206° giorno del #ArtsakhBlockade. Il popolo della resilienza non si chiede nemmeno più se, ma quando e come scomparirà. Non è più l’affare degli Armeni, è la nostra!

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.07.2023 – Vik van Brantegem] – Restare o andare via: questa è la scelta sofferta che i giovani dell’Artsakh devono affrontare. Ma nonostante tutto e nella solitudine, il popolo dell’Artsakh è ancora in piedi e vivo. Ieri, sul prestigioso quotidiano francese Le Figaro è apparso una pagina intera [QUI] a firma di Astrig Agopian sulla tragedia dimenticata dei 120.000 armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, tra cui 30.000 minorenni, tenuti prigionieri da 205 giorni nel proprio Paese dagli Azeri, geneticamente nomadi Tartari.

Dall’inizio del blocco della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, orchestrato ed imposto in più fasi dall’Azerbajgian, l’incertezza ha continuato a crescere in questo territorio, soprattutto tra i giovani.

Diversi video militaristi come questo (probabilmente girato in Nakhitchevan, a meno di 100 km da Yerevan) abbondano sulla TV azera. Si intravede la voglia e l’impazienza di ripartire per attaccare gli Armeni. Per schiacciarli. Sterminali» (Jean-Christophe Buisson, Vicedirettore di Figaro Magazine).

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh comunica che le forze armate dell’Azerbajgian hanno violato il cessate il fuoco il 3 luglio intorno alle ore 15.50 sparando con armi leggere e mortai da 60 mm contro le proprie posizioni vicino a Shushi. Inoltre, dalle ore 18.55 del 4 luglio fino alle ore 00.10 del 5 luglio 2023 nelle regioni di Shushi e Martakert. Non sono riportate perdite in questi attacchi.

«Durante la riunione del Movimento dei non allineati, Aliyev ha accusato la Francia di un “passato coloniale e genocida”. L’Azerbajgian fa affidamento sull’aggressione e sulla retorica anti-armena. Nonostante sia considerato un “partner affidabile” dall’Unione Europea, Aliyev prende di mira spudoratamente gli Stati membri del Movimento die non allineati. Materia a cui pensare per l’Unione Europea» (Tatevik Hayrapetyan).

Domani a che ora c’è la riunione della Commissione Europea per sbabilire durissime sanzioni economiche contro l’Azerbajgian?

Perchè Taiwan non deve far parte della Cina mentre l’Artsakh deve essere inglobato nell’autocrazia azera?

Come abbiamo riferito ieri [QUI], l’Ambasciatore statunitense in Armenia, Kristina Kvien, intervistato dalla televisione pubblica armena ha dichiarato tra l’altro che “gli Stati Uniti credono e sperano che i residenti Armeni del Karabakh saranno in grado di vivere in sicurezza dentro l’Azerbajgian“.
Non sappiamo se al momento di rilasciare questa dichiarazione l’ambasciatore fosse in pieno possesso delle proprie facoltà mentali o se davvero a Washington pensano che la popolazione armena dell’Artsakh – oggetto di odio azero da decenni – possa vivere tranquillamente all’ombra dell’autocrazia di Aliyev.

Alla sconsiderata affermazione del diplomatico statunitense ha replicato Davit Babayan, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh (traduzione italiana a cura di Iniziativa italiana per l’Artsakh):

«Il Paese, leader del mondo democratico, la cui intera costruzione statale si basa sulla democrazia e sui diritti umani, sta violando i principi democratici. Non importa se uno Stato democratico sia riconosciuto o meno, il consegnarlo a uno Stato totalitario e dichiarando con una faccia come Madre Teresa che credono che lì andrà tutto bene, è solo un degrado dei principi democratici e dei diritti umani. Dobbiamo essere molto onesti perché noi [l’Artsakh] abbiamo combattuto per la democrazia per diversi decenni e abbiamo fatto di più nella lotta per la democrazia di quella stessa ambasciatrice e dei suoi capi. La questione del Karabakh è, prima di tutto, una lotta per la democrazia e i diritti umani».

