192° giorno del #ArtsakhBlockade. Il blocco azero dell’Artsakh costituisce un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.06.2023 – Vik van Brantegem] – Anche se nelle condizioni più difficili la gente di Artsakh è forte e la vita in Artsakh continua, nonostante l’indifferenza del mondo, comunque la situazione in Artsakh peggiora ogni giorno. L’assedio totale impedisce la consegna dei beni di prima necessità, tra cui carburante, medicine e cibo, rischiando di provocare la fame per 120.000 persone.
«Da circa un mese c’è carenza d’acqua in alcuni villaggi della regione di Martuni dell’Artsakh; principalmente l’acqua viene fornita ai residenti per due ore al giorno. Sarebbe necessario l’installazione di generatori diesel nelle stazioni di pompaggio, cosa non possibile visto la carenza di gasolio» (Siranush Sargsyan).
«Human Rights Watch, Amnesty International, Freedom House e altre organizzazioni internazionali per i diritti umani: è già il settimo giorno in cui la popolazione del Nagorno-Karabakh viene privata persino degli aiuti umanitari. Per favore, non essere indifferente al destino delle persone minacciate dalla fame e dal disastro umanitario» (Gegham Stepanyan, Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).
Gli aiuti umanitari quotidiani, fornite da più di sei mesi soltanto attraverso il contingente di mantenimento della pace russo, non sono più entrati nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh dalla sparatoria del 15 giugno 2023 presso il ponte Hakari dove è installato il checkpoint illegale dell’Azerbajgian, all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) sul confine tra l’Armenia e l’Artsakh, quando un gruppo di militare azeri tentarono di piantare la bandiera azera all’altra parte del ponte, in territorio sovrano armeno.
Sono informazioni confermate anche da fonti non ufficiali, scrive il Nagorno Karabakh Observer. Prodotti essenziali già estremamente scarsi prima, diventano sempre più rari. Manca frutta e verdura, interruzioni di elettricità è in aumento, la fornitura di gas naturale è interrotta ormai da diversi mesi.
L’Artsakh è adesso totalmente isolato: se prima solo le forze di mantenimento della pace russe potevano portare una certa quantità di aiuti umanitari, questo ora è finita. Non c’è più nessun video verificato di persone che attraversano i posti di blocco dal 15 giugno, né alcun transito.
È evidente l’obiettivo dell’Azerbajgian di pulire etnicamente l’Artsakh, con la fase attuale iniziata il 12 dicembre 2022 alle ore 10.30 sotto la copertura di una finta eco-protesta, è evidente, mentre l’inerzia internazionale condivide la responsabilità del destino di questi 120.000 Armeni, tra cui 30.000 bambini. Il popolo dell’Artsakh ha la propria identità culturale unica, che si è formata attraverso i secoli di eredità armena. A meno che la comunità internazionale non adotti misure pratiche e punitive sanzionando il regime autocratico di Ilham Aliyev, l’Azerbajgian continuerà la sua criminale politica armenofobica contro l’Artsakh e la sua popolazione indigena armena, gettando le basi per nuovi crimini di guerra, pulizia etnica e genocidio.
L’Azerbajgian ha schierato veicoli blindati all’ingresso del Corridoio di Lachin presso il ponte Hakari, dove in precedenza ha installato un checkpoint illegale. Il Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh si aspetta passi urgenti ed efficaci dalla comunità mondiale
20 giugno 2023
L’Artsakh sta rapidamente cadendo nell’abisso di una catastrofe umanitaria e di sicurezza e tutti gli Stati devono assumersi la responsabilità e prevenire la tragedia imminente. Ne ha scritto Artak Beglaryan, Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh sulla sua pagina Facebook, postando le foto dell’unica strada tra l’Artsakh e l’Armenia bloccata dai blindati azeri: «Artsakh si trova sotto il blocco azero da 191 giorni e durante questo periodo il movimento molto limitato di persone e beni umanitari è stato organizzato esclusivamente dalla Croce Rossa e dalle forze di mantenimento della pace russe.
Da 6 giorni ormai i 120.000 abitanti dell’Artsakh sono in completo isolamento e assedio, senza alcun rifornimento e movimento nemmeno da parte della Croce Rossa e delle forze di mantenimento della pace russe.
Le foto mostrano come, nei giorni scorsi, i mezzi blindati azeri abbiano bloccato l’unica strada tra l’Artsakh e l’Armenia nei pressi del loro posto di blocco illegalmente installato. Questa è la loro garanzia di “libera circolazione”, quindi stanno ingannando il mondo intero, dicendo che non c’è blocco?
