198° giorno del #ArtsakhBlockade. Le aggressioni azere quotidiane contro l’Artsakh e l’Armenia sono il preludio dell’invasione alla prima occasione

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.06.2023 – Vik van Brantegem] – Giorno 198 del #ArtsakhBlockade. 6 mesi di blocco. 6 mesi di non azione. 6 mesi di oppressione. 6 mesi di reato. 6 mesi di resistenza. Il crimine non crea diritti né ieri né oggi né domani.

“È chiaro dalle azioni di Aliyev e dal suo discorso di odio che è in corso un secondo genocidio armeno. Il regime di Erdoğan è un partner a pieno titolo. Ha dotato l’Azerbajgian degli strumenti per attuare la sua armenofobia”, ha dichiarato David Phillips, Direttore del programma della Columbia University per la costruzione della pace e i diritti umani, Istituto per lo studio dei diritti umani, durante l’audizione alla Commissione Tom Lantos per i diritti umani della Camera dei deputati degli USA.

La visita di Ilham Aliyev ad una delle nuove unità militari speciali del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, durante la quale ha pronunciato il discorso pubblicato il 23 giugno 2023.

Il discorso dell’autocrate Ilham Aliyev, reso noto il 23 giugno 2023

«(…) Dopo la seconda guerra del Karabakh, il processo di costituzione dell’esercito accelerò ulteriormente. Naturalmente, durante l’occupazione, la costruzione dell’esercito è stata per noi il compito numero uno, poiché è stata attribuita particolare importanza alla preparazione del nostro esercito e di tutte le nostre forze armate per la liberazione delle nostre terre, e ci siamo riusciti. La guerra patriottica si è conclusa con una vittoria completa per lo stato di Azerbajgian.
Ma nonostante ciò, vengono compiuti ulteriori passi per costruire l’esercito dopo la guerra, e ce n’è un grande bisogno. Dopotutto, la situazione geopolitica nel mondo sta diventando sempre più tesa; ci sono minacce emergenti nella nostra regione e forze vendicative stanno sorgendo di nuovo in Armenia. Con tutto ciò in mente, il compito di rafforzare ulteriormente il nostro Esercito rimane la priorità numero uno. Naturalmente, vengono prese misure globali per raggiungere questo obiettivo. Dopo la guerra patriottica è proseguito l’acquisto di nuove armi e sono già stati firmati molti contratti – per nuovi velivoli senza pilota e missili a lungo raggio per il nostro Paese – missili di notevole potenza distruttiva e di elevata precisione. (…)
Dovrei anche notare che la nostra politica economica di successo ci consente di stanziare fondi statali sufficienti per la costruzione dell’esercito, l’acquisto di nuove armi e attrezzature e la creazione di nuove unità di combattimento. Considerando la nostra politica economica di successo e le crescenti entrate del nostro Paese, recentemente sono state apportate integrazioni al bilancio dello Stato. Il bilancio statale di quest’anno è già un bilancio record nella storia dell’Azerbajgian indipendente. Nonostante ciò, non appena abbiamo ricevuto fondi aggiuntivi, abbiamo stanziato un importo considerevole per aumentare il budget e identificato due direzioni principali: ripristinare il Karabakh e il Zangezur orientale e rafforzare il nostro potenziale militare. Quindi, questo da solo dimostra che una delle questioni prioritarie per noi oggi è la costruzione dell’esercito, e l’altra è la restaurazione del Karabakh e dello Zangezur orientale.
Tutte le misure necessarie continueranno a rafforzare ulteriormente il nostro esercito. I nemici dell’Azerbajgian lo sanno e lo vedono, e devono vederlo. Ecco perché qualsiasi provocazione contro di noi non rimane senza risposta. Ogni provocazione trova una risposta appropriata, sia essa militare o politica. Oggi l’Azerbajgian è uno dei Paesi che determinano il suo destino, non dipende e non dipenderà da nessuno, fa sentire la sua voce e persegue una politica indipendente. Quindi, il nostro Paese è un Paese indipendente nel vero senso della parola perché è in grado di condurre una politica indipendente, ed è soprattutto il nostro potenziale militare che ci dà questo potere.
Ci stavamo preparando per la Seconda Guerra del Karabakh e non ne facevamo mistero. Durante l’occupazione, ho ripetutamente affermato che la nostra priorità era riconquistare il nostro territorio e garantire la nostra integrità territoriale. Ho detto che se i negoziati non avessero avuto successo, avremmo usato la forza per liberare le nostre terre storiche. Purtroppo le mie parole sono cadute nel vuoto. L’Armenia e i suoi protettori stranieri credevano che avrebbero tenuto le nostre terre sotto occupazione per sempre. Abbiamo sventato i loro piani insidiosi. Ci siamo preparati alla guerra e abbiamo inferto al nemico un colpo così devastante che non poteva riprendersi. (…)
Il mondo internazionale, la comunità internazionale e i corrotti funzionari e deputati europei che visitano quotidianamente l’Armenia stanno chiudendo un occhio su questo. Cosa c’è dietro questa ingiustizia? Doppi standard e corruzione! Non c’è altra spiegazione per questo. Vanno, scattano foto vicino al nostro confine e ci inviano messaggi. Se hanno il coraggio, lascia che si avvicinino al nostro confine. Quei tempi sono già nel passato. Gli abbiamo rotto le gambe. Perché non l’abbiamo dimenticato dopo la Seconda Guerra del Karabakh. I rappresentanti ufficiali di alcuni Paesi europei sono entrati nel nostro territorio, Khankendi, senza il nostro permesso. Allora ho detto che non li avremmo lasciati andare lì se lo avessimo saputo. Anche oggi dico loro che se hanno il coraggio, venite a vedere cosa succede» (il testo completo in inglese [QUI]).

