Il papa all’Angelus: “Il Regno di Dio non è questione di onori e apparenze”

Condividi su...

“Dio non sa che farsene di quelle forme ipocrite di chi dice “Signore, Signore” e poi trascura i suoi comandamenti. Se ciascuno pensa solo al proprio interesse, il mondo non può che andare in rovina. Ma nel suo regno eterno, Dio accoglie quanti si sforzano giorno per giorno di mettere in pratica la sua parola”. Nel giorno della solennità di Cristo Re dell’universo, che chiude l’anno liturgico, Benedetto XVI riflette all’Angelus sul giudizio finale e sul destino ultimo dell’uomo. Nei saluti finali l’auspicio che nessun ordinamento politico possa piu’, in nome di una ideologia, negare i diritti della persona umana e la sua libertà e dignità.

Dalla finestra del suo studio su piazza San Pietro il papa ha ricordato la solennità odierna e la parabola del giudizio finale, raccontata dai Vangeli. Un racconto fatto di “immagini semplici e linguaggio popolare” per far comprendere il criterio con il quale l’uomo sarò valutato. Le parole “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto”, insieme ai versetti successivi, fanno – dice il papa – “parte della nostra civiltà” e “hanno segnato la storia dei popoli di cultura cristiana, la gerarchia di valori, le istituzioni, le molteplici opere benefiche e sociali”. “Il regno di Cristo – ha scandito Benedetto XVI – non è di questo mondo, ma porta a compimento tutto il bene che, grazie a Dio, esiste nell’uomo e nella storia: se mettiamo in pratica l’amore per il nostro prossimo, secondo il messaggio evangelico, allora facciamo spazio alla signoria di Dio, e il suo regno si realizza in mezzo a noi. Se invece ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina”.

“Il Regno di Dio – ha continuato – non è una questione di onori e di apparenze, ma è “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo”: al Signore sta a cuore il nostro bene, cioè che ogni uomo abbia la vita, e che specialmente i suoi figli più “piccoli” possano accedere al banchetto che lui ha preparato per tutti”. Ecco perché, secondo Benedetto XVI – “Dio non sa che farsene di quelle forme ipocrite di chi dice “Signore, Signore” e poi trascura i suoi comandamenti. Nel suo regno eterno, Dio accoglie quanti si sforzano giorno per giorno di mettere in pratica la sua parola”.

Nei saluti finali il papa ha ricordato che domani a Nagasaki, in Giappone, avrà luogo la beatificazione di 188 martiri, tutti giapponesi, uomini e donne, uccisi nella prima parte del XVII secolo: “In questa circostanza, così significativa per la comunità cattolica e per tutto il Paese del Sol Levante, -ha affermato – assicuro la mia spirituale vicinanza”. Un pensiero anche per la beatificazione, sabato prossimo a Cuba, di Fratel José Olallo Valdés, dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio: “Alla sua celeste protezione – ha scandito Benedetto XVI – affido il popolo cubano, specialmente i malati e gli operatori sanitari”.

Poi, parlando in lingua ucraina, Benedetto XVI ha voluto ricordare il 75esimo anniversario dell’Holodomor, “la grande carestia che negli anni 1932-1933 ha causato milioni di morti in Ucraina e in altre regioni dell’Unione Sovietica durante il regime comunista”. “Nell’auspicare vivamente che nessun ordinamento politico possa più, in nome di una ideologia, negare i diritti della persona umana e la sua libertà e dignità, assicuro – ha aggiunto – la mia preghiera per tutte le vittime innocenti di quella immane tragedia, e invoco la santa Madre di Dio perché aiuti le Nazioni a procedere sulle vie della riconciliazione e costruire il presente e il futuro nel rispetto reciproco e nella ricerca sincera della pace”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50