208° giorno del #ArtsakhBlockade. L’aggressione azero contro l’Artsakh mira ad impedire la ripresa di un dialogo costruttivo e il processo pacifico di risoluzione del conflitto

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.07.2023 – Vik van Brantegem] – Il Ministero degli Esteri della Repubblica dell’Artsakh ha rilasciato una dichiarazione sulla crescente retorica bellicosa e aggressiva, e sulle azioni aggressive dell’Azerbajgian, che mirano a impedire la creazione di condizioni per il processo pacifico di risoluzione del conflitto e la ripresa di un dialogo costruttivo. Visto la realtà obiettiva, il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh non ritiene realistico discutere la questione dello scioglimento dell’esercito di difesa o del sistema statale dell’Artsakh.

Il 6 luglio alle ore 13.50, dei fabbri nella regione di Martuni della Repubblica di Artsakh, impegnati in lavori di riparazione del pozzo artesiano nel villaggio di Berdashen, sono stati presi di mira da postazioni di combattimento azere con l’uso di armi leggere di vario calibro. A causa di questa violazione del cessate il fuoco da parte dell’Azerbajgian, i lavori di riparazione sono stati sospesi. Per Aliyev, il popolo dell’Artsakh non deve avere neanche l’acqua per bere.

«I nostri ispettori visitano regolarmente le aree colpite dal conflitto sul lato armeno delle aree di confine Armenia-Azerbajgian per valutare l’impatto del conflitto sulla loro vita quotidiana. Le pattuglie umane di sicurezza sono una componente chiave del mandato EUMA che contribuisce al senso di sicurezza tra la popolazione locale» (Missione dell’Unione Europea in Armenia – EUMA).

Intanto, EUMA è spiegato solo sul lato armeno (solo per vedere cosa è successo, dopo le aggressioni azere), quindi, non osservano cosa sta succedendo sul lato azero, ed è quello che conta. Poi, EUMA avvisa la parte azera una settimana prima dove si troverà, quindi, lì in quel momento non succedono mai aggressioni da parte azera. Inoltre, EUMA è presente solo in Armenia e l’Unione Europea (come tutti gli attori internazionali) sono assenti dall’Artsakh, incluso in Corridoio di Berdzor (Lachin), quindi non possono monitorare cosa succede lì. Da ricordare, che l’autocrate Aliyev ha avvisato gli ispettori di EUMA (e i funzionari e parlamentari europee) di non avvicinarsi troppo, perché sono pronti i tiratori scelti sul lato azero. Figuriamoci quale “senso di sicurezza tra la popolazione locali” l’Unione Europea potrebbe offrire.

«Se qualcuno pensa che gli Armeni dell’Artsakh possano vivere sotto il dominio azero, deve chiedersi: dove sono gli Armeni di Shushi e Hadrut? Non è rimasto [in queste regioni occupati dalle forze armate azere] un solo Armeno e gli ultimi sono stati decapitati» (Gev Iskajyan).

Giustizia per tutti i crimini di guerra azeri: in corso. Giustizia per tutte le campagne di pulizia etnica azere: in corso. Giustizia per il #ArtsakhBlockade: in corso. La propaganda do Ilham Aliyev è fallita. Dovrebbe chiedere indietro i suoi soldi dalle società di relazioni pubbliche che hanno fallito.

Ora gli Armeni di Artsakh, che sono stati isolati dal mondo esterno dall’Azerbajgian attraverso il #ArtsakhBlockade, hanno ricevuto un ultimatum da Ilham Aliyev per “integrarsi nella società azerbajgiana”, chiamandoli ipocritamente “cittadini dell’Azerbajgian” e di accettare la cittadinanza azera. Oppure di andarsene. In realtà, l’Azerbajgian non ha autorità sul territorio della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh e sulla sua popolazione, come non l’ha avuto durante tutti gli anni della sua indipendenza, dichiarata dall’Unione Sovietica, ancora prima dell’Azerbajgian.