In questo discorso, l’autocrate dell’Azerbajgian (o “partner affidabile” come lo chiama Ursula von der Leyen) minaccia apertamente i parlamentari e funzionari europei.

Sono stati segnalati voli di elicotteri sopra la capitale della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Stepanakert, verosimilmente del contingente di mantenimento della pace russo, probabilmente per trasportare rifornimenti. Non ci sono dettagli sul carico o sullo scopo dei voli, ma le circa 300 tonnellate di beni umanitari e altri beni essenziali portati giornalmente dall’Armenia nel territorio prima del 15 giugno 2023 dal contingente di mantenimento della pace russo, non sono realizzabili tramite trasporto in elicottero. Quindi, si suppone che i rifornimento sono per uso proprio. Si facessero sul serio, impiegherebbero aereo cargo.

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh segnala violazioni del cessate il fuoco tra le ore 12.40 e le 13.00 del 26 giugno 2023 lungo la linea di contatto con l’Azerbajgian nelle regioni di Martuni, Askeran, Martakert e Shushi, con fuoco di armi leggere. Non sono state segnalate vittime.

Il Ministero degli Interni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha dichiarato che un colpo è stato sparato da una postazione di combattimento azera contro Mikael Mejlumyan, un 22enne residente nel villaggio di Myurishen nella regione di Martuni, impegnato in lavori agricoli. Non sono state segnalate vittime, tuttavia, il lavoro agricolo è stato sospeso.

Inoltre, il 25 giugno 2023, intorno alle ore 17.30, le forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi leggere contro un trattore che svolgeva lavori agricoli nei campi del villaggio di Avdur, a 400 metri dalla linea di contatto con l’Azerbajgian. Non sono state segnalate vittime, tuttavia, il lavoro agricolo è stato sospeso.

Prosegue il terrore agricolo dell’Azerbajgian contro l’Artsakh.

Da tener presente che qui sono riportate soltanto alcune segnalazioni delle violazioni del cessato il fuoco da parte delle forze armate dell’Azerbajgian, che avvengono quotidianamente, sulla linea di contatto sia in Armenia che in Artsakh.

