Traditionis Custodes e i Responsa ad Dubia. La Curia bergogliana in libera caduta. «La risposta a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica deve essere la resistenza e la disobbedienza»

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Condividiamo ampi stralci dalla Dichiarazione diffusa nel giorno di Santo Stefano, il 27 dicembre 2021, dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, Nunzio Apostolico emerito, a proposito dei Responsa ad Dubia di Traditionis custodes, emanate della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti a firma del Prefetto, l’Arcivescovo inglese Arthur Roche. Il testo di Mons. Viganò è introdotto dal verso dal Vangelo secondo Luca 16,15 in latino: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio».

Queste parole del Signore, scrive Mons. Viganò, sono rivolte ai «tanti Cardinali e Vescovi, che per compiacere Bergoglio calpestano i diritti di Dio e delle anime loro affidate e che si fanno un merito di mostrare la propria avversione per la Liturgia “preconciliare”, considerandosi meritevoli del pubblico encomio e dell’approvazione vaticana». Segue, a Corollario, il caso Cupich di Chicago.

«È luogo comune pensare
che il coraggio sia solo dell’eroe»
(Papa Francesco).

Mons. Viganò respinge «Traditionis custodes come un documento ideologico e fazioso, redatto da persone vendicative e intolleranti, pieno di velleità e di grossolani errori canonici, con l’intenzione di proibire un rito canonizzato da duemila anni di Santi e Pontefici e imporne uno spurio, copiato dai luterani e raffazzonato dai modernisti, che in cinquant’anni ha causato un immane disastro al corpo ecclesiale e che, proprio per questa sua efficacia devastatrice, non deve conoscere deroga. Non c’è solo la colpa: c’è anche il dolo e il duplice tradimento del divino Legislatore e dei fedeli».

Scrive Mons. Viganò: «Nel leggere i Responsa ad Dubia pubblicati recentemente dalla Congregazione per il Culto Divino viene da chiedersi a quali infimi livelli sia potuta scendere la Curia Romana, per dover assecondare Bergoglio con tale servilismo, in una guerra crudele e spietata contro la parte più docile e fedele della Chiesa. Mai, negli ultimi decenni di gravissima crisi nella Chiesa, l’autorità ecclesiastica si è mostrata così determinata e severa: non l’ha fatto con i teologi eretici che infestano gli Atenei pontifici e i Seminari; non l’ha fatto con chierici e Prelati fornicatori; non l’ha fatto nel punire esemplarmente gli scandali di Vescovi e Cardinali. Ma contro i fedeli, i sacerdoti e i religiosi che chiedono solo di poter celebrare la Santa Messa tridentina, nessuna pietà, nessuna misericordia, nessuna inclusività. Fratelli tutti?

Mai come sotto questo “pontificato” è stato percepibile l’abuso di potere da parte dell’autorità, nemmeno quando duemila anni di lex orandi sono stati immolati da Paolo VI sull’altare del Vaticano II, imponendo alla Chiesa un rito tanto equivoco quanto ipocrita. Quell’imposizione, a cui corrispose la proibizione di celebrare nell’antico rito e la persecuzione dei dissenzienti, aveva almeno l’alibi dell’illusione che un cambiamento avrebbe forse risollevato le sorti del Cattolicesimo dinanzi a un mondo sempre più secolarizzato. Oggi, dopo cinquant’anni di disastri immani e quattordici anni di Summorum Pontificum, quella labile giustificazione non solo non è più valida, ma è sconfessata nella sua inconsistenza dall’evidenza dei fatti. Tutto ciò che il Concilio ha portato di nuovo si è rivelato dannoso, ha svuotato chiese, seminari e conventi, ha distrutto le vocazioni ecclesiastiche e religiose, ha prosciugato ogni slancio spirituale, culturale e civile dei Cattolici, ha umiliato la Chiesa di Cristo e l’ha confinata ai margini della società, rendendola patetica nel suo tentativo maldestro di piacere al mondo. E viceversa, da quando Benedetto XVI ha cercato di sanare quel vulnus riconoscendo pieni diritti alla liturgia tradizionale, le comunità legate alla Messa di San Pio V si sono moltiplicate, i seminari degli Istituti Ecclesia Dei sono cresciuti, le vocazioni aumentate, la frequenza dei fedeli incrementata, la vita spirituale di tanti giovani e di tante famiglie ha trovato uno slancio insperato».

