Solidarietà a Padre Bruno de Cristofaro per il vergognoso attacco mediatico abortista. “È lecito affittare un sicario per risolvere un problema?” (Papa Francesco)

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Visto che – come l’amico e collega Marco Tosatti – da comunicatore per necessità sono un gran frequentatore del web, ho ovviamente visto la polemica di bassa lega, che si è scatenata contro il video di Padre Bruno de Cristofaro nel Giorno della Memoria. Seguo il blog di Tosatti Stilum Curiae (che ha superato il numero di 21 milioni visualizzazioni in quattro anni e tre mesi dal momento della sua nascita ufficiale al mondo del web, cioè dall’ottobre 2016), trovandoci sempre degli spunti interessanti.

Sicario, chi uccide o compie delitti efferati su mandato altrui. Voce dotta (usata anche da chi non lo è), recuperata dal latino (usata anche da chi non la ama): sicarius (assassino), da sica (pugnale). Esempio: «No, non è venuto lui. Ha mandato i suoi sicari». Figura cupa, truce, spesso senza nome e senza volto, è però centrale in una quantità impressionante di narrazioni del reale e del finto. E si distingue con la sua aura peculiare anche grazie a questo suo nome, che suona preciso, ricercato e privo di parentele notabili di primo acchito.

“(…) Papa Francesco ci ha imposto di ricordare quale segno di civiltà, per evitare di ricadere negli errori del passato, ricordare serve per capire e se non si capisce ricordare è perfettamente inutile. (…) Il dottor Mengele, un membro delle SS, conduceva regolarmente orrendi esperimenti sugli esseri umani, chiamato anche l’Angelo della Morte, un giorno con un gessetto bianco tracciò una linea sul muro, alta all’incirca un metro e cinquanta. Decretò che coloro che superavano questa linea tra i bambini e i ragazzi potevano vivere. Tutti gli altri dovevano andare alle camere a gas. Che differenza c’è tra il dottor Mengele che tracciava arbitrariamente quella linea a un metro e cinquanta e una legge che dice che tu meriti la tutela soltanto dal terzo mese di gestazione? Che differenza c’è tra tracciare quella linea e dire che un essere umano è tale solo dopo il 14 giorno di gestazione, oppure è tale solo quando nasce. Se ne sentono di tutti i colori quando si parla con persone ideologizzate”.

Così, consultando Stilum Curiae, ho visto anche la segnalazione di un Comunicato dell’Associazione Iustitia in Veritate [*], che difende ed esprime piena solidarietà per il vergognoso attacco mediatico abortista scatenato contro Padre Bruno de Cristofaro, religioso della Congregazione Serve del cuore immacolato di Maria, dell’Opera Santuario Nostra Signora di Fatima, un centro di spiritualità e di formazione cristiana di Birgi, fra le città di Trapani e Marsala, nel territorio dell’antica Diocesi di Mazara del Vallo. Condivido il Comunicato di seguito, preceduto dall’introduzione di Marco Tosatti, un post Facebook di Don Luigi Maria Epicoco e una lettera indirizzata a La Nuova Bussola Quotidiana di Padre Enzo Vitale, religioso della Congregazione dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, a sostegno del video di condanna dell’aborto pubblicato per la Giornata della Memoria da Padre de Cristofaro.

Nei campi di sterminio c’erano anche bambini, i quali erano stati strappati alle proprie madri non a caso. Il Dottor Josef Rudolf Mengele ha ricevuto debita autorizzazione da Hitler&Co. di poter condurre sperimentazioni “scientifiche” sui prigionieri umani, in particolare – nel caso della foto – sui bambini. Ma Mengele aveva bisogno di bambini collaborativi, altrimenti gli esperimenti non avrebbero potuto essere svolti. Ai bambini, che erano stati strappati dalla madre, veniva detta la frase presente nella foto. E i bimbi si rendevano docili e collaborativi. È una storia delle più atroci, che mentre la scriviamo ci viene da sentirci male. Ma raccogliamo le forze e scriviamo, perché fare memoria è anche questo. Affinché la verità cercata, trovata e divulgata con coraggio resti intramontabile nel tempo di generazione in generazione. Affinché non sia vano il sacrificio innocente di un bimbo nella sua purezza, sicuri che le anime pure di tanti bimbi così brutalizzati sono stati accolti nella misericordia di nostro Signore. Lui gli ha donato immenso amore, rendendoli gli angeli più belli del Paradiso. Mentre scriviamo le lacrime scendono, ma raccogliamo le forze e scriviamo, perché fare memoria è anche questo. Tutto ciò che avete fatto a uno solo dei più piccoli lo avete fatto a me… (Ivo Pincara, 27 gennaio 2021).

«Viviamo in una società plurale. Il significato della parola plurale sta a significare che ci sono modi diversi di vivere la vita, di guardarla, di considerarla. Quando si vive immersi in una società plurale si possono fare tre cose fondamentalmente: diventare fondamentalisti (chiudersi al confronto), fare finta di nulla (gli indifferenti per quieto vivere), dialogare. Il dialogo è possibile solo se si usa la ragione e i ragionamenti. Quello che è accaduto a padre Bruno de Cristofaro (linciato da molti giornali e social) dice l’incapacità della nostra società a confrontarsi con delle ragioni o non con delle prese di posizione ideologiche. Sarebbe bello se qualcuno che non sia d’accordo con padre Bruno possa rispondergli usando degli argomenti e non semplicemente urlando da qualche tastiera. Ma leggete l’articolo, e usate la testa. È l’unico modo per cercare insieme la verità in mezzo a un mare di opinioni. È inutile dirvi che con tutta la mia ragione sono totalmente d’accordo con padre Bruno» (Don Luigi Maria Epicoco).

«lo scorso 27 gennaio, Giornata della Memoria, un giovane sacerdote, padre Bruno de Cristofaro, ha raccontato in un video un episodio accaduto ad Auschwitz: un giorno, il dottor Mengele, l’“angelo della morte”, tracciò una linea su un muro alta circa un metro e mezzo; chi la superava in altezza viveva, gli altri dovevano andare nelle camere a gas. Il delirio furioso con il quale un uomo poneva un criterio arbitrario per definire chi dovesse vivere e chi no – ha aggiunto padre Bruno nel video – è lo stesso di una legge che applica una linea del tutto arbitraria all’età gestazionale di tre mesi.
La stessa arbitrarietà con la quale tanti giustificano l’aborto ponendo la stessa linea dove gli pare a seconda del momento: a volte all’annidamento nell’utero, altre volte al 14° giorno, altre alla nascita, altre al primo respiro, etc.
L’evidenza scientifica inoppugnabile dice che l’essere umano è tale dal concepimento; eppure, ha concluso il sacerdote, se solo nel 2020 ci sono stati 42 milioni di aborti in tutto il mondo val la pena chiedersi cosa abbiam capito dalla Giornata della Memoria.
Apriti cielo: è scattato il linciaggio mediatico da parte dei soliti animi avvelenati (guai a chi tocca la 194!). Ovviamente, nessuna argomentazione logica è stata posta in essere contro il limpido ragionamento di padre Bruno (che non è di così difficile comprensione, in fondo). Sono arrivati solo strali di indignazione per un paragone definito “vergognoso”, insulti gratuiti e perfino l’invocazione di un intervento disciplinare pontificio (non scherzo).
Ora, vorrei notare alcune cose. La prima è che nell’accostamento fra Olocausto e Aborto volontario, padre Bruno è in ottima compagnia. Scriveva l’immenso San Giovanni Paolo II nel libro Memoria e identità:
“Dopo la caduta dei regimi costruiti sopra le ideologie del male, in quei Paesi [Germania nazista e Russia comunista, ndr] le forme di sterminio nominate poc’anzi sono di fatto cessate. Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società e dell’intera umanità. È lecito e anzi doveroso porsi la domanda se qui non operi ancora una nuova ideologia del male, forse più subdola e celata, che tenta di sfruttare, contro l’uomo e contro la famiglia, perfino i diritti dell’uomo”.
Più avanti il Pontefice polacco insiste:
“Fu un parlamento regolarmente eletto ad acconsentire alla chiamata di Hitler al potere nella Germania degli anni Trenta; fu poi lo stesso Reichstag che, con la delega ai pieni poteri a Hitler, gli aprì la strada per la politica d’invasione dell’Europa, per l’organizzazione dei campi di concentramento e per l’attuazione della cosiddetta “soluzione finale” della questione ebraica, cioè l’eliminazione di milioni di figli e figlie d’Israele. È proprio in questa prospettiva, come ho già rilevato, che ci si deve interrogare, all’inizio di un nuovo secolo e di un nuovo millennio, circa alcune scelte legislative decise nei parlamenti degli odierni regimi democratici. Il riferimento più immediato è alle leggi abortiste. Quando un parlamento autorizza l’interruzione della gravidanza, consentendo la soppressione del nascituro, commette un grave sopruso nei confronti di un essere umano innocente e privo, oltre tutto, di qualsiasi capacità di autodifesa. I parlamenti che approvano e promulgano simili leggi devono essere consapevoli di spingersi oltre le proprie competenze”.
Ma veniamo a Papa Francesco, invocato dagli abortisti che sono a completo digiuno di magistero pontificio. Il Santo Padre ha avuto contro l’aborto legale parole di gran lunga più infuocate di quelle di padre Bruno. Ne cito solo alcune: “È lecito affittare un sicario per risolvere un problema? A voi la risposta. Questo è il punto. Non andare sul religioso su una cosa che riguarda l’umano. Non è lecito mai, mai eliminare una vita umana né affittare un sicario per risolvere un problema». E ancora: «I ginecologi abortisti sono killer prezzolati”.
A chi si scandalizza solo a giorni alterni, direi di rileggere con attenzione – e scandendo bene le sillabe – le suddette affermazioni di Papa Francesco.
Aggiungo due note storiche per chi non ha tollerato il riferimento al nazismo in tema di aborto. È bene ricordare agli smemorati che le prime due nazioni della storia a legalizzare l’aborto sono state l’Unione Sovietica negli anni Venti e la Germania nazista negli anni Trenta. E lo hanno fatto usando gli stessi identici sofismi usati poi negli anni Settanta in Italia: la salute e i diritti della donna, gli aborti clandestini, i bambini nati malati.
Di più, chi ha colto l’occasione del video per sciorinare la biografia di Mengele ha dimenticato un particolare importante: fuggito in Argentina dopo la caduta del nazismo, il medico delle SS, per mantenersi si diede (guarda caso) a praticare aborti» (Padre Enzo Vitale).

«In Italia, da quando è stata approvata la legge 194, con la conseguente depenalizzazione dell’aborto, e la sua inapplicazione nella parte non semplicemente distruttiva, sono stati soppressi oltre sei milioni di esseri umani: ciascuno una persona, con il suo DNA unico, e irripetibile, che lo identificava come tale. Negli Stati Uniti, ogni anno, questa pratica omicida sopprime un milione di esseri umani. Ma accostare questa strage senza precedenti nella Storia umana alla Shoah non si può; la Shoah fa parte delle cose dotate di sacralità unica dal Politicamente Corretto di Sinistra e mainstream. Non il Genocidio degli Armeni, che dell’Olocausto ebraico è stato il precursore e il modello; non l’Holodomor in Ucraina, lo sterminio per fame, una carestia indotta e guidata di un popolo che si opponeva al modello bolscevico e stalinista; non l’aborto legalizzato. Così pubblichiamo bene volentieri questo comunicato di Iustitia in Veritate, che esprime solidarietà a un sacerdote di Mazara del Vallo che ha avuto l’onestà intellettuale e il coraggio di avvicinare questi due tremendi episodi della Storia umana, e che certamente non sarà difeso dai pavidi Pastori di cui disponiamo in Italia, collusi e timorosi» (Marco Tosatti).

Padre Bruno de Cristofaro, I.C.M.S.

Associazione Iustitia in Veritate
Comunicato

L’Associazione Iustitia in Veritate difende ed esprime piena solidarietà per il vergognoso attacco mediatico scatenato contro padre Bruno de Cristofaro, religioso nella diocesi di Mazara.
In occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio scorso, il sacerdote ha pubblicato un breve video dove ha ricordato, insieme al genocidio degli Ebrei, gli olocausti che quotidianamente vengono commessi a danno della vita innocente con l’aborto volontario.
Un esempio che mai fino ad oggi nessuno ha osato contestare e, tra l’altro, riferibile anche alle analoghe parole di Papa Francesco, che ha paragonato le leggi sull’aborto all’ingaggio di un sicario “per risolvere i problemi”.
Padre Bruno ha affermato semplicemente che “Ricordare è segno di civiltà per evitare di compiere gli stessi errori. Ricordare è importante per capire come sia stato possibile compiere simili atrocità”. Per aiutare a comprendere le radici del male che ha scientemente condotto allo sterminio di tante vite innocenti, ha citato un breve episodio accaduto ad Auschwitz: un giorno, il dottor Mengele, l’angelo della morte, tracciò una linea su un muro alta circa un metro e mezzo; chi la superava in altezza, tra i bambini e i ragazzi, poteva vivere, tutti gli altri erano destinati alle camere a gas.
Che differenza c’è tra un uomo che poneva un criterio arbitrario per definire chi dovesse vivere e chi no – ha aggiunto padre Bruno – e una legge che applica una linea del tutto arbitraria all’età gestazionale di tre mesi?
Su queste parole si è scatenato l’assalto dei media anche a livello nazionale, chiedendo la testa di don Bruno o addirittura l’intervento delle autorità ecclesiastiche che, ad oggi, salvo poche eccezioni, sono rimaste in silenzio.
Eppure in Italia oggi quella linea tracciata col gessetto è la legge 194/78: a differenza di ogni altra, intoccabile. Chi osa minimamente metterla in discussione è condannato alla morte civile, fosse pure un sacerdote nell’esercizio delle sue funzioni pastorali, che impongono di servire la Verità senza infingimenti, seguendo gli stessi insegnamenti della Chiesa.
Ricordiamo infatti che la condanna dell’aborto nel Magistero bimillenario della Chiesa Cattolica – dalla Sacra Scrittura al Codice di Diritto Canonico – è inequivocabile, ferma e durissima.
Già san Giovanni Paolo II paragonava l’ideologia dell’aborto ai totalitarismi di stampo nazista e comunista. Che furono i primi a legalizzarlo, come riferisce un articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana https://www.lanuovabq.it/it/aborto-e-olocausto-la-verita-che-non-si-vuole-riconoscere.
Nessuno degli accusatori di don Bruno è stato in grado di comprendere il profondo significato delle sue parole nel ricercare la comune radice del male per – se non estirparla – almeno renderla evidente alla coscienza di ciascuno. Anzi volutamente le sue parole sono state dipinte come divisive, come se l’unico giudizio ammissibile sia lecito solo allineandosi ad una menzogna. Il tutto a riprova della pericolosa deriva liberticida verso cui stiamo andando.
Dietro ogni atto umano che si arroga il diritto di stabilire arbitrariamente quale essere umano meriti di vivere o di morire c’è alla radice la stessa ideologia di morte, la stessa prometeica superbia di sostituirsi al Creatore nel decidere i destini eterni delle sue creature, soprattutto quelle più fragili e innocenti.
Una civiltà degna di questo nome non imbavaglia un sacerdote, che richiama alla coscienza i pericoli e gli inganni di un mondo moralista, ma privo di morale, di un pensiero unico che avalla questo illusorio dominio dell’uomo su tutto e tutti, condannando nel contempo chi vi si oppone alla censura, al dileggio e alla calunnia.
Iustitia in Veritate, pronta a difendere padre Bruno, auspica che anche le autorità ecclesiastiche ne impediscano il linciaggio affermando la stessa verità