Venerdì 23 giugno 2023, residenti delle comunità di Yeghtsahogh, Lisagor, Hin Shen e Mets Shen nella regione di Shushi di Artsakh, accompagnati dalle forze di mantenimento della pace russe, si sono recati in minibus a Stepanakert per acquistare beni di prima necessità e sono tornati ai loro villaggi. Artak Hakobyan, il capo della comunità di Yegtsahoghi, ha detto ad Artsakhpress: “Stiamo cercando di risolvere in qualche modo i problemi che si presentano costantemente, perché i nostri quattro villaggi nella regione di Shushi sono sotto doppio blocco”.

Il 15 giugno 2023, nella Giornata della bandiera nazionale armena, una decina di soldati azeri, affiancati dalle forze di mantenimento della pace russe, hanno attraversato il ponte Hakari e sono entrati nel territorio sovrano della Repubblica di Armenia, cercando di piantarvi una bandiera dell’Azerbajgian.

Nel frattempo, i troll azeri hanno ripreso a postare foto e filmati di qualche trasporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa, come “prova” che il Corridoio di Lachin non è bloccato e affermando che era stato chiudo a causa di una provocazione delle forze armate armeni che hanno ferito una guardia di frontiera azera (del gruppo che ha tentato di piantare una bandiera azera sul territorio sovrano dell’Armenia).

«Punto di controllo doganale di frontiera “Lachin” [blocca stradale sul Corridoio di Lachin] – territorio sovrano dell’Azerbajgian [territorio del Corridoio di Lachin, occupato dalle forze armate azere]. Il passaggio medico del Comitato Internazionale della Croce Rossa da Khankendi [Stepanakert] ad Arm [non riesce a scrivere ARMENIA] è previsto a breve. PER TUA INFORMAZIONE. La lobby armena ha pagato e corrotto politici europei e membri del Parlamento Europeo che posano per i selfie dall’altra parte del confine» (Hikmet Hajiyev, Assistente del Presidente della Repubblica di Azerbajgian, Capo del Dipartimento per gli affari esteri dell’amministrazione presidenziale – Twitter, 24 giugno 2023).

«Insulti e minacce sono la prova della debolezza delle argomentazioni. La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite chiede l’apertura del Corridoio di Lachin. Anche il Parlamento Europeo lo fa e noi non saremo messi a tacere» (Nathalie Loiseau, Presidente della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento Europeo – Twitter, 26 giugno 2023).

«Sanno cosa stanno facendo per proteggersi. Il fucile da cecchino anti-materiale Istiglal IST-14.5 prodotto in Azerbajgian ha un raggio di tiro effettivo di circa 3.000 m. Ragazzi, state alla larga dal confine di stato azero…» (Vaqif Sadıqov, Ambasciatore della Repubblica di Azerbajgian in Belgio e Lussemburgo, Capo della Missione presso l’Unione Europea – Twitter, 22 giugno 2023).

Qui si riflette il pensiero che è stato sviluppato dal padrone di Sadıqov, Ilham Aliyev, nel suo discorso in occasione della sua visita ad una delle nuove unità militari speciali del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, pubblicato il 23 giugno 2023, di cui abbiamo riferito in precedenza.

«Si tratta di una minaccia per i membri del Parlamento europeo? Viene davvero da un “diplomatico” azero? A che livello è caduta la diplomazia in Azerbajgian? Mancando di rispetto a una decisione della Corte Internazionale di Giustizia e prendendo in ostaggio 120.000 esseri umani, non c’è nulla di cui essere orgogliosi. È quello che ti fa perdere i nervi? Noi, Europei con valori forti, non siamo impressionati. Continueremo a sostenere la pace e il rispetto per il popolo del Nagorno-Karabakh» (Nathalie Loiseau, Presidente della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento Europeo – Twitter, 26 giugno 2023).