Dichiarazione del Ministero degli Esteri dell’Artsakh sulla crescente aggressività dell’Azerbajgian

«Di recente, le strutture statali dell’Azerbaigian e i media controllati dal governo hanno lanciato una campagna di disinformazione su larga scala con l’obiettivo di fuorviare la comunità internazionale e creare un pretesto per una nuova aggressione contro la Repubblica di Artsakh e il suo popolo. Inventando e promuovendo false voci sull’esercito di difesa dell’Artsakh. L’Azerbajgian, infatti, nega il diritto inalienabile del popolo dell’Artsakh all’autodifesa e cerca di privarlo di ogni mezzo e opportunità per garantire la propria sicurezza, in particolare a causa delle continue minacce e provocazioni militari contro la popolazione civile dell’Artsakh.
Nonostante il fatto che le truppe di mantenimento della pace della Federazione Russa non abbiano mai registrato una violazione del cessate il fuoco da parte dell’Artsakh, Baku continua a muovere false accuse contro l’esercito di difesa dell’Artsakh sul bombardamento delle sue posizioni e allo stesso tempo intensifica la retorica aggressiva e bellicosa, quindi a preparare il terreno di informazione e propaganda per nuove aggressioni contro la Repubblica di Artsakh. Ciò è dimostrato anche dal fatto che le autorità dell’Azerbajgian continuano a respingere costantemente le proposte di inviare una missione conoscitiva internazionale in Artsakh, compreso il Corridoio di Lachin, che sarebbe in grado di valutare la situazione sul posto e presentare un quadro obiettivo della realtà alla comunità internazionale.
Tale palese ricatto politico-militare contro l’Artsakh, comprese le continue violazioni del regime di cessate il fuoco, l’incitamento e la propaganda dell’odio razziale e della discriminazione, la distruzione del patrimonio culturale armeno, il blocco completo dei trasporti e dell’energia, nonché l’installazione illegale di un posto di blocco azero nel Corridoio di Lachin è inaccettabile e costituisce una grave violazione degli obblighi assunti dall’Azerbajgian nella Dichiarazione Tripartita del 9 novembre 2020, nonché della decisione della Corte Internazionale di Giustizia del 22 febbraio 2023.
È ovvio che le azioni aggressive e destabilizzanti dell’Azerbajgian mirano anche a impedire la creazione delle condizioni per il processo pacifico di risoluzione del conflitto e la ripresa di un dialogo costruttivo basato sull’uguaglianza e sulla buona fede tra le parti.
Incoraggiate dalla completa impunità e permissività, le autorità azere non tengono conto di alcun appello e dichiarazione della comunità internazionale sull’inammissibilità di azioni distruttive e sulla necessità di risolvere tutte le questioni controverse attraverso un dialogo costruttivo. In questo senso, consideriamo inaccettabile che la comunità internazionale e, in particolare, la Federazione Russa, le cui truppe di mantenimento della pace sono di stanza nell’Artsakh e sotto le cui garanzie di sicurezza decine di migliaia di cittadini dell’Artsakh sono tornati in patria dopo la guerra del 2020, lascino che l’Azerbajgian lancia minacce senza la dovuta attenzione e risposta.
In questo contesto, sottolineiamo ancora una volta che i membri responsabili della comunità internazionale e, in particolare, tutti gli attori coinvolti nel processo di pace non dovrebbero ignorare e, ancor di più, incoraggiare le violazioni da parte dell’Azerbajgian dei suoi obblighi internazionali, la politica di pulizia etnica contro il popolo dell’Artsakh, che potrebbe trasformarsi in un crimine su larga scala. Siamo sicuri che solo una corretta e inequivocabile valutazione politica delle azioni dell’Azerbajgian, nonché l’adozione di misure chiare ed efficaci da parte della comunità internazionale volte a prevenire le azioni illegali a livello internazionale dell’Azerbajgian, consentiranno di creare le condizioni per garantire i diritti e la sicurezza delle persone dell’Artsakh e stabilire la pace e la stabilità nella regione».

Il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh non ritiene realistico discutere la questione dello scioglimento dell’esercito di difesa o del sistema statale dell’Artsakh

Facendo riferimento alla richiesta dell’Azerbajgian di sciogliere l’esercito di difesa dell’Artsakh, durante la teleconferenza Stepanakert-Yerevan il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, Sergey Ghazaryan, ha sottolineato che coloro che hanno familiarità con il conflitto dell’Artsakh sanno che l’esercito di difesa è il fattore più importante per garantire la sicurezza della popolazione locale, fatto che è stato effettivamente dimostrato molte volte: «Vedendo come le azioni aggressive, le provocazioni e la retorica aggressiva della parte azera stanno guadagnando slancio, non è realistico discutere la questione dello scioglimento dell’esercito di difesa o del sistema statale, che l’Azerbajgian propone come precondizione per il dialogo».

Parlando della lettera inviata dal Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, Sergey Ghazaryan ha ricordato che tali lettere vengono regolarmente inviate ai capi di varie organizzazioni internazionali e politici. Nella situazione attuale, il governo dell’Artsakh ha fatto ricorso a questo passo e il Primo Ministro dell’Armenia ha richiamato ancora una volta l’attenzione sulla situazione attuale durante la sua conversazione telefonica con il Presidente della Federazione Russa.

