Numeri ufficiali Covid-19 del 31 ottobre 2021. Campagna di Amnesty International: operatori sanitari e sociosanitari delle RSA messi a tacere e inascoltati in piena pandemia

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«Waarom zouden regeringen nog de moeite doen om een lastig wetgevend proces te doorlopen als ze hun burgers toch in het gareel kunnen dwingen door hen af te dreigen met sociaal isolement, via een simpele aanpassing van het algoritme van de QR-pass [Perché i governi dovrebbero ancora fare la fatica di passare attraverso un estenuante processo legislativo, quando comunque possono mettere in riga i propri cittadini ricattandoli con la minaccia di isolamento sociale, attraverso una semplice modifica dell’algoritmo del QR-pass?]» (Joren Vermeersch @JorenVermeersc1 – Twitter, 30 ottobre 2021).

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi domenica 31 ottobre 2021

Ricoverati con sintomi: 2.754 (+47) [Occupazione al 5%]
In terapia intensiva: 342 (-4) [con 18 nuovi ingressi del giorno] [*] [Occupazione al 4%]
Deceduti: 132.100 (+26)
Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose): 44.769.954 (82,89% degli over 12) [Aggiornato al 31 ottobre 2021 ore 18:10] [**]

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] La vaccinazione in tempo reale: QUI.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 213 (-1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Rapporto di Amnesty International Italia: Messi a tacere e inascoltati lavoratori e lavoratrici delle RSA, per aver criticato la risposta alla pandemia da Covid-19. Urgenza di rispondere all’allarme lanciato dalle operatrici e dagli operatori sanitari e sociosanitari

In Italia, operatrici e operatori sanitari e sociosanitari impiegati nelle strutture residenziali per anziani che avevano segnalato le precarie e insicure condizioni di lavoro durante la pandemia da Covid-19, sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari iniqui e sono andati incontro a ritorsioni da parte dei datori di lavoro. È quello che è emerso dalla nuova ricerca di Amnesty International [MESSI A TACERE E INASCOLTATI IN PIENA PANDEMIA. URGENZA DI RISPONDERE ALL’ALLARME LANCIATO DALLE OPERATRICI E DAGLI OPERATORI SANITARI E SOCIOSANITARI IN ITALIA].

Invece di affrontare le criticità sollevate, come quelle sull’uso dei dispositivi di protezione individuale e sul numero dei contagi nelle strutture residenziali, i datori di lavoro hanno imposto il silenzio, effettuato licenziamenti ingiusti e adottato misure antisindacali.

“Operatrici e operatori sanitari e sociosanitari delle strutture residenziali sono stati in prima linea nella lotta contro la pandemia da Covid-19 e sono stati elogiati dal governo italiano per il duro lavoro svolto in condizioni terribili. Tuttavia, queste stesse persone sono state ridotte al silenzio dai loro datori di lavoro quando hanno cercato di esprimere preoccupazione sul trattamento degli ospiti anziani e sulla propria sicurezza”, ha dichiarato Marco Perolini, ricercatore di Amnesty International sull’Europa occidentale.

Per condurre la sua ricerca, tra febbraio e agosto del 2021 Amnesty International ha parlato con 34 tra professioniste e professionisti nonché operatori e operatrici in servizio nelle strutture residenziali durante la pandemia da Covid-19, così come con avvocati, esperti del settore e sindacalisti. Ne è emerso un quadro di un settore ad alta presenza femminile (circa l’85 per cento del totale) e sotto alta pressione a causa della mancanza di personale, degli stipendi bassi e delle pericolose condizioni di lavoro: il tutto, nel contesto della peggiore pandemia degli ultimi 100 anni.

La pandemia ha colpito duramente il personale delle strutture residenziali. Secondo dati ufficiali, il 65.6 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno contratto il Covid-19 in Italia, nonché quasi un quarto dei deceduti, erano all’interno di tali strutture.

Misure disciplinari e antisindacali

Un terzo delle persone intervistate da Amnesty International durante la sua ricerca ha denunciato un clima di paura e di ritorsioni sul posto di lavoro. Gli avvocati hanno riferito oltre dieci casi di procedimenti disciplinari e di licenziamenti, riguardanti anche rappresentanti sindacali che avevano denunciato la mancanza di adeguate misure sanitarie e di sicurezza in varie strutture residenziali sia pubbliche che private.