Questi sono gli stessi “diritti” degli Azeri, che l’Azerbajgian assicura agli Armeni dell’Artsakh:
«Un’altra prova che il regime di Aliyev è terrorista.
La polizia ha picchiato un’anziana che vendeva frutta e verdura al mercato.
Il motivo è che la polizia le ha chiesto una tangente e la donna non ha pagato la tangente alla polizia.
In Azerbajgian un cittadino non può vendere nulla senza pagare una tangente.
Il Presidente dell’Azerbajgian ha instaurato un regime di polizia nel Paese e ha dato alla polizia tutta l’autorità. Ecco perché la polizia è brutale contro i civili.
C’è un motivo per cui Aliyev terrorizza facilmente gli Azeri. Vendendo gas all’Europa e mettendo a tacere alcune organizzazioni internazionali con tangenti.
Il regime di #Aliyev è un #regime #terrorista» (Manaf Jalilzade).

Artsakh – Armenia’s heart.

Un mini documentario dal titolo Artsakh-Il cuore di Armenia di 15 minuti in inglese con sottotitoli in italiano di Crisiswatch ci porta nel cuore del Caucaso meridionale, per affrontare gli aspetti cruciali della crisi umanitaria che sta colpendo l’Artsakh. Con il sostegno di Armenian General Benevolent Union (AGBU) Italia, Republican Party of Armenia (RPA), Applied Policy Research Institute of Armenia (APRI), Una voce nel silenzio, Armenian Apostolic Church in Echmiadzin e il Monastero Khor Virap.

Segnaliamo:

  • LA QUESTIONE ARMENA. Il Nagorno-Karabakh soffocato dal blocco attende una soluzione diplomatica. Il Nagorno Karabakh soffre per un blocco totale ad opera dell’Azerbaigian. La regione armena incastonata nell’Azerbaigian, non riconosciuta internazionalmente e più volte teatro di guerra, ora spera in una soluzione diplomatica. L’Armenia si fida sempre meno della Russia suo alleato storico – di Stefano Magni – La Nuova Bussola Quotidiana, 26 giugno 2023
  • Le tante provocazioni azere, preludio all’invasione dell’Armenia. Il 15 giugno una decina di soldati azeri, affiancati dai russi, hanno cercato di issare una bandiera azera in Armenia. Prima e dopo attacchi e attentati. Baku vuole la pulizia etnica – di Grigor Ghazaryan – Tempi, 26 giugno 2023
«Nella Giornata della Forze Armate dell’Azerbajgian, rendiamo omaggio ai contributi delle forze armate azere al rafforzamento della sicurezza europea. Apprezziamo la loro costante collaborazione con l’Oklahoma US National Guard come parte del State Partnership Program del Dipartimento della Difesa #PiùFortiInsieme» (Comando europeo degli Stati Uniti).

Questo è lo stesso esercito azero che continua a commettere crimini di guerra contro il popolo armeno, guidato da un petro-autocratico che non ha rispetto per la legge, per i diritti umani e per il diritto internazionale. Non c’è niente di cui essere orgogliosi qui. Quindi, i potenti valori degli Stati Uniti collaborano con le forze armate azere della pulizia etnica che hanno circondato 120.000 Armeni etnici nell’Artsakh? Alla faccia della democrazia e dei diritti umani, questo significa mostrare i veri colori.

La messa in guardia per un secondo genocidio armeno contro l’Artsakh

La Prelatura Orientale della Chiesa Apostolica Armena negli USA comunica che una delegazione unita di Armeni-americani ha visitato Washington il 21 e 22 giugno 2023 in relazione a una nuova iniziativa di difesa in corso, relativa al la situazione critica che devono affrontare l’Armenia e l’Artsakh. L’obiettivo dell’iniziativa è focalizzare l’attenzione dei principali legislatori sui negoziati tra Armenia e Azerbajgian e sulla terribile situazione umanitaria in Artsakh, e creare un consenso veramente bipartisan a sostegno della causa armena.

La delegazione comprendeva il Prelato, Arcivescovo Anoushavan Tanielian e il Vicario Generale, Simeon Odabashian; Nina Hovnanian, Amministratore Delegato di Hovnanian International of Armenia; Judith Saryan CFA; John Saryan MD; Arlene Saryan CFP; Christian Alexander COO; Robert Avetisyan, Rappresentante Permanente della Repubblica di Artsakh negli Stati Uniti; Aram Hamparian, Direttore esecutivo del Comitato nazionale armeno d’America (ANCA); Alex Galitsky, Direttore del programma dell’ANCA; Bryan Ardouny, Direttore esecutivo dell’Assemblea armena dell’Armenia; Armen Morian, Esq., Presidente del Consiglio di fondazione della Cattedrale di Sant’Illuminatore; Drew Bowling, collegamento con il Congresso designato; e la Dott.ssa Siobhan Nash-Marshall, Mary T. Clark, RSCJ, Cattedra di Filosofia Cristiana al Manhattanville College.