Mosca chiede all’Azerbajgian di sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin)

La Federazione Russa è estremamente preoccupata per le frequenti violazioni del regime di cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh e per il blocco in corso del Corridoio di Berdzor (Lachin). Lo ha affermato Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo, in un briefing con i giornalisti. «Secondo le informazioni disponibili, la situazione umanitaria nella regione sta peggiorando. Con dolore, dobbiamo registrare che la popolazione del Karabakh è lasciata senza cibo, beni di prima necessità e scorte di medicinali a causa della sospensione dell’approvvigionamento», ha affermato Zakharova, sottolineando che ciò contraddice gli accordi tripartiti raggiunti tra i leader di Russia, Armenia e Azerbajgian.
Zakharova ha anche invitato l’Azerbajgian a sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin): «Chiediamo a Baku e Yerevan di risolvere tutte le questioni esclusivamente attraverso mezzi politico-diplomatici, chiediamo alla parte azera di sbloccare il Corridoio di Lachin, per garantire il movimento senza ostacoli di cittadini, veicoli e merci per scopi civili», ha osservato Zakharova, aggiungendo che le azioni delle forze di pace russe in Karabakh saranno condizionate dall’evoluzione della situazione sul terreno e dagli accordi tripartiti.
Secondo Zakharova, Mosca è in contatto con le parti per allentare le tensioni nella regione: «Questi contatti continuano a livello politico, così come con le forze di mantenimento della pace russe. E, ovviamente, molto dipende dalle parti stessi, dalla loro volontà politica e dalla volontà di incontrarsi. Stiamo compiendo tutti gli sforzi necessari».
Zakharova ha comunicato inoltre, che Igor Khovaev, il Rappresentante speciale del Ministro degli Esteri russo per il sostegno alla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, potrebbe visitare la regione nel prossimo futuro.

In risposto alla dichiarazione del Presidente della Repubblica di Artsakh, che aveva affermato che tre villaggi nel Kashatagh si erano arresi con la forza all’Azerbajgian sotto la pressione delle forze di mantenimento della pace russe, Zakharova ha affermato: «Non sono a conoscenza di quelle dichiarazioni particolari, né conosco i funzionari menzionati. Pertanto, non sono in grado di fornire alcun commento in merito». Questa volta, almeno è stata onesta, osservando che sa nulla di quello che succede nell’Artsakh. Sempre meglio delle sue consueto risposte equodistante, non definendo mai l’Azerbajgian l’aggressore e l’Armenia con l’Artsakh gli aggrediti.

La Repubblica di Artsakh si aspetta che le forze di mantenimento della pace russe, nel quadro degli obblighi dell’accordo del 9 novembre 2020, facciano ogni sforzo per rimuovere il blocco da parte dell’Azerbajgian della strada che collega l’Artsakh all’Armenia

Lo ha detto il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, Sergey Ghazaryan, durante la teleconferenza Stepanakert-Yerevan tenutosi il 6 luglio, riferendosi alla lettera inviata dal Presidente della Repubblica di Artsakh al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin: «Dal 15 giugno non è più possibile trasportare prodotti alimentari e beni di prima necessità in Artsakh. Solo una quantità molto limitata di medicinali viene trasportata attraverso il Comitato Internazionale della Croce Rossa. La situazione all’interno si complica di giorno in giorno. Le forze di mantenimento della pace russe, essendo in Artsakh, dovrebbero prendere tutte le misure all’interno della loro giurisdizione per disinnescare la situazione». Ha indicato che ci sono varie voci sul motivo per cui le forze di mantenimento della pace russe non usano appieno i loro poteri, ma bisogna rendersi conto che uno degli obiettivi più importanti delle provocazioni della parte azera è screditare la missione di mantenimento della pace russa, ha concluso.

