Universitari e ambasciatore del Canada. Gli incontri del papa

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Benedetto XVI ha scelto l’incontro con il nuovo ambasciatore del Canada presso la Santa Sede per esprimere la sua preoccupazione per la “regressione nella concezione dell’essere umano, soprattutto nel campo della difesa e della promozione della vita e della famiglia fondata sul matrimonio naturale”. Tra qualche mese si celebrano i 40 anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Canada, ma in realtà i legami profondi risalgono a parecchi secoli fa.

Da qui, spiega il Papa viene una tradizione di impegno sul piano internazionale: l’attitudine alle collaborazioni multilaterali per la risoluzione di problemi internazionali, in nome della pace e della riconciliazione; con esempi concreti come l’impegno per la Convenzione per l’interdizione delle mine antiuomo, che ha avuto un successo particolare, e il contributo per la stabilizzazione della situazione nella regione dei Grandi Laghi in Africa.

Congratulandosi per tutto ciò, il Papa esprime poi la preoccupazione per i segni di alcuni cambiamenti in atto anche in Canada, nel senso dello svilimento del concetto dell’essere umano. Nel discorso consegnato ad Anne Leathy, il papa ricorda che “Il cattolicesimo ha rappresentato un’essenziale chiave di volta dell’edificio della società canadese. Tuttavia ai nostri giorni si sono prodotti profondi cambiamenti e continuano a prodursene”. “I segni di questa evoluzione – ha proseguito Benedetto XVI – sono visibili in diversi ambiti e sono talvolta preoccupanti al punto da chiedersi se non significhino anche una regressione nella concezione dell’essere umano, soprattutto nel campo della difesa e della promozione della vita e della famiglia fondata sul matrimonio naturale”. Di qui l’auspicio del Pontefice di “una cultura della vita” che possa “irrigare di nuovo l’esistenza personale e sociale canadese”.

Il Papa ha quindi sottolineato la necessità di “ridefinire il senso dell’esercizio della libertà, troppo spesso invocato per giustificare certi scavalcamenti”. Sempre più, ha osservato, “il suo esercizio è percepito come un valore assoluto, un diritto intangibile dell’individuo, ignorando del tutto” le origini divine della libertà “e la sua dimensione comunitaria”. Un’interpretazione secondo la quale solo l’individuo può stabilire “le caratteristiche e le finalità della vita, della morte e del matrimonio”. Invece, “la vera libertà si fonda e si sviluppa in Dio”. “L’esercizio di questa libertà implica il riferimento a una legge morale naturale, a carattere universale, che precede e unisce tutti i diritti e i doveri”.

GLI UNIVERSITARI. In serata, Benedetto XVI ha incontrato docenti e studenti delle Università pontificie ed ecclesiastiche presenti a Roma. Nel suo discorso, al termine della messa di inaugurazione del nuovo anno accademico, l’invito a guardarsi dalla “falsa sapienza, che è l’orgoglio umano”. Infatti, “non è la conoscenza in sè che può far male, ma la presunzione, il ‘vantarsi’ di ciò che si è arrivati, o si presume di essere arrivati, a conoscere”. “Proprio da qui – dice – derivano le fazioni e le discordie nella chiesa e, analogamente, nella società”. Dunque, “possiamo impegnarci intensamente nel lavoro intellettuale, interiormente liberi dalla tentazione dell’orgoglio e vantandoci sempre e solo nel Signore”. Benedetto XVI distingue tra ‘sapienza umana’ e ‘sapienza divina’. “La sapienza di questo mondo – dice – è un modo di vivere e di vedere le cose prescindendo da Dio e seguendo le opinioni dominanti, secondo i criteri del successo e del potere. La ‘sapienza divina’ consiste nel seguire la mente di Cristo”.

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