Caso Rugolo. La Diocesi di Armerina offrì soldi per il silenzio del denunciante: “Denaro della Caritas proposto dal Vescovo Gisana, rifiutato dalla vittima come immorale e illecita”

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Ieri, 29 aprile 2022 si è svolta ad Enna la sesta udienza nel processo a carico di Don Giuseppe Rugolo, il sacerdote della Diocesi di Piazza Armerina dal 27 aprile 2021 agli arresti domiciliari nel seminario dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danno di minori. Offrire denaro della Caritas, in contanti, in cambio del silenzio della vittima di violenza sessuale di Don Giuseppe Rugolo: sarebbe stata questa la proposta della Diocesi di Piazza Armerina.

L’abbraccio tra Papa Francesco e il Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana.

La circostanza è stata confermata in aula da Antonio Ciavola (allora capo della Squadra mobile di Enna e ora in servizio a Caltanissetta), nel corso del processo presieduto da Francesco Pitarresi, che si celebra al tribunale di Enna e vede imputato Don Giuseppe Rugolo, agli arresti domiciliari da un anno.

Il dirigente della Polizia di Stato, sentito in aula per oltre quattro ore, ha anche spiegato come dalle carte emerga il diniego netto della vittima ad accettare questa proposta che proveniva dal Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana. Il giovane, che avrebbe subito violenza sessuale dal 2009 al 2013, avrebbe ritenuto questa proposta immorale e illecita. Le circostanze sono documentate dai materiali prodotti dalla parte civile che testimonierebbero l’offerta di 25.000 euro in contanti, dunque non tracciabili, in cambio del silenzio. In aula sono state lette anche alcune chat a sfondo sessuale intercorse tra Don Rugolo e alcuni anche ex alunni della scuola dove per anni l’imputato ha insegnato, nonché con giovani residenti nel territorio di Ferrara dove il sacerdote era stato trasferito.

Inoltre, è emerso che Don Rugolo avrebbe frequentato siti pornografici, dove era possibile interagire attraverso la telecamera con altre persone. È stato, inoltre, ricostruito il modus operandi di Don Rugolo e le modalità volte ad agganciare i giovani in condizione di fragilità psicologica.

L’imputato, che era presente in aula, per la seconda volta dall’inizio del processo, è attualmente ristretto ai domiciliari nel seminario di Ferrara. La prima udienza si è svolta il 7 ottobre, la seconda il 21 ottobre, la terza il 23 dicembre 2021, la quarta il 27 gennaio e la quinta il 10 marzo 2022.

Don Giuseppe Rugolo, animatore di gruppi di giovani affidati alle sue cure pastorali, sia nella Diocesi di Piazza Armerina che nell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, dove era stato trasferito dal Vescovo Rosario Gisana.

La quinta udienza era stata dedicata all’audizione dei primi testimoni dell’accusa, dei poliziotti che hanno eseguito le indagini, compiuto perquisizioni, sequestri e intercettazioni, dopo la denuncia da parte di un ragazzo. Nella stessa udienza la procura di Enna aveva chiesto il rinvio a giudizio per tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità per il Colonnello dei Carabinieri di Enna, Saverio Lombardi ora trasferito a capo ufficio del personale a Lecce. Da una registrazione viene fuori anche come il Vescovo Gisana fosse disponibile ad elargire somme di denaro per soddisfare le esigenze di natura economica dell’imputato. Durante l’inchiesta che riguardava le violenze su un minore sono emersi altri due casi. Per la prima volta, dall’inizio del processo, in aula era presente l’imputato.

Sono stati sentiti gli ufficiali di Polizia Giudiziaria che hanno confermato che il Colonnello Lombardi avrebbe consigliato al Vescovo Gisana di cambiare avvocato per un presunto coinvolgimento di questo in indagini per associazione mafiosa, in cambio dell’appoggio dell’alto prelato per diventare Cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme. È il Colonnello Lombardi a chiamare il Vicario Generale, Don Antonino Rivoli, e annunciare una sua visita per la vicenda Rugolo. Lombardi si sarebbe recato di sera ed in borghese all’episcopio. Il fatto non è sfuggito agli inquirenti e la procura ha convocato il Vescovo Gisana il quale ha confermato che Lombardi era andato a trovarlo per consigliare di cambiare avvocato. «Mi disse – ha affermato il Vescovo Gisana – che era meglio che cambiassi avvocato perché quello che avevo scelto poteva essere finito dentro un’inchiesta per mafia».

Nell’udienza gli investigatori della Polizia di Stato che hanno testimoniato hanno raccontato di foto e chat a sfondo sessuale sequestrati nei supporti informatici a Don Rugolo. Dalle intercettazioni, sulle quali hanno riferito gli ufficiali di Polizia Giudiziaria, emerge che tra i prelati della Diocesi di Piazza Armerina fosse diffuso il timore che fossero in corso le intercettazioni. L’analisi dei dati informatici confermerebbe che il sacerdote intratteneva rapporti sessuali con giovani, anche dopo il suo trasferimento a Ferrara, nonché con giovani che erano stati suoi alunni in istituti scolastici di Enna. Da una registrazione fatta dallo stesso imputato, nel corso di un incontro con il Vescovo Gisana, viene fuori come quest’ultimo fosse disponibile ad elargire somme di denaro per soddisfare tutte le esigenze di natura economica dell’imputato che veniva anche informato delle iniziative legali della vittima da parte della Diocesi. A conferma di questo, tra i file rinvenuti all’interno dei supporti informatici sequestrati, è stata trovata la denuncia consegnata dalla vittima nelle mani del Vescovo, che doveva avere natura strettamente riservata. Nel corso dell’udienza è emerso che il Vescovo Gisana era già stato informato prima della denuncia della parte offesa, delle presunte violenze sessuali di Don Rugolo a danno di altri giovani.

Postscriptum (amaro… e non nel senso di digestivo)

Il Vescovo di Piazza Armerina che propone i soldi della Caritas a coprire le un pedofilo gode stima e onori del Papa regnante (siamo in attesa di smentita). Il Vescovo di Ozieri che usa i soldi della Caritas per dare lavoro a 70 persone è sotto torchio della (in)giustizia vaticana (di questo abbiamo la conferma). Siamo alla pazzia.

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