La visita della delegazione era stata programmata per coincidere con l’audizione della Commissione Tom Lantos per i diritti umani del 21 giugno 2023, per cui l’iniziativa è stata determinante.

La delegazione ha incontrato il Rep. Michael T. McCaul (R-Texas), Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera; Rep. Thomas Kean Jr. (R-New Jersey), Presidente della Sottocommissione per l’Europa della Commissione Affari Esteri della Camera; Rep. Christopher Smith (R-New Jersey), Presidente della Commissione Lantos per i Diritti Umani; Rep. Gus Bilirakis (R-Florida), membro della Commissione Lantos, e lo staff senior del Sen. J. D. Vance (R-Ohio) e del Sen. Marco Rubio (R-Florida).

L’iniziativa rappresenta un incontro della comunità armena americana, unendo le due giurisdizioni ecclesiali della Chiesa Armena Apostolica e i principali gruppi di difesa degli Armeni Americani, uniti da persone che rappresentano l’ampio spettro del successo armeno americano nelle professioni e negli affari.

I co-Presidenti della Commissione Tom Lantos per i diritti umani della Camera dei deputati degli USA, il Rappresentante Chris Smith (R-NJ) e il Rappresentante Jim McGovern (D-MA), hanno ospitato l’audizione del 21 giugno sulla sicurezza dell’Artsakh. Il rappresentante Gus Bilirakis (R-FL) ha offerto osservazioni potenti e ha condotto un dialogo approfondito durante l’auddizione.

L’Audizione della Commissione Tom Lantos per i diritti umani ha messo in luce l’escalation dell’aggressione dell’Azerbajgian contro i Cristiani Armeni indigeni dell’Artsakh, chiedendo sanzioni contro il governo azero di fronte a un secondo genocidio armeno in atto nella regione, ha riferito il Comitato nazionale armeno dell’America.

“L’udienza di oggi ha riflesso e rafforzato il crescente consenso del Congresso pro-Artsakh a sostegno di un ripristino urgente della politica statunitense, a partire dalla fine di tutta l’assistenza militare statunitense all’Azerbajgian”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’ANCA Aram Hamparian. “L’ANCA continuerà a lavorare con l’ampia coalizione di organizzazioni religiose, etniche e per i diritti umani e leader del Congresso per difendere il diritto dell’Artsakh alla sicurezza e all’autodeterminazione”.

L’audizione di due ore a Capitol Hill ha incluso osservazioni dei co-presidenti del Congressional Armenian Caucus Gus Bilirakis (R-FL) e Frank Pallone ( D-NJ). Anche il rappresentante Adam Schiff (D-CA) ha presentato una dichiarazione scritta per la cronaca. Intitolata “Salvaguardia del popolo del Nagorno Karabakh”. L’audizione comprendeva la testimonianza dell’ex Ambasciatore statunitense per la libertà religiosa internazionale, Sam Brownback, dell’ex Ambasciatore statunitense in Armenia, John Evans, del Senior Fellow dell’American Enterprise Institute, Michael Rubin, e del Direttore del programma della Columbia University per la costruzione della pace e i diritti umani, Istituto per lo studio dei diritti umani, David Phillips.

