La Santa Sede ha sospeso le ordinazioni nella Diocesi di Fréjus-Toulon
Ieri, 2 giugno 2022 la Diocesi di Fréjus-Toulon in Francia ha pubblicato un comunicato [QUI] a firma del Vescovo Dominique Rey, che rende nota la sospensione delle ordinazioni previste per il prossimo 26 giungo, per ordine della Santa Sede senza una spiegazione vera e propria, inviando Mons. Jean-Marc Aveline, Arcivescovo metropolita di Marsiglia dall’8 agosto 2019 (nominato cardinale il 29 marzo scorso). Una notizia calamitosa. Il seminario de l’Immaculée Conception La Castille è il terzo di Francia in termini di numeri (con circa settanta seminaristi) e accoglie numerosi giovani da comunità nuove, oppure stranieri venuti da lontano, anche dall’America latina. Mons. Dominique Rey (foto di copertina) è stato nominato vescovo della diocesi di Fréjus-Toulon da San Giovanni Paolo II il 16 maggio 2000, l’anno del Grande Giubileo, ed è un grande promotore della nuova evangelizzazione.
Scrive Aleteia: «Senza che alcuna misura disciplinare sia stata presa (ma neppure una richiesta di ristrutturazione del seminario per permettere un discernimento sereno), Roma ha richiesto di sospendere le ordinazioni “in attesa degli effetti di questi cambiamenti”. Una decisione accolta “nel dolore e nella fiducia”, ma che sicuramente susciterà dubbi, forse ingiusti, sulla tanto dinamica pastorale di Toulon» [QUI].
Riportiamo di seguito il commento di Le Salon Beige, nella traduzione italiana del francese pubblicato da Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae [QUI] Il Vaticano Bombarda il Seminario di Tolone. Sospese (Perché?) le Ordinazioni, «relativo alla straordinaria misura imposta dai dicasteri romani al vescovo di Fréjus-Toulon. Sembra talvolta che a Roma (pensiamo al caso del seminario di Ciudad del Este, dove il vescovo – destituito da Bergoglio senza mai aver potuto parlare con lui – Rogelio Ricardo Livieres Plano, aveva una gran messe di seminaristi, nell’invidia dei colleghi. Analogie con la Francia? Vedete voi…». Inoltre, riportiamo l’articolo Diocesi troppo “vitale”: scatta la scure della Santa Sede a firma di Luisella Scrosati su La Nuova Bussola Quotidiana.
Scrive Guillaume de Thieulloy su Le Salon Beige: «La notizia è calamitosa anche per l’ufficio episcopale stesso. Ancora una volta, vediamo che gli insegnamenti più chiari del Concilio Vaticano II vengono calpestati allegramente proprio da coloro che vogliono costringerci ad aderire alle dottrine nebbiose del “consiglio dei media”. Se il vescovo non ha la pienezza del sacerdozio per governare, insegnare e santificare nella sua diocesi, ci si chiede cosa abbia voluto dire la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium!».
Siamo alla presenza di una topica, un’ulteriore esempio come la Santa Sede intende “migliorare”, rompendo tutto. La sospensione delle ordinazioni nella Diocesi di Fréjus-Toulon nella pratica equivale una disastrosa rottamazione della Chiesa “misericordiosa”.
Ordinazioni a Toulon: notizia disastrosa
di Guillaume de Thieulloy
Le Salon Beige, 2 giugno 2022
Con stupore e sgomento ho letto il comunicato di Mons. Rey, Vescovo di Fréjus-Toulon, che annunciava che Roma gli chiedeva di rinviare le ordinazioni previste per la fine di giugno. Questo comunicato è troppo laconico perché il lettore possa stabilire tutti i dettagli e, come semplice fedele, mi guarderei bene dall’entrare in una dolorosa polemica tra un vescovo e la Santa Sede, di cui conosco solo una minima parte.
Ma posso dire chiaramente che questa notizia è catastrofica.
