Non si vuole la verità. Le vittime degli abusi interessano solo come bastoni. Si vuole lo scalpo di Ratzinger e da molti decenni, senza “sincerità di intelletto e di cuore” di cui lui è maestro. Non praevalebunt contro Pietro

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Ritorniamo anche oggi – come da tre settimane ormai – sul caso del missile fabbricato e lanciato contro Ratzinger, “attacco vile” lo chiama concausa l’Arcivescovo Georg Gänswein – con la segnalazione di due contributi, rispettivamente sul Foglio e sul Corriere della Sera, che non forniscono delle novità fondamentali, ma hanno il pregio di ribadire quanto sappiamo, illustrandolo e spiegandolo ulteriormente, rafforzando la nostra convinzione.

Nel primo contributo, sul Foglio di oggi, 10 febbraio 2022 [QUI] sotto il titolo Non si cercava la verità, solo lo scalpo del vecchio Papa, Matteo Matzuzzi scrive che “le reazioni alla lettera di Benedetto XVI dimostrano che l’obiettivo è la sua capitolazione. Psicologi modani che danno lezioni al Papa, vescovi che pretendono scuse pubbliche. La campagna contro Ratzinger è ben organizzata. C’è tutto, manca solo la fede: «Le reazioni alla lettera di Benedetto XVI in cui rispondeva alle accuse mossegli nel Rapporto sugli abusi da parte di chierici nella diocesi di Monaco e Frisinga (quattro casi di presunte coperture tra il 1977 e il 1982, quando Ratzinger era lì arcivescovo) rivelano molto sulla campagna che da qualche tempo è in atto nei confronti del Papa emerito. A essergli imputata, scrive Repubblica, è “la scelta di redigere un testo spiritualizzante, in un quadro escatologico sulle soglie dell’ultimo miglio della sua lunga e intensa esistenza”. Un testo che “non ha colpito positivamente quel mondo tedesco che chiedeva sì delle scuse ma ben circostanziate, punto per punto”. E si citano le richieste del Cardinale Reinhard Marx – che “ha portato il Papa emerito a uscire allo scoperto” –, capofila degli indignati nonostante pure lui sia citato (e non per fatti di quarant’anni fa) nel rapporto bavarese. Al gesuita tedesco Hans Zollner, psicologo definito uno “dei maggiori esperti mondiali nel campo della salvaguardia e della prevenzione degli abusi sessuali”, l’escatologia non interessa: “Chiedete alle vittime se della lettera di Ratzinger sono contente oppure no”, salvo ricordare tra parentesi l’ovvio, ossia che uno psicologo dell’Università Gregoriana non è, fino a prova contraria, “il giudice del Papa emerito”».

Ma costui, chi pensa di essere, a misurarsi con un gigante nelle Fede come Benedetto XVI. Gesuita poi, e abbiamo niente da aggiungere, perché ha detto tutto il “maggior esperto” della Gregoriana. Poi, di Marx lo scismatico ed eretico, che ha la voglia di entrare nella storia come il nuovo eresiarca tedesco, abbiamo già detto in passato tutto quello che c’è da dire e, quindi, abbiamo anche finito di parlare [QUI e QUI].

Il secondo contributo ci offre Gian Guido Vecchi con la sua intervista al Segretario particolare di Sua Santità il Papa emerito Benedetto XVI sul Corriere della Sera di ieri, 9 febbraio 2022, sotto il titolo Georg Gänswein su Ratzinger: «La lettera? Mirano a distruggerlo, lui ha risposto con Dio negli occhi».

In questa intervista Mons. Gänswein ha confermato quanto sappiamo già da molto decenni e che stiamo ripetendo da tempo: «C’è una corrente che vuole proprio distruggerne la persona e l’operato [di Benedetto XVI]. Non ha mai amato la sua persona, la sua teologia, il suo Pontificato. Molti purtroppo si lasciano ingannare da questo attacco vile, c’è tanto fango. Una cosa triste». Sono parole sacrosante, ma che vorremmo sentire urbi et orbi dal successore di Papa Benedetto XVI sul Trono di Pietro.

I silenzi di Papa Francesco sono veramente tante. Sono diventate anche troppe. Ma il suo silenzio sulla questione del Papa emerito Benedetto XVI è gravissimo ed inaccettabile da molti punti di vista. Soprattutto perché è ancora tra noi (e non si salva con qualche parola “di sostegno” in privato [*]). La questione non si risolve neanche con dei pii pensieri del tipo (che almeno dimostrano che è stato letto la mia recente riflessione sull’argomento [I Pastori possono sbagliare, possono essere criticati? Una risposta alla luce del “favor veritatis et salus animarum suprema lex” – 7 febbraio 2022], perché il tono e il tiro sono cambiati), che sono un’esortazione celata a rimanere in silenzio se non si può osannare e incensare come una divinità (e meno male che si sottolinea che non lo è, come non lo sapessimo): «Io dico solo una cosa: al di là dei difetti umani che il Papa possa avere (il Papa è un uomo, non una divinità), ma cosa ci attendiamo dal Pontifex Maximus, che ora è Francesco. È un Papa che parla a tutti (senza escludere nessuno), della Misericordia di Dio, del perdono (di cui abbiamo tutti bisogno). Un Papa che arriva ad aprire una “feritoia” anche nei cuori degli atei… Ma cosa vogliamo di più. Preghiamo per Lui!!!».

