Freccero con Cacciari e Agamben: no al certificato verde. L’adesione acritica dei cittadini è più inquietante dell’autoritarismo. Brizzi: siamo padroni della nostra anima. La libertà di scelta è un nostro diritto

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Riportiamo il lucido intervento Sto con Cacciari no al green pass di Carlo Freccero, tratto da La Stampa del 29 luglio 2021, sul certificato verde vaccinale anti coronavirus cinese di Wuhan. Un intervento del giornalista, autore e critico televisivo, già direttore di RAI Due, dirigente aziendale, voce fuori dal coro del politicamente corretto: “Cacciari ha ragione, siamo ipnotizzati”.

Carlo Freccero.

Poi seguono due articoli da La Porta d’Oro a firma di Salvatore Brizzi: La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri (“una delle frasi più sbandierate in faccia al popolino in questo periodo e, al contempo, una delle frasi più stupide che siano mai state prodotte dal genere umano”) e Lo faccio per tornare alla vita di prima (“parlando di coloro che hanno ideato e messo in atto un espediente sanitario, per ottenere degli scopi che sono finanziari, sociali e politici. Pensate forse che uno come Speranza possieda le capacità intellettuali necessarie ad agire in malafede o architettare alcunché di diabolico?”), rispettivamente del 29 e 30 luglio 2021.

Ho già più volte ribadito che mi sono vaccinato, in modo ragionato e per libera scelta, per me stesso e per i miei cari. E che sono contrario al certificato verde. Sostengo il dissenso rappresentato da voci illustri come quelle di Agamben, Cacciari, Freccero e da voce anche meno noti. Ritengo che la democrazia sia in serio pericolo con la dittatura sanitaria. È un principio non rinunciabile che non è possibile barattare la libertà di pensiero e di espressione con nulla, nemmeno con la salute. Altrimenti tutti coloro che sono morti per essa nella storia sarebbero morti invano. Lo dobbiamo anche nel rispetto per i morti da Covid-19 (per o con non fa differenza), gran parte a causa delle decisioni scellerati di un #brancodibalordi che pretende di “governarci”.

Freccero ha centrato la questione con poche parole: “Questa adesione acritica dei cittadini è più inquietante dell’autoritarismo”. In passato abbiamo già più volte evidenziato come il diffuso analfabetismo funzionale è la grande sciagura. L’unica strada per uscirne è la metacognizione: leggere e rifarsi le idee piano piano e con calma, per uscire dal pensiero unico e valutare da soli, con la propria testa.

Poi, quando ascoltate coloro che dicono: “Norimberga, addirittura la Shoah, per un vaccino? Questi mi pare che sparino ai passeri con il cannone”, ricordatevi che prima di arrivare ai cannoni e alle camere a gas, ci è voluto del tempo e soprattutto, le masse acritiche e ipnotizzati, portate attraverso numerose Finestre di Overton. Soprattutto coloro che sono sopravvissuti a queste lezioni della storia, dovrebbero ricordarsi come si è arrivato alla “soluzione finale”: il “calvario è incominciato a piccoli passi con la segregazione ed il divieto sempre più esteso a partecipare alla vita sociale, a entrare in determinati contesti, a viaggiare”.

Carlo Freccero.

Il dibattito
Sto con Cacciari no al green pass
di Carlo Freccero
La Stampa, 29 luglio 2021


È necessario arrivare ad un punto di rottura perché la rottura si realizzi. Dall’inizio della pandemia i popoli di tutto il mondo sono scesi in piazza innumerevoli volte. Gli italiani sembravano sedati da una sorta di ipnosi. Con il green pass il miracolo si è compiuto: le piazze italiane si sono riempite. Ed è interessante notare che in piazza a contestare c’erano non solo i no-vax, ma anche i vaccinati, che, per motivi di principio, protestano per tutelare le libertà costituzionali.

