196° giorno del #ArtsakhBlockade. “Non dimenticate gli Armeni del Nagorno-Karabakh”. “Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia, hai scelto la parte dell’oppressore”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.06.2023 – Vik van Brantegem] – Nel 196° giorno dal 12 dicembre 2022 dell’assedio e nel 10° giorno dal 15 giugno 2023 del blocco totale da parte dell’Azerbajgian agli Armeni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, si aggrava la carenza di cibo e altre forniture essenziali a causa del blocco in corso. Negozi quasi vuoti, nessun aiuto umanitario in arrivo da più di una settimana ormai, gente del posto che fa affidamento su qualunque prodotto coltivato localmente sia disponibile. Il blocco di 120.000 cristiani nella loro patria dell’Artsakh è uno dei blocchi più crudeli dei tempi moderni contro i cristiani da parte di una dittatura di padre in figlio dell’Azerbajgian. Ricordiamo le parole del Vescovo Desmond Tutu: «Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia, hai scelto la parte dell’oppressore».

«Il circolo vizioso del non riferire sul blocco dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh: 1. Non è riportato, quindi non può essere così male. 2. Non è poi così male, quindi non riferiremo. Spoiler: si profila una catastrofe umanitaria» (Lydia Krüger).

«Buongiorno dall’Artsakh» (Liana Margaryan). Oggi è il 196° giorno del blocco di 30.000 bambini dell’Artsakh da parte delle autorità azere (Foto di Davit Ghahramanyan).

Due anni e mezzo dopo la sanguinosa guerra scatenata dall’Azerbajgian durata sei settimane ha spinto le forze armene fuori dall’Artsakh/Nagorno-Karabakh e dalle regioni circostanti dell’Azerbajgian, le tensioni si sono nuovamente intensificate. Il blocco da parte dell’Azerbajgian del Corridoio di Lachin, l’unico collegamento tra l’Artsakh e l’Armenia, e il resto del mondo è entrato nel suo settimo mese e il 23 aprile 2023 l’Azerbajgian ha installato un posto di blocco militare sul Corridoio che è ampiamente considerato incoerente con le disposizioni dell’accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020 che ha posto fine all’ultima guerra. Sono in corso numerosi sforzi internazionali per mitigare il rischio di una nuova guerra in piena regola, anche da parte di funzionari del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Una delle questioni principali è ciò che è necessario per proteggere adeguatamente i diritti e la sicurezza degli Armeni etnici nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, dove l’Azerbajgian cerca di affermare il controllo. Sono misure necessarie per salvaguardare adeguatamente, durante questo periodo di blocco e negoziazione, la popolazione armena etnica vulnerabile.

Il tempo delle sanzioni all’Azerbajgian e la sua autocrazia famigliare despotica è passato. Dove sta tracciando la linea rossa la comunità internazionale? Chiaramente le parole non bastano.

«Per impedire la pulizia etnica degli Armeni in Artsakh, la comunità internazionale deve sanzionare le autorità azere. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha recentemente adottato una risoluzione che sottolinea l’ostacolo alla circolazione libera e sicura attraverso il Corridoio di Lachin. Esorta Baku ad attuare le sentenze dei tribunali delle Nazioni Unite e a limitare l’incitamento all’odio. Nel frattempo, la collocazione da parte dell’Azerbajgian di pesanti barriere di cemento sulla strada Artsakh-Armenia aggrava la crisi umanitaria. Inoltre, il Presidente dell’Azerbajgian ha tenuto un altro discorso pieno di odio e aggressivo. Ciò mette in evidenza il disprezzo dell’Azerbajgian per gli appelli internazionali e rende necessaria la punizione attraverso meccanismi internazionali. L’imposizione di sanzioni all’Azerbajgian e ai membri della famiglia al potere è l’unica misura pratica per frenare le azioni azere e prevenire ulteriori pulizie etniche e sfollamenti nell’Artsakh» (Ruben Vardanyan).

Il Presidente russo Vladimir Putin e il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan hanno avuto una conversazione telefonica. Il Presidente della Federazione Russa ha informato della situazione nel Paese, ha informato il Cremlino. “Il Presidente della Turchia ha espresso pieno sostegno ai passi compiuti dalla leadership russa”, si legge nel messaggio diffuso da Ria-Novosti.