“Ci sono 120.000 Cristiani che vengono strangolati, bloccati dall’Azerbajgian”, ha spiegato l’Ambasciatore Brownback, che è tornato di recente da una missione conoscitiva guidata dal progetto Philos in Armenia. “È contro l’accordo di pace, è contro ciò che ha stabilito la Corte Internazionale di Giustizia, eppure sta avvenendo. È sostenuto da Erdoğan, che è probabilmente il principale islamista al mondo che sta spingendo l’Islam militante”. Ambasciatore Brownback ha raccomandato l’introduzione di una legge sui diritti umani del Nagorno-Karabakh, che identificherebbe chiaramente gli standard minimi per salvaguardare la sicurezza della popolazione armena dell’Artsakh. L’Ambasciatore Brownback ha anche chiesto una visita della delegazione del Congresso in Artsakh, osservando che a lui e alla sua delegazione è stato impedito di entrare in Artsakh la scorsa settimana. Sull’assistenza statunitense all’Azerbajgian, l’Ambasciatore Brownback è stato irremovibile: “A meno che l’Azerbajgian non revochi quel blocco, quelle sanzioni della Sezione 907 dovrebbero essere messe in atto dal Presidente, dal Governo, e dovrebbero aver luogo ora se questo blocco non viene revocato”

Ambasciatore Sam Brownback, Ambasciatore John Evans, David Phillips e Michael Rubin hanno chiesto un’azione concreta degli Stati Uniti, comprese le sanzioni dell’Azerbajgian, per prevenire un secondo genocidio armeno.

Michael Rubin, che ha anche partecipato alla missione di accertamento dei fatti del Progetto Philos Armenia, è stato irremovibile sull’attuazione delle leggi statunitensi per sanzionare l’Azerbajgian, tra cui la Sezione 907 del Freedom Support Act, l’Humanitarian Aid Corridor Act e il Magnitsky Act. “Il Presidente Aliyev è cambiato ed è diventato più irregolare nell’ultimo decennio. Direi che la sua traiettoria è quasi analoga a quella che abbiamo visto con Saddam Hussein”, ha spiegato Rubin.

Phillips è stato diretto nella sua valutazione dell’intento genocida dell’Azerbajgian contro la popolazione armena dell’Artsakh. “È chiaro dalle azioni di Aliyev e dal suo discorso di odio che è in corso un secondo genocidio armeno. Il regime di Erdoğan è un partner a pieno titolo. Ha dotato l’Azerbajgian degli strumenti per attuare la sua armenofobia”, ha dichiarato Phillips. Ha continuato a discutere il progetto di documentazione che aveva lanciato sulle atrocità dell’Azerbajgian e della Turchia contro l’Artsakh, orientato a preservare le prove per scoraggiare futuri crimini e ritenere responsabili gli autori.

“Penso che il nostro compito oggi sia semplicemente quello di considerare come preservare la vita degli Armeni in Karabakh, di fronte a una potenziale minaccia di genocidio”, ha spiegato l’Ambasciatore Evans. “Sono certamente d’accordo con l’idea che la rinuncia alla Sezione 907 dovrebbe essere revocata”. L’Ambasciatore Evans ha continuato esortando i diplomatici statunitensi a “mettere un freno al commercio di armi turche e israeliane a Baku. Tutti gli altri membri del gruppo di Minsk, e la Turchia è tecnicamente un membro di quel gruppo, ma tutti gli altri avevano sostanzialmente accettato di preservare l’equilibrio militare nel Caucaso. Ora la Russia, ovviamente, ha svolto il ruolo più importante come fornitore di entrambe le parti, ma quando i droni high-tech israeliani e turchi e altre apparecchiature sono entrati lì, per non parlare degli F-16, questo ha davvero sconvolto la situazione e ci ha portato a dove siamo”.

Il Rappresentante Chris Smith ha annunciato che presto terrà una seconda udienza, questa volta attraverso la Sottocommissione per gli affari esteri della Camera sulla salute globale, i diritti umani globali e le organizzazioni internazionali, che presiede, dove i funzionari del governo statunitense sarebbero invitati a delineare i loro sforzi per affrontare la crisi dell’Artsakh.