Poi, Mons. Viganò pone la domanda: «Quale lezione si sarebbe dovuta trarre da questa “esperienza della Tradizione” invocata a suo tempo anche da Mons. Marcel Lefebvre?» e risponde: «Quella più evidente e allo stesso tempo più semplice: quello che Dio ha dato alla Chiesa è destinato al successo, e quello che vi aggiunge l’uomo crolla miseramente. Un’anima non accecata dal furore ideologico avrebbe ammesso l’errore compiuto, cercando di riparare ai danni e di ricostruire quello che era stato nel frattempo distrutto, di restaurare quanto era stato abbandonato. Ma questo richiede umiltà, uno sguardo soprannaturale e una fiducia nel provvidente intervento di Dio. Questo richiede anche la consapevolezza da parte dei Pastori di essere amministratori dei beni del Signore, e non padroni: essi non hanno il diritto né di alienarne i beni, né di nasconderli o di sostituirli con loro invenzioni; essi devono limitarsi a custodirli e a renderli disponibili ai fedeli, sine glossa, e con il pensiero costante di dover rispondere dinanzi a Dio per ogni pecorella e ogni agnello del Suo gregge. Ammonisce l’Apostolo: “Hic jam quæritur inter dispensatores, ut fidelis quis inveniatur” (I Cor 4, 2), “quanto si richiede negli amministratori è che siano fedeli”».

«I Responsa ad Dubia sono coerenti con Traditionis custodes – conclude Mons. Viganò -, ed esplicitano l’indole eversiva di questo “pontificato”, in cui il potere supremo della Chiesa è usurpato per ottenere uno scopo diametralmente opposto a quello per il quale Nostro Signore ha costituito in autorità i Sacri Pastori e il Suo Vicario in terra. Un potere indocile e ribelle a Colui che lo ha istituito e che lo legittima, un potere che si crede fide solutus, per così dire, secondo un principio intrinsecamente rivoluzionario e quindi eretico. Non dimentichiamolo: la Rivoluzione rivendica a sé un potere che si giustifica per il solo fatto di essere rivoluzionario, eversivo, cospiratorio e antitetico al potere legittimo che intende abbattere; e che appena giunge a ricoprire ruoli istituzionali viene esercitato con autoritarismo tirannico, proprio perché non è ratificato né da Dio né dal popolo».

«Non voglio entrare nel merito dei deliri dei Responsa – osserva Mons. Viganò -: basta conoscere la ratio legis per respingere Traditionis custodes come un documento ideologico e fazioso, redatto da persone vendicative e intolleranti, pieno di velleità e di grossolani errori canonici, con l’intenzione di proibire un rito canonizzato da duemila anni di Santi e Pontefici e imporne uno spurio, copiato dai luterani e raffazzonato dai modernisti, che in cinquant’anni ha causato un immane disastro al corpo ecclesiale e che, proprio per questa sua efficacia devastatrice, non deve conoscere deroga. Non c’è solo la colpa: c’è anche il dolo e il duplice tradimento del divino Legislatore e dei fedeli».

