L’attentato al ponte di Kerch. Il Disinformatico: “Il falso video degli Ucraini che cantano per l’attacco al ponte in Crimea”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.10.2022 – Vik van Brantegem] – Condividiamo dal blog Il Disinformatico di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale l’articolo Il Messaggero e il TG3 fanno fake news: il falso video degli ucraini che cantano per l’attacco al ponte in Crimea, seguito da un Postscriptum.

Non dovrebbe essere necessario, ma – visto i tempi che corrono, in cui è facile essere accusato di essere filoputiniano (come in passato di fascimo) – va sottolineato, che condividiamo questa notizia su una notizia falsa, non per giustificare (per l’ennesima volta osserviamo che spiegare non vuol dire giustificare) in alcun modo l’aggressione della Russia all’Ucraina. Come ha osservato un lettore de Il Disinformatico, va fatto perché «in questi tempi bui questi argomenti delicati andrebbero trattati con la massima professionalità e serietà, ma, come si può ben vedere, questa è merce assai rara e probabilmente da pure fastidio perché abbassa gli introiti».

Il Messaggero e il TG3 fanno fake news: il falso video degli Ucraini che cantano per l’attacco al ponte in Crimea
di Paolo Attivissimo
Il Disinformatico, 8 ottobre 2022
[aggiornato alle ore 15.35 del 9 ottobre 2022)

Il Messaggero e il TG3 della Rai (che, ricordo per i distratti, sono servizi informativi gestiti da giornalisti, ossia da gente il cui lavoro sarebbe pubblicare notizie e che ha sottoscritto un codice deontologico) hanno postato su Facebook e rispettivamente mandato in onda (nel TG3 delle 19 dell’8 ottobre 2022, dal minuto 2:30) il video di cui vedete qui sopra uno screenshot. Il Messaggero ha scritto che mostra “La festa degli ucraini per l’esplosione del ponte tra Russia e Crimea” e il TG3 lo ha descritto in modo analogo.

A quanto pare nessuno nelle due redazioni ha notato che questi “ucraini” hanno un fantastico accento British.

Infatti la “notizia” è falsa e Il Messaggero e il TG3 l’hanno pubblicata senza alcuna verifica. Prendendola di peso, dice il Messaggero, nientemeno che dall’account Twitter SaintJavelin. Non da un’agenzia di stampa o un’altra fonte giornalistica autorevole.

Scrive infatti la redazione del Messaggero (evidenziazione mia): “Era un tormentone dance degli anni Novanta: Free from desire, la cantava Gala Rizzatto, meglio conosciuta come Gala. Ora è diventato un ritornello ad uso e consumo delle tifoserie calcistiche che improvvisano strofe per supportare le proprie squadre. E l’hanno utilizzata anche in Ucraina per festeggiare l’esplosione del ponte che collega Russia e Crimea. Nel video si vedono gruppi di persone festeggiare. Il ritornello è: “Kerch Bridge on fire! Your defence is terrified, na na na na na na” (“Ponte di Kerch in fiamme! La vostra difesa è terrorizzata, na na na na na na na”). (Fonte: account Twitter SaintJavelin)”.

Ma meno male che i giornali e i telegiornali ci dovrebbero salvare dalle fake news che son colpa di Internet, vero?

Nessuno in queste redazioni si chiede come mai tutti questi ucraini abbiano già pronta in tre secondi una canzone per celebrare l’attacco al ponte in Crimea e l’abbiano pronta in inglese. Eh no, la “notizia” è troppo ghiotta. Perché pensare?

Eppure bastano tre secondi di neuroni accesi per andare su Google e digitare “your defense is terrified”. Si ottiene questo:

Sono dei tifosi di calcio che cantano “Will Grigg’s on fire” (testo integrale). “On fire” in questo contesto significa “sta giocando da dio” o simile. Questo è il video originale:

Ora io vorrei sapere dalla redazione del Messaggero e da quella del TG3:

  1. È questo il modo in cui preparate le notizie che pubblicate? Prendete il primo video che trovate su YouTube o su Twitter, postato da chissà chi, e lo spacciate per “notizia” senza alcun controllo? 
  2. Rettificherete e chiederete scusa ai lettori per la fake news che avete pubblicato? 
  3. La persona che ha pubblicato questa porcheria verrà allontanata, licenziata o almeno resa incapace di nuocere ulteriormente, oppure “chissene tienefamiglia e tanto i clic pubblicitari li abbiamo incassati”?
  4. Come è possibile che il vostro metodo redazionale lasci uscire una scempiaggine simile? Non è il caso di ripensarlo e farsi un esame di coscienza?
  5. Vi rendete conto che pubblicare questa spazzatura devasta la credibilità del vostro giornale/telegiornale e della nostra professione?

