Class Action dei dipendenti dei Musei Vaticani. Prelievi forzosi del Governatorato. Il TFR non si tocca

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Sul piede di guerra, un centinaio di dipendenti dei Musei Vaticani (tra i quali già pensionati, prossimi al pensionamento e altri che vedono compromesso il loro futuro pensionamento, che si sono mossi firmando il mandato ad avvocati accreditati presso i Tribunali SCV), vittime dell’arroganza amministrativa del Governatorato, che procede al prelievo forzoso, direttamente dal TFR (Trattamento di fine rapporto). Ad oggi sono un centinaio e in futuro, molto probabilmente, altri si aggiungeranno, se la questione non verrà chiarita dal Governatorato.
La restituzione del credito amministrativo, segue norme specifiche, le ore negative accumulate e non lavorate a causa della chiusura dei musei, devono essere considerate volontà dell’amministrazione. I dipendenti sono stati messi a riposo forzato, contro volontà, e collocati in disponibilità, per disposizioni superiori.
I Musei Vaticani hanno circa 700 dipendenti (per la metà custodi, oltre al personale amministrativo, ricercatori e tanti altri).

REGOLAMENTO PENSIONI
Sezione prima
ISTITUZIONE DEL FONDO PENSIONI [*]
Art. 28 Casi di pignorabilità del trattamento di pensione e misura della ritenuta
1. Le pensioni non possono essere cedute, né pignorate, né sequestrate, salvo il caso di debito verso l’Amministrazione e il caso di alimenti dovuti per legge.
2. La ritenuta per ciascuno di detti motivi non può eccedere il terzo della pensione ma, se i due motivi concorrono, la ritenuta complessiva non può eccedere la metà della pensione, con precedenza della ritenuta per alimenti entro il limite del terzo.

In passato ci siamo occupati della questione [QUI]. Ritorniamo sulla delicata vicenda, ribadendo che vi sono dipendenti dei Musei Vaticani, che per poter andare in pensione – serenamente – si sono visti prelevare, direttamente dal loro TFR, cifre da migliaia di euro. I neo-pensionati dei Musei Vaticani, dopo decenni di onorata carriera, si sono visti sottrarre cifre di 5 mila e 7 mila euro senza colpo ferire, con arroganza amministrativa, dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. La motivazione di tale azione forzosa sarebbe il pareggio dei conti, tra lavoratore e amministrazione, riguardo le centinaia di ore negative accumulate e non lavorate, in tempo di pandemia. Pare non sia stata concessa la possibilità di “recuperare” le ore negative accumulate – 400 ore negative in alcuni casi – ai dipendenti che ne hanno fatto specifica richiesta.

Al momento, non risulta che l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Santa Sede) in tutto ciò sia intervenuta, a sostegno di questi dipendenti, per pagare i loro stipendi. Le dichiarazioni in merito di Mons. Galantino non trovano riscontro nella realtà dei fatti, e vanno smentite, anche alla luce delle dichiarazioni di Padre Guerrero Alves, S.I., a Vatican News [QUI].

La class action riguarda un centinaio di dipendenti dei Musei Vaticani, che si sono uniti facendosi rappresentare da legali riconosciuti dai Tribunali dello Stato della Città del Vaticano. I legali accreditati potranno così presentare opportune istanze in merito agli atti arbitrari, decisi unilateralmente dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenendo in modo forzoso sul TFR. Tale azione appare un provvedimento non previsto dal Regolamento per il Personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Alla luce di un possibile nuovo lockdown e di una nuova possibile chiusura dei Musei Vaticani, poniamo la lente con particolare attenzione all’Art. 44 (Collocamento in disponibilità) Regolamento per il Personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. L’Art. 44 pone in evidenzia un limite di tempo per la questione del “collocamento in disponibilità”, per la quale un dipendente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano può essere trasferito temporaneamente ad altro incarico: “La durata del collocamento in disponibilità non può superare un anno. Il dipendente collocato in disponibilità incorre nella decadenza dall’impiego qualora, richiamato in servizio, non lo riassuma nel termine prefissatogli”.

Considerato che la pandemia perdura da più di un anno e non si sa quando avrà fine, ci preoccupa la situazione dei dipendenti, a cui non viene dato conto dell’effettiva applicabilità del regolamento in tempo di pandemia.

Articolo collegato

Il Vaticano minaccia i dipendenti no vax. Previste sanzioni amministrative e professionali. Assembramenti nei Musei Vaticani – 17 febbraio 2021

[*] È istituito presso l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica un Fondo per il trattamento pensionistico del Personale ecclesiastico, religioso e laico, alle dipendenze della Curia Romana, dello Stato della Città del Vaticano, della Radio Vaticana e degli Organismi o Enti, esistenti e futuri anche non aventi sede legale o domicilio nello Stato della Città del Vaticano, gestiti amministrativamente in modo diretto dalla Sede Apostolica e comunque alle dipendenze di tutti gli Enti compresi nel campo di applicazione del Regolamento per le Pensioni del 23 dicembre 1963.
Il Regolamento pensioni attualmente in vigore è stato approvato dal Santo Padre Giovanni Paolo II l’8 settembre 1992 con il Motu proprio «De pensionibus denuo ordinandis» ed entrato in vigore il 1° gennaio 1993 [AAS 84 (1992) 1033-1053], aggiornato dall’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (ULSA), con inserimento delle modifiche ad esso apportate dal Rescriptum ex Audientia SS.mi Prot. n. 415.562/G.N. dell’8 novembre 1997 e dall’Officio della Segreteria di Stato N. 415.534/A del 19 settembre 1997.

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