Mentre quella cosa wagneriana e il lieve panico occidentale per il controllo dell’arsenale nucleare russo, che ha tolto l’attenzione pure dal batiscafo Titan, è finita, è giunto il momento di concordare immediatamente un armistizio in Ucraina e di fermare l’aggressione dell’Azerbajgian all’Artsakh e all’Armenia, e quindi avviare negoziati di pace veri per l’Ucraina e il Caucaso meridionale. «C’è troppa fretta di commentare, di giudicare, cantare vittoria o preconizzare catastrofi. Anche quando ci vorrebbe calma e la voglia di capire, ragionare, confrontarsi, attendere. Le complessità delle vicende umane sono difficili da capire da storici, ancor più da contemporanei» (Guido Crosetto).

Il Centro informazioni della Repubblica di Artsakh comunica che il bambino di un anno con diagnosi di encefalite virale a componente emorragica (Monte G.) – di cui abbiamo riferito – ricoverato da due giorni in condizioni critiche nel reparto di neonatologia e rianimazione del Centro Medico Arevik del Ministero della Salute della Repubblica di Artsakh, è stato trasferito ieri con un elicottero delle forze di mantenimento della pace russe in un centro medico specializzato della Repubblica di Armenia per ricevere adeguate cure mediche. Le forze di mantenimento della pace russe hanno anche portato in elicottero all’Artsakh medicinali urgenti dalla Repubblica di Armenia, sia per la popolazione dell’Artsakh che per i propri bisogni.

È il decimo giorno dal 15 giugno che l’Azerbajgian blocca completamente il movimento bidirezionale dell’Artsakh da parte del Comitato internazionale della Croce Rossa e delle forze di mantenimento della pace russe attraverso il Corridoio di Kashatagh (Lachin), nonché la fornitura di medicine e forniture mediche all’Artsakh.

Al momento, 6 bambini si trovano nel reparto di rianimazione e neonatale del Centro medico Arevik del Ministero della Salute della Repubblica di Artsakh. Al Centro Medico Repubblicano, 7 pazienti sono nel reparto di terapia intensiva, 3 dei quali sono in condizioni critiche.

Questa è la seconda volta dalla guerra dei 44 giorni del 2020, che il trasporto aereo è stato utilizzato tra Artsakh e Armenia. L’ultima e l’unica volta in cui è stato segnalato un ponte aereo è stato il 21 gennaio 2021 quando le forze di mantenimento della pace russe in Artsakh hanno usato un elicottero per trasportare in Armenia un bambino ferito in un incidente stradale.

Il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian ha incontrato il Capo della delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa in Azerbajgian. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa informa di essere autorizzato a riprendere i viaggi tra l’Artsakh e l’Armenia, a seguito di negoziati con l’Azerbajgian. E poi improvvisamente la bandiera dell’Azerbaigian e le barriere di cemento sono parzialmente rimosse dal ponte Hakari che collega l’Artsakh con l’Armenia. Il prossimo convoglio della Croce Rossa potrebbe transitare in Artsakh dall’Armenia a breve.

++++ AGGIORNAMENTO: Dopo 10 giorni di blocco completo degli aiuti umanitari dell’Artsakh, oggi l’Azerbajgian ha permesso al Comitato Internazionale della Croce Rossa di trasferire 24 pazienti/accompagnatori dall’Artsakh in Armenia e di consegnare medicinali all’Artsakh. Tuttavia, le forze di mantenimento della pace russe restano ancora bloccate per consegnare cibo e altri beni vitali alle 120.000 Armeni dell’Artsakh ++++

Il Nagorno Karabakh Observer riferisce che sono stati osservati numerosi voli negli ultimi giorni da e per aree note per la fornitura di armamenti all’Azerbajgian (per esempio droni Tekirdag). Per quanto riguarda il volo di ieri, mentre il carico non è stato divulgato, l’Azerbaigian è noto per aver usato mortai bulgari da 60 mm nell’Artsakh durante l’incursione del villaggio di Farukh nel marzo 2022.

Il Ministero della Difesa dell’Armenia comunica che il 24 giugno 2023 alle ore 11.10, unità delle forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco contro un trattore che lavorava in una fabbrica in costruzione con investimenti stranieri a Yeraskh.

