Il giornalismo italiano affossato

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.11.2022 – Vik van Brantegem] – Stando sul bordo di una fossa, quella in sui si è cacciato il giornalismo italiano, torniamo a riflettere a freddo sulla surreale e assurda polemica scatenata dai media e cavalcata dai soliti haters sui social, per Georgia Meloni che ha portato la figlia Ginevra al G20 di Bali. Ma c’è stato anche chi ha compresa questa decisione del Presidente del Consiglio dei Ministri e chi ha condannato duramente gli attacchi totalmente sproporzionati e fuori luogo, e le strumentalizzazioni politiche del gesto di Giorgia Meloni.

Dal versante di questo “piccolo resto”, riportiamo la breve riflessione di Valentina Villano, una madre che lavora; quanto scritto in una nota dall’associazione di giornalisti Lettera 22; e il commento della giornalista Annelisa Cangemi su Fanpage.it.

«Qualche giorno fa, Giorgia Meloni è stata criticata sui media per aver portato la propria figlia al G20. Colgo l’occasione per dimostrare come da critiche inutili, possano scaturire riflessioni importanti. Al tavolo della sessione di apertura il 15 novembre a Bali, sedevano 41 partecipanti. Tra questi solo quattro erano donne e Giorgia Meloni l’unica a ricoprire l’incarico di capo di governo. Sappiamo che gli altri non hanno ritenuto opportuno portare i loro figli. Forse il luogo comune, che sia proprio la donna ad essere particolarmente attenta ai bisogni educativi dei figli, non sia tanto luogo comune, anche se esistono le eccezioni. Portare figli sul proprio luogo di lavoro è opportuno, importante, educativo, rassicurante per loro. Inoltre, è un buon collante nel rapporto genitore-figlio, soprattutto quando si tratta di lavori particolarmente impegnativi e che allontanano il genitore per tante ore da casa. È una pratica che consiglio e che faccio regolarmente. Infatti, mio figlio conosce tutti i miei alunni e i miei colleghi. Quindi, in conclusione, la Meloni ha fatto proprio bene» (Valentina Villano).

Lettera 22: strumentalizzazioni su Meloni a Bali con la figlia affossano il giornalismo italiano

“Giorgia Meloni è andata a Bali con la figlia di 6 anni e su alcuni quotidiani abbiamo dovuto leggere articoli malevoli e pieni di luoghi comuni per tentare di strumentalizzare la sua scelta a fini politici, anziché approfittare di questa occasione per affrontare seriamente il tema dell’alternativa di fronte alla quale ancora si ritrovano purtroppo le donne: costrette in troppi casi a scegliere tra lavoro o figli. Tutto questo è triste e, riteniamo, vergognoso. Ma ancora più vergognoso è il silenzio delle Cpo degli organi dei giornalisti, di quelle paladine del femminismo a oltranza che oramai usano questa bandiera solo e esclusivamente per fini politici; impegnate a promuovere la ghettizzazione delle quote rosa o i neologismi inventati che nulla portano e hanno portato in termini di eguaglianza nei diritti tra uomini e donne”. È quanto ha scritto in una Nota l’associazione di giornalisti Lettera 22, a pochi giorni dal viaggio del Presidente del Consiglio dei Ministri, Georgia Meloni, per prendere parte al G20.

“Non sfuggono poi a questo ignobile silenzio – si legge ancora nella Nota – il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, il Segretario della Fnsi Raffaele Lorusso e il Presidente Giuseppe Giulietti, i quali non hanno speso neanche una sola parola nemmeno quando è stato pubblicato l’indirizzo della scuola della figlia del Presidente del Consiglio. Se la categoria purtroppo non gode più della stima da parte dei cittadini è anche per l’atteggiamento assunto da queste signore e da questi signori, che usano il mondo dell’informazione in maniera distorta, al solo fine di denigrare l’avversario della loro parte politica di riferimento, dimenticando l’essenza del loro mestiere. Ancora vergogna!”.

Il post Facebook con cui Meloni asfalta

«Mentre torno a casa dalla due giorni di lavoro incessante per rappresentare al meglio l’Italia al G20 di Bali, mi imbatto in un incredibile dibattito sul fatto che sia stato giusto o meno portare mia figlia con me mentre andavo via per quattro giorni.
La domanda che ho da fare agli animatori di questa appassionante discussione è: quindi ritenete che come debba crescere mia figlia sia materia che vi riguarda? Perché vi do una notizia: non lo è. Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho diritto di fare tutto quello che posso per questa Nazione senza per questo privare Ginevra di una madre.
Spero che questa risposta basti per farvi occupare di materie più rilevanti e vagamente di vostra competenza».