A me dispiace per tutti i giornalisti bravi, onesti, scrupolosi che vengono umiliati da dimostrazioni di inettitudine come questa. Ma se poi la gente non si fida dei giornali e non li compra, la colpa è solo vostra, care redazioni del Messaggero e del TG3. Perché parliamoci chiaro: se “giornalismo” per voi è “prendi un video da un anonimo su Internet e sbattilo sul sito come notizia”, allora è meglio che questo ‘giornalismo’ muoia, e in fretta. Perché sta facendo danni irreparabili.

E prima che arrivi il solito tizio a dire “Eh ma dai Paolo è solo un video di tifosi che è stato frainteso, che sarà mai, te la prendi troppo”, vorrei ricordare che lo stesso ‘metodo’ è stato usato anche per notizie ben più serie e da tante redazioni. Questo blog ne raccoglie una vasta collezione di esempi.

L’unico aspetto positivo di questa vicenda è che costituisce un caso da manuale di pareidolia acustica: nel video dicono “Will Grigg”, ma i sottotitoli dicono “Kerch Bridge” e quindi chi guarda il video ‘sente’ quello che dicono i sottotitoli.

Complimenti, quindi, a chi ha avuto l’idea di creare il video. Agli inetti che l’hanno pubblicato, invece, solo commiserazione. Ringrazio @Stfn_Mrtz per la segnalazione

23:55. Il video e la “notizia” sono stati rimossi dalla pagina Facebook del Messaggero. Non ho visto rettifiche o scuse.

2022/10/09 11:20. @perugini mi segnala che la stessa fake news è stata trasmessa dal TG3 Rai delle 19 di ieri (8 ottobre) dal minuto 2:30.

2022/10/09 15:35. Ho aggiornato questo articolo per tenere conto della pubblicazione della fake news da parte del TG3.

Paolo Attivissimo
Il Disinformatico

Postscriptum
L’attentato al ponte di Kerch


Dopo l’attentato dinamitardo contro i gasdotti Nord Stream 1 e 2 e le strane morti di alcuni noti personaggi russi, anche il ponte che collega la Crimea alla Russia continentale è stato danneggiato dalla esplosione di un camion. Con il procedere inarrestabile degli eventi, noto che non tutti sono diventati cocainomani e che qualcuno ancora usa il suo cervello.

«Attacco terroristico in Russia, in fiamme il ponte di Crimea. Probabili vittime civili. Dalle prime ricostruzioni sembrerebbe trattarsi di un camion fatto saltare in aria. Il Consigliere dell’Ufficio di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha scritto dopo l’esplosione sul ponte di Crimea che questo era solo l’”inizio” e ha aggiunto che “tutto ciò che è illegale deve essere distrutto”. Credo non ci siano più linee rosse da oltrepassare. Si cerca l’escalation a tutti i costi. C’è soltanto da capire se farà prima la NATO a provocare i Russi al punto di costringerli ad un gesto estremo (che possa giustificare un coinvolgimento diretto della NATO), o l’Europa a collassare sotto i colpi del Generale Inverno in modo da rinunciare alla sua politica energetica suicida. La posta in gioco in questa fase è la tenuta nervosa dell’opinione pubblica e degli apparati di potere europei e russi» (Giorgio Bianchi).

Poi, il Ministro Podolyak è tornato indietro dalla sua rivendicazione che l’Ucraina era responsabile dell’autobomba sul ponte della Crimea. «Faida in corso a Mosca». Il Consigliere di Zelensky ora sostiene che l’attacco sia stato organizzato dall’FSB, i servizi russi. Va ricordato che il governo ucraino è composto da persone dell’ex compagnia comica di Zelensky (questo non è uno scherzo). Queste non sono persone che hanno una solida conoscenza del diritto internazionale, di cosa comporti fare e dire certe cose.