Prima di tutto per gli ordinandi. Bisogna essere davvero senza cuore per privare dei giovani, che si sono preparati per 6 o 7 anni, dell’ordinazione tanto attesa in modo così brusco e così vicino alla data fatidica – senza ovviamente offrire loro alcuna “alternativa”. Bisogna anche credere che la Chiesa in Francia possa permettersi di rifiutare nuovi sacerdoti. Le vocazioni vanno così bene nel nostro bel Paese, non è vero?
La notizia è calamitosa anche per l’ufficio episcopale stesso. Ancora una volta, vediamo che gli insegnamenti più chiari del Concilio Vaticano II vengono calpestati allegramente proprio da coloro che vogliono costringerci ad aderire alle dottrine nebbiose del “consiglio dei media”. Se il vescovo non ha la pienezza del sacerdozio per governare, insegnare e santificare nella sua diocesi, ci si chiede cosa abbia voluto dire la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium! In questo caso, il fatto che alcuni confratelli – e persino alcuni apparati dei dicasteri romani – non abbiano apprezzato la “strategia” di evangelizzazione del Vescovo Rey non legittima a privarlo della sua libertà e responsabilità apostolica. Abbiamo bisogno di vescovi liberi e coraggiosi, e da tutte le parti. Monsignor Rey è uno di loro e questo è senza dubbio uno dei motivi, forse addirittura il motivo principale, di questa dolorosa sanzione. Questo, ripetiamo ancora una volta, è il problema principale delle Conferenze episcopali: spingono per le mezze misure, per il minimo comune denominatore o, se si preferisce, per le insipide mozioni di un congresso radical-socialista. Ma le Conferenze episcopali non fanno parte della struttura divinamente istituita della Chiesa, a differenza del papato o dell’episcopato. Dopo una tale sanzione, chi nell’episcopato oserà prendere decisioni coraggiose? Se tutte le teste che sporgono sono condannate ad essere tagliate, ci condanniamo alla tirannia della burocrazia clericale!
Ma c’è, se possibile, qualcosa di ancora peggiore. Mons. Rey è proprio il tipo di vescovo “tradizionalista”, che accoglie tutte le nuove comunità, dai carismatici ai tradizionalisti, compresa la Communauté Saint-Martin. È il pastore delle “forze vive” del cattolicesimo francese. E, ovviamente, i curatori della bancarotta della Chiesa di Francia trionferanno in occasione di questa “condanna”. Come ho già detto, le suddette “forze vive”, per quanto distanti tra loro in termini di liturgia, regole canoniche o “sensibilità”, sono collegate. Ciò che i modernisti odiano non è la tonaca o il latino, ma la Messa, la Confessione, l’Adorazione Eucaristica, in una parola la Fede ortodossa (essendo stato seminarista in un importante seminario francese, posso darne testimonianza personale). E così, leggendo il Motu proprio Traditions custodes, era ovvio che dopo i sacerdoti del Summorum Pontificum, gli sciacalli avrebbero attaccato la Communauté de Saint-Martin (come avevano attaccato la Communauté Saint-Jean), poi quella della Communauté de l’Emmanuel, e così via di seguito. Le iene dei media, ritenendo che il “lavoro” sia finito per i “tradis”, hanno già iniziato a denunciare la Communauté Saint-Martin come troppo “identitaria”. Temo molto che questa decisione di proibire a Mons. Rey di ordinare accelererà questa caccia alle streghe e quindi il crollo delle vocazioni e, più in generale, il crollo della Chiesa in Francia.
Infine, ma non meno importante, per noi laici. Il Vescovo Rey ha parlato coraggiosamente in passato per difendere i principi non negoziabili. Anche questo deve essere stato imbarazzante (per alcuni dei suoi confratelli e per i politici). Ora, tutti percepiscono che la GPA [gestazione per altri] e l’eutanasia sono nel menu del nuovo quinquennio di Macron. Per l’oligarchia libertaria, un buon vescovo è, se non un vescovo morto, almeno un vescovo tirapiedi. Questo non è certamente il caso del Vescovo di Fréjus-Toulon. Non so se c’era qualche pressione politica affinché Roma lo mettesse a tacere. Questo è già successo nella storia. In ogni caso, è certo che la decisione romana ha inferto un duro colpo ai cattolici convinti e alla nostra capacità di condurre una lotta pro-vita efficace e coerente in questo contesto.