Incuranti della bandiera USA che sventola sulla fabbrica in costruzione a Yeraskh in Armenia, gli Azeri continuano a sparare contro operai e macchinari. Aliyev vuole ostacolare in qualunque modo l’Armenia e sabotare qualsiasi piano di pace. Ma sta giocando col fuoco.

Raphael Bedros XXI Minassian: “Non dimenticate gli Armeni del Nagorno-Karabakh”
Appello del Patriarca della Chiesa Armeno Cattolica a diffondere “il messaggio di fratellanza di cui il mondo ha bisogno”, in occasione della celebrazione, il 24 giugno 2023 a Napoli, del cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale. L’accorata richiesta a sostenere i cristiani del Libano e di tutto Medio Oriente “da dove fu diffuso il messaggio evangelico”
di Robert Attarian
Vatican News, 24 giugno 2023


Settantacinque anni di vita vissuta, di cui 50 dedicati al sacerdozio: per il Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, Raphael Bedros XXI Minassian, la celebrazione dell’anniversario della sua ordinazione, il 24 giugno, nella chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli, è stato un momento di grande emozione e anche di importante riflessione sul destino degli armeni e sulla necessità di diffondere il messaggio di fratellanza di cui il mondo ha bisogno. Una data, quella odierna, che assume ancora di più significato dal momento che sette anni fa, in questo stesso giorno, Papa Francesco si recava in un pellegrinaggio nella terra di Hayk, in Armenia, il “primo Paese cristiano”, ai pendii del Monte Ararat, laddove l’arca di Noè si posò e da dove la vita riprese il suo corso dopo il diluvio universale.

Le tante guerre dimenticate

Dalla famosa chiesa della città partenopea che custodisce le reliquie di San Gregorio – all’origine della conversione al cristianesimo del popolo armeno, primo popolo inoltre ad aver adottato la fede cristiana come fede di Stato – il Patriarca ha ripercorso le tappe della sua vocazione, scandita da 33 anni “vissuti nella guerra”, come ha ricordato lui stesso, trascorsa prima come sacerdote, poi come vescovo dell’Armenia e dell’Europa orientale ed ora come Patriarca. “Qui in Europa – sono state le sue parole – gli occhi sono rivolti tutti alla guerra in Ucraina ed è giusto che sia così. Ma ci sono tante altre guerre e miserie di cui non si parla”.

Ricordare i cristiani del Medio Oriente

Minassian ha indicato poi le difficoltà che ancora oggi vive il Libano, dove si trova la sede del Patriarcato armeno cattolico, un Paese martoriato prima dalla guerra civile durata decenni, e ora da una crisi economica e politica che ha ridotto la popolazione alla fame. “In Libano oramai manca tutto. Oserei dire che manca persino la speranza” ha detto il patriarca, invitando i presenti alla celebrazione a non dimenticare i loro fratelli in Cristo, non solo in Libano, ma “in tutto il Medio Oriente, da dove fu diffuso il messaggio evangelico”.

I diritti violati degli Armeni del Nagorno-Karabakh

Raphael Bedros XXI si è poi soffermato sulla questione da sempre nel suo cuore, il destino degli Armeni del Nagorno-Karabakh, “quel lembo di terra abitato da sempre da Armeni che si trova circondato da territorio azero”. Minassian ha quindi denunciato come “120 mila esseri umani si trovino da più di 190 giorni isolati dal mondo, dopo che le autorità dell’Azerbajgian hanno deciso di bloccare l’unica strada che collega la regione all’Armenia e al resto del mondo. 120 mila persone, tra cui vecchi, donne e bambini, a cui viene negata la dignità di vivere”. Una drammatica violazione che avviene nel “totale silenzio” dei media, delle autorità internazionali, e di chi oggi “vuole far prevalere i conflitti sui valori”, quegli stessi valori di cui oggi si parla tanto ma che difficilmente si mettono in pratica, quali “rispetto, libertà, dignità, uguaglianza, fraternità”. In nome di questi valori, ha concluso il Patriarca degli Armeni Cattolici di Cilicia, “sono giunto qui pellegrino, in questo luogo sacro, per chiedere insieme a voi l’intercessione di San Gregorio e dei santi protettori di questa bella e grande città, affinché ci aiutino a diffondere tutti insieme quel messaggio di fratellanza di cui il nostro mondo ha bisogno”.

Foto di copertina: una porta in Artsakh.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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