«Il Ministro ucraino Podolyak ha ritrattato la sua ammissione che a colpire il ponte russo sullo stretto di Kerch è stata l’Ucraina. Probabilmente ha fatto marcia indietro su consiglio dei suoi alleati occidentali. Ora dice che è stato l’FSB. Già, veramente strani questi Russi: organizzano un attentato contro Daria Dugina, lanciano missili sulla centrale nucleare di Zaporizhya controllata da loro, sabotano il proprio gasdotto, poi cercano di distruggere il ponte di Crimea…» (Laura Ru).

«In giornata fonti ucraine, tra cui il Consigliere degli affari interni dell’Ucraina, Anton Gerashchenko, hanno diffuso la voce di arresti multipli, detenzioni e blocchi di militari, accompagnati da un’interruzione del traffico nel centro della capitale russa. La notizia si è rivelata una completa fake news. Tra gli organi di stampa che hanno ripreso le indiscrezioni ucraine, la testata Open di Enrico Mentana. Evitiamo qualsiasi commento» (Canale Telegram Giubbe Rosse).

«Senza ritegno. Dopo la figlia di Dugin uccisa dai Russi, la centrale nucleare in mano ai Russi bombardata dai russi, il gasdotto russo fatto saltare dai russi. Il sito di Mentana Open (che è quello che segnala a Facebook gli articoli e gli utenti che “diffondono fake news”) ci delizia con un’altra sua “notizia”» (Francesco Santoianni).

«Dopo aver bombardato per mesi la centrale nucleare di Zaporizhja, mentre c’erano dentro, i russi ora sabotano il proprio gasdotto nel Mare del Nord, i maledetti. E il bello è che, dati delle elezioni alla mano, a 30 milioni di italiani devi spiegare che stai facendo ironia» (Andrea Zhok).

«Pennivendoli di vario genere che si rallegrano senza ritegno per attentati esplosivi contro infrastrutture civili. Mai vista una roba del genere. La regressione in atto sta assumendo dimensioni allucinanti. Quindi, a rigor di logica, c’è da aspettarsi che, qualora Hamas o un’Ira rifondata dovessero ricominciare a fare saltare in aria bar, discoteche e locali pubblici di vario genere in Israele o in Inghilterra, i casi umani che oggi esultano per l’attentato al ponte suo Stretto di Kerch manifestino lo stesso entusiasmo» (Giacomo Gabellini).

«Marta Ottaviani è l’esempio perfetto di quei giornalisti occidentali che nel giro di qualche anno ribaltano completamente il proprio punto di vista su determinate questioni. Nel 2014 gridava contro il regime ucraino che massacrava gli Ucraini filo-russi e supportava l’annessione della Crimea, nel 2022 addirittura ironizza su un attentato terroristico in Crimea dove sono morti quegli stessi civili ucraini filo-russi. Un po’ come quelli che prima tuonavano contro i neonazisti dell’Azov e oggi li chiamano “partigiani”. Sembra come se a un certo punto delle loro vite abbiano fatto qualche conoscenza molto particolare, che gli ha mostrato la vera verità. Giusto? Tweet archiviato della Ottaviani, non sia mai le venisse in mente di rimuoverlo [QUI]» (Giorgio Bianchi).

AGGIORNAMENTO 10.10.2022: MARTA OTTAVIANI RIMUOVE I TWEET ANTI-KIEV DEL 2014 – Come si prevedeva, la “giornalista” Marta Ottaviani ha rimosso i suoi vecchi tweet che dimostrano come abbia, curiosamente, ribaltato il suo pensiero sul regime ucraino, sulla Crimea, sui separatisti del Donbass: «Rossobruni ancora all’attacco della sottoscritta. Adesso cercando di farmi passare per una ex filoputinana. Per un tweet decontestualizzato del 2014. Quando manco mi occupavo di Russia. […] Interessante questa intensificazione della infowar russa contro di me ora. Si vede che la guerra va proprio male e si cerca di screditare chi si occupa di disinformazione». Ridicola e penosa. Ha fatto bene che ha pensato a salvarli [QUI].

