internazionale deve affrontare con urgenza ed efficacia queste violazioni per prevenire l’aggravarsi del disastro umanitario. Un aspetto cruciale per raggiungere questo obiettivo è riconoscere e proteggere il nostro diritto all’autodeterminazione, poiché la crisi umanitaria è una diretta conseguenza della grave violazione dei diritti politici e delle libertà del nostro popolo» (Artak Beglaryan, Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).

«La Corte Internazionale di Giustizia HA RIAFFERMATO all’unanimità il suo ordine di obbligare l’Azerbajgian a garantire un accesso senza ostacoli attraverso il Corridoio di Lachin. L’ordinanza della Corte, che è chiara e non è cambiata dal 22 febbraio 2023, deve essere pienamente attuata dall’Azerbajgian senza speculazioni e false interpretazioni del testo» (Ani Badalyan, Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia).

Oggi, i dipendenti della fabbrica in costruzione di Yeraskh sono stati ancora una volta presi di mira dalle forze armate dell’Azerbajgian.

«Fedele alla sua strategia di diversione, l’Azerbajgian – appena condannato di nuovo dalla Corte Internazionale di Giustizia per aver bloccato il Corridoio di Lachin, chiede di fermare la costruzione dell’acciaieria armena di Yeraskh per mancato rispetto degli standard ecologici» (Jean-Christophe Buisson, Vicedirettore di Le Figaro Magazine).

Nel contempo le forze armate azere con metodi da gangster continuano a sparare dal territorio della Repubblica autonoma azera di Nachicevan sul cantiere nella regione dell’Ararat in Armenia.

«Dopo la guerra del 2020, la maggior parte della terra coltivabile nel villaggio di Kichan è passata sotto il controllo dell’Azerbajgian. Non solo gli abitanti non possono svolgere lavori agricoli, ma anche i loro animali domestici vengono persi o rubati dagli Azeri. Artur: “Le nostre mucche non riconoscono il nemico; non si rendono conto del pericolo”» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).

«Quando ho visitato la mia parrucchiera una settimana fa, le ho detto che stavo lottando per trovare elementi essenziali come olio, detersivo. Oggi, quando ho visitato di nuovo, ha condiviso con me il detersivo e l’olio rimanenti. L’unica cosa che abbiamo in questi tempi difficili è l’un l’altro» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).

«Un soldato azero mostra un atteggiamento ostile nei confronti del simbolo cristiano. I militari azeri hanno una particolare ostilità nei confronti della croce» (Ararat Petrosyan, Vicedirettore di Armenpress).

«Un satanista azero posa sopra un altro khachkar distrutto. Villaggio di Tumi, Artsakh» (Ararat Petrosyan, Vicedirettore di Armenpress).

«L’Azerbaigian ha già avviato la pulizia etnica nel Nagorno Karabakh. La guerra ibrida iniziata da Aliyev non ha solo una componente di attacchi militari e intimidazioni, ma ha anche creato un disastro umanitario. Imponendo un blocco totale, l’Azerbajgian ha privato i 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh di una fornitura costante di cibo, elettricità e gas.

L’8 luglio l’Azerbajgian ha brevemente ripristinato il flusso di gas fornito dall’Armenia al Nagorno-Karabakh, ma la valvola del gasdotto che passa nel territorio sotto il controllo azero è stata nuovamente bloccata. Il Nagorno-Karabakh è nuovamente privato del gas naturale. La società Artsakh gaz ha fornito il gas immagazzinato nella rete interna solo alle stazioni di servizio. Il gas accumulato nelle ultime ore si è presto esaurito, e anche i distributori smetteranno di funzionare.

La società Artsakh energo informa che ci saranno nuovamente interruzioni di corrente. Durante i 210 giorni del blocco del Nagorno-Karabakh, la fornitura di elettricità dall’Armenia al Karabakh è stata interrotta da 181 giorni e la fornitura di gas non è stata effettuata per 143 giorni. Il regime dittatoriale di Aliyev sta di fatto affamando il popolo del Karabakh, esponendolo a un disastro umanitario.

Tuttavia, Aliyev promette agli Armeni del Nagorno-Karabakh che la Costituzione dell’Azerbajgian li proteggerà. Creando condizioni di vita terribili per le persone, l’Azerbajgian presenta ultimatum politici al Nagorno-Karabakh affinché accetti il piano di integrazione. Minaccia la guerra se non l’accettano.