Lo stesso concetto è ribadito da Cacciari nell’articolo di ieri: io mi sono vaccinato, ma la democrazia è libertà di scelta e questa libertà di scelta va difesa. Nel contesto del generale risveglio si pone il pezzo firmato congiuntamente da Cacciari e di Agamben che, bisogna dargliene atto, è stato l’unico ad intervenire dai primi giorni della pandemia con i suoi interventi quotidiani su Quodlibet. Purtroppo la sua voce è stata isolata ed ascoltata solo da minoranze. Per attirare l’attenzione di un numero sufficiente di persone, bisognava esagerare. E si è esagerato.

La somministrazione dei vaccini è stata affidata all’esercito per sottolineare il clima di emergenza, di protezione civile in cui ci troviamo. Ma per chi ha la mia età l’idea di una scelta sanitaria imposta dall’esercito ha qualcosa di inquietante come inquietanti suonano le minacce di mandare l’esercito porta a porta a «stanare» i non vaccinati. Analogamente, per quelli della mia generazione, la morte di De Donno evoca il fantasma di Pinelli. Per la mia professione nella comunicazione il primo problema che ha attirato la mia attenzione è stato da subito la mancanza di alternativa imposta al discorso pandemico.

Democrazia significa tutela del parere delle minoranze. Questo parere è stato sradicato in nome della scienza, chi lo professava è stato zittito ed insultato nei dibattiti pubblici. Nell’articolo contro il green pass, pubblicato dall’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli, Agamben e Cacciari criticano il green pass affermando che «la discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica» [QUI].

L’art. 3 della Costituzione italiana vieta esplicitamente ogni forma di discriminazione. L’affermazione dei due filosofi dovrebbe quindi essere, in qualche modo, ovvia. Invece il fatto stesso che il sito Dagospia definisca l’articolo una «bomba» solo perché dissente dalla vulgata del «mainstream» è una conferma di quanto gli autori espongono nell’articolo citato e cioè del pericolo di una deriva totalitaria. Mi sembra di assoluta evidenza che un’informazione che bandisce qualsiasi forma di dissenso, sia di per sé sinonimo di propaganda.

E la propaganda ha poco di democratico. Da quando è iniziata la pandemia la televisione ci ha abituati alla consuetudine del dibattito unanimistico. Ci sono format e programmi come il talk show che hanno bisogno per esistere di un contraddittorio. Dato che gli invitati sono tutti della stessa idea, essi non sono tenuti a confrontarsi, ma fanno gara tra loro a superarsi in ortodossia ed obbedienza ai vari Dpcm ed ora a Decreti Legge che hanno sostituito la legislazione ordinaria. Mi si obietterà che tutto questo è fatto per il bene comune, un bene comune che autorizza uno stato di eccezione, previsto però in Italia, solo per lo stato di guerra (art. 78 della Costituzione).

Tutela cioè la collettività, ma anche l’individuo. E i trattamenti sperimentali sono esclusi dal codice di Norimberga, dalla dichiarazione di Helsinki, dalla convenzione di Oviedo. Il processo di Norimberga basta da solo ad evocare il nazismo. Gli imputati si difesero sostenendo di aver obbedito agli ordini. Per evitare che queste aberrazioni si ripresentassero fu stabilito un codice a futura memoria. Tra l’altro esso prevede che la sperimentazione sia ammessa solo se «il soggetto volontariamente dà il proprio consenso ad essere sottoposto ad un esperimento».

Senza accettazione volontaria l’esperimento non può avere luogo. Il vaccino è ancora in fase sperimentale. Cito dal bugiardino Pfizer e quindi faccio parlare direttamente le case farmaceutiche produttrici, perché sia ben chiaro che non sto riferendo il mio parere personale: «Per confermare l’efficacia e la sicurezza di Comirnaty il titolare dell’autorizzazione alla emissione in commercio deve fornire la relazione finale sullo studio clinico» e a lato «Dicembre 2023». Sino al 2023 il vaccino sarà una terapia sperimentale con esiti futuri incerti.

In questi giorni la senatrice Segre, sopravvissuta all’Olocausto, è intervenuta dicendo che è folle paragonare vaccino e green pass alla Shoah. Ci sarebbe una sproporzione tra le cose. Ma la senatrice sembra dimenticare che c’è sempre un inizio e la discriminazione è quell’inizio. Per parlare di regime autoritario non è necessario poi arrivare sino ai forni crematori. Basta che la normale vita democratica ed i diritti dei cittadini subiscano delle limitazioni.