Nelle osservazioni di apertura dell’audizione, il Rappresentante Smith ha osservato: “Dal 2020, l’Azerbajgian ha stretto un cappio sul Nagorno-Karabakh. Le sue forze hanno occupato gran parte dell’ex territorio e persino del territorio dell’Armenia vera e propria. […] Mentre il nostro governo sta conducendo discussioni con i leader dell’Azerbajgian e dell’Armenia, noi al Congresso abbiamo la responsabilità di chiederci dove va a parare tutto questo. […] Il nostro Paese semplicemente non può accettare un rischio di genocidio o di pulizia etnica del Nagorno-Karabakh”.

Il Rappresentante McGovern ha offerto una panoramica della crisi dell’Artsakh e dell’aggressione dell’Azerbajgian, affermando: “La conclusione è che la popolazione armena nel Nagorno-Karabakh si sente comprensibilmente vulnerabile e a rischio. Quindi, cosa facciamo a riguardo? Qual è la risposta pro-diritti umani qui? Serve per garantire la protezione civile, il che significa intraprendere tutte le azioni possibili per prevenire un’ulteriore escalation delle tensioni che potrebbe portare a nuove guerre e nuove atrocità”. Il Rappresentante McGovern ha notato la sua co-sponsorizzazione della risoluzione anti-blocco (H.Res.108), guidata dal Rappresentante Pallone e dal Rappresentante Bilirakis, che condanna il blocco dell’Artsakh dell’Azerbajgian, chiede il taglio di tutti gli aiuti militari all’Azerbajgian e la fornitura di aiuti all’Artsakh. La misura bipartisan ha attualmente oltre 90 co-sponsor.

Il Rappresentante Bilirakis ha sottolineato l’importanza di far rispettare le restrizioni della Sezione 907 sugli aiuti statunitensi all’Azerbajgian. “Apprezzo la testimonianza di questo stimato panel e le richieste di porre fine alla rinuncia della Sezione 907 del Freedom Support Act, che vieterebbe la vendita di attrezzature militari all’Azerbajgian. Lo vendi all’Azerbajgian, è come venderlo alla Turchia. Non c’è alcun motivo giustificabile per continuare questa rinuncia quando l’Azerbajgian ha chiaramente utilizzato questa attrezzatura per condurre una guerra aggressiva contro l’Armenia, commettere crimini di guerra contro Armeni innocenti e imporre l’attuale blocco”. Il Rappresentante Bilirakis si è impegnato a continuare a lavorare con il Congressional Armenian Caucus per fermare la rinuncia alla Sezione 907 “fino a quando gli Stati Uniti non potranno garantire che nessuna risorsa acquistata dagli americani sarà utilizzata per perpetuare crisi umanitarie, campagne di genocidio o prendere di mira gli innocenti”.

Il Rappresentante Pallone ha sottolineato l’intento genocida dell’Azerbajgian nella sua continua aggressione e blocco contro l’Artsakh. “Aliyev non è stato sottile nell’alludere al genocidio armeno quando ha discusso dell’Artsakh e dell’allontanamento di persone da lì, né ha tentato di nascondere le sue incursioni mortali in corso nel territorio armeno”, ha dichiarato il Rappresentante Pallone. “Sta chiaramente compiendo passi premeditati per rimuovere la popolazione indigena armena dall’Artsakh e privarla dell’opportunità di vivere liberamente, democraticamente e con dignità nella terra dei loro antenati: un chiaro segno di pulizia etnica che non dobbiamo ignorare”. Il Rappresentante Pallone ha osservato che “è ora che gli Stati Uniti inizino a sfruttare meglio gli strumenti diplomatici a nostra disposizione, comprese le sanzioni, per porre finalmente fine a questa crisi intenzionale”.

Citando i rapporti sulla continuazione dei colloqui Azerbajgian-Armenia a Washington DC questa settimana, il Rappresentante Pallone ha sottolineato: “Chiedo al governo di intraprendere ogni azione necessaria per evitare che il comportamento militarista dell’Azerbajgian detti i termini di un accordo finale, poiché ciò non può portare a una pace equa e duratura nella regione”.