Il governo dell’Azerbajgian non sta cercando di compiere passi umanitari: aprire la strada di Lachin, ripristinare la fornitura di gas ed elettricità. Rimane sospesa la circolazione di cittadini e merci attraverso il Corridor di Lachin. Aliyev non sta nemmeno cercando di ingannare la comunità internazionale dicendo che mira a preservare la vita degli Armeni del Karabakh. Mostra onestamente di vedere il Karabakh senza Armeni. Ha bisogno solo del territorio e non della popolazione. Aliyev minaccia di distruggere l’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh se non si disarma.

L’Azerbajgian proverà a distruggere l’esercito di difesa, dopodiché invaderà il Nagorno-Karabakh e inizierà un massacro di massa e l’esilio degli Armeni. Questo scenario è descritto dagli esperti controllati dall’ufficio di Aliyev. Il Presidente dell’Azerbajgian e Zakir Hasanov hanno rivelato la loro intenzione di iniziare una guerra ufficiale.

Sono sicuro che l’Azerbajgian partecipi ai negoziati a scopo di intimidazione. Non accetteranno di dare agli Armeni del Nagorno Karabakh le garanzie di sicurezza e di diritti che impediranno un nuovo genocidio armeno e la pulizia etnica. Perché? Aliyev ha deciso di risolvere la questione del Nagorno-Karabakh con mezzi militari e non accetterà una presenza internazionale in Karabakh che registrerà i massacri imminenti.

Se l’Azerbajgian non avesse intenzione di iniziare una guerra, avrebbe già accettato di delimitare il confine armeno-azerbajgian secondo la mappa del 1975 e non avrebbe presentato 50 osservazioni. In altre parole, avrebbe accettato di iniziare la demarcazione con qualsiasi mappa.
Riesci a immaginare? L’Azerbajgian si offre di iniziare la demarcazione ma non accetta alcuna mappa. Ciò significa che l’Azerbajgian si rifiuta di riconoscere l’integrità territoriale dell’Armenia per effettuare nuovi attacchi militari contro l’Armenia e occupare nuovi territori.

Il 21 luglio prossimo, Nikol Pashinyan e Ilham Aliyev si incontreranno a Brussel con la mediazione di Charles Michel. Aliyev, preparandosi per una nuova guerra contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh, ne sono certo, continuerà a mostrare un comportamento distruttivo nei negoziati e non accetterà alcuna proposta significativa dell’Armenia e della mediazione internazionale. Baku sta cercando, insieme a Mosca, di screditare gli sforzi di mediazione di USA e Unione Europea. L’Occidente dovrebbe aumentare la pressione su Aliyev affinché Baku avvii immediatamente i negoziati con il Nagorno-Karabakh attraverso il meccanismo internazionale.

La questione dello sblocco può anche essere risolta abbastanza facilmente se Mosca e Baku non presentano rivendicazioni territoriali all’Armenia. Chiedono che ci sia il controllo russo sulla strada Azerbaigian-Nakhichevan, attraverso gruppi armati, attraverso il posto di blocco russo. Questa è una richiesta inaccettabile per l’Armenia.

Se l’Occidente vuole la pace nel Caucaso meridionale e la prospettiva di allontanare i Russi, dovrebbe aumentare la pressione sull’Azerbajgian, alleato della Russia, e persino applicare sanzioni. Altrimenti, Aliyev si sta dirigendo verso una nuova sanguinosa guerra. Ciò rafforzerà la cooperazione russo-azera e le forze di mantenimento della pace russe continueranno a rimanere nel Nagorno-Karabakh.

Oltre alla sconfitta dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh, l’Azerbajgian e la Russia cercano di sconfiggere gli Stati Uniti e l’Unione Europea nella regione, per ridurre l’influenza politica occidentale e rimuoverli. In caso contrario, perché l’Azerbajgian e la Russia hanno avviato la creazione di un formato 3+3? Per attuare la risoluzione “Caucaso meridionale senza l’Occidente”? L’Occidente è obbligato a garantire a caro prezzo la pace nel Caucaso meridionale e diventare il garante dell’accordo Armenia-Azerbajgian» (Robert Anayan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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