Babayan ha aggiunto: «Voglio chiedere all’Ambasciatore americano quando annuncia la possibilità di garanzie di sicurezza per gli “Armeni del Karabakh” in Azerbajgian: e Taiwan non può far parte della Cina? Dopotutto, sono le stesse persone, soprattutto da quando i cinesi hanno dimostrato in pratica di poter costruire “uno Stato, due sistemi” sull’esempio di Hong Kong e Macao. E il Kosovo non può far parte della Serbia? Perché l’avete bombardata e distrutta? La Bosnia non potrebbe far parte della Jugoslavia? Siria, Libia, Iraq, Afghanistan. È meglio lì adesso rispetto a prima che tu venissi? Allora perché la Crimea non può far parte della Russia? Perché combatti, spendi miliardi di dollari e milioni di persone muoiono in un caso, ma qui ritieni possibile che uno Stato democratico faccia parte di uno Stato totalitario?»

Babayan ha inoltre sottolineato il fatto che gli Stati Uniti “credono” e “sperano” a non prometto di far rispettare i diritti umani e politici degli armeni nella regione.

Il posto di blocco illegale azero sul ponte Hakari all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin).

«Da più di 20 giorni Azerbajgian blocca l’accesso umanitario all’Artsakh. Tutte le forniture, inclusi cibo, medicine e carburante, non possono entrare nell’Artsakh. 120.000 persone sono sull’orlo della fame e del disastro umanitario. Ci aspettiamo un’azione tempestiva dalla comunità internazionale» (Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).

«0,5kg di zucchero e 0,5l di olio da cucina saranno distribuiti alle famiglie con bambini dalle autorità del Nagorno-Karabakh assediato. Dal 15 giugno l’Azerbajgian non permette nemmeno agli aiuti umanitari di entrare in Artsakh. 7 mesi di brutale Artsakh-Blockade, con 30.000 minori!» (Nara Matini).

Chiunque abbia detto che gli Armeni possano stare al sicuro sotto il dominio degli Azeri, o sono traditori o idioti completamente ignoranti. Che ci provino di persona: acquistino un biglietto per Baku se “credono” e “sperano” che sia possibile vivere insieme.

Il popolo dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh non si chiede nemmeno più se, ma quando e come scomparirà
Saltando giù dal ponte Mirabeau, Paul Celan disse: “La Shoah non è più affare degli Ebrei”. La questione armena non è più l’affare degli Armeni, è la vostra!
Basta. “Siccome loro hanno osato, oserò anch’io”
“L’accusa” di Taline Kortian
Revue des deux mondes, 3 luglio 2023

(Nostra traduzione italiana dal francese)

Come disegnare il giardino nero dove i piccoli si grattavano le ginocchia se il fosforo le bruciava? Come descrivere la casa di Sara, il cui patio fu testimone di un primo bacio incandescente, se questi giovani fidanzati sono morti? Come possiamo dirvi quanto eravamo felici, il giorno in cui abbiamo portato l’acqua all’ospedale di Shushi e poi raccontarvi della festa in cui abbiamo ballato fino allo sfinimento per celebrare la nascita del suo primo figlio se questa stessa maternità è diventata obitorio, e che questo esserino, 16 anni dopo, non aveva più nemmeno la gamba?

È stato abbastanza pesante così, raccogliere la testimonianza di Anna e Gayané, cardiologi ora collaboratori dell’associazione francese Lumière, intervenuti nel 2020 per il triage dei feriti. Cercò suo figlio fino all’ultimo giorno di combattimento e trovò il corpo inerte del nipote, o quello di Gor, un dentista divenuto per necessità chirurgo di guerra, ancora deciso a riparare i sorrisi dei mutilati, a nessun scusarsi più per esistere.

Era abbastanza disarmante ascoltare fieri giganti Armeni, mortificati dall’imbarazzo, confidarmi che la loro sopravvivenza, una volta nelle mani degli Azeri, era dovuta solo all’assorbimento di escrementi.

E le nostre notti parassitate dai video di chi viene torturato, stuprato e mutilato per soddisfare “i bisogni naturali di pochi eroi” Azeri!.

La cronaca della guerra dei quarantaquattro giorni nel 2020 è stato abbastanza traumatico; le immagini successive a quella delle due giornate del 2022, particolarmente stranianti.

Credevamo, ingenuamente, di aver “toccato il fondo”, ma no. Questa espressione che prendo volontariamente in prestito da Primo Levi traduce l’assenza. L’assenza di questi nulla quotidiani che fanno tutta la tua umanità: un po’ di sapone, un tampone, un pannolino per il tuo bambino.