Tuttavia, nessuno deve farsi illusioni: questo non ci impedirà di lottare – e di esprimere tutta la nostra ammirazione per il notevole lavoro che è già stato fatto nella Diocesi di Fréjus-Toulon. Tra l’altro, attendo con grande interesse il prossimo atteggiamento di alcuni di coloro che ora si rallegrano per la decisione romana: la lotta che la cultura della morte ci imporrà presto dovrebbe segnare in modo netto la linea di demarcazione con i falsi fratelli, mentre si vedrà senza dubbio che ci vuole ben altro per mettere a tacere un vescovo coraggioso come Mons. Rey!
PS: Ancora una parola per dire, che le accuse che sento, per spiegare la decisione romana, non reggono. Sembra che il Vescovo Rey sia stato sanzionato perché la formazione nel suo seminario “pone problemi”. Ma allora tutti i seminari in Francia dovrebbero essere chiusi – praticamente nessuno di essi rispetta la ratio studiorum romana! Si dice anche che accoglie troppi sacerdoti e comunità straniere, ma questa è una presa in giro quando sappiamo che, nella maggior parte delle diocesi, una buona parte dei sacerdoti sotto i 65 anni proviene dall’Africa, dall’Asia o dal Sud America! Che ci siano cose da migliorare nel seminario o nella Diocesi di Fréjus-Toulon, non c’è dubbio. Che il modo giusto per migliorare sia quello di rompere tutto è molto più discutibile…
Diocesi troppo “vitale”: scatta la scure della Santa Sede
di Luisella Scrosati
La Nuova Bussola Quotidiana, 4 giugno 2022
La clamorosa decisione di Roma che blocca dieci ordinazioni (4 sacerdoti e 6 diaconi) ormai alle porte nella Diocesi francese di Fréjus-Toulon. Il motivo? Ufficialmente per la politica di accoglienza nella diocesi, molto aperta a varie sensibilità e comunità di diverso tipo. È certo “singolare” che la Santa Sede decida di colpire sempre quelle diocesi che dimostrano una certa vitalità, nonché apertura verso le realtà “tradizionali”.
Era da tempo che la Diocesi di Fréjus-Toulon era nel mirino della Santa Sede. Da diversi mesi, infatti, l’Arcivescovo di Marsiglia, Mons. Jean-Marc Aveline, a sorpresa nella lista dei futuri cardinali, stava conducendo una visita “fraterna” nella diocesi di Mons. Dominique Rey. Non era tuttavia scontato che la questione precipitasse al punto da bloccare le ormai imminenti ordinazioni sacerdotali nella diocesi, previste per il prossimo 26 giugno. 4 candidati al sacerdozio e 6 al diaconato dovranno dunque attendere. Per ora, sine die e con la prospettiva che per il seminario francese si segua la ricetta che ha portato in pochissimo tempo alla chiusura del seminario di Ferrara, troppo al di sopra rispetto alla media in termini di vocazioni.
Le ragioni della decisione sono appena tratteggiate nell’annuncio che Mons. Rey ha reso pubblico lo scorso 2 giugno: ristrutturazione del seminario e politica di accoglienza nella diocesi. Due aspetti collegati tra di loro. Il Seminario de l’Immaculée Conception La Castille conta oltre quaranta seminaristi, più una decina nell’anno propedeutico e i diaconi, risultando così, tra i seminari delle diocesi francesi, secondo solamente a quello della grande Arcidiocesi di Parigi. Il seminario ospita candidati al sacerdozio di origini e sensibilità piuttosto eterogenee: seminaristi provenienti da altre diocesi; altri appartenenti alla Société des Missionnaires de la Miséricorde divine, fondata dall’Abbé Fabrice Loiseau, un sacerdote che apparteneva alla Fraternità San Pietro, e profondamente legata alla celebrazione della Messa secondo il rito antico; altri ancora dalla Fraternité Missionaire Jean-Paul II, recente fondazione con una particolare sensibilità missionaria; missione che caratterizza anche un’altra nuova comunità, presente nella diocesi e nel seminario di Fréjus-Toulon, la Communauté Catholique Mére di Divin Amour, di taglio carismatico. Una discreta presenza è anche quella dei membri dei Missionnaire de la Très Sainte Eucharistie, un’associazione pubblica clericale per la diffusione dell’adorazione eucaristica perpetua.