L’Artsakh ha ripetutamente inviato proposte di incontri all’Azerbajgian, che sono state respinte

L’Artsakh non ha mai rifiutato incontri con l’Azerbajgian in un Paese terzo, per il semplice motivo che è la parte più interessata a un vero dialogo, che però deve essere costruttivo e rispettare determinati standard. Lo ha detto il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, Sergey Ghazaryan, durante la teleconferenza Stepanakert-Yerevan: «Ecco perché le discussioni sono ancora in corso. Durante questo periodo, abbiamo ricevuto varie proposte, sia da rappresentanti di diversi Paesi, sia da organismi internazionali per l’organizzazione di tali incontri. Ci sono solo alcuni elementi importanti che dobbiamo considerare. Il 24 febbraio e il 1° marzo si sono svolti incontri simili con la mediazione delle forze di mantenimento della pace russe presso il loro commando di schieramento. Durante questi incontri sono state discusse questioni tecniche, ma la parte azera ha completamente distorto il significato di quegli incontri, presentandolo come l’inizio dei negoziati sulla reintegrazione».
Ghazaryan ha aggiunto che è stato seguito dall’operazione di sabotaggio da parte dell’Azerbajgian del 5 marzo scorso, a seguito della quale tre poliziotti dell’Artsakh sono stati uccisi e uno è rimasto ferito: «Crediamo fermamente che i negoziati sotto pressione non possano essere chiamati dialogo o negoziazione. Poiché la strada è chiusa, non ci sarà dialogo in tali condizioni. Anche l’altra parte dovrebbe dimostrare di essere pronta al dialogo, ma se bloccano la strada, come possiamo capire che la parte azera è pronta per quel dialogo? Ci sono discussioni regolari per un nuovo dialogo. L’Artsakh ha ripetutamente trasmesso proposte di incontri alla parte azera attraverso le forze di mantenimento della pace russe, che purtroppo sono state respinte».

Le dichiarazioni di alcuni parlamentari dell’Armenia sono un ostacolo. È necessario essere guidati dalla logica di almeno non fare del male

«Le dichiarazioni politiche di vari parlamentari dell’Armenia, in un certo senso, mi pongono personalmente degli ostacoli, quando vengono segnalate anche dai nostri interlocutori internazionali durante le varie discussioni», ha detto il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan, durante la teleconferenza Stepanakert-Yerevan, riferendosi alla dichiarazione secondo cui la Repubblica di Armenia riconosce l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, incluso il Nagorno-Karabakh.
«Posso affermare incondizionatamente che i rappresentanti degli organi rappresentativi dell’autorità pubblica della Repubblica di Armenia non dovrebbero fare tali dichiarazioni, che ledono la causa generale. È necessario astenersi da tali affermazioni che non derivano dagli interessi del popolo dell’Artsakh e mettono in discussione il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh. Voglio che i nostri compatrioti della Repubblica di Artsakh e la società armena capiscano in modo molto più corretto e chiaro quale sia la situazione oggi in Artsakh. Ne parliamo tutti i giorni, ma la gravità della situazione non è stata compresa fino in fondo nemmeno nella società armena. La calma che esiste in Armenia, a volte anche nella diaspora armena, riguardo al destino del popolo dell’Artsakh, è inaccettabile per me», ha detto Stepanyan.
Stepanyan ha sottolineato che i parlamentari della Repubblica di Armenia dovrebbero astenersi dalle suddette dichiarazioni e almeno essere guidati dalla logica del non fare del male. «D’altra parte, la formazione di nuovi Stati non è auspicabile per la comunità internazionale. Ad un certo punto, la comunità internazionale ha creato il principio dell’integrità territoriale, che usa come limite ai popoli che seguono il percorso del diritto all’autodeterminazione», ha affermato Stepanyan.

Sempre per gli ingenui (che sono “convinti”) o i ciechi (che “pensano”) che le rivendicazioni territoriali azere sulle terre armene si fermino all’Artsakh.
I canali televisivi dell’Azerbajgian, controllati dallo Stato, hanno recentemente incluso “Azerbajgian occidentale” nelle loro previsioni del tempo. Secondo l’Azerbajgian, “Azerbajgian occidentale” si riferisce all’intero territorio dell’Armenia, che comprende Yerevan (la capitale dell’Armenia) così come la provincia di Gegharkunik, la provincia di Syunik, la provincia di Ararat e la provincia di Vayots Dzor.

E poi, per continuare a parlare del meteo (il secondo argomento obbligatorio e esclusivo nei ricevimento anglosassoni, quindi l’Artsakh farebbe il caso), a partire dal 28 giugno, il nome Artsakh è stato sostituito dal nome Nagorno-Karabakh nel bollettino meteorologico sul sito ufficiale del Ministero degli Interni e delle Comunicazioni della Repubblica di Armenia (Fonte Agenzia 301).

Per la prima parte (azera): politica attentamente pensata, pianificata ed eseguita per cambiare la narrazione dai problemi locali, dall’autocrazia, dal potere domestico e dalla corruzione. Fa pena osservare tutta questa miseria. È impossibile non provare pietà per loro. Immagina quanto deve essere brutto per loro laggiù dover deviare i loro problemi interni e concentrarsi su com’è il tempo in Armenia.

