Cosa dicono i numeri dopo la terza dose del siero anti-Covid-19? Sorpresa nella sorpresa

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Dal 1° febbraio il Green Pass Rafforzato, che si ottiene con l’inoculazione del siero anti-Covid-19 o guarigione, avrà validità sei mesi dall’ultima somministrazione. Ma c’è un problema. Le agenzie regolatorie EMA e AIFA non hanno per ora autorizzato la quarta dose. Calcolando che la somministrazione della terza dose (booster) è partita a metà settembre, a metà marzo ci saranno degli inoculati (i giornalisti del regime continuano a chiamarli “immunizzati”, mentre il siero non immunizza e fate caso, non scrivono neanche più “vaccinati”) con la infame CARTA VERDE scaduta, nonostante abbiano fatto tre dosi. Poi, dal 15 febbraio gli over 50 dovranno avere il Super Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro pubblici o privati.

Il Green Pass non garantisce di essere meno soggetti al contagio con Omicron: i numeri dicono che tutti, vaccinati e non vaccinati di qualsiasi tipologia, hanno le stesse probabilità di contagiarsi, e quindi, di contagiare a loro volta.

Ecco perché il #brancodibalordi che ci “governa” sta prendendo in seria considerazione di togliere i limiti per chi ha completato il ciclo di inoculazioni con tre dosi. Per chi ha due dosi rimarrebbe la scadenza di sei mesi, per gli chi ha la terza dose potrebbe non essere previsto un limite. Prima di ogni decisione sarà comunque il CTS a doversi esprimersi per indirizzare le decisioni.

Decisione per mantenere il regime anti-liberale e anti-costituzionale. Misura antiscientifica; già che l’infame Green Pass non impedisce di essere contagiato e di contagiare altri (inoculati e non), dopo alcuni mesi diminuisce anche la limitata protezione contro i sintomi più grave della malattia da Coronavirus cinese di Wuhan, fino a sparire del tutto. Conosciamo tutti qualcuno che con la terza dose comunque è finito in terapia intensiva, con zero anticorpi dopo la terza dose e intubato… Saranno pure “eccezioni”, ma a cosa stiamo giocando? In altri Paesi aboliscono e in Italia lo rendono illimitato.

L’infame Green Pass va abolito
non reso illimitato.

Fin qui la prima sorpresa. Poi, la sorpresa nella sorpresa, che ci viene spiegato in un articolo molto tecnico, ma rivelatore, circa la campagna di inoculazione del siero anti-Covid-19 in corso, con un’analisi sull’efficacia della terza dose (booster), a firma di Paolo Becchi e Nicola Trevisan, con l’aiuto dell’Ing. Giuseppe Cutili. Paolo Becchi (Genova, 1955) è Professore ordinario di filosofia del diritto presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Genova. Nicola Trevisan (Conegliano, 1982) si è laureato in Ingegneria Gestionale presso l’Università degli Studi di Trieste; dopo esperienze in campo industriale e gestionale, attualmente collabora con imprese in servizi di pubblica necessità.

I link e le grafiche contenuti nell’articolo possono essere consultati per approfondimenti nella versione originale pubblicata su Nicolaporro.it [QUI].

Sorpresa sulla terza dose: cosa dicono i numeri
di Paolo Becchi e Nicola Trevisan
Nicolaporro.it, 27 gennaio 2022


Con l’aiuto dell’Ing. Giuseppe Cutuli di Trieste, operante nel campo della ricerca e dello sviluppo e appassionato di statistica, proponiamo la seguente analisi sull’efficacia della dose booster, prendendo in considerazione i dati dei report pubblicati dall’Iss, ma riorganizzati in modo tale che le analisi di incidenze facciano riferimento allo stesso periodo.

Come propone i dati l’ISS

Se prendiamo ad esempio il report del 28 dicembre, notiamo che la famosa tabella 5 nella quale vengono riportati i numeri dei contagiati, ospedalizzati e dei decessi, in termini di periodo temporale viene così costruita:

  • Popolazione Vaccinata – data puntuale: 11 dicembre 2021
  • Contagiati – dal 26 novembre al 26 dicembre 2021
  • Ospedalizzazioni -dal 12 novembre al 12 dicembre 2021
  • Decessi – dal 5 novembre al 5 dicembre 2021

L’informazione complessiva, quindi, che viene fornita in ogni singolo report, rappresenta una “picture” traslata all’indietro nel tempo. Mettere in un rapporto dati che mostrano i valori più gravi riferiti a periodi passati (vedi i decessi), in una fase di aumento delle terze dosi e dei contagi, consente di suscitare l’impressione che le incidenze dei ricoveri e dei decessi, riferiti alla popolazione che ha fatto il booster, siano meno alti di quanto non siano realmente.

I risultati dell’analisi

Per l’analisi relativa agli effetti della dose booster sulla popolazione, le conclusioni che emergono dai dati ufficiali, sono stati organizzati in termini di incidenza “uno ogni …” (se, per esempio, analizzo l’incidenza dei non vaccinati in termini di ospedalizzazioni rispetto ai contagi, intendo dare una risposta alla domanda: ogni quanti contagiati non vaccinati, avrò un non vaccinato ospedalizzato? Uno ogni …?“). Le nostre conclusioni sono le seguenti:

1. Con l’arrivo di Omicron (da metà dicembre circa) la probabilità di venir contagiati si è alzata in maniera spropositata per qualunque fascia di età: la riduzione della possibilità di venir contagiati da persone vaccinate rispetto alle non vaccinate quasi si annulla per le fasce d’età 12-39 e 40-59, resta rilevante per la fascia di età 60-79 e si accentua per gli ultraottantenni.