Nella testimonianza scritta presentata, il Rappresentante Schiff ha espresso profonda preoccupazione per il fatto che “l’Artsakh è stato usato come merce di scambio nei colloqui di pace, senza alcuna rappresentanza”. Ha sottolineato che “è diritto del popolo dell’Artsakh di vivere libero dall’oppressione politica, culturale ed economica e, in quanto protettore della democrazia, gli Stati Uniti devono continuare a sostenere e stare con il popolo dell’Artsakh per ottenere il riconoscimento che merita tra tutte le nazioni”. Il Rappresentante Schiff ha delineato una serie di passi che gli Stati Uniti devono intraprendere per salvaguardare i diritti umani in Artsakh, incudendo l’imposizione di sanzioni all’Azerbajgian e garantendo “la protezione e il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh”.

Ovvero, come falsificare la storia con il metodo azero.

L’agenzia statale della Azerbajgian, Azernews, ha scritto il 24 giugno 2023, diffondendo la solita narrazione di disinformazione, che la stampa israeliana condanna l’audizione tenutesi al Congresso degli Stati Uniti sul Karabakh. “Non è giusto che la Commissione per i diritti umani, che prende il nome dal deputato sopravvissuto all’Olocausto Tom Lantos, sostenga l’aggressore Armenia”, scrive Azernews, citando i media israeliani: “Lo scrive Rachel Avraham, eminente commentatore politico e giornalista israeliano nonché fondatrice e direttrice generale del Dona Gracia Center for Diplomacy, in un articolo pubblicato sul popolare quotidiano Israel Beyond the News. L’articolo intitolato The Guardian of Karabakh Truths descrive l’audizione tenutasi il 21 giugno 2023 dalla Commissione Tom Lantos sui diritti umani del Congresso degli Stati Uniti sulla questione della sicurezza per gli Armeni del Karabakh. Una parola aggiunta al nome del distretto dagli amministratori sovietici, e ‘Karabakh’ è una parola turca dal significato chiaro. Ciò significa che la vera popolazione indigena del Karabakh è costituita dai turchi azeri, e i loro diritti su queste terre sono stati riconosciuti dalle risoluzioni 822, 853, 874 e 884 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottate all’unanimità nel 1993. Ciò, a sua volta, significa che gli Stati Uniti riconoscono il diritto indiscutibile alla regione del Karabakh devastata dalla guerra ai sensi del diritto internazionale. Infatti, contrariamente alle richieste della comunità internazionale, l’Armenia ha occupato illegalmente per 30 anni questa regione dell’Azerbajgian e si è impegnata nell’insediamento illegale del territorio a spese dei coloni armeni dall’estero. Qui gli Armeni vivevano letteralmente tra le rovine di ex città e villaggi azeri. È stato notato che l’Azerbajgian ha esercitato il suo diritto sovrano e inviolabile di proteggere i suoi territori sovrani da interferenze illecite, nonché di mantenere il controllo sui valichi di frontiera istituendo un valico di frontiera lungo il Corridoio di Lachin. Nonostante il fatto che l’Armenia abbia causato così tanti problemi all’Azerbajgian, lo stato azero ha ripetutamente affermato di essere pronto a vivere pacificamente con gli Armeni etnici che vivono in Karabakh e a garantire loro gli stessi diritti dei cittadini azeri. Inoltre, mentre gli Armeni stanno sistematicamente distruggendo le moschee nella regione del Karabakh devastata dalla guerra, la chiesa armena nel centro di Baku rimane intatta. Inoltre, mentre il Karabakh si riprende, gli Azeri progettano di ricostruire non solo le moschee nella regione, ma anche le chiese. Questo perché l’Azerbajgian ha una politica di multiculturalismo, e in questa politica, coloro che praticano ogni fede e religione ricevono pari rispetto e sostegno. Pertanto, tutti in Azerbajgian celebrano insieme la Pasqua ebraica, il Nowruz e la Pasqua cristiana. Sullo sfondo di quanto sopra, un politologo israeliano, che ha considerato la suddetta audizione come un sostegno a una distorsione della giustizia e della verità da parte della Commissione Tom Lantos per i diritti umani e ha espresso grave preoccupazione per questo, ha condannato questa mossa della Commissione, che non può essere giustificato in nessun caso”.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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