Perquisizioni congiunte Gendarmeria SCV-Fiamme gialle, che si potevano evitare. Card. Becciu tra la morsa da boa constrictor papale e il bagnomaria nell’acido muriatico della stampa giudiziaria

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Ieri, 10 giugno 2021 abbiamo scritto: Non si vede l’ombra di processi vaticani dati per “imminenti” e non pare che le indagini nel caso Becciu “si stanno per chiudere”. Tutto fermo “al giro di boa”? Oggi, l’amico e collega Renato Farina, con un articolo su Libero Quotidiano – che riportiamo di seguito – è ritornato sul caso del blitz della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, che ha effettuato delle acquisizioni nella Diocesi di Ozieri. A disporre le perquisizioni in Sardegna, a seguito di una rogatoria dell’Ufficio del Promotore di giustizia vaticano, il Pm di Roma, Maria Teresa Gerace. La polizia giudiziaria è stata mandata nelle sedi legali, amministrative ed operative della Spes, cooperativa sociale legalmente rappresentata da Antonino Becciu, fratello del Cardinale Giovanni Angelo Becciu, nell’ambito dell’indagine giudiziario vaticano per peculato nei suoi riguardi. Altre perquisizioni erano state disposte anche nelle sedi della Diocesi e della Caritas diocesana di Ozieri.

Scrive Farina, che «sono arrivati in Sardegna in sette, quattro fiamme gialle e tre papalini, per un blitz che sarebbe dovuto essere rapido e silenzioso. Ma con la solita riservatezza quest’atto coperto da segreto istruttorio è finito istantaneamente a scelti cronisti romani di giudiziaria. In particolare la più pronta a riferire la notizia è stata Adnkronos. E si è capito chi era il bersaglio dell’operazione multinazionale o se vogliamo ecumenica: il cardinale Angelo Becciu, che ha appreso a mezzo stampa di essere ufficialmente indagato «per più ipotesi di peculato, commesse in qualità di pubblico ufficiale vaticano». Poi conclude, facendo riferimento alle carte dell’istruttoria, fatte filtrare come di consueto ai giornalisti giudiziari di Roma: «Estraggo due parole: “Documentazione indispensabile”. Cioè: ipotesi, sospetti. Dopo otto mesi cercano le prove. È una confessione. Quello che ha indotto il Papa alla defenestrazione seduta stante con annesso sputtanamento galattico, in realtà è un castello costruito sulla sabbia, un tipo di costruzione su cui a quanto pare Gesù Cristo ha avuto a suo tempo parole piuttosto definitive».

Per quanto riguarda la condizione del Cardinal Becciu villipeso (cioè, tenuto a vile, offeso, umiliato), ci pare opportuno riprendere quando scritto il 1° giugno 2021, il giorno prima del suo 73° compleanno, da Il Sismografo – in un articolo che ci era sfuggito 10 giorni fa – che ripercorre le faccende degli ultimi 8 mesi, che ha visto “una campagna mediatica insistente con svariate accuse contro il cardinale, e in questi 8 mesi la Santa Sede mai ha detto una sola parola al riguardo seppure il settimanale L’Espresso del Gruppo GEDI parlò spesso di presunti documenti riservati del Tribunale unico vaticano, che oggi presiede il giudice Giuseppe Pignatone. Questo giurista tuttora scrive periodicamente articoli per questo gruppo editoriale”. Riportiamo di seguito il testo integrale.