Nel maggio 2021 il Tribunale del lavoro di Milano ha stabilito che Hamala, operatore sociosanitario che lavorava con contratto in outsourcing in una delle principali strutture residenziali del capoluogo lombardo, era stato licenziato ingiustamente un anno prima dalla cooperativa per la quale lavorava. La sentenza ha ordinato il reintegro di Hamala e il versamento di un’indennità, e ha sottolineato che informare le autorità giudiziarie delle irregolarità fosse una questione di interesse pubblico, perché avrebbe potuto evitare la morte delle persone anziane residenti nelle strutture.

“Marco”, un altro operatore sociosanitario che lavora in una struttura residenziale privata, ha dichiarato: “Le cooperative e le strutture residenziali pubbliche hanno messo la museruola alle persone che hanno denunciato o parlato con la stampa”.

La legge sul “whistleblowing”, entrata in vigore in Italia nel 2017, protegge coloro che denunciato irregolarità sul posto di lavoro. Tuttavia, non garantisce loro adeguata protezione per quanto riguarda la riservatezza e l’indipendenza nel settore privato, che gestisce il 73 per cento delle strutture residenziali in Italia. Le autorità italiane devono proteggere tutti gli operatori sanitari e sociosanitari nelle strutture del settore privato.

Un numero sconvolgente di decessi

Fino al 29 settembre 2021, in Italia la pandemia da Covid-19 aveva causato oltre 130.200 decessi, il 95 per cento dei quali relativi a persone ultrasessantenni. Secondo alcune stime, l’8,5 per cento di tutte le persone ospitate nelle strutture residenziali è deceduto nei primi mesi della pandemia.

Nel dicembre 2020 Amnesty International aveva evidenziato il fallimento delle autorità italiane nell’implementare politiche adeguate a proteggere le persone anziane nelle strutture residenziali e in particolare i loro diritti alla vita, alla salute e a essere liberi dalla discriminazione [QUI].

Se la campagna vaccinale, che ha dato priorità alle persone all’interno delle strutture residenziali, al personale sanitario e sociosanitario, ha ridotto la morbilità e la mortalità tra gli anziani e tra coloro che operano all’interno di tali strutture, i problemi che affliggono da tempo questo settore (salari bassi, impiego prevalentemente femminile, condizioni di lavoro precarie) rimangono irrisolti.

L’urgenza di un’inchiesta indipendente

Le autorità italiane devono assicurare che le voci di queste lavoratrici e di questi lavoratori siano ascoltate. Amnesty International chiede pertanto al parlamento di istituire una commissione indipendente d’inchiesta che si concentri in particolare sulla situazione delle strutture residenziali [QUI]. Attualmente risultano al vaglio parlamentare diverse proposte di inchiesta per indagare differenti aspetti dell’emergenza sanitaria, tra cui la congruità delle misure di gestione dell’epidemia, le modalità con cui la stessa si è diffusa e l’efficacia del sistema delle strutture residenziali. Tuttavia, ad oggi, nessuna commissione è stata ancora istituita.

Detta commissione dovrebbe anche prendere in esame le gravi preoccupazioni sollevate dal personale e dai sindacati in tema di sicurezza, salute e precarie condizioni di lavoro durante la pandemia da Covid-19 e nel periodo precedente.

“È fondamentale che il parlamento italiano istituisca una commissione indipendente d’inchiesta in modo da apprendere dalle lezioni del passato, prevenire errori come quelli commessi in precedenza e assicurare giustizia per tutte le morti che potevano essere evitate e a coloro che sono stati ingiustamente sottoposti a ritorsioni”, ha sottolineato Debora Del Pistoia, ricercatrice di Amnesty International Italia.

Una tendenza repressiva globale

Il bavaglio posto a operatrici e operatori sanitari e sociosanitari nelle strutture residenziali italiane fa parte di un’allarmante tendenza mondiale di violazione della libertà di espressione durante la pandemia da Covid-19. Il personale di queste strutture è stato preso di mira a causa delle sue denunce in vari paesi tra cui Polonia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.

Ulteriori informazioni

Questa ricerca fa parte di una serie di ricerche condotte da Amnesty International in vari paesi europei sull’impatto del Covid-19 sui diritti di lavoratori e lavoratrici essenziali. La precedente ricerca “Austria: le lavoratrici migranti del settore assistenziale vogliono più diritti” è stata pubblicata il 1° luglio 2021 [QUI].

Il rapporto è disponibile anche in inglese [QUI].

Per firmare la petizione: QUI.
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