Quindi, scrive Mons. Viganò, «Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici si trovano ancora una volta a dover compiere una scelta di campo: o con la Chiesa Cattolica e la sua dottrina bimillenaria e immutabile, o con la chiesa conciliare e bergogliana, con i suoi errori e i suoi riti secolarizzati. E questo avviene in una situazione paradossale in cui la Chiesa cattolica e la sua contraffazione coincidono nella medesima Gerarchia, alla quale i fedeli sentono di dover obbedire in quanto espressione dell’autorità di Dio e contemporaneamente di dover disobbedire in quanto traditrice e ribelle».
«Certo – sottolinea Mons. Viganò -, non è semplice disobbedire al tiranno: le sue reazioni sono spietate e crudeli; ma persecuzioni ben peggiori furono quelle che dovettero patire nel corso dei secoli i Cattolici che si trovarono a dover affrontare l’arianesimo, l’iconoclastia, l’eresia luterana, lo scisma anglicano, il puritanesimo di Cromwell, il laicismo massonico della Francia e del Messico, il comunismo sovietico, della Spagna, della Cambogia, della Cina… Quanti vescovi e sacerdoti martirizzati, imprigionati, esiliati. Quanti religiosi massacrati, quante chiese profanate, quanti altari distrutti. E tutto questo perché? Perché i Sacri Ministri non hanno voluto rinunziare al tesoro più prezioso che Nostro Signore ci ha donato: la Santa Messa. La Messa che Egli ha insegnato a celebrare agli Apostoli, che gli Apostoli hanno trasmesso ai loro Successori, che i Papi hanno custodito e restaurato e che da sempre è al centro dell’odio infernale dei nemici di Cristo e della Chiesa. Pensare che quella Santa Messa, per la quale i missionari inviati in terre protestanti o i sacerdoti prigionieri dei gulag rischiavano la propria vita, sia oggi proibita dalla Santa Sede è motivo di dolore e di scandalo, oltre che un’offesa ai Martiri che quella Messa hanno difeso fino all’ultimo respiro. Ma queste cose le può capire solo chi crede, chi ama, chi spera. Solo a chi vive di Dio».

E aggiunge: «Chi si limita ad esprimere riserve o critiche a Traditionis custodes e ai Responsa cade nel tranello dell’avversario, perché riconosce legittimità ad una legge illegittima e invalida, voluta e promulgata per umiliare la Chiesa e i suoi fedeli, per fare un dispetto ai “tradizionalisti” che osano nientemeno che avversare dottrine eterodosse condannate fino al Vaticano II, da esso fatte proprie e oggi assurte a cifra del pontificato bergogliano. Traditionis custodes e Responsa vanno semplicemente ignorati, respinti al mittente. Vanno ignorati perché è chiara la volontà di punire i Cattolici rimasti fedeli, di disperderli, di farli scomparire».

Perciò, conclude Mons. Viganò, «rimango sgomento dinanzi al servilismo di tanti Cardinali e Vescovi, che per compiacere Bergoglio calpestano i diritti di Dio e delle anime loro affidate e che si fanno un merito di mostrare la propria avversione per la Liturgia “preconciliare”, considerandosi meritevoli del pubblico encomio e dell’approvazione vaticana. A costoro sono rivolte le parole del Signore: “Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio” (Lc 16, 15)».

Allora, cosa fare, secondo l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò? «La risposta coerente e coraggiosa dinanzi a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica deve essere la resistenza e la disobbedienza a un ordine irricevibile. Rassegnarsi ad accettare questa ennesima sopraffazione significa aggiungere un altro precedente alla lunga serie di abusi sinora tollerati, e con la propria obbedienza servile rendersi responsabili del mantenimento di un potere fine a se stesso.

«Occorre che i Vescovi, Successori degli Apostoli, esercitino la propria sacra autorità, nell’obbedienza e nella fedeltà al Capo del Corpo Mistico, per porre fine a questo colpo di stato ecclesiastico che si è consumato sotto i nostri occhi. Lo richiede l’onore del Papato, oggi esposto al discredito e all’umiliazione da colui che occupa il Soglio di Pietro. Lo richiede il bene delle anime, la cui salvezza è suprema lex della Chiesa. Lo richiede la gloria di Dio, rispetto alla quale nessun compromesso è tollerabile.

«L’Arcivescovo polacco mons. Jan Paweł Lenga ha detto che è il momento di una controrivoluzione cattolica, se non vogliamo vedere la Chiesa sprofondare sotto le eresie e i vizi dei mercenari e dei traditori. La promessa del Non prævalebunt non esclude minimamente, anzi chiede e pretende una azione ferma e coraggiosa non solo da parte dei Vescovi e dei sacerdoti, ma anche dei laici, che mai come oggi sono trattati come sudditi, nonostante i fatui appelli alla actuosa participatio e al loro ruolo nella Chiesa. Prendiamone atto: il clericalismo ha raggiunto il proprio apice sotto il “pontificato” di chi ipocritamente non fa altro che stigmatizzarlo».