L’Artsakh sta rapidamente cadendo nell’abisso di una catastrofe umanitaria e di sicurezza, e ogni Stato deve assumersi la responsabilità e prevenire la tragedia imminente, e non scaricare la responsabilità sugli altri.
Ci aspettiamo i passi più urgenti ed efficaci da Armenia, Russia, Stati Uniti, Francia, Unione Europea, Nazioni Unite e tutti gli altri attori, così come dagli armeni di tutto il mondo, una grande pressione da tutte le parti».
Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia comunica che ieri alle ore 15.50 le unità delle forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco contro le posizioni di difesa dell’Armenia vicino a Nerkin Hand e Srashen.
La delegazione della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento europeo, guidata dal Presidente Nathalie Loiseau si è unita alla Missione dell’Unione Europea in Armenia per un pattugliamento programmato al Corridoio di Lachin, ha twittato la Missione dell’Unione Europea in Armenia (EUMA).
Nathalie Loiseau: abbiamo visto con i nostri occhi il blocco completo e illegale del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian
Il blocco del Corridoio di Lachin è illegale e deve essere fermato, ha dichiarato il Presidente della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento europeo, Nathalie Loiseau, riaffermando la posizione del Parlamento europeo sulla questione del blocco del Corridoio di Lachin. Ha osservato che gli Europarlamentari sono venuti in Armenia per esprimere il loro sostegno ai processi democratici e alle riforme a cui hanno assistito nel corso degli anni, nonché a tutti gli sforzi orientati alla pace volti all’idea di stabilire la pace con il vicino Azerbaigian:
«Volevamo assicurarci e valutare noi stessi la situazione e anche vedere come sta lavorando la missione civile dell’Unione europea, che opera lungo il confine da quattro mesi. Ieri abbiamo avuto un incontro con i funzionari a Yerevan, tra cui il Primo Ministro, Nikol Pashinyan, e altri funzionari di alto rango. Oggi siamo stati a Goris, dove abbiamo incontrato il Governatore di Syunik, il Capo della comunità di Goris, residenti del Nagorno-Karabakh in Armenia e abbiamo parlato con loro della guerra dei 44 giorni e del blocco del Corridoio di Lachin.
Ci siamo anche avvicinati all’ingresso del Corridoio di Lachin e abbiamo visto con i nostri occhi il blocco completo e illegale del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbaigian. Abbiamo sentito parlare del numero crescente di incidenti armati e dell’invasione del territorio sovrano dell’Armenia. Abbiamo appreso dell’incidente a Yeraskh, dove sono stati presi di mira i civili. Abbiamo anche appreso dell’incidente all’ingresso del Corridoio di Lachin, dove gli Azeri hanno cercato di alzare una bandiera. Vorrei inviare un messaggio forte: per quanto l’Armenia sia devota alla pace, l’Azerbajgian è obbligato a presentare la prova che è anche devota alla pace. L’Unione Europea sta compiendo sforzi per facilitare i contatti tra le leadership di Armenia e Azerbajgian».
Secondo Nathalie Loiseau, l’Unione Europea sta compiendo sforzi per ridurre la tensione e la presenza della missione dell’Unione Europea in Armenia dovrebbe contribuire a ridurre tali tensioni:
«Come sapete, una volta che un Paese decide di iniziare una guerra, per fermarla è necessaria la buona volontà di entrambi i Paesi. È giunto il momento per stabilire una pace duratura. Voglio riaffermare la posizione del Parlamento Europeo: il blocco del Corridoio di Lachin è illegale e deve essere fermato. I diritti e il benessere degli Armeni del Nagorno-Karabakh devono essere protetti e la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia devono essere rispettate. Porterò questo messaggio con me a Brussel, testimonierò di ciò che abbiamo visto e sentito mentre eravamo in Armenia.
Poiché il blocco del Corridoio di Lachin è illegale, invio anche un messaggio agli ambasciatori europei accreditati a Baku: se l’Azerbajgian li invita a un posto di blocco costituito illegalmente, dovrebbero astenersi dall’accettare l’invito, rimanendo fedeli ai termini della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia».
In precedenza, il Servizio di guardia di frontiera del Servizio di sicurezza nazionale della Repubblica di Armenia ha riferito che il 15 giugno 2023, intorno alle ore 08.40, un gruppo di soldati del Servizio di guardia di frontiera dell’Azerbajgian ha tentato di avanzare verso il ponte Hakari per issare una bandiera sul territorio della Repubblica di Armenia. Si noti che, a seguito delle misure adottate dalla parte armena, è stata impedita l’avanzata dei militari azeri e il tentativo di issare una bandiera sul territorio della Repubblica di Armenia. In uno dei video diffusi su Internet, si è visto come l’esercito azero, accompagnato dalle forze di mantenimento della pace russe, ha cercato di issare la bandiera azera sul ponte Hakari. Successivamente, durante un incontro tenutosi presso il Ministero degli Esteri dell’Armenia, all’Ambasciatore russo in Armenia, Sergey Kopirkin, è stata presentata la forte insoddisfazione dell’Armenia per l’incidente che ha coinvolto le forze di mantenimento della pace russe vicino al ponte Hakari.