In senso opposto va invece l’intervento di un’altra sopravvissuta all’Olocausto che milita invece sul fronte opposto, la signora Vera Sharav. «Conosco le conseguenze – dice la sopravvissuta – di essere stigmatizzati come diffusori di malattie». Il suo calvario è incominciato a piccoli passi con la segregazione ed il divieto sempre più esteso a partecipare alla vita sociale, a entrare in determinati contesti, a viaggiare.

La cosa che più mi ha colpito nell’intervento di Vera Sharav è la lucidità con cui collega il nazismo all’uso autoritario della medicina. In nome della scienza – ci dice – viene cancellato ogni principio morale della società.

Questa affermazione mi fa ricordare il fondamentale intervento di Agamben con la sua «Domanda» rivolta a tutti gli italiani. «Com’ è potuto avvenire che un intero Paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte ad una malattia?». In nome della sopravvivenza e di quella che Agamben chiama «nuda vita» (una vita privata di ogni valore che travalichi la sopravvivenza biologica), gli italiani hanno accettato di lasciar morire i loro anziani in solitudine negli ospedali, hanno accettato di incenerire i cadaveri senza sepoltura, hanno accettato la perdita di ogni principio morale. Ed hanno rinunciato alla vita sociale.

E questa adesione acritica da parte dei cittadini è per certi versi più inquietante dell’autoritarismo del governo. È un indice inequivocabile che i meccanismi dell’autoritarismo sono già stati introiettati da tutti noi come naturali e che appartengono ormai alla quotidianità e al nostro futuro”.

La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri
di Salvatore Brizzi
La Porta d’Oro, 29 luglio 2021


Questa è una delle frasi più sbandierate in faccia al popolino in questo periodo e, al contempo, una delle frasi più stupide che siano mai state prodotte dal genere umano.

Per esempio, esiste la libertà di parola, cioè io posso dire quello che voglio, ma non posso offendere gli altri. La mia libertà di parola finisce dove comincia l’offendibilità dell’altro. Ma che cosa vuol dire? Chi decide qual è il limite oltre il quale l’altra persona ha il diritto di offendersi e quindi io non posso più dirle in faccia quello che penso? L’altra persona di norma è un coglione che si offende se gli dici che il colore della sua cravatta somiglia alla cacca del tuo cane. Io dovrei limitare la mia libertà nel rispetto di questo emerito coglione? E guardando la cosa dal suo punto di vista, lui deve vivere sperando che nessuno mai lo offenda.

Per quanto riguarda me, potete chiamarmi coglione, incapace, truffatore, profittatore, ignorante… e mille altre cose… e io non mi offendo; questo significa che nonostante i vostri sforzi non avreste ancora violato la mia libertà, PERCHÉ LA MIA LIBERTÀ DIPENDE DA ME, NON DA VOI! Vicino a me la vostra libertà di insultarmi è praticamente infinita. Voi potete dirmi quello che volete, ma non potrete mai offendermi, perché io non sono offendibile, in quanto niente di ciò che dite voi può davvero riguardare me (data l’opinione che ho del genere umano), tuttavia questo non significa, ovviamente, che io vi permetta di fare tutto quello che vi passa per la testa. Dovete essere pronti a qualunque genere di reazione l’Assoluto abbia deciso di mettere in atto attraverso il mio apparato psicofisico. Io sono impermeabile a tutto, d’accordo… ma voi siete pronti a tutto… o confidate in una mia mancata reazione!? Forse non avete capito che Gesù si è fatto crocifiggere perché ne avevamo bisogno noi, non perché Lui non fosse capace di scendere da quella croce!

Io devo portare una mascherina, esibire un pass o farmi fare una puntura deltoidale… solo perché non devo limitare la tua libertà di essere uno schiavo del sistema… a sua volta schiavo delle grandi lobby finanziarie… che a loro volta possiedono le case farmaceutiche? Io devo limitare le mie libertà fondamentali per rispettare il diritto di uno schiavo a continuare ad essere schiavo… il diritto di un ignorante a poter continuare ad essere ignorante? Ma quale genere di follia è mai questa?