Salus animarum suprema lex

La legge suprema della Chiesa
è la salvezza delle anime,
fondamento non solo del diritto canonico,
ma della vita spirituale di ogni battezzato,
che deve avere come regola irrinunciabile
del proprio agire
la salvezza della propria anima.

Corollario

Per capire le limpide e coraggiose parole di Mons. Viganò, il caso del pasdaran bergogliano, il Cardinale Blase Cupich – di cui si è parlato anche recentemente, come assistente-tagliatore di teste nel caso Turkson [QUI] – nominato il 20 settembre 2014 da Papa Francesco Arcivescovo metropolita di Chicago, una delle nomine della filiera McCarrick, giunto a quella posizione grazie all’aiuto del chiacchierato Cardinale Maradiaga e su consiglio dell’ex Cardinale Eugene McCarrick.

Il Cardinale Blase Cupich, Arcivescovo metropolita di Chicago.

La rigida persecuzione della Messa Tradizionale continua senza misericordia. Il Cardinale Blase Cupich ha emanato nuove regole per l’Arcidiocesi di Chicago che limita la celebrazione della Messa Tradizionale e vieta l’uso del messale romano pre-Concilio Vaticano II per la celebrazione della Messa Tradizionale la prima domenica di ogni mese, per il Natale, per il Triduo e la Domenica di Pasqua e la Domenica di Pentecoste. Le Messe nel Novus Ordo possono essere celebrate in latino ma il sacerdote deve affrontare il popolo come “manifestazione concreta” di accettazione dell’insegnamento del Concilio Vaticano II (il Concilio non ha detto nulla sulla direzione del celebrante durante la Messa ma presupponeva ad orientem).

Nel 2016 il Cardinal McCarrick, chiacchieratissimo da anni, ha ricevuto un premio, meno di due prima di essere costretto alle dimissioni per gli abusi sessuali commesso su seminaristi. A darglielo è un suo vecchio amico, Blase Cupich, che nel frattempo ha fatto carriera, come altri amici di McCarrick, diventati cardinali con Bergoglio: Cupich è stato creato cardinale da Papa Francesco nel Concistoro del 19 novembre 2016. Quello che è chiaro è che gli uomini più vicini a McCarrick, sia personalmente, sia idealmente, ha fatto fatto una carriera fulminea e in questi ultimi anni sono stati tutti creati cardinali, come Blase Cupich; Joseph William Tobin, C.SS.R. (dal 2016 Arcivescovo metropolita di Newark ed ex ufficio Superiore ecclesiastico di Turks e Caicos); e Kevin Farrell (dal 2016 Prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, dal 2019 Camerlengo di Santa Romana Chiesa e dal 2020 Presidente della Commissione di materie riservate). E hanno continuato da una parte a predicare una nuova dottrina riguardo all’ideologia LGBTQI+, dall’altra a frequentare ed elogiare un omosessuale abusatore sessuale seriale.

«(1/2) This is Midnight Mass 2021 at a Catholic Church in Chicago. This is fully approved by Cardinal Cupich (The Eucharistic Prayer is improvised so it’s likely not valid) [Questa è la Messa di mezzanotte del 2021 in una chiesa cattolica a Chicago. Questo è pienamente approvato dal Cardinale Cupich (La Preghiera Eucaristica è improvvisata quindi probabilmente non è valida)» (Diane Montagna @dianemontagna – Twitter, 28 dicembre 2021) [QUI].

«(2/2) But this, happening in the same Diocese of Chicago, at the same time, is no longer permitted and is not acceptable as Catholic, according to His Eminence Cardinal Cupich [Ma questo, accadendo nella stessa Diocesi di Chicago, allo stesso tempo, non è più permesso e non è accettabile come Cattolico, secondo Sua Eminenza il Cardinal Cupich]» (Diane Montagna @dianemontagna – Twitter, 28 dicembre 2021) [QUI].