Sub sole nihil novum. Non stiamo dicendo nient’altro. Lo sappiamo e lo facciamo, questa preghiera quotidiana per il Papa regnante (come per il Papa emerito, perché ambedue Pietro sono, come tutti i loro predecessori legittimi). Preghiamo per Papa Francesco che lo Spirito Santo lo illumini. Preghiamo per Papa Benedetto XVI che il Signore lo dia la forza di portare la sua croce.

Ma vogliamo anche qualcosa di più: il benedettino ora et labora (quindi, non solo lavorare ma neanche solo pregare) et silere non possum. Ogni giorno che passa questi silenzi (o presi di posizione fluide ed equivocabili) del Papa regnante – su temi e situazioni non di second’ordine – diventano sempre più gravi. L’ho detto l’altro giorno e lo ripeto: i peccati si dividono in tre categorie (a parte di quelli veniali e mortali): di pensiero, di opere e di omissioni (il mea culpa del confiteor all’inizio di ogni Messa, anche nel Novus Ordo).

Del pensiero dal Papa regnante sappiamo poco e niente (di quello del Papa emerito moltissimo), e non ci esprimiamo al riguardo, come mai sui pensieri altri (già i miei sono abbastanza per tenerli a bada); delle sue opere scriviamo ogni giorno su questo quotidiano non profit online, nel bene come nel male (pro memoria di chi se lo “dimentica”); con i suoi silenzi (per qualsiasi motivi) possiamo riempire un libro.

[*] Papa Francesco ha inviato in privato un messaggio di sostegno al Papa emerito Benedetto XVI, ha detto l’Arcivescovo Georg Gänswein in un’intervista al Tg1 delle 20.00 di ieri, 9 febbraio 2022: «È arrivata a Benedetto XVI una bellissima lettera di Papa Francesco, una lettera in cui parla da pastore, parla da confratello e parla anche da persona che di nuovo ha espresso la sua piena fiducia, il suo pieno sostegno e anche la sua preghiera».

«Resistere alla dittatura dello spirito del tempo vivendo la verità della fede cristiana è la massima che Georg Gänswein richiama continuamente nei suoi discorsi. Suscita entusiasmo perché tocca questioni fondamentali dell’essere umano e dell’essere cristiano. […] Come cristiano ortodosso etiope ho sempre ammirato la radicale libertà della Chiesa cattolica nel difendere la verità». Dalla Prefazione all’edizioni tedesca del principe etiope Asfa-Wossen Asserate Nei contributi raccolti in questo libro il Segretario particolare del Papa emerito Benedetto XVI presenta un’entusiastica difesa della fede cattolica e della tradizione cristiana, esponendo nello stesso tempo profonde osservazioni sullo stato della Chiesa e sul suo ruolo indispensabile, in una società sempre più laica, come forza civilizzatrice nella cultura. A tal fine, sottolinea l’esigenza di una riforma personale di sacerdoti e vescovi, una conversione rinnovata, affinché diano la priorità all’annuncio della Parola di Dio e la incarnino nella loro vita e nella loro missione. Fedele al suo motto episcopale «Testimoniare la verità» (che è anche il motto di Korazym.org), l’Autore offre in queste pagine un’ottima guida per essere cristiani autentici nella Chiesa e nel mondo di oggi.

Georg Gänswein su Ratzinger: «La lettera? Mirano a distruggerlo, lui ha risposto con Dio negli occhi»
di Gian Guido Vecchi
Corriere della Sera, 9 febbraio 2022


Intervista a Georg Gänswein sulla lettera di Ratzinger contro le accuse sui casi di molestie sessuali: «Chi gli è stato vicino sa bene che cosa ha detto e ha fatto riguardo a tutta la questione della pedofilia. È stato il primo ad agire da cardinale e poi ha continuato la linea di trasparenza da Papa».

La lettera di Benedetto XVI sembra un testamento spirituale, è così?
«È giusto, sono d’accordo. È l’immagine del suo pensiero, dei suoi sentimenti, della sua sincerità morale e intellettuale. Mentre la scriveva, pensava alle vittime degli abusi. E di fronte a sé, davanti ai suoi occhi, aveva Dio stesso. Vede, un uomo può ingannare le altre persone, ma non si può ingannare Dio».

L’arcivescovo Georg Gänswein, segretario personale di Joseph Ratzinger, parla nel monastero Mater Ecclesiae, dove ha seguito e vive con il Papa emerito dopo la rinuncia al Pontificato del 2013. Proprio in questi giorni è uscito un suo libro, «Testimoniare la Verità. Come la Chiesa rinnova il mondo» (Edizioni Ares), un’antologia di 21 scritti che inevitabilmente riguarda in modo essenziale anche il pensiero e la personalità di Ratzinger. «Ci sono stati momenti caratterizzati da un insieme di incomprensione e aggressione, che si addensava sopra di lui ed era volta a indebolire, distruggere la persona di Benedetto XVI», ricorda in un passaggio. «Era uscito in Germania due anni fa. La nuova edizione in Italia era prevista l’anno scorso, poi ha tardato. E sì, forse c’è qualcosa di provvidenziale che sia pubblicato proprio ora, in questi giorni così burrascosi dal punto di vista mediatico…».