Mi permetto di dissentire.

Una volta ho detto a un cameriere: «Questa forchetta è sporca, è stata lavata male. Me ne porta un’altra?»

Risposta del cameriere: «Sono cose che possono capitare, non è il caso di prendersela in questo modo! Noi siamo qui a lavorare!».

Evidentemente, ha percepito nelle mie parole un’offesa che nelle mie intenzioni in realtà non era presente. Quindi io, in apparenza, ho ferito la sua sensibilità e ho violato la sua libertà perché, secondo il pensare del terricolo medio, la mia libertà di parlare finisce dove inizia la sua libertà di sentirsi offeso… o maltrattato… o in pericolo di vita. Invece che essere lui a fare un salto di qualità e capire che IL SENTIRSI OFFESI È UN DISTURBO MENTALE CHE ANDREBBE CURATO, sono io che devo limitarmi e stare molto attento a quello che dico e a quello che faccio. Devo vivere nel terrore di poter offendere qualcuno o di poter far ammalare qualcuno.

Follia!

L’altra faccia della medaglia è che se l’altro con un suo comportamento scortese o sconsiderato ha il potere di limitare la mia libertà, ciò significa che il mio livello di libertà viene deciso da lui, non da me, per cui IO NON SONO LIBERO A PRIORI, anche se lui starà attentissimo a non provocare la mia suscettibilità o la mia paura di morire.

E se l’altro non rispetta questa regola e decide che è libero di fare una certa cosa anche se a me non piace, io sono semplicemente fottuto! Sono destinato a star male. Magari lo denuncerò, ma intanto dovrò prendere atto del fatto che L’ALTRO, ALLA FINE È LIBERO DI FARE QUELLO CHE VUOLE. Non solo di andare in giro senza un green pass, ma anche di derubarmi o ammazzarmi. POICHÉ, IN ULTIMA ANALISI, È LA VITA STESSA CHE È LIBERA DI FARMI QUELLO CHE VUOLE… ANCHE SE IO MI METTO POI A DENUNCIARE LE PERSONE A DESTRA E A SINITRA.

Se lo Stato decide che io non posso più sedermi in un ristorante o salire su un treno, o il mio vicino mi dice che se mi vede di nuovo nei d’intorni mi prende a schiaffi, semplicemente perché gli sto antipatico… la mia libertà di movimento è finita. E il discorso sul mio diritto alla libertà muore qui.

Dove voglio arrivare con questo discorso?

Io non posso limitare la mia libertà di espressione in base alla suscettibilità di un altro, così come non posso limitare la mia libertà di movimento in base alla paura di morire di un altro. LA LIBERTÀ, QUELLA AUTENTICA, QUELLA VERTICALE, È UNO STATO DELL’ESSERE, NON QUALCOSA CHE TI POSSONO RUBARE E POI RESTITUIRE, COME IL PORTAFOGLI. Sono perfettamente cosciente del fatto che queste idee siano decisamente poco convenzionali e poco conosciute, tuttavia le Leggi dello Spirito non le ho inventate io. Questo periodo storico è magnifico proprio perché QUANDO TI TOLGONO LA LIBERTÀ ORIZZONTALE, O SVILUPPI QUELLA VERTICALE… O PRENDI LA TANGENTE DELLA FOLLIA.

È bene tener presente che L’ALTRO È LIBERO DI FARE QUELLO CHE VUOLE; poi, in base alla Legge di Attrazione, a ognuno capiterà quello che deve capitare. E se devi morire oggi… stai certo che non sarà il mio green pass a impedirtelo!

E chi la vuol capire… l’ha capita.

Lo faccio per tornare alla vita di prima
di Salvatore Brizzi
La Porta d’Oro, 30 luglio 2021


La scena si svolge davanti al negozio di parrucchiere dove si serve mia moglie.

Stavo parlando con un signore sulla sessantina, mentre anche lui aspettava la moglie, quando a un certo punto se ne esce con questa perla di buonsenso: «Giovanotto, mi sta chiedendo perché ho fatto il green pass? Perché il green pass vuol dire libertà!».