Non era mai successo, che i Gendarmi dello Stato della Città del Vaticano sono andati a perquisire in Italia un Vescovado, una Caritas o una Cooperativa sociale, oltrettutto per ottenere una documentazione che avrebbero ottenuto anche con metodi meno indecorosi e offensivi, visto che l’Ordinario diocesano e il legale rappresentante della Cooperativa da otto mesi avevano espresso la disponibilità di fornire la documentazione. Quindi, si è trattato di un “atto che si poteva evitare”, ha dichiarato in una nota l’Avvocato Ivano Iai, che assiste il Vescovo di Ozieri, Mons. Corrado Melis. “La corretta organizzazione amministrativa e la puntuale tenuta della contabilità della Diocesi costituiscono garanzia di gestione regolare e trasparente nel contesto delle attività spirituali e solidali della Diocesi di Ozieri, che si avvale della collaborazione di qualificati enti morali per il raggiungimento degli scopi di carità, sostegno agli ultimi e solidarietà”, si legge nella Nota dell’Avvocato Iai. “Rattrista che potendosi procedere a immediate acquisizioni documentali cui, anche in ragione della provenienza della richiesta da organo superiore della Santa Sede e della disponibilità offerta sin dal 24 settembre 2020, la Diocesi avrebbe puntualmente e immediatamente dato seguito già nove mesi addietro, sia stata scelta una strada inutilmente dolorosa, peraltro pubblicamente divulgata nonostante gli atti di indagine svolti fossero coperti da inviolabile segreto investigativo”. Fiducia nell’autorità giudiziaria viene sottolineata anche dalla Diocesi di Ozieri. “Si confida, in ogni caso, che la ricostruzione mediatica della vicenda nel suo complesso non si sostituisca alla verità storica e ancor meno affievolisca la fiducia della comunità cristiana verso la Chiesa locale – conclude la Nota dell’Avvocato Iai-. Il Vescovo Melis manifesta il più profondo rispetto verso le Autorità procedenti confidando che una vicenda così dolorosa si concluda al più presto con l’accertamento della correttezza di tutti i soggetti coinvolti”.

A casa di Fabrizio Tirabassi, ad effettuare perquisizioni e sequestri il 15 novembre 2020 c’erano anche i Gendarmi insieme alle forze dell’ordine italiane. Ma in questo caso si trattava di un ex funzionario laico della Segreteria di Stato latitante, quindi, giustificato e comprensibile. Da molto tempo ci sono due funzionari della Guardia di Finanzia fissi nella Città del Vaticano, che collaborano con il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano per le indagini. Questo scambio “ufficioso” non è stato mai divulgato, ma esiste già da quando sono state avviate le indagini con la retata in Segreteria di Stato che ha dato il via allo scandalo 60SA con relativa disposizione con le foto segnaletiche dei funzionari datata 2 ottobre 2019 non destinata alla pubblicazione, fatta trapelare attraverso L’Espresso, per cui ha pagato l’allora Comandante Domenico Giani.

Comunque, dal punto di vista formale, niente da eccepire che vengano fatto delle ispezioni della magistratura italiana, che rispondendo ad una rogatoria vaticana fanno degli accertamenti in Sardegna. Siamo sicuro che il Cardinal Becciu e la Diocesi di Ozieri risulteranno estranei alle ipotesi di reato fatte trapelare per mezzo stampa. Non vediamo nessuna presunta violazione dei Patti lateranensi come da qualche parte è stata paventata, lanciando un sasso nello stagno gratuitamente, senza indicare quale articolo dei Patti sarebbe stato violato ad Ozieri. Si è operato a seguito di una rogatoria tra le due magistrature (italiana e vaticana), quindi una richiesta vaticana e una ricezione degli atti italiana. Quindi, non vi è alcuna violazione di alcun trattato. L’Italia farà gli accertamenti, che verranno valutati. Punto.

A otto mesi dall’inizio delle indagini
Becciu rovinato senza una prova
Mancano i documenti per dimostrare che il cardinale abbia distratto fondi pubblici
di Renato Farina
Libero, 11 giugno 2021


Mercoledì 9 giugno 2021, data storica, da segnarsi, a 150 anni da Roma capitale d’Italia, c’è stata una manovra congiunta della guardia pontificia e dei militari italiani in Italia. Non era mai successo, di certo non dopo la Breccia di Porta Pia. Rispetto ad allora mancavano gli zuavi, perché il loro glorioso corpo è stato sciolto, così come i bersaglieri con le loro piume di gallo cedrone. Mentre nelle rispettive tombe si rivoltavano Pio IX e Giuseppe Garibaldi, uniti per la prima volta da sentimenti comuni, sono arrivati in Sardegna in sette, quattro fiamme gialle e tre papalini, per un blitz che sarebbe dovuto essere rapido e silenzioso. Ma con la solita riservatezza quest’atto coperto da segreto istruttorio è finito istantaneamente a scelti cronisti romani di giudiziaria. In particolare la più pronta a riferire la notizia è stata Adnkronos. E si è capito chi era il bersaglio dell’operazione multinazionale o se vogliamo ecumenica: il cardinale Angelo Becciu, che ha appreso a mezzo stampa di essere ufficialmente indagato «per più ipotesi di peculato, commesse in qualità di pubblico ufficiale vaticano, attraverso il trasferimento di fondi pubblici vaticani alla cooperativa sociale a responsabilità limitata Spes» gestita dal fratello Antonino a Ozieri, diecimila abitanti, provincia di Sassari.

