Gli USA oggi hanno detto no al negazionismo del genocidio degli armeni perpetrato dai Turchi ottomani

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La comunità armena, in patria e della diaspora, celebra oggi il Metz Yeghérn (Grande Male), il genocidio degli armeni in ricordo di 1 milione e mezzo di persone uccise tra il 1915 e il 1923. Il genocidio degli armeni avvenuta oltre un secolo fa è una realtà dolorosa. Ma oggi che cosa si sa di quell’evento? Non deve calare l’oblio su quella parte di storia che ha arrecato dolore e lutto ad un Paese intero e che ancor oggi attende venga acclarato il ruolo decisivo che ebbero i Turchi ottomani.
Nel giorno in cui si ricordano le vittime delle uccisioni di massa perpetrate dai Turchi ottomani durante la prima guerra mondiale, il Presidente statunitense ha dichiarato che riconoscere il genocidio armeno vuol dire “confermare la storia”, e “non incolpare” la Turchia. “Ma vogliamo che questo non accada mai più”, ha sostenuto. “La Turchia non ha lezioni da prendere da nessuno sulla propria storia”, ha prontamente replicato il Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.
Il negazionismo è l’ultimo atto del genocidio.

Biden riconosce il genocidio degli armeni. Ira della Turchia: “Non prendiamo lezioni”
Tg24.sky.it, 24 aprile 2021

Il Presidente statunitense Joe Biden ha riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno in una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca, spiegando che vuol dire “confermare la storia”, e “non incolpare” la Turchia. “Ma vogliamo che questo non accada mai più”, ha sostenuto. “La Turchia non ha lezioni da prendere da nessuno sulla propria storia”, ha prontamente replicato il Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. In proposito il Presidente turco Erdogan ha denunciato “la politicizzazione da parte di terzi” del dibattito sul genocidio in un messaggio rivolto al Patriarca armeno a Istanbul. “È un passo potente”, lo ha invece definito il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan.

La reazione della Turchia

La Turchia “respinge e denuncia con la massima fermezza” la dichiarazione con la quale il Presidente Usa Joe Biden ha riconosciuto come “genocidio” la strage di Armeni compiuta dagli Ottomani nel 1915. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu secondo quanto riporta l’agenzia Anadolu. “Rifiutiamo completamente questa dichiarazione basata esclusivamente sul populismo. La Turchia non ha niente da imparare da nessuno sul proprio passato; la natura degli eventi avvenuti nel 1915 non cambia in linea con le motivazioni dei politici o con considerazioni politiche”, ha detto Cavusoglu.

Ambasciatore armeno in Usa: “Da Biden forte messaggio”

“Finalmente il Presidente americano chiama le cose col loro vero nome e lancia un forte messaggio in difesa dei diritti umani”, ha detto l’Ambasciatore armeno negli Stati Uniti, Varuzhan Nersesyan. “Quello del Presidente Biden è un atto di grande leadership morale contro una lunga storia di negazionismo”, aggiunge il diplomatico intervistato dalla CNN, sottolineando come “il genocidio armeno non è solo una vicenda del passato o che riguarda solo il popolo armeno, ma è una questione che riguarda tutti, per evitare nuovi genocidi nel futuro”.

Migliaia di armeni a Yerevan commemorano il genocidio

Migliaia di Armeni si sono radunati oggi per ricordare le uccisioni di massa subite da parte dei Turchi ottomani durante la prima guerra mondiale. La mossa storica di Biden – mai nessun Presidente americano l’aveva fatto – rischia di infiammare ulteriormente le tensioni di Washington con la Turchia, alleata sotto l’ombrello della NATO.

Gli Armeni hanno cercato a lungo di far riconoscere a livello internazionale come genocidio l’uccisione di 1,5 milioni di persone durante il crollo dell’Impero Ottomano. Finora, almeno 29 Paesi – tra cui Russia e Francia – hanno riconosciuto le atrocità come genocidio, nonostante una feroce opposizione della Turchia. Yerevan ha anche chiesto un risarcimento finanziario ad Ankara e il ripristino dei diritti di proprietà per i discendenti di coloro che furono uccisi nei massacri del 1915-1918. La Turchia nega la natura genocida degli omicidi, sostenendo che da 300.000 a 500.000 Armeni e almeno altrettanti Turchi morirono in conflitti civili quando gli Armeni si ribellarono contro i loro governanti ottomani e si schierarono con l’invasione delle truppe russe.

