Movimento degli studenti contro il Green Pass: democrazia in pericolo, abbattuto lo stato di diritto. Quale libertà?

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Riportiamo il discorso di Alessia Giulimondi, Portavoce del Movimento degli studenti contro il Green Pass, tenuto ieri, sabato 18 dicembre 2021 a Roma durante la manifestazione al Circo Massimo: “Mentre loro scatenano la guerra, noi veniamo nelle piazze a scambiarci libri e musica per ricordarci che alla fine siamo soltanto anime in cerca di poesia e amore, siamo solo uomini che cercano gli altri uomini”. Segue l’articolo Quale liberta? a firma di Veronica Duranti su Studenticontroilgreenpass.it, in data di ieri.

È sulla vera vita, autentica e incalcolabile che oggi costruiamo le strade e i ponti del nostro avvenire

Abbiamo scritto e detto tanto in questi mesi. Abbiamo fatto tanto. Sono stati organizzati cortei e lezioni all’aperto, abbiamo partecipato alle manifestazioni, siamo saliti sul palco, abbiamo parlato, gridato, denunciato l’abbattimento dello stato di diritto, il grande pericolo in cui versa la democrazia e la libertà umana. Abbiamo urlato che l’umanità si sta perdendo, che quest’insensatezza rischia di farci estinguere.

In pochi hanno capito. In pochi hanno reagito. Questo perché non è più tempo di parole, né di avvertimenti, non è più tempo di proposte, né di discorsi in piazza. Non c’è più tempo per i convegni e per le conferenze e non siamo stati noi i primi a dirlo. Oggi stiamo dimostrando che l’umanità esiste e resiste, che non ha paura di unirsi e di toccarsi, che non nasconde il volto, perché è stanca di temere il rischio di vivere la vita.

Abbiamo organizzato un evento che si distingua da una società che vende paura e solitudine, frustrazione e inutile allarmismo. Siamo responsabili noi ragazzi della società che ci si apre davanti, siamo responsabili noi per un futuro che sceglie la Vita e non la squallida sopravvivenza, che sceglie la comunità e non l’isolamento consumistico di un’ignobile autoconservazione.

Siamo noi che, insieme a tutti coloro che sostengono la Vita, scegliamo di costruire oggi le abitazioni senza barriere che ci ospiteranno domani, le nazioni senza frontiere che forgeranno la nostra identità, dove l’umanità si scambia i suoi odori e non si riconosce in alcun calcolo probabilistico, non basa la sua vita sulle curve di contagio, ma sulla pelle dell’altro, che è solo pelle e pura Vita.

È sulla vera vita, autentica e incalcolabile che oggi costruiamo le strade e i ponti del nostro avvenire. Basterà chiudere gli occhi e permettere ad ognuno di noi di immaginare cosa sia davvero l’avvenire, che trascende le stime e le chiacchiere di una scienza ottusa e schiava di se stessa.

Basterà prendersi per mano e ascoltare il rumore di quest’umanità tradita che con forza si rialza in piedi e si rifiuta di ascoltare una volta di più il terrorismo che quotidianamente le viene riversato addosso. Oggi stiamo materialmente costruendo un posto e in questo posto le giornate trascorrono all’aperto, dove v’è spazio per respirare e quando si è tanti ci si stringe insieme, perché l’umanità, in fondo, è una famiglia.

In questo posto la Vita non è massa, ma individualità condivisa e non si muore mai da soli, perché la morte è inevitabile, la solitudine no. Per questo, in questo posto, non si ha mai paura.  Una rete umana di persone che imparano di nuovo come ci si vuole bene per davvero è la risposta alla mortificazione dell’esistenza che operano ogni giorno i nostri governi.

Il rifiuto netto e inamovibile delle loro politiche è la vera ribellione di quest’umanità ferita. Perché siamo feriti, ma non siamo morti e, mentre loro scatenano la guerra, noi veniamo nelle piazze a scambiarci libri e musica per ricordarci che alla fine siamo soltanto anime in cerca di poesia e amore, siamo solo uomini che cercano gli altri uomini.

Dovremmo imparare ad ignorare le loro insegne di morte e le loro ridicole dichiarazioni di guerra e semplicemente vivere, reimparare a farlo se necessario, fuori dagli schermi di quest’oppressione mentale che è il mondo contemporaneo, fuori dal loro linguaggio censorio e terroristico, fuori da tutto quello che toglie sangue e carne alla Vita.