Gli Armeni dovevano puzzare prima di morire di fame, freddo, vergogna e disperazione. La loro eliminazione doveva essere disumanizzante, lenta, assurda, senza spettacolo né spettatore. Questo blocco doveva separare i genitori dai loro figli e mi sono ritrovata nel Corridoio di Lachin con Aïda, nel dicembre 2022, a rassicurare i suoi studenti senza convinzione durante il giorno, a piangere con certezza i propri figli la sera.

Come si sente la madre quando non riesce più a rispondere alle domande dei figli? Come si sente l’insegnante quando non può più rispondere alle domande dei suoi studenti? Come si sente il degno pater familias, impossibilitato a garantire la sicurezza della sua famiglia?

Il popolo dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh non si chiede più nemmeno se, ma quando e come scomparirà.

In Armenia-sovrana-ma-non-troppo-sovrana, i pastori si svegliano scoprendo che i loro animali, facendo la loro solita passeggiata, finiscono in Azerbajgian. Le mucche non riconoscono i confini arbitrari dei tiranni. Interi villaggi si svegliano rendendosi conto che hanno solo poche ore per partire: la valigia o la bara.

Da più di due anni, per non dire due secoli, è così ma tutti sperano di sfuggire al destino perché sembra che noi siamo il popolo della speranza e della resilienza.

Basta. “Siccome loro hanno osato, oserò anch’io”.

Accuso Ilham Aliyev di aver compiuto un’aggressione territoriale ed etnica contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh e dell’Armenia sovrana in nome di un tratto di matita malizioso e artificioso di Stalin nel 1921.

Accuso Merhiba Aliyeva, sua moglie, allora Ambasciatrice di buona volontà per l’UNESCO, di aver incoraggiato ogni possibile forma di estorsione contro il patrimonio armeno e di aver voluto cancellare ogni traccia di una presenza armena antica di almeno duemila anni.

Accuso Baku di aver chiamato migliaia di mercenari jihadisti per terrorizzare e giustiziare selvaggiamente civili e soldati o giovani chiamati Armeni.

Accuso l’Azerbajgian di esercitare hic et nunc, già da 200 giorni, un blocco della peggior specie dal ghetto di Varsavia su una popolazione inerme, un quarto della quale è minorenne.

Accuso Erdoğan di sostenere militarmente questo conflitto fornendo a Baku armi proibite, istruttori militari, commando jihadisti superaddestrati in nome di un rozzo panturchismo.

Accuso Israele di aver dato una mano e di aver consegnato equipaggiamento militare illegale ad Aliyev per paura di panico dell’Iran, che è ben lungi dall’aver detto l’ultima parola ma ben lungi dall’aver detto la prima.

Accuso l’Europa di acquistare gas azero ma comunque russo [*].

Accuso la Russia di aver abbandonato gli Armeni al loro destino per punire il Primo Ministro armeno per le sue ambizioni democratiche. La accuso anche di avermi impedito di attraversare il blocco, sostenendo che non poteva garantire la mia sicurezza. Quindi questa è sicurezza collettiva? Con un centinaio di manifestanti pacifici, alcuni dei quali volevano solo tornare a casa, il 26 dicembre ho provato con Olivier Taieb, direttore, a forzare l’assedio omicida da Goris verso il corridoio. Siamo stati trattenuti tra l’ultima postazione armena e la prima postazione russa durante la notte. Tuttavia, le forze di mantenimento della pace russe avrebbero dovuto garantire la libera circolazione nel corridoio dal cessate il fuoco del 9 novembre 2020. Sic!

Accuso la Francia di aver finto di riconoscere l’Artsakh e poi se ne è lavata le mani, versando lacrime di coccodrillo.

Accuso la NATO di aver consapevolmente sacrificato più di 120.000 esseri umani rinnegando tutti i suoi valori per paura di sconvolgere una Turchia minacciosa.

Accuso l’ONU di non aver inviato i Caschi Blu dagli Stati di Diritto quando la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato la revoca del blocco nel suo 74° giorno , senza riuscire a far obbedire Aliyev, contro il quale non c’è, a mia conoscenza, nessun mandato di arresto.

Accuso la comunità internazionale di non aver allestito un corridoio aereo umanitario e di aver privato i piccoli del latte in polvere quando i seni delle loro madri affamate non davano più latte, che invece hanno portato la gravidanza a termine senza drammi, come aver privato i pazienti delle loro cure antibiotiche, chemioterapiche, cardiache, epilettiche…

Accuso una certa lettura mediatica che considera la questione armena un argomento di estrema destra meno nobile da indagare rispetto ad altri.