«La rete è letteralmente invasa di globalioti contenti per l’attentato al ponte di Crimea. Questi lobotomizzati esultano come se stessero guardando una partita di pallone, senza rendersi conto che la mezzanotte è più vicina che mai. Qualcuno dovrebbe spiegare a questa massa di teledipendenti rincoglioniti che un’esplosione nucleare non ti risparmia se hai la bandierina ucraina nella foto profilo» (Matteo Brandi).

«Il NewYorkTimes conferma, che dietro la bomba al ponte in Crimea ci sono i servizi di Kiev. Zelensky, che rifiuta i negoziati e fa di tutto per scatenare la Russia, deve essere isolato dall’Europa. Se l’Europa non lo farà, sarà una catastrofe» (Danilo Quinto).

«Ik merk dat de notie “false flag operation” erg in zwang is. Tot een paar maanden geleden was dat nog een teken van gestoord “complotdenken”. Zo ziet u maar [Ho notato che la nozione di “operazione di false flag” è molto in voga. Fino a pochi mesi fa, questo era ancora un segno di “pensiero complottista” squilibrato. Ecco]» (Fernand Keuleneer).

Dopo l’attentato, la circolazione ferroviaria e stradale sul ponte di Kerch è stata bloccata diverse ore, mentre anche il traffico navale sotto il ponte era stato compromesso. I collegamenti dei traghetti passeggeri tra la Crimea e la Russia continentale sono stati ripristinati in mattinata, mentre il traffico automobilistico è ripreso nel pomeriggio di ieri su una sola carreggiata dopo che l’altra ha visto due campate crollare in mare in seguito all’attentato. Il traffico è rallentato dal flusso alternato in ciascuna direzione e i veicoli vengono sottoposti a una “procedura di ispezione completa”. Poi, ieri sera alle ore 20.00 è stato ripreso anche il traffico ferroviario. Lo ha comunicato il Governatore della Repubblica di Crimea, Sergey Aksyonov, rassicurando i cittadini che la Crimea dispone di riserve di carburante per un mese e di cibo per due mesi mentre sembrano al momento limitati i danni ai rifornimenti delle truppe schierate nella regione di Kherson e sottoposte da settimane all’offensiva delle truppe ucraine. Il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il rafforzamento delle misure per proteggere i trasporti attraverso lo stretto di Kerch e il collegamento della rete elettrica e il gasdotto principale con poteri delegati direttamente al Servizio di Sicurezza della Federazione Russa (FSB).

l ponte di Kerch era stato inaugurato nel 2018. Il primo a prendere in considerazione la costruzione di un ponte che unisse la Penisola di Crimea con la Penisola di Taman, “porta d’ingresso” del Caucaso russo, fu nel 1903 lo Zar Nicola II che fu costretto a rinunciarvi in seguito allo scoppio della guerra russo-giapponese e poi della Prima Guerra Mondiale. Durante la Seconda Guerra Mondiale i Tedeschi pianificarono di realizzarlo all’inizio del 1943 per penetrare in Caucaso anche da est e non solo da nord. I lavori erano previsti di una durata di sei mesi e presero il via nell’aprile 1943, ma cessarono in settembre sull’onda della controffensiva russa, che costrinse i Tedeschi a trincerarsi nella Penisola di Taman e poi a ripiegare in Crimea dopo aver fatto esplodere le parti già completate del ponte.

Lungo 18 chilometri e costato circa 3 miliardi di dollari, il Ponte di Kerch venne inaugurato da Putin che lo attraversò per primo a bordo di un camion il 16 maggio 2018 mentre il primo treno passeggeri lo ha attraversato il 25 dicembre 2019 e l’apertura ai convogli merci è iniziata il 30 giugno 2020.

Il ponte è stato realizzato quasi interamente con campate da 54,2 metri fino a 64,2 tranne nella parte centrale del canale di Kerch dove, per consentire il passaggio delle navi, sono stati realizzati due archi di 227 metri di lunghezza e 45 metri di altezza tali da consentire il passaggio di imbarcazioni fino a 185 metri di lunghezza e 35 di altezza.