Vaticano, la gaffe del cardinale Sandri, la parola «genocidio» sparisce dal discorso letto davanti agli armeni
di Franca Giansoldati
Ilmessaggero.it, 24 aprile 2021


Nel giorno della commemorazione del genocidio armeno, durante la solenne cerimonia nel collegio armeno, a fianco della chiesa di San Nicola da Tolentino, a Roma, il cardinale Leonardo Sandri nel discorso pronunciato ha omesso in ogni suo passaggio la parola ‘genocidio’. A quanto pare non si tratta tanto una disattenzione o una gaffe ma una scelta meditata, quasi censoria. Nel testo che il porporato argentino ha pronunciato davanti alle autorità armene è riuscito a definire in ogni modo possibile quello che accadde sotto l’impero ottomano tra il 1915 e il 1918, evitando di definire le persecuzioni costate la vita a un milione e mezzo di cristiani armeni frutto di un genocidio. Sandri le ha definite «immani violenze», «un dramma» avvenuto 106 anni fa, una «macchia nella storia della umanità», una «sofferenza sistematicamente pianificata», Metz Yegeren, il grande crimine, il «grande male» ma mai, nemmeno una volta, con il temine genocidio.

L’omissis (che ovviamente non è passato inosservato alla comunità armena presente e alle autorità armene) appare ancora più stupefacente considerando che il Papa nel 2015 ha celebrato nella basilica di San Pietro una messa solenne e storica, e in quella occasione parlando del centenario che ha segnato l’avvio dello sterminio ha utilizzato la parola “genocidio”, un lemma con precise connotazioni, coniato nel secondo dopoguerra da un giurista ebreo polacco per definire la sistematica distruzione su base etnica e religiosa di una minoranza o di un popolo.

Brunetta: Genocidio ferita ancora aperta, mi unisco a dolore popolo

Roma, 24 apr. (LaPresse) –
“Da veneziano, da italiano, da essere umano mi unisco oggi al popolo armeno che celebra la memoria del Metz Yeghern, il Grande Male. Il 24 aprile del 1915 ebbe inizio il genocidio perpetrato dall’Impero ottomano che, nell’indifferenza dei Paesi occidentali, sterminò con premeditazione e crudeltà 1,5 milioni di suoi cittadini armeni, ispirando la soluzione finale di Hitler contro gli ebrei. La vibrante comunità degli armeni italiani è una ricchezza straordinaria del nostro Paese, che non ha il diritto di trascurare la ferita ancora aperta di questo popolo. Tanto più sento io, nativo di Venezia, città di cui non minor vanto è l’essere innervata dal più antico e coltissimo insediamento armeno in Italia, di manifestare riconoscenza e affetto a questo grande popolo nel giorno del suo lutto e insieme della sua forza di vita”. Lo afferma in una nota il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

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“La storia negata cominciò quella notte di cent’anni fa, il 24 aprile del 1915, nell’intrico di viuzze ciottolate che si torceva dentro il ventre di Istanbul, giù dai vicoli che precipitano nel Bosforo sotto gli occhi ciechi della Torre di Galata e poi nei quartieri antichi che stanno dall’altra parte del ponte Mehmet, tra case ancora di vecchio legno scolorato e strade subito mute di terrore. Fu una razzia rapida ma sistematica, che tirava giù dal loro giaciglio professori, medici, avvocati, artigiani, la testa pensante di una «nazione» che non poteva esistere. La «nazione» armena. La condannava a morte l’ideologia panturchista dei Giovani ufficiali, che volevano scacciar via i riti ormai consunti del Diwan e tutta la genia del Sultano e della sua corte, un mondo estenuato che non riusciva più a reggere lo scontro di un tempo nuovo e impaziente, dove non aveva posto la dottrina della religione di Stato né quella tolleranza, perdente, della tradizione ottomana (che oggi chiameremmo) del multiculturalismo etnico.

Da quel tempo, da quella condanna, da quelle ambizioni, è nata poi la Turchia di oggi, quella di Erdogan, che con arroganza malvestita dice a papa Francesco di non permettersi più di fare lo storico o il politico, perché in realtà «il genocidio armeno» è una invenzione, e lui, il papa, deve pensare a fare soltanto il suo mestiere e nulla più. Ridotta a uno scontro su una identità segnata dalla religione, nella misura d’un prete che protegge le sue pecorelle, ma non sa di storia, la questione del genocidio diventa un piccolo «affaire» dove cristianesimo e islam si misurano con i toni d’una diplomazia fuori controllo. L’«affaire», invece, è assai più complesso” (Mimmo Cándito – La Stampa, 29 ottobre 2015).

Articolo collegato

24 aprile – Giorno della memoria del Metz Yeghérn (Grande Male), il genocidio armeno. Intenzione di preghiera per il popolo armeno – 24 aprile 2021

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