Il commento di Fanpage.it

Concludiamo con i commenti in riferimento alla “assurda polemica su Meloni che porta sua figlia al G20 di Bali” di Annelisa Cangemi su Fanpage.it [QUI]: «la diretta interessata è stata costretta a replicare con un post su Facebook. Poche parole per ribadire un semplice concetto, che non ci sarebbe bisogno di sottolineare: non può essere messa in discussione la libertà di Meloni di avere sua figlia vicino a sé durante un vertice internazionale, perché la gestione del tempo che intende dedicare alla famiglia e il suo ruolo di madre non hanno nulla a che vedere con il suo incarico istituzionale e con i suoi incontri ufficiali. Meloni ha il diritto di vivere la genitorialità e accudire sua figlia come meglio crede, anche se adesso guida Palazzo Chigi. E non c’è una sola ragione per entrare nella sua vita privata, con attacchi del tutto fuori luogo che non riguardano la sua attività di governo.
Tra l’altro Meloni ha sempre esposto sua figlia pochissimo, tanto che la presenza della bambina è stata notata, insieme a quella del suo compagno Andrea Giambruno, alla cerimonia del giuramento al salone delle feste del Quirinale con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, dove erano presenti anche i familiari degli altri ministri. La presenza della piccola Ginevra in quell’occasione è stata recepita da tutti, giornalisti e opinionisti, come un fatto inedito. Ma come si è aperto questo dibattito?
Tutto sembra sia nato da un commento pubblicato sul quotidiano la Stampa, firmato da Assia Neumann Dayan, dal titolo “Se mamma Giorgia va a Bali con Ginevra”. In un passaggio del pezzo la Neumann scrive: “Le operaie non si portano le figlie in fabbrica, chissà come mai (…) sono piuttosto certa che Meloni non avrebbe problemi a colloquiare con la Cina mentre aiuta Ginevra a fare le sottrazioni (…) certo io se fossi in lei mi farei questi tre giorni a Bali tra adulti, figlia mia scusami ma mamma sta salvando l’Italia, se hai bisogno chiedi a papà, torno presto, lavati i denti”.
La presenza di Ginevra durante il viaggio in Indonesia è l’argomento anche di un pezzo di Claudia De Lillo sulle colonne di Repubblica dal titolo “La premier madre”. “Perché – scrive De Lillo – in questi quattro giorni che richiedono ogni energia mentale, fisica ed emotiva di un capo di Stato, Giorgia Meloni ha scelto di prende su di sé il carico – gratificante, inevitabile, pesantissimo – di una figlia al seguito? Non per passare del tempo di qualità che difficilmente è contemplato dal protocollo. (…) E allora perché? Probabilmente (…) lei ritiene che la vicinanza alla figlia sia prioritaria anche quando lo Stato chiede 48 ore di coinvolgimento e attenzione assoluti”.
Come se rimboccare le coperte alla propria bambina in albergo la sera potesse davvero distogliere Meloni dagli appuntamenti importanti che aveva in agenda. È possibile per esempio ipotizzare che Meloni possa svolgere il suo compito al meglio proprio perché sa che la figlia non è in un altro Continente? O forse si vuole lasciare intendere che per essere delle leader donne moderne e combattive bisogna sapere mettere da parte la famiglia? Mettere in contrapposizione il binomio donna-lavoratrice con quello di donna-madre non serve a nessuno e non aiuta il percorso verso l’emancipazione femminile.
Per poter, giustamente e in modo onesto, contestare e stigmatizzare l’azione di questo esecutivo rimane fondamentale separare i piani, non mescolare questioni delicate tirando in ballo una bambina di 6 anni, che non ha alcuna colpa, mettendola per esempio a paragone con i minori migranti, che l’Italia non ha voluto accogliere. È quello che ha fatto il giornalista ed ex parlamentare Furio Colombo a l’Aria che tira su La7, con queste parole: “Viviamo in una Repubblica in cui a certi bambini spetta la top class per Bali e ad altri bambini spetta il fondo del mare, economy class. Come ha detto oggi il ministro dell’Interno al Paese: ‘State tranquilli, vi affonderemo’”.
Forse è il caso che gli avversari di Meloni e i suoi detrattori si occupino di altri temi, lasciando che la premier si concentri su materie più urgenti, piuttosto che distrarla dai suoi doveri, costringendola a rispondere su polemicucce prive di senso.
Anche perché in questo caso le accuse rivolte a Meloni sono non soltanto inappropriate, ma hanno del tutto mancato il fulcro del problema: poteva essere un’occasione per parlare seriamente della difficoltà che vivono tutte le donne che lavorano, a qualsiasi livello, e i difficili esercizi di equilibrismo che devono compiere per conciliare i tempi casa-lavoro. Se Meloni può avere sua figlia accanto subito dopo aver stretto la mano a Erdogan o a Xi Jinping certo è un privilegio, legato al suo status, ma non è colpendola in modo strumentale che si migliorano le condizioni di tutte.
Prendersela con la Presidente del Consiglio perché prova a dedicare, immaginiamo con fatica, i pochi momenti liberi che le restano al di fuori delle sue responsabilità alla cura di sua figlia non è di alcuna utilità, nemmeno per chi non condivide le sue idee e la sua visione politica».

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