Ecco, dopo questa frase mi si è annebbiata la vista. Lui ha continuato a parlarmi, ma io non ero più auto-cosciente, ero sceso al livello di consapevolezza di un qualunque giornalista sportivo!

«Prima mi sentivo uno schiavo» continua il nostro Martin Luther King «Qui non posso andare… qui non so nemmeno se si può entrare… fra un po’ non si potrà nemmeno viaggiare sui treni. Mi sono fatto due punture ed è tutto finito! Io almeno torno alla vita di prima, gli altri facciano quello che vogliono!».

«Il green pass vuol dire libertà…» ripeto io lentamente, come se mi fossi appena rialzato dopo essere stato investito da un camion. Capite che quando le persone iniziano a ragionare in questo modo, il Sistema si è già fatto strada nelle loro sinapsi e le ha conquistate. Una volta che è avvenuta questa “inversione di pensiero”, non è più possibile compiere un’opera di convincimento, in quanto tutta la realtà comincia ad essere percepita al contrario. Per esempio, chi vuole provare a restare libero… diventa automaticamente causa della tua schiavitù; chi vuole provare a restare sano, evitando di farsi iniettare sostanze sperimentali… diventa automaticamente causa della tua malattia!

Come ho scritto in alcune lezioni private, la fine di un ciclo storico è caratterizzata da un impoverimento generale dell’intelligenza, da un decadimento della moralità e da un fenomeno detto “capovolgimento della visione” o “inversione del pensiero”. Comincia cioè ad essere utilizzata una “logica al contrario”, senza che le persone se ne rendano conto, esattamente come è descritto in quel libro capolavoro che s’intitola: 1984. Se su Atlantide erano i più saggi a governare, adesso è inevitabile che siano i più stupidi oppure i più falsi oppure i più moralmente corrotti. Le eccezioni ci saranno sempre, ma per quanto concerne la folla… non c’è modo di arrestare questo processo di decadimento, se vogliamo poi giungere a una nuova Età dell’Oro. È una questione di completamento dei cicli evolutivi.

Tratto da 1984, di George Orwell:
Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda, sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe; fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l’unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola “bipensiero” ne implicava l’utilizzazione.

«Lei mi fa tanti discorsi sulla libertà» continua il nostro Gandhi davanti all’ingresso del parrucchiere «ma di quale libertà stiamo parlando, se poi non posso nemmeno entrare in un museo o in un cinema? Quando avremo tutti la carta verde sarà una liberazione, perché potremo tornare tutti a fare le cose di prima».

Vedete? Questa è l’INVERSIONE DEL PENSIERO di cui vi sto parlando: la schiavitù diventa libertà, la debolezza diventa potere, arrendersi diventa vincere.

A questo punto l’aspetto sanitario non c’entra più nulla. Quelli che accettano di fare la carta verde non sono interessati a combattere un virus, bensì ad acquisire uno status sociale con minori limitazioni della loro libertà. Sperano, in questo modo, di potersi comprare una fetta di libertà, quando invece stanno inviando all’autorità un segnale contrario, perché se il Sistema si accorge che funziona… lo rifà. Ovviamente, quando parlo del Sistema, non mi sto riferendo ai nostri quattro politici rintronati, ma a coloro che dispongono della finanza internazionale… e quindi governano davvero, tenendo gli Stati per le palle attraverso il debito pubblico.

Sto parlando di coloro che hanno ideato e messo in atto un espediente sanitario, per ottenere degli scopi che sono finanziari, sociali e politici. Pensate forse che uno come Speranza possieda le capacità intellettuali necessarie ad agire in malafede o architettare alcunché di diabolico? È uno che ha sempre la stessa espressione smarrita, quella di chi ha visto un gruppo di turchi violentare il suo insegnante di origami, e si è sentito inutile anche in quell’occasione!

L’incapacità di comprendere salvaguardava la loro integrità mentale. Ingoiavano tutto, senza batter ciglio, e ciò che ingoiavano non le faceva soffrire perché non lasciava traccia alcuna, allo stesso modo in cui un chicco di grano passa indigerito attraverso il corpo di un uccello (1984, di George Orwell).

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

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