Oltre al Seminario di La Castille, la Diocesi di Fréjus-Toulon ospita anche il Seminario internazionale Redemptoris Mater Sainte Marie-Madeleine del Cammino Neocatecumenale. Nella diocesi sono presenti anche altre comunità (come si può vedere QUI), molte delle quali di recente fondazione, che vanno dalla carismatica Communauté de l’Emmanuel, alla più tradizionale e sempre in crescita Communauté Saint-Martin, passando per istituti più storici, come i Maristi, i Salesiani, gli Oratoriani.
Questa varietà di “nuove” comunità, la loro particolare vitalità, deve aver insospettito Roma, che ha deciso, dopo la visita di Mons. Aveline, di congelare tutto. Il Vicario episcopale ha spiegato a Famille Chrétienne la logica che ha guidato il vescovo in tutti questi anni: «Monsignor Rey ha come principio quello di dare un’opportunità ad ogni comunità che gli chiede di essere accolta». Ma evidentemente anche a Roma non ogni inclusività ed apertura è benvenuta. La decisione romana si delinea infatti come una misura che difficilmente potrà non essere definita draconiana, non ultimo per la tempistica.
Molti si sono chiesti le ragioni di un tale provvedimento nell’imminenza dell’ordinazione di giovani candidati che si stanno preparando agli Ordini sacri da 6-7 anni. Potrebbe aver giocato un ruolo di acceleratore l’atto compiuto in aprile da Dom Alcuin Reid, diacono, un monaco benedettino proveniente dal monastero St Michael’s Abbey, Farnborough, che era stato accolto da Mons. Rey per permettergli di vivere la propria vocazione monastica e la prospettiva di una nuova fondazione. Fondazione che si è realizzata nell’attuale Monastero Saint-Benoit di Brignoles, di cui Dom Alcuin è priore. Quello di Dom Alcuin è un nome conosciuto anche grazie alle sue pubblicazioni sul tema della Riforma liturgica e per l’organizzazione delle Conferenze internazionali sulla Sacra Liturgia. La sua tesi dottorale, pubblicata nel 2005 e tradotta in italiano otto anni dopo con il titolo Lo sviluppo organico della liturgia, ha avuto la prefazione dell’allora Cardinale Ratzinger.
Dunque, Dom Alcuin aveva deciso di farsi ordinare sacerdote – insieme ad un confratello che ha ricevuto il diaconato e un altro il suddiaconato – da un vescovo di cui non è dato conoscere l’identità, lasciando totalmente all’oscuro di questa sua decisione Mons. Rey, nella cui diocesi Dom Alcuin è incardinato a partire dal 2009. Il Vescovo di Fréjus-Toulon non aveva altra scelta che quella di sospendere i monaci e interdire loro ogni atto che discende dall’Ordine ricevuto. Un dato importante, per capire la vicenda, è che Mons. Rey aveva più volte rimandato l’ordinazione di Dom Alcuin, anche su suggerimento degli abati che erano stati consultati a riguardo. È probabile che quest’ultima vicenda abbia spinto Roma ad accelerare delle decisioni che erano tuttavia già state prese in seguito alla visita “fraterna” di Mons. Aveline.
È certo “singolare” che la Santa Sede decida di colpire sempre quelle diocesi che dimostrano una certa vitalità, nonché apertura verso le realtà “tradizionali”. Ci potranno anche essere state delle imprudenze da parte di Mons. Rey, ma certo colpisce che tra una diocesi in cui non ci sono più ordinazioni sacerdotali, dove numerose chiese e conventi sono chiusi, dove i fedeli fanno ormai fatica a trovare sacerdoti disponibili per i sacramenti, ed una in cui accade esattamente il contrario, la spada di Damocle romana cade sempre dalla stessa parte. E non è difficile indovinare quale.