Dicendo questo, so che incorrerò nelle ire di alcuni, ma lo faccio apposta. Non conosco coloro che accuso e non provo odio contro di loro. Sono solo entità colpevoli di malevolenza o complici del loro silenzio in una politica di genocidio cronico.

Ho una sola passione, quella della luce che devo trasmettere, non so niente di nessun nazionalismo armeno. Non mi interessa.

Questa verità, la griderò.

Saltando giù dal ponte Mirabeau, Paul Celan disse: “La Shoah non è più affare degli Ebrei”. La questione armena non è più affare degli Armeni, è la vostra!

Anche quello della Repubblica di Artsakh. Abbiamo capito che l’Armenia non sembra più in grado di difendersi da sola.

Non si nasce coraggiosi. Lo diventiamo. È sempre possibile che il coraggioso diventi codardo e che il codardo diventi coraggioso. Ma è adesso. Anche gli armeni sono amabili anche vivi.

[*] Come l’Occidente – incluso l’Italia – compre da Aliyev gas russo travestito come azero, oltre l’80% delle aziende occidentali continuano a lavorare nella Federazione Russa e a generare entrate per lo Stato russo dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, scrive il prestigioso quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, citando un rapporto della Kiev School of Economics e l’organizzazione non governativa B4Ukraine. Come affermato nell’articolo, 1.146 società straniere su 1.387 continuano a operare in Russia. Il loro fatturato totale è stimato in 213,9 miliardi di dollari e il loro profitto è di 14,1 miliardi di dollari, di cui 3,5 miliardi di dollari sono stati versati al bilancio dello Stato russo.

«Separare i fatti dalla narrazione: il Ministero della Difesa dell’Artsakh risponde alle falsità dell’Azerbaigian».

Quotidianamente il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh fa luce sulla natura fuorviante della propaganda dell’Azerbajgian. È fondamentale fare affidamento su informazioni e fatti verificati per garantire una comprensione accurata della situazione. La verità deve prevalere tra i tentativi di distorcere la realtà e manipolare la percezione pubblica. Ci sforziamo di tenervi informati sui fatti (che sono testardi), di mettere in discussione le narrazioni menzognere azere (perché la verità è lenta ma arriva a destinazione, passo dopo passo) e di cercare fonti affidabili per una comprensione completa degli eventi nel Caucaso meridionale al servizio della giustizia.

«I prigionieri dell’Impero russo: morte o libertà?

La Russia di oggi è costruita sulla base di logiche abnormi, antiumane. Se gli ex Stati colonia dell’URSS – Ucraina, Moldavia, Armenia, Georgia e Azerbajgian – diventeranno stati veramente sovrani, distruggerà la piramide criminale imperialista costruita da Putin. L’indipendenza e la democratizzazione delle ex colonie dal Cremlino minacciano l’ideologia imperialista russa. Lo Stato russo di oggi si basa sull’unione forzata di centinaia di popoli, le unità statali create da loro.

Se la tendenza alla sovranità e alla democratizzazione entrasse nella Russia di oggi, i sentimenti separatisti potrebbero aumentare in Cecenia, Buriazia, Tartarstan e in altre repubbliche. Ma, naturalmente, la vera democrazia offre soluzioni per preservare lo stato costituito da diverse unità all’interno dei confini di un Paese comune. Un buon esempio sono gli USA, la Gran Bretagna e la Svizzera, che, grazie alla democrazia, uniscono vari popoli in un unico stato.

Iniziando una guerra contro l’Ucraina, Putin avrebbe voluto impedire la disintegrazione dello Stato russo. Questa è una guerra contro i fenomeni della sovranità e della democrazia. Non solo le Repubbliche all’interno della Russia, ma anche gli Stati dell’ex URSS stanno compiendo movimenti verso la sovranità. Dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha formato élite controllabili nei paesi dell’ex URSS. I servizi speciali della Russia hanno investito e assicurato gli agenti russi, assicurando il loro avanzamento a livello governativo e statale.

Basti ricordare gli orientamenti geopolitici dei leader più famosi di Georgia, Azerbajgian, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Armenia e Kazakistan. Ricordi i nomi di queste figure filo-russe: Eduard Shevardnadze, Alexander Lukashenko, Heydar Aliyev, Robert Kocharyan, Igor Dodon, Nursultan Nazarbayev, Viktor Yanukovich?

