San Giorgio – insieme a San Michele Arcangelo – protegga tutti noi, le nostre famiglie e i popoli del mondo intero contro il drago maligno

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Il 23 aprile è il giorno della grande festa annuale per il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, in onore del suo santo patrone e protettore. Oggi facciamo memoria di San Giorgio, martire, la cui gloriosa lotta a Diospoli o Lydda in Palestina è celebrata da tutte le Chiese da Oriente a Occidente fin dall’antichità.

San Giorgio che combatte il drago. Libro d’Ore di Etienne Chevalier, un codice miniato di Jean Fouquet, databile al 1452-1460 e in più musei: Museo Condé di Chantilly, British Library di Londra (Add. 37.421), Metropolitan Museum di New York, Bibliothèque nationale de France di Parigi (Lat 1416), Departement des Arts graphiques del Louvre di Parigi (RF 1679, MI 1093), Museo Marmottan di Parigi e Upton House di Bearsted. L’opera è considerata tra i capolavori di Fouquet e della miniatura del XV secolo in generale. Ogni pagina, in pergamena, misura 16,5×12 cm.

La tradizione popolare, secondo la leggenda, lo raffigura come un cavaliere che affronta un drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno.

Giovanni Stradano (Jan Van der Straet), San Giorgio e il drago, 1563/64, olio su tavola facente parte dell’altare della famiglia Vasari, in origine nella Pieve di Santa Maria Assunta e nel XIX secolo trasferito nella chiesa della Badia delle Sante Flora e Lucilla in Arezzo.

Pochi santi possono vantare un culto così diffuso e tanta venerazione popolare: lo testimoniano le innumerevoli chiese a lui dedicate e i tanti Paesi e Regioni del mondo di cui è patrono. La sua memoria è celebrata il 23 aprile nei riti romano, ambrosiano, siro e bizantino.

Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, olio su tela, 57×73 cm, 1460 circa, National Gallery, Londra. L’opera ritrae il cavaliere san Giorgio mentre dall’alto del suo cavallo sta trafiggendo lo spaventoso drago. Secondo il racconto della Legenda Aurea, San Giorgio, dopo averlo ferito, invita la principessa a legarlo senza timore con la sua cintura perché la segua in città “come una mansuetissima cagna”, dove verrà poi ucciso dal santo per convertirne la popolazione al cristianesimo. San Giorgio è l’emblema della ragione che trionfa sulla bestialità e della fede che vince il male. Lo sfondo è composto dalla grotta dove il drago ha il suo antro e di un sereno paesaggio con un turbine di nuvole sopra San Giorgio, a simboleggiare il suo vigore guerriero.

San Giorgio, prega per noi.

Preghiera a San Giorgio Martire
O glorioso San Giorgio che sacrificaste il sangue e la vita per confessare la fede, otteneteci dal Signore la grazia di essere disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto e qualunque tormento, anzi che perdere una sola delle cristiane virtù; fate che, in mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra cerne cogli esercizi della penitenza, affinché morendo volontariamente al mondo e a noi medesimi, meritiamo di vivere a Dio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli. Amen.

14 aprile 2021. Primo giorno della Novena a San Giorgio per sconfiggere il drago infernale – 14 aprile 2021

Foto di copertina: Raffaello Sanzio, San Giorgio e il drago, olio su tavola, 31×27 cm, 1503/05 circa, Museo del Louvre, Parigi.
L’opera si trova citata per la prima volta in un sonetto del Lomazzo assieme al San Michele e il drago nello stesso museo, il che ha fatto pensare che le due opere formassero una sorta di dittico, anche per le analogie nelle misure e nel soggetto. Sempre secondo il Lomazzo l’opera era stata ceduta da un milanese “avaro e ignorante” ad Ascanio Sforza, Conte di Piacenza. Passata in seguito nelle collezioni del Cardinale Mazzarino (almeno dal 1661), finì nelle raccolte reali di Luigi XIV, che sono poi confluite nel Louvre.
In un dolce paesaggio dal sapore tipicamente umbro, fatto di colline e alberelli fronzuti, San Giorgio a cavallo sta per finire il drago con un colpo di spada, che ha già sollevato con la mano destra, mentre la lancia giace ormai spezzata a terra e nel petto del mostro. Il santo indossa una lucente armatura e un elmo con alto cimiero, mentre il mantello è gonfiato dal vento, esaltando il dinamismo della scena. A destra la principessa fugge impaurita, voltandosi per un ultimo sguardo. Tutta la scena è efficacemente impostata lungo la diagonale, con precise rispondenze ritmiche tra l’estremo gesto offensivo del drago, l’impennata del cavallo e la stessa fuga della principessa. Tale stratagemma aiuta l’osservatore a comprendere con un colpo d’occhio l’intera narrazione, nonché a facilitare la scansione dei piani in profondità. Equilibrato è il rapporto tra pathos, visione e movimento, ma si percepisce anche un elegante distacco, quasi aristocratico, nel volto imperturbabile di San Giorgio.

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