Nonostante sin dal 24 settembre scorso, il vescovo monsignor Corrado Melis avesse messo a disposizione tutte le carte ai superiori, senza riceverne alcuna richiesta informale o formale, ieri gli ufficiali di polizia giudiziaria dei due Stati si sono presentati nella sede episcopale, sequestrando il sequestrabile, qualsiasi nota e noterella tra il 2011 e il 2021. Anche alla Caritas. Già che c’erano – non si sa se la guardia pontificia o quella di finanza – hanno interrogato due fedeli che stavano pregando in chiesa.

Mi scuso, se nella mia prosa si percepisce una colonna sonora da operetta balcanica, perché in realtà qui dentro si consuma la tragedia di una persona che può essere simpatica o antipatica, ma di certo ha subìto e sta ancora subendo un trattamento che nulla ha che fare con i principi giuridici standard che dovrebbero correre in Europa. Qui si parla ovviamente di Angelo Becciu. Rivediamo un poco la vicenda, che i nostri lettori conoscono bene essendo stata oggetto di una inchiesta di Vittorio Feltri.

L’atto di accusa

Il 24 settembre 2020 l’allora ministro per le Cause dei Santi si reca da Francesco per una tranquilla udienza di tabella (così si dice in Vaticano). Entra alle 18 e 02 nello studio del Papa. In 22 minuti il Pontefice gli rovescia addosso le cateratte dello Stige. L’accusa è quella che ha sul tavolo: una copia dell’Espresso secondo cui esistono documenti inoppugnabili che documentano lo schifo di denaro destinato ai poveri e invece usato dal cardinale sardo, in precedenza sostituto alla Segreteria di Stato (numero 3 ma in realtà collaboratore più stretto del numero 1), per arricchire i fratelli. Becciu viene destituito da ogni incarico, Bergoglio gli lascia la porpora, ma per così dire la devitalizza come un dente cariato: non potrà accedere al conclave né ai raduni dei cardinali, i concistori. Insomma: un cardinale allo stato vegetale, un uomo deprivato della sua reputazione dall’autorità morale più alta che esista. Nessuna difesa possibile. Nessuna comunicazione ufficiale di inchiesta da parte dei promotori di giustizia (leggi pm) vaticani.

Essendo state le accuse anticipate dall’Espresso, l’avvocato Natale Callipari ha proceduto in sede civile, contestando il reato di diffamazione per conto del piccolo prete di Ozieri, con puntuale risposta ai supposti illeciti. Centomila euro erano stati assegnati, stante le prerogative del suo ufficio e la caratteristica dell’Obolo di San Pietro, alla Caritas di Ozieri, e i denari erano ancora nelle mani del vescovo. Come non detto.

Dopo otto mesi vissuti a bagnomaria nell’acido muriatico della globalizzazione mediatica, con il sollievo solitario il giovedì santo di una visita carica di affetto di Francesco, Becciu attendeva qualcosa, un proscioglimento formale, oppure un’accusa chiara. Senza accusa non ci si può difendere, ma si muore soffocati dalle dicerie pretesche che sono le peggiori. Tanto condannate in altissimis quanto di fatto favorite dall’apparato lumachesco. Il solito Espresso aveva scritto il 2 marzo 2021 che «si stanno per chiudere le indagini sul cardinale Angelo Becciu» e il 25 maggio che esse erano «al giro di boa», che è pure il nome di un serpente [*].