Oltre a ridurre in schiavitù le élite post-sovietiche, il Cremlino ha acquisito influenza anche nelle ex colonie a livello di politica reale. L’esempio dell’Armenia è molto rilevante perché i settori strategici dell’Armenia sono sotto l’occupazione russa. C’è una base militare russa in Armenia. L’intero confine armeno-turco e armeno-iraniano, così come alcune parti del confine armeno-azerbajgiano, sono sotto il controllo dei militari russi. La Russia è garante de jure della sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh. Ciò ha reso l’Armenia e l’Azerbajgian dipendenti dal Cremlino.

Inoltre, la Russia ha costretto l’Armenia a unificare il sistema di difesa antiaerea con l’esercito russo, è stato creato un gruppo militare congiunto armeno-russo. La russa Gazprom possiede non solo l’intera rete di distribuzione del gas dell’Armenia, ma anche l’unico gasdotto alternativo che entra in Armenia dall’Iran. C’è molto capitale russo investito nell’energia, nelle comunicazioni e nei trasporti dell’Armenia e in altri settori economici. Prima della guerra russa-ucraina, l’esercito armeno era armato esclusivamente con armi russe. Questa è un’occupazione in stile russo.

Se la Russia vince la guerra contro l’Ucraina, c’è il pericolo che il Cremlino allarghi forzatamente la composizione dello Stato dell’Unione con una nuova guerra. Oltre alla Bielorussia, anche la Moldavia, l’Ucraina, la Georgia, l’Armenia, il Kazakistan, l’Azerbajgian e altri entreranno a far parte dello Stato dell’Unione. Ma negli ultimi anni le posizioni delle élite che agiscono sotto l’influenza del Cremlino nelle colonie russe sono state scosse e il Cremlino sta affrontando il pericolo della disintegrazione delle sue posizioni.

Oggi la Russia ha difficoltà a impartire istruzioni dirette ai nuovi leader, come, ad esempio, il Presidente della Moldavia, Maia Sandu.
L’Occidente non dovrebbe permettere la vittoria della Russia, perché significherebbe la restaurazione dell’Impero russo. Coloro che dubitano dell’intenzione di Putin di restaurare l’URSS dovrebbero chiedersi, per quale scopo la Russia ha istituito unità di integrazione militare ed economica, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e l’Unione Economica Eurasiatica?

L’Armenia e la maggior parte degli Stati post-sovietici sono sotto l’occupazione russa. Essere sotto l’occupazione russa è pericoloso, non solo nel senso di perdere la sovranità dello Stato. Questa è una situazione senza uscita. Il Cremlino sta reagendo ferocemente e duramente quando l’Armenia cerca alternative di sicurezza. In altre parole, l’ex colonia è costretta ad entrare in una lotta impari contro il colonizzatore russo.

Le colonie molli russe sono costrette a liberarsi, altrimenti dovranno affrontare la Bielorussia. Ma il caso è estremamente pericoloso, perché questi stati hanno a che fare con il pericoloso regime di Putin. Con la sua aggressione contro l’Ucraina, ha dimostrato di non avere alcuna linea rossa quando si tratta di incitare alla guerra.

Il fatto che la Russia sia in grado di violare la sovranità degli Stati è stato dimostrato dalla guerra contro l’Ucraina, l’attacco alla Georgia del 2008 e l’annessione di Abkhazia, Ossezia del Sud, inviando le forze di pace della OTSC in Kazakistan nel gennaio 2022, proteggendo i separatisti in Transnistria, che appartiene alla Moldavia, attraverso l’esercito di occupazione russo, e infine nel 2020 mostrando sostegno politico e militare all’Azerbajgian nella guerra contro il Nagorno-Karabakh, ecc.

Penso che il compito dei nuovi leader post-sovietici che sostituiscono gli agenti russi dovrebbe essere quello di attuare una politica anti-occupazione con mezzi graduali e morbidi. È necessario realizzare una sostanziale liberazione dalle dipendenze russe in ambito di sicurezza, economico, energetico, politico e diplomatico. Gli USA e l’Unione Europea dovrebbero fornire un sostegno di qualità ad Armenia, Moldavia, Ucraina, e forse anche alla Georgia, per sbarazzarsi dell’occupazione russa» (Robert Anayan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

Foto di copertina: «Visto oggi nella regione di Parigi» (Nara Matini).

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