Scrive Gianandrea Gaian, oggi 9 ottobre 2022, su Analisidifesa [QUI]:

«Kiev non ha ufficialmente rivendicato l’attacco ma, come in occasione dei sabotaggi compiuti contro obiettivi militari in Crimea se ne è attribuita i meriti.
Il Consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha pubblicato sui social un’immagine dell’incendio sul ponte di Kerch commentando che “tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve tornare all’Ucraina, tutto ciò che è stato occupato dalla Russia deve essere liberato”.
Oleksiy Danilov, a capo del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell’Ucraina (NSDC), su Twitter ha fatto gli auguri di compleanno a Putin sullo sfondo delle immagini del ponte in fiamme.
Del resto, prima di colpire il “Krymskij most”, i gruppi di sabotatori ucraini considerati appartenenti ai servizi d’intelligence SBU hanno già colpito in più occasioni in Crimea con azioni dinamitarde che hanno presi di mira installazioni militari, depositi di munizioni e basi aeree.
Da mesi poi diverse autorità civili e militari di Kiev avevano minacciato di colpire il ponte chiedendo agli Stati Uniti armi a lungo raggio per poterlo bersagliare. Ieri il Ministero della Difesa ucraino in un Tweet ha ricordato “L’incrociatore Moskva e il ponte di Kerch. Due noti simboli del potere russo nella Crimea sono colati a picco. Quale sarà il prossimo?”.
Ad attribuire il sabotaggio al ponte allo SBU ha provveduto l’agenzia di stampa Unian citando una fonte delle forze di sicurezza. “A far saltare in aria il ponte di Crimea è stata un’operazione speciale della SBU, ha affermato la fonte. Inoltre “un funzionario del governo ucraino ha detto al Washington Post che dietro l’attacco al ponte vi sono i servizi speciali ucraini” ha scritto ieri il giornale statunitense poco dopo l’esplosione sul ponte di Kerch.
“Verrà il giorno in cui parleremo anche della liberazione della Crimea. Questa prospettiva è ovvia” aveva detto poche ore prima dell’attentato il Presidente Zelensky.
I Russi continuano ad “auto-bombardarsi”?
Poco dopo aver celebrato come ineluttabile il destino rovinoso del ponte di Kerch, Podoliak ha però improvvisamente cambiato repertorio rovesciando la narrazione e attribuendo l’esplosione a “una manifestazione del conflitto fra forze di sicurezza russe” che “si sta intensificando” e sta andando “fuori dal controllo del Cremlino”.
Quanto accaduto al ponte di Kerch “è una specifica manifestazione del conflitto fra il Servizio di Sicurezza Federale e il gruppo Wagner da una parte e il ministero della Difesa e lo stato maggiore dall’altra”, ha detto Podolyak a Ukrainska Pravda, tracciando lo scenario di uno scontro o una resa dei conti interna ai poteri russi che vedrebbe uniti servizi d’intelligence e Gruppo Wagner contro i vertici della Difesa.
“Sono scoppiati seri conflitti fra i servizi speciali russi, ciascuno sta cercando persone da incolpare per le sconfitte militari, e vogliono riformare il circolo ristretto di Putin e prendere altre posizioni. O arrestare certi generali”, ha proseguito Podolyak. Il Consigliere di Zelensky ha quindi attribuito ai Russi stessi l’attentato al ponte sottolineando che il camion esploso sul ponte arrivava dalla Russia.
“L’esplosione del ponte, un progetto personale di Putin, non solo mina la posizione dell’FSB, che ha permesso che accadesse, ma offre ai militari una scusa per le sconfitte sistematiche nel sud dell’Ucraina. Dicono che la logistica collegata alle retrovie e la fornitura delle riserve è collassata a causa dei fallimenti dell’FSB” nel proteggere il ponte, afferma Podolyak.
Se queste valutazioni appaiono non solo in antitesi con quanto affermato precedentemente dalla stessa persona e da altre fonti ufficiali di Kiev ma anche azzardate e traballanti nella loro illustrazione e logicità, giova ricordare che negli ultimi mesi le autorità ucraine hanno accusato i Russi di “bombardarsi da soli” in almeno quattro diverse circostanze: il campo di prigionia del Donbass dove erano detenuti prigionieri ucraini del reggimento Azov, la centrale atomica di e Zaporizhzhia, i gasdotti del Baltico Nord Stream 1 e Nord Stream 2 e ora il ponte di Kerch.
