#ArtsakhBlockade. La Corte Internazionale di Giustizia ordina l’Azerbajgian a garantire il libero movimento attraverso il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.02.2023 – Vik van Brantegem] – A seguito dell’Udienza sul ricorso dell’Armenia contro l’Azerbajgian nell’applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, che si sono tenute a Den Haag (Paesi Bassi) il 30 gennaio scorso [QUI], oggi la Corte Internazionale di Giustizia ha obbligato l’Azerbajgian a garantire, in conformità con i suoi obblighi, a prendere tutte le misure in suo potere per garantire il movimento ininterrotto di persone, veicoli e merci attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin) in entrambe le direzioni. Questa è la sostanza della decisione della Corte in merito alla petizione dell’Armenia sulla questione dello sblocco del Corridoio.

Come anticipato, il Giudice Joan E. Donoghue, Presidente della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, ha emesso oggi mercoledì 22 febbraio 2023 alle ore 16.00 in una seduta pubblica presso il Palazzo della Pace a Den Haag, l’Ordinanza sulla richiesta dell’Armenia di indicazione di misure temporanee contro l’Azerbajgian in riferimento al blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), nell’ambito dell’Applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

Come ampiamente previsto, la Corte ha accolto la richiesta dell’Armenia contro l’Azerbajgian e ha respinto all’unanimità da richiesta dell’Azerbajgian contro l’Armenia.

Nell’Ordinanza, che ha efficacia vincolante, la Corte con tredici voti contro due, ha indicato le seguenti misure temporanee: «La Repubblica di Azerbajgian, in attesa della decisione finale sul caso e in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, adotterà tutte le misure a sua disposizione per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni».

Si sono espressi favorevoli il Presidente Donoghue, il Vicepresidente Gevorgian, i Giudici Tomka, Abraham, Bennouna, Xue, Robinson, Salam, Iwasawa, Nolte, Charlesworth, Brant, e il Giudice ad hoc Daudet. Si sono espressi contro il Giudice Yusuf e il Giudice ad hoc Keith, che hanno allegato una dichiarazione all’Ordinanza della Corte.

La cronistoria del procedimento è consultabile nei comunicati stampa 2021/20, 2021/27, 2021/34, 2022/55, 2022/76, 2023/5 e 2023/8, disponibili sul sito internet della Corte [QUI]. Una sintesi dell’Ordinanza appare nel documento intitolato “Summary 2023/1” [QUI], a cui sono allegate le sintesi delle dichiarazioni. Il testo integrale dell’Ordinanza è pubblicato sul sito internet della Corte [QUI].

Successivamente, la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto all’unanimità la richiesta di indicazione di misure temporanee nei confronti dell’Armenia presentata dalla Repubblica di Azerbajgian. La cronistoria del procedimento è consultabile nei comunicati stampa 2021/21, 2021/28, 2021/35, 2023/1, 2023/6 e 2023/9, disponibili sul sito internet della Corte [QUI]. Una sintesi dell’Ordinanza appare nel documento intitolato “Summary 2023/2” [QUI], a cui sono allegate le sintesi delle dichiarazioni. Il testo integrale dell’Ordinanza è pubblicato sul sito internet della Corte [QUI].

La Corte Internazionale di Giustizia è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. È stata istituita dalla Carta delle Nazioni Unite nel giugno 1945 e ha iniziato le sue attività nell’aprile 1946. La Corte è composta da 15 giudici eletti per un mandato di nove anni dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La sede della Corte è presso il Palazzo della Pace a Den Haag (Paesi Bassi). La Corte ha un duplice ruolo: in primo luogo, dirimere, in conformità al diritto internazionale, con sentenze che hanno forza vincolante e sono inappellabili per le parti interessate, controversie legali sottopostegli dagli Stati; in secondo luogo, fornire pareri consultivi su questioni legali sottopostegli da organi e agenzie del sistema delle Nazioni Unite debitamente autorizzati.

Nella sua decisione odierna, la Corte innanzitutto ricorda che con decisione del 1° dicembre 2021, ha applicato le seguenti misure temporanee: “L’Azerbajgian è obbligato, in base ai suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale, ad astenersi dalla violenza e dal danno fisico a tutte quelle persone che sono state catturate in relazione al conflitto del 2020 e rimangono private della loro libertà, per garantire la loro uguaglianza e sicurezza davanti alla legge. Applicare misure per prevenire la discriminazione razziale e l’instillazione dell’odio, anche da parte di istituzioni statali, funzionari, in particolare contro gli Armeni”.