Alessia Giulimondi

Fonte: LabParlamento.it.

Quale liberta?
di Veronica Duranti
Studenticontroilgreenpass.it, 18 dicembre 2021


La libertà  non è un diritto, la libertà è una condizione dell’uomo. Così come la salute in sé non è un diritto ma uno stato psicofisico.

Di riflesso esiste un diritto a non vedersi lesa la salute ed un diritto a non vedersi lesa la libertà. Entrambi i diritti, a differenza dei beni che tutelano che sono elementi intrinseci dell’uomo, sono frutto del contesto socio-economico e culturale di una data comunità in un preciso momento storico.

Non esiste un diritto astratto alla libertà generalmente intesa, così come non esiste un diritto alla salute intesa astrattamente. Cosa è la salute? Cosa si intende per libertà?

Premesso che la libertà dell’essere umano quando viene al mondo è potenzialmente infinita e resterebbe tale in una terra popolata da un solo individuo, nel momento in cui l’uomo si trova a vivere in gruppo la libertà subisce delle restrizioni spontanee o concordate causate dalle esigenze di vita stesse. La domanda che un gruppo composto da più di un individuo si trova di fronte non è “come tutelare la libertà?” ma “come e perché limitare la libertà?”. Cioè in base a quali principi e a quali valori è giusto che la libertà, caratteristica intrinseca e potenzialmente infinita dell’uomo, venga limitata affinché vengano garantiti a tutti e ad ognuno una serie di diritti fondamentali.

In questo periodo è emersa come mai prima d’ora la contrapposizione, a mio parere fittizia, tra libertà dell’individuo e tutela della collettività. Le persone sono realmente libere solo se vivono in una collettività organizzata e regolata in maniera tale non che la libertà di ognuno sia infinita e indefinita, ma dove il suo limite costituisca un dovere nei confronti di ognuno degli altri membri della comunità e viceversa. Non esistono diritti senza corrispondenti doveri. Non esiste una libertà indefinita senza che essa si trasformi nella tirannia del più forte.

Il compito di ogni comunità è definire su quali principi ordinarsi e quali sono i diritti fondamentali ai quali corrispondono altrettanti doveri.

La libertà individuale non è in contrapposizione con la tutela della collettività perché in una collettività sana tutti i diritti del singolo trovano tutela. Ciò a cui stiamo assistendo in questi tempi ci porterà a rifiutare ogni dovere verso i nostri simili e un individualismo ancora più sfrenato di quello precedente se non siamo in grado di discernere la fonte delle limitazioni e dei ricatti dei quali siamo vittime dalla maschera dietro cui si nascondono.

La tutela della collettività, il rispetto di doveri reciproci, la solidarietà “politica, economica e sociale” della nostra Costituzione sono valori giusti.
Ciò che non è giusto è usarli come pretesto per applicare misure che non sono volte assolutamente alla difesa della collettività ma alla difesa dei singoli.

In una collettività equa, giusta e solidale la maggioranza non imporrebbe mai un trattamento sanitario obbligatorio sperimentale e potenzialmente mortale alla minoranza, ma attraverso il rispetto di doveri reciproci appunto e attraverso reciproche limitazioni della libertà, si troverebbe un compromesso rispettoso dei principi sui quali quella collettività si fonda, nel nostro caso la Costituzione.

Il punto cruciale che non si capisce è che queste misure non sono frutto del predominio della collettività sui singoli, come appare, ma al contrario dell’indefinita e illimitata libertà di pochi singoli sulla collettività. In una società piramidale e classista la libertà piena è esercitata solo da chi possiede i mezzi economici e di conseguenza il potere politico per esercitarla e imporre invece alla collettività leggi limitative della libertà individuale e collettività, non in virtù di qualche principio, ma come difesa del loro potere economico e politico.

Quello che dobbiamo fare non è rispondere a questa società individualista e ipocritamente solidale con altro individualismo e disprezzo della collettività ma ripensare un modello di società non piramidale ma orizzontale e trovare nuovi modi di far coesistere la libertà individuale e il benessere della collettività senza cadere nella trappola della reazione allo stato di cose presenti e contrapporre all’individualismo delle élite camuffato da tutela della comunità un individualismo e un egoismo “popolare” che porterà a conseguenze e una forma di stato e di governo non diverse da quelle attuali. Dopo le esperienze liberali e l’esperienza sovietica, spetta alla nostra generazione trovare un nuovo modo di far coesistere la già ricercata da Pisacane “Libertà e Associazione”.

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