2. Chi ha fatto il booster ha più probabilità di essere ospedalizzato di chi ha fatto solo due dosi anche da più di 120gg (ovvero di quelli che dovrebbero farsi il booster secondo le indicazioni del Ministero della Salute) per le fasce d’età 12-39 e 40-59, si vede un effetto di leggero miglioramento per la fascia 60-79, l’unico effetto chiaramente positivo si trova nella fascia 80+.

3. Chi ha fatto il booster ha più probabilità di morire di chi ha fatto solo due dosi anche da più di 120gg per le fasce d’età 40-59 e 60-79, l’unico effetto positivo si trova nella fascia 80+. Fortunatamente non si sono registrate morti nella fascia 12-39 a causa dei bassissimi numeri di under39 con il booster; per questo motivo poco si può dire sugli effetti in questa fascia, ma, per analogia con le ospedalizzazioni, sicuramente si può presumere che il booster non faccia bene nemmeno a loro.

C’è chi potrebbe obiettare sui dati relativi alle 3e dosi che fino al 22 novembre erano autorizzati al booster solo gli anziani e i fragili; l’obiezione, però, non regge con gli ultimi dati che dicono che, a fronte di poco più di 2 milioni di 3e dosi fatte entro il 22 novembre, oggi abbiamo più di 14 milioni di booster, numeri più che sufficienti per diluire l’handicap della partenza con soggetti più deboli.

Conclusioni

L’evidenza di questi numeri, che sono consolidati, mostra che il booster con Omicron non porta alcun sostanziale beneficio in termini di protezione al contagio nelle fasce di età 12-39 e 40-59 e 60-79.

Assodato che Omicron aggira chiunque, e che quindi la probabilità di essere contagiati è sostanzialmente equivalente per tutti, non vaccinati e vaccinati di qualunque tipologia, i rischi, una volta verificata la positività, risultano addirittura aumentati per chi ha fatto la 3° dose rispetto a chi ha fatto le due dosi anche da molto tempo; questo vale per tutte le fasce d’età prese in considerazione, eccezion fatta per la fascia 80+, in particolare perché aumentano il rischio ospedalizzazione per le fasce 12-39 e 40-59 (in quest’ultima addirittura il rischio di essere ospedalizzati dopo essere stati contagiati è paragonabile anche  a quella dei non vaccinati), ed anche il rischio di morte da contagiati e/o ospedalizzati per le fasce 40-59 e 60-79 è più alto per chi ha scelto di fare il booster rispetto a chi non l’ha ancora fatto.

Come sta emergendo sia dalle evidenze dei paesi che prima dell’Italia hanno spinto le 3e dosi (Israele e UK su tutti), anche i dati italiani mostrano in maniera evidente che le terze dosi per le fasce d’età medio giovani (ma anche la 60-79), con Omicron che imperversa, sono DANNOSE.

Il compito di chi raccoglie ed elabora i numeri epidemiologici nazionali, nel momento in cui la politica cerca di capire quali possono essere le azioni da intraprendere per il bene della popolazione, sarebbe quello di dare indicazioni anche quando queste derivano da numeri che smentiscono le strategie prese in un momento nel quale i numeri non c’erano ancora. Chi fornisce questi numeri ha tutti gli strumenti per trarre le stesse conclusioni che emergono da questa nostra analisi, anzi: gli statistici dell’ISS hanno sicuramente più dati di quelli ai quali abbiamo noi accesso e possono essere ancora più veloci di noi nel riconoscere queste evidenze.

I numeri dicono che è necessario interrompere immediatamente la somministrazione di terze dosi per le fasce 12-39 e 40-59, renderla facoltativa per la fascia 60-79 e per i fragili e “spingere” invece a farla per la fascia degli ultraottantenni. Di conseguenza deve essere rivista tutta la politica del Green Pass, o per meglio dire va eliminato, per le due seguenti ragioni:

1. Il Green Pass non garantisce di essere meno soggetti al contagio con Omicron: i numeri dicono che tutti, vaccinati e non vaccinati di qualsiasi tipologia, hanno le stesse probabilità di contagiarsi, e quindi, di contagiare a loro volta.

2. Il Green Pass, non essendo rinnovabile nel momento in cui si eliminasse il booster per le fasce d’età per le quali risulta dannoso, danneggerebbe proprio chi si è vaccinato con due dosi e sarebbe meglio evitasse la terza.

Finora i numeri potevano non essere così chiari da permettere di prendere decisioni in controtendenza con quelle prese da altri paesi (Israele e UK su tutti) in termini di 3e dosi, ma se la nostra analisi fosse corretta bisognerebbe agire di conseguenza, interrompendo la somministrazione delle 3e dosi per le fasce d’età per le quali si evidenzia un peggioramento delle casistiche medie e gravi (ospedalizzazioni e morti).

Postscriptum

«Avete notato come si stanno comportando gli organi di informazione in questi giorni? Quasi nessuna notizia sulla pandemia. Pagine e pagine e noiosi programmi sull’elezione del capo dello stato. Speriamo non trovino presto l’intesa perché subito dopo la peste sarà di nuovo tra noi» (Paolo Becchi).

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