La Russia chiede a Yerevan di non ritirarsi dal lavoro nel formato trilaterale e a Baku di prendere provvedimenti per lo sblocco del Corridoio di Lachin, ha dichiarato Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo, durante la Conferenza Stampa odierna. «L’interruzione delle attività di Yerevan ha un impatto negativo sulla situazione nella regione e porta all’aggravamento della situazione sul campo. E chiediamo a Baku di prendere provvedimenti per sbloccare il Corridoio di Lachin e di non tenere la popolazione del Karabakh ostaggio delle differenze politiche con Yerevan». Zakharova ha inoltre affermato che Mosca continua a lavorare attraverso le forze di mantenimento della pace russe per il completo sblocco del Corridoio di Lachin e si aspetta che le parti armena e azera rispettino tutti gli obblighi assunti dall’accordo tripartito del 9 novembre 2020. «È rilevante come lo era prima», ha aggiunto Zakharova.
54 membri del Congresso degli Stati Uniti, guidati dalla deputata Barbara Lee, hanno inviato una lettera al Segretario di Stato, Antony Blinken, chiedendo al governo del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di interrompere gli aiuti militari all’Azerbajgian, di sostenere l’Artsakh e di opporsi al blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian e all’aggressione anti-armena.
La retorica aggressiva dell’Azerbajgian aumenta le tensioni nella regione
Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha ricevuto la delegazione della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento europeo, guidata dal Presidente, Nathalie Loiseau.
Pashinyan ha sottolineato la stretta collaborazione dell’Armenia con il Parlamento europeo e ha elogiato la risoluzione adottata da quest’ultimo per garantire il funzionamento ininterrotto del Corridoio di Lachin. Pashinyan ha espresso fiducia che questa visita dei membri della delegazione del Parlamento europeo contribuirà a valutare la situazione nella regione. Ha aggiunto che la crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh sta peggiorando a causa del blocco illegale del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian, poiché la consegna delle forniture alimentari è stata bloccata per diversi giorni. In questo contesto, ha sottolineato l’ingresso di una missione conoscitiva internazionale nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno-Karabakh. Ha concluso che l’Azerbajgian continua la sua retorica aggressiva e le violazioni del cessate il fuoco, che aumentano la tensione nella regione.
Da parte sua, Loiseau ha sottolineato la necessità di misure per garantire la pace e la stabilità nella regione, nonché per ridurre i rischi di tensioni. A questo proposito, gli interlocutori hanno evidenziato le attività della Missione europea di monitoraggio civile in Armenia.
Si è fatto riferimento anche alla possibilità di sbloccare le infrastrutture di trasporto regionale e la delimitazione delle frontiere. Pashinyan ha presentato le posizioni della parte armena su questi temi.
Sono state inoltre scambiate riflessioni sull’andamento delle riforme istituzionali in corso di attuazione in Armenia e sui programmi futuri con l’assistenza dell’Unione Europea, nonché sul processo di normalizzazione delle relazioni armeno-turche.
Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia comunica che ieri alle ore 16.30, le unità delle forze armate dell’Azerbajgian, partner affidabile di Ursula von der Leyen, hanno nuovamente aperto il fuoco con armi leggere di diverso calibro contro l’impianto metallurgico in costruzione con investimenti stranieri a Yeraskh. Nel cantiere sono state issate le bandiere dell’Armenia e degli Stati Uniti.
«Il Fronte per la sicurezza e lo sviluppo dell’Artsakh condanna fermamente l’abbandono da parte della comunità internazionale dell’Artsakh nell’assedio totale. Il blocco dell’unica strada che collega l’Artsakh all’Armenia ha comportato l’impossibilità di trasportare pazienti in condizioni critiche e beni umanitari essenziali. Questa negligenza, unita alla mancanza di conseguenze per le violazioni del diritto internazionale da parte dell’Azerbajgian, mette in mostra i doppi standard e mette a repentaglio la sicurezza delle popolazioni indigene e il loro diritto all’autodeterminazione. Chiediamo un’azione immediata da parte delle forze di mantenimento della pace russe per sbloccare il Corridoio di Lachin, in conformità con le disposizioni della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020. Chiediamo alle organizzazioni armene, ai compatrioti globali e alle strutture nazionali di protestare contro il disastro in corso nell’Artsakh. Inoltre, esortiamo i governi e i parlamenti di tutto il mondo ad applicare sanzioni internazionali contro l’Azerbajgian» (Ruben Vardanyan, 20 giugno 2023).