Eccellenza, nel libro scrive: «Qualche volta una vicenda o l’altra è stata dolorosa e l’ha fatto soffrire. Soprattutto quando ci si doveva chiedere: ma qual è la ragione per questa osservazione così feroce? È chiaro che ciò era umanamente doloroso. Però, sapeva anche con assoluta certezza che il criterio non è il plauso, ma l’intrinseca correttezza, il criterio è il Vangelo stesso». È quello che sta accadendo anche in questi giorni?
«È proprio così. Io non sono certo un profeta, ma c’è qualcosa di profetico in tutto questo, anche se me lo sarei risparmiato e avrei preferito che così non fosse».

Benedetto XVI ha quasi 95 anni: come sta?
«Fisicamente è un uomo molto debole, come è naturale alla sua età. Noi viviamo con lui, preghiamo con lui, fra poco reciteremo come ogni giorno il rosario e i Vespri. E la debolezza fisica non toglie nulla alla sua presenza spirituale e intellettuale».

Nel libro scrive: «La Verità è il grande tema nella vita di Benedetto».
«Chi lo conosce sa che l’accusa di aver mentito è assurda. Si deve distinguere tra commettere un errore e mentire. Sull’Osservatore Romano, il cardinale Fernando Filoni ha scritto della “sua profonda e altissima onestà morale e intellettuale” e spiegato che “mai ho trovato in lui alcuna ombra o tentativo di nascondere o minimizzare alcunché”. Benedetto XVI ha letto l’articolo, che non è stato sollecitato o chiesto. Ma le cose stanno proprio così. Chi gli è stato vicino sa bene che cosa ha detto e ha fatto Joseph Ratzinger-Benedetto XVI riguardo a tutta la questione della pedofilia. È stato il primo ad agire da cardinale e poi ha continuato la linea di trasparenza da Papa. Già durante il Pontificato di Giovanni Paolo II ha cambiato la mentalità corrente e impostato la linea che papa Francesco sta proseguendo. Questa è la realtà ed è molto diversa da quella che circola in molti mass media».

Qual è il filo conduttore del libro?
«L’editore tedesco mi aveva chiesto, non io, di pubblicare dei miei scritti, non c’era un disegno preciso. Però, certo, se si deve cercare un filo, è nello studio e nella riflessione del pensiero di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Già negli ultimi anni da liceale e poi da seminarista, avevo letto l’Introduzione al cristianesimo. E quel filo conduttore teologico è rimasto e si è arricchito: fin dal ‘96, quando mi chiamò alla Congregazione per la Dottrina della fede, mi sono nutrito e mi sto nutrendo alla sua teologia, è ovvio che mi abbia permeato il cuore e la mente, come la pioggia».

Lei come si spiega gli attacchi di queste settimane?
«C’è una corrente che vuole proprio distruggerne la persona e l’operato. Non ha mai amato la sua persona, la sua teologia, il suo Pontificato. E adesso c’è un’occasione ideale di fare i conti, come la ricerca di una damnatio memoriae. Molti purtroppo si lasciano ingannare da questo attacco vile, c’è tanto fango. Una cosa triste».

Ci furono polemiche anche contro di lei, perché una volta parlò di ministero petrino «allargato»…
«La polemica si riferisce alla mia presentazione del libro di Roberto Regoli sul Pontificato di Benedetto XVI alla Gregoriana, nel 2016. Alcune mie osservazioni sono state interpretate in modo erroneo. Ho chiarito subito. Purtroppo ci sono persone che volevano, anzi vogliono strumentalizzare le mie parole per seminare zizzania fra Papa Francesco e il suo predecessore. Basta prendere atto del mio chiarimento e si capisce o non si vuole capire… Per evitare qualsiasi fraintendimento, ho tolto quelle frasi dalle pubblicazioni successive».

Hanno contestato a Ratzinger di «non essere credibile» per aver risposto di non essere stato presente alla riunione del 1980.
«L’analisi dei fatti, insieme con la lettera, dà una risposta chiarissima: sì, c’è una piccola squadra di persone qualificate che aiuta Benedetto, c’è stato questo errore e purtroppo nessuno di noi se ne è reso conto. Si è trattato chiaramente di un errore redazionale, non intenzionale, Benedetto ne era molto dispiaciuto. Ma resta il fatto che un errore e una bugia sono due realtà diverse. E la sostanza non cambia. Gli stessi autori del rapporto hanno risposto che non ci sono “prove”. Non possono esserci».

E ora?
«Benedetto XVI spera che si legga la lettera con quella sincerità di intelletto e di cuore con la quale è stata scritta, lo sguardo rivolto al Signore».

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