Probabile che Kiev intenda così seminare incertezza e frustrazione nell’opinione pubblica russa ma la narrazione imposta dalla propaganda ucraina, spesso seguita e replicata in modo acritico da cancellerie e media europei (molto meno oltre Atlantico), continua a ribadire che i Russi non solo colpiscono le infrastrutture che controllano o possiedono ma le devastano volontariamente provocando alla propria economia danni che solo considerando i costi di costruzione del ponte e dei gasdotti baltici superano i 23 miliardi di euro.
Un valore considerevole da autodistruggersi anche se, per restare nell’ambito degli aspetti “incredibili” di questa guerra, ieri il Centro di ricerca sull’energia e l’ambiente finlandese (CREA) ha presentato un rapporto che evidenzia come dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina a tutto settembre l’UE abbia sborsato oltre 100 miliardi di euro per pagare le importazioni di gas e petrolio dalla Russia.
Insomma, dopo tante sanzioni a Mosca e proclami circa la rinuncia dell’Europa alla dipendenza dall’energia di fonte russa gli Europei restano i più importanti finanziatori di Mosca e indirettamente della campagna russa in Ucraina. Le stime dell’istituto finlandese indicano che in settembre il principale cliente UE di combustibili fossili russi erano i Paesi Bassi, seguita dalla Germania, dalla Bulgaria e dall’Italia.
India, Cina, Turchia e Malesia sono stati invece i Paesi che hanno fatto registrare il maggiore incremento delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Sviluppi possibili
Non si può escludere che l’attacco al ponte di Kerch determini rimpalli di responsabilità, il “taglio” di qualche testa e tensioni all’interno dei vertici russi ma la reazione di Mosca, incentrata a livello di comunicazione sul rapido ripristino della viabilità sul ponte, sembrava ieri voler lanciare un messaggio rassicurante alla popolazione e ai militari in Crimea e sul fronte ucraino meridionale più che a dare soddisfazione al nemico per i danni materiali e di prestigio inferti alla Russia.
Doveroso quindi aspettarsi una adeguata rappresaglia russa all’indiscutibile successo conseguito dagli Ucraini che confermano la capacità di infiltrare in Crimea e in generale in territorio russo efficienti unità di sabotatori.
Rappresaglia che, senza evocare quell’olocausto nucleare di cui si parla in Europa, potrebbe invece materializzarsi con l’attacco convenzionale ma sistematico a infrastrutture ucraine finora risparmiate dai bombardamenti missilistici.
Centrali elettriche, reti idriche o più probabilmente i ponti sul Fiume Dnepr potrebbero finire nel mirino dei Russi in modo da rendere più difficile la vita a un numero maggiore di Ucraini (secondo il Ministero dell’Energia di Kiev oggi 700mila persone vivono senza elettricità e in 621.500 senza gas a causa della guerra) e l’alimentazione delle truppe di Kiev schierate a est del fiume sui fronti del Donbass.
Curioso poi che l’intelligence statunitense abbia voluto rivelare al New York Times la piena contrarietà ed estraneità circa l’omicidio di Darya Dugina, nell’agosto scorso alla periferia di Mosca,  proprio alla vigilia dell’attentato al ponte di Crimea da cui gli USA hanno tutto l’interesse a prendere le distanze.
Fonti dell’intelligence americano, sempre anonimamente e sempre rivolgendosi al NYT, hanno riferito oggi che l’attacco al ponte è opera dei servizi segreti ucraini confermando quindi la volontà di Washington di smarcarsi da ogni responsabilità per gli attacchi in territorio russo ma al tempo stesso ammettendo di non avere il pieno controllo sull’alleato ucraino.
Di certo l’attacco al ponte di Kerch, efficace sul piano mediatico pur non essendo risolutivo sul piano militare, costituisce una ulteriore escalation del conflitto.
Non favorirà certo l’apertura a quella trattativa per giungere alla fine delle ostilità che i Turchi cercano da mesi di avviare e che anche negli Stati Uniti molti ritengono quanto mai necessaria ma che a Kiev è stata vietata da un decreto del Presidente Zelensky».

V.v.B.

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