Il 28 dicembre 2022 l’Armenia ha presentato una nuova richiesta relativa all’uso di misure condizionali. L’Armenia ha osservato che l’Azerbajgian ha organizzato il blocco di 120.000 Armeni nel Nagorno-Karabakh, l’unica strada che li collega al mondo esterno. L’Armenia ha chiesto alla Corte di applicare le seguenti due misure temporanee: l’Azerbajgian deve cessare di sostenere e organizzare la presunta protesta che ha bloccato il movimento ininterrotto del Corridoio di Lachin e l’Azerbajgian deve garantire la libera circolazione ininterrotta di tutte le persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in ambedue le direzioni.

La Corte osserva che dal 12 dicembre 2022 il collegamento tra il Nagorno-Karabakh e l’Armenia attraverso il Corridoio di Lachin è stato interrotto. La Corte rileva che una serie di conseguenze sono sorte a seguito di questa situazione e che coloro che ne sopportano le conseguenze continuano a subire tali effetti fino ad oggi. Secondo le informazioni, anche l’importazione di beni vitali nel Nagorno-Karabakh è stata ostacolata, causando carenza di cibo, medicine e altri rifornimenti salvavita. La Corte ritiene che il danno possa essere considerato irreparabile quando le persone interessate si trovano in circostanze di pericolo per la vita e la salute.

La Corte ricorda che nella seduta pubblica tenutasi il 30 gennaio 2023, il Rappresentante dell’Azerbajgian ha confermato che il suo governo si è impegnato e continua a impegnarsi a compiere tutti i passi in suo potere per garantire la libera circolazione di persone, veicoli e merci attraverso il Corridoio di Lachin. La Corte prende atto di tale dichiarazione. Tuttavia, ciò non elimina il rischio imminente di danni irreparabili dovuti all’interruzione del movimento attraverso il Corridoio di Lachin. Alla luce delle circostanze di cui sopra, la Corte conclude che l’asserita lesione dei diritti riconosciuti come opponibili può causare un danno irreparabile ai diritti e sussiste l’urgenza. Cioè, esiste un rischio reale o imminente e immediato che si verifichi un danno irreparabile prima che la Corte prenda una decisione definitiva sul caso. Pertanto, la Corte conclude che le condizioni per l’applicazione di misure temporanee sono presenti e soddisfatte, pertanto è necessario che la Corte applichi alcune misure temporanee prima della decisione definitiva al fine di proteggere i diritti menzionati dal tribunale richiesti dall’Armenia.

La Corte registra che la dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 del Presidente dell’Azerbajgian, del Primo Ministro dell’Armenia e del Presidente della Federazione Russa stabilisce che il Corridoio di Lachin dovrebbe fornire un collegamento tra il Nagorno-Karabakh e l’Armenia e dovrebbe rimanere sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe. La dichiarazione stabilisce inoltre che l’Azerbajgian è obbligato a garantire il movimento sicuro di persone, veicoli e merci attraverso il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni. La Corte conclude che prima che venga presa una decisione definitiva in questo caso, l’Azerbajgian è obbligato, in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione, ad adottare tutte le misure in suo potere per assicurare la libera circolazione di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin.

La Corte ha affermato inoltre, che la richiesta dell’Armenia di ordinare all’Azerbajgian di “cessare la sua orchestrazione e il suo sostegno” alle proteste sul Corridoio di Lachin era “non giustificata”. La Corte ha anche respinto la richiesta dell’Armenia di ordinare all’Azerbajgian di non bloccare le forniture di elettricità e di gas all’Artsakh, affermando che l’Armenia non ha fornito prove sufficienti per dimostrare che era l’Azerbajgian a interrompere le forniture.

Successivamente, la Corte ha respinto la richiesta dell’Azerbajgian di applicare misure temporanee contro l’Armenia. La Corte non ritiene che la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale obblighi l’Armenia a prendere misure per consentire all’Azerbajgian di effettuare operazioni di sminamento o di cessare la posa di mine. L’Azerbajgian non ha presentato alla Corte prove che dimostrerebbero che il presunto comportamento dell’Armenia in relazione alle mine antiuomo miri a ledere i diritti delle persone di origine azera. La Corte ha concluso che le condizioni per l’applicazione delle misure temporanee previste dall’articolo 41 della Carta non erano soddisfatte.

In una dichiarazione, il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian afferma che la sentenza della Corte “ha preso atto della rappresentanza dell’Azerbajgian che l’Azerbajgian si impegna a continuare a compiere tutte le misure in suo potere e a sua disposizione per garantire un movimento sicuro lungo la strada di Lachin”. Afferma inoltre che l’Azerbajgian “continuerà a difendere i diritti di tutte le persone ai sensi del diritto internazionale e a chiedere conto all’Armenia delle sue continue e storiche gravi violazioni dei diritti umani”. Nessuna volontà di terminare il #ArtsakhBlockade. Anche questo, come la sentenza della Corte, ampiamente prevedibile e previsto. La pace con un popolo che ha odio è impossibile e inimmaginabile.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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