«Cardinal Cupich’s brutal new policy for implementing PopeFrancis’s Traditionis custodes even appeared today (in Italian) on page 8 of the semi-official Vatican newspaper, L’Osservatore Romano—right next to an article titled, “Defending the little ones from the new Herods” [La brutale nuova politica del Cardinal Cupich per l’attuazione della Traditionis custodes di Papa Francesco è apparsa anche oggi (in italiano) a pagina 8 del semi-ufficiale quotidiano vaticano, L’Osservatore Romano, proprio accanto a un articolo intitolato “Difendere i piccoli dai nuovi Erode”]» (Diane Montagna @dianemontagna – Twitter, 28 dicembre 2021).

Per non dimenticare, Blase Cupich è la persona che Papa Francesco ha voluto presiedesse il Comitato organizzatore dell’incontro che si è tenuto in febbraio 2019 in Vaticano sul tema “La protezione dei minori nella Chiesa”.

«”Il Papa ha un’agenda più grande”: Cardinale Cupich. Il Cardinale Blase Cupich parla [il 28 agosto 2018] con Mary Ann Ahern della NBC 5 delle accuse esplosive di un ex funzionario ecclesiastico di alto rango [Arcivescovo Carlo Maria Viganò, Nunzio Apostolico emerito] che sostiene che il Papa era a conoscenza di accuse di cattiva condotta sessuale nei confronti di un cardinale americano [Theodore McCarrick] e dice che quel cardinale era responsabile della nomina di Cupich a Chicago. “Il Papa ha un programma più grande”, ha detto il Cardinal Cupich. “Deve andare avanti con altre cose, parlare dell’ambiente e proteggere i migranti e portare avanti il lavoro della Chiesa. Non andremo a scendere in una tana di coniglio con questo (“we’re not going to go down a rabbit hole on this”) [l’espressione “scendere in una tana di coniglio” significa entrare in una situazione o iniziare un processo o un camino che è particolarmente strano, problematico, difficile, complesso, caotico o di confusione, specialmente diventando così sempre di più mentre si sviluppa; è un’allusione alle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll]» (NBC News Chicago).

Articoli precedenti sulla sciagura dell’ennesimo Motu proprio di Papa Francesco, dal titolo Traditionis custodes [*]

Il Vescovo Athanasius Schneider: “Traditionis custodes” è norma violenta e ingiusta, non va applicata. I Cardinali avvertano il Papa dell’ingiustizia commessa – 24 dicembre 2021
– Padre Claude Barthe: “Nel nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione attraverso la non accoglienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta” – 18 dicembre 2021
– Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di Traditionis custodes. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo” – 10 novembre 2021
– Dalla pace di Benedetto alla guerra di Francesco. Fedeli Cattolici rispondono al contestato Motu proprio Traditionis custodes – 1° novembre 2021
– Separare la realtà dalla fiction, il fatti dalla narrazione. La storia nascosta dietro il contestato Motu proprio Traditionis custodes. Il sondaggio dei Vescovi fu tradito o ignorato – 10 ottobre 2021
– Traditionis custodes. Lettera di fedeli legati alla Messa tradizionale ai cattolici di tutto il mondo, che dal Papa regnante attendono del pane anziché delle pietre – 10 settembre 2021
– Traditiones custodes: “Una nuova guerra liturgica nella Chiesa”. Intervista di Présent a Padre Claude Barthe. Ignorato il bene delle anime – 31 luglio 2021
– Traditionis custodes: un atto di debolezza – 28 luglio 2021
– “Dacci indietro la Messa”. Il 10° Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum – 17 luglio 2021
– Prendere il bosco. Traditionis custodes, Motu proprio umiliante, rigido e sciagurato: non c’è posto per la tradizione liturgica nella chiesa bergogliana. Il Concilio Vaticano II è la questione reale – 17 luglio 2021
– Con “Traditionis custodes” Papa Francesco tenta di ridurre drasticamente l’uso della Messa tridentina. Il testo del Motu proprio e della Lettera di accompagnamento – 17 luglio 2021

[*] Papa Francesco ha firmato 35 Motu proprio in 8 anni, mentre San Giovanni Paolo II in 27 anni ne ha firmati 32.

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