Ed ecco le perquisizioni. E involontariamente le carte uscite dal segreto istruttorio rivelano il fiasco. Non avevano e non hanno prove. Le cercano adesso disperatamente. Lo ammettono candidamente: ci è necessario recuperare «tutta la documentazione contabile e fiscale (…), essendo l’esame di tale documentazione indispensabile per la dimostrazione della sussistenza delle ipotesi di distrazione di fondi pubblici per le quali Becciu è attualmente indagato». Estraggo due parole: «Documentazione indispensabile». Cioè: ipotesi, sospetti. Dopo otto mesi cercano le prove. È una confessione. Quello che ha indotto il Papa alla defenestrazione seduta stante con annesso sputtanamento galattico, in realtà è un castello costruito sulla sabbia, un tipo di costruzione su cui a quanto pare Gesù Cristo ha avuto a suo tempo parole piuttosto definitive.

Il Card. Becciu compie domani 73 anni e intanto gira una frase inquietante: sarà rinviato a giudizio per essere assolto
Modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico presentate oggi ribadiscono con forza il principio della presunzione d’innocenza e ciò riguarda direttamente la situazione del Card. Becciu
Il Sismografo, 1° giugno 2021

(L.B. – R. C. – a cura Redazione “Il sismografo”) Domani martedì 2 giugno, l’ex Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Cardinale Angelo Becciu, compie 73 anni ma pur essendo un cardinale sotto gli 80 anni non è elettore. Questo diritto – così come altri – fu sospeso da Papa Francesco al porporato la sera del 24 settembre 2020. Allora il Vaticano [fu la Sala Stampa della Santa Sede. VvB] comunicò verso le 20 di sera: “Il 24 settembre 2020, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu”. Seguì poi una campagna mediatica insistente con svariate accuse contro il cardinale, e in questi 8 mesi la Santa Sede mai ha detto una sola parola al riguardo seppure il settimanale L’Espresso del Gruppo GEDI parlò spesso di presunti documenti riservati del Tribunale unico vaticano, che oggi presiede il giudice Giuseppe Pignatone. Questo giurista tuttora scrive periodicamente articoli per questo gruppo editoriale.

Erano documenti veri? Erano falsi? Erano stati prelevati illegalmente? Erano cose rubati come il Papa denunciò nel 2015 nel caso di Vatileaks2? Non è dato di sapere e quindi le fonti delle accuse contro Becciu rimangono un mistero.

E ora proprio quando da più parti si dice in forma insistente che “il Cardinale Becciu sarà rinviato a giudizio per essere assolto” e chiudere dignitosamente la questione.

Nella presentazione delle modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico [QUI] si ribadisce con forza il concetto della presunzione d’innocenza che non è stato rispettato in modo pieno e trasparente nel caso del cardinale esonerato il 24 settembre scorso. Non va dimenticato che le presunte vicende del porporato sono state date in pasto a buona parte della stampa a prescindere dalla sua colpevolezza o innocenza.

Nel corso della conferenza stampa, oggi mattina, sulle modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico, Mons. Filippo Iannone, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha detto testualmente: “Merita inoltre di essere segnalata l’affermazione esplicita nel testo del principio fondamentale della presunzione d’innocenza e la modifica della norma sulla prescrizione, al fine di favorire la conclusione dei processi in termini ragionevolmente brevi”.

Poi, Mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, Segretario del medesimo Consiglio, ha aggiunto: “Il terzo obiettivo che si è cercato di raggiungere è quello di fornire al Pastore i mezzi necessari per poter prevenire i reati, e poter intervenire per tempo nella correzione di situazioni che potrebbero diventare più gravi, senza rinunciare però alle cautele necessarie per la protezione del presunto reo, a garanzia di quanto adesso afferma il can. 1321 §1: “chiunque è ritenuto innocente finché non sia provato il contrario”.

[*] Pensando al comportamento di un boa constrictor, che lascerà respirare la preda attendendo l’espirazione per stringere ancora, e ancora… [VvB].

Foto di copertina: Raffaello Sanzio, “Giustizia”, affresco, diametro 180 cm, 1508, parte della decorazione della volta della Stanza della Segnatura nei Musei Vaticani.

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