Per la seconda parte (armena): come dice il proverbio, dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io, perché gli amici possono essere più pericolosi dei nemici. Mentre da coloro che consideriamo nemici ci si può aspettare di ricevere delle cattiverie, dalle persone care solitamente non ci si aspetta del male. Essendo questa una situazione eccezionale è consigliato affidarsi a Dio, secondo la saggezza popolare: all’acqua cheta mi guardi Dio, che dalla corrente mi guardo io. In Germania: besser ein offener Feind als ein falscher Freund (meglio un aperto nemico che un falso amico).

Presentando richieste politiche alla Croce Rosse che svolge una missione umanitaria in Artsakh, l’Azerbajgian va contro il diritto umanitario internazionale

È chiaro che il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) non fornirà informazioni pubbliche sull’incontro con il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, perché sta cercando di lavorare il meno pubblicamente possibile per adempiere alla sua missione umanitaria. Lo ha osservato il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan, durante la teleconferenza Stepanakert-Yerevan, rispondendo alla domanda se l’ufficio Artsakh del CICR abbia presentato i dettagli dell’incontro con il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, durante il quale la parte azera si è offerta di effettuare il trasporto merci da Aghdam all’Artsakh: «È abbastanza chiaro che l’Azerbajgian sfrutterà oggi ogni opportunità per rimuovere la Croce Rossa dall’Artsakh. L’unica presenza internazionale che abbiamo oggi in Artsakh è la Croce Rossa, che più o meno sempre preserva i principi di neutralità e indipendenza, e cerca di essere in qualche modo utile alla situazione umanitaria e di risolvere le questioni».
Come ha sottolineato Stepanyan, presentare tali richieste politiche ad un’organizzazione che svolge una missione umanitaria internazionale contraddice il diritto internazionale umanitario. Tra i quattro principi fondamentali per l’assistenza umanitaria, due sono la neutralità e l’indipendenza: «In altre parole, l’organizzazione che svolge una missione umanitaria deve decidere come fornire supporto al beneficiario o alle persone colpite. A questo proposito, ogni volta che l’Azerbajgian politicizza direttamente la presenza della Croce Rossa in Artsakh, va contro il diritto umanitario internazionale. Sono certo che ciò è chiaro anche sui più alti circoli della Croce Rossa». Stepanyan ha aggiunto che il CICR dovrebbe continuare a lavorare nella logica della neutralità e dell’indipendenza e non cedere agli ostacoli politici causato dall’Azerbajgian.
Riferendosi alla consegna di beni umanitari ad Artsakh, Stepanyan ha sottolineato che il CICR sta ancora effettuando il trasporto di medicinali e pazienti, mentre il trasporto di altri beni umanitari, effettuato dalle forze di mantenimento della pace russe, non è stato ripristinato dopo il 15 giugno scorso: «Spero che se non sarà possibile ripristinarlo in altro modo, che allora la Croce Rossa si assuma la responsabilità anche in questo senso», ha concluso Stepanyan.

L’Armenia presenterà ulteriori prove alla Corte Internazionale di Giustizia in merito alla situazione nel Nagorno-Karabakh

Questa settimana l’Armenia presenterà ulteriori prove alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite in merito all’installazione di checkpoint e barriere di cemento da parte dell’Azerbajgian nel Corridoio di Berdzor (Lachin) presso il ponte Hakari. Yeghishe Kirakosyan, Rappresentante della Repubblica di Armenia per gli affari legali internazionali, ha affermato questo durante teleconferenza Stepanakert-Yerevan: «Dopo la decisione della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, la situazione in Nagorno-Karabakh è peggiorata, ci sono state continue interruzioni nella fornitura di elettricità e gas, che hanno costretto noi, parte armena, a fare il passo successivo e presentare un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. La Corte ha rapidamente convocato una sessione urgente alla fine di gennaio e ha emesso la sua famosa decisione il 22 febbraio, obbligando l’Azerbajgian a prendere tutte le misure sotto la sua giurisdizione per garantire il passaggio ininterrotto di persone, veicoli e merci in entrambe le direzioni del Corridoi di Lachin. Speriamo che la Corte Internazionale di Giustizia non ritarderà troppo la decisione, perché è passato molto tempo dalla nostra richiesta, tra poco passeranno due mesi. Abbiamo presentato alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo le stesse prove che abbiamo presentato alla Corte Internazionale di Giustizia, chiedendo che notifichi al Comitato dei Ministri del Consiglio dei Ministri il provvedimento».

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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