Il blocco azero costituisce un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale
L’inazione e l’indifferenza infatti incoraggiano le azioni genocide dell’Azerbajgian
Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh ha rilasciato una dichiarazione sul blocco completo del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian in violazione degli obblighi internazionali:
«Per il settimo giorno, dal 15 giugno, l’Azerbajgian ha bloccato completamente la consegna di tutti i tipi di merci umanitarie alla Repubblica di Artsakh attraverso il Corridoio di Lachin, compresi cibo e medicine, effettuate dalle forze di mantenimento della pace russe e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, privando così deliberatamente i 120.000 abitanti dell’Artsakh, tra cui donne, bambini e anziani, dei mezzi minimi di sussistenza.
Sottolineiamo che il blocco completo e arbitrario del Corridoio di Lachin, in particolare l’ostruzione deliberata della consegna di carichi umanitari da parte delle forze di mantenimento della pace russe e del Comitato Internazionale della Croce Rossa, per i bisogni primari della popolazione dell’Artsakh sotto assedio, è considerato un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale. In sostanza, l’Azerbajgian è passato dalla palese violazione delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e dal completo disprezzo dell’ordinanza giuridicamente vincolante della Corte Internazionale di giustizia del 22 febbraio 2023 ad azioni che equivalgono a un crimine di guerra.
Ricordiamo che il Corridoio di Lachin, previsto dalla Dichiarazione trilaterale dei leader di Russia, Armenia e Azerbajgian del 9 novembre 2020, che stabilisce, tra l’altro, il controllo esclusivo del Corridoio da parte delle forze di mantenimento della pace russe, funziona da tempo sei mesi con restrizioni severe e arbitrarie imposte dall’Azerbajgian ed è stato utilizzato solo per il passaggio di veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa e delle forze di mantenimento della pace russe. Il 15 giugno, dopo una deliberata provocazione con la bandiera azera sul ponte Hakari, l’Azerbajgian ha chiuso completamente il Corridoio, anche bloccando la strada con veicoli blindati. Pertanto, il movimento in entrambe le direzioni attraverso il Corridoio è stato ora bloccato per i rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rosse e delle forze di mantenimento della pace russe, che hanno consegnato rifornimenti essenziali alla Repubblica dell’Artsakh.
Il blocco completo e l’isolamento della Repubblica di Artsakh dal mondo esterno esacerbano la crisi umanitaria e prepara un terreno fertile per l’escalation dei continui crimini contro l’umanità e del crimine di genocidio dell’Azerbajgian. Bloccando completamente il Corridoio di Lachin, che è l’unica Strada della Vita per il popolo dell’Artsakh, l’Azerbajgian ha effettivamente portato ad un nuovo livello la sua politica mirata di pulizia etnica dell’Artsakh e distruzione del suo popolo in quanto tale.
Non c’è dubbio che lo scopo iniziale dell’istituzione illegale del controllo azero sul Corridoio di Lachin sia stato il suo successivo blocco e utilizzo come mezzo per condurre la sua politica aggressiva e genocida contro il popolo dell’Artsakh. Infatti, il Corridoio di Lachin, originariamente destinato a collegare l’Artsakh con il mondo esterno e come una delle garanzie della normale attività di vita della sua gente, viene utilizzato dall’Azerbajgian come strumento politico-militare per compiere azioni aggressive contro la Repubblica di Artsakh e i suoi cittadini.
La deliberata fame di 120.000 persone, tra cui donne, bambini e anziani, infliggendo loro insopportabili sofferenze quotidiane, nonché l’imposizione della volontà dell’Azerbajgian con l’uso o la minaccia della forza, richiede alla comunità internazionale di adottare urgenti ed efficaci misure di esecuzione volte a prevenire massicce violazioni dei diritti del popolo dell’Artsakh.
Chiediamo con forza che tutti i membri responsabili della comunità internazionale prendano le necessarie misure collettive e individuali per fermare i crimini internazionali in corso commessi dall’Azerbajgian e per prevenire una catastrofe che minacci il popolo dell’Artsakh di genocidio. Riteniamo inoltre opportuno che il Comitato Internazionale della Croce Rossa e altre strutture internazionali e organizzazioni per i diritti umani pertinenti valutino adeguatamente la situazione e sollecitino le autorità azere a rispettare il diritto del popolo dell’Artsakh all’assistenza umanitaria e alla protezione internazionale. Notiamo che l’inazione e l’indifferenza di fatto incoraggiano le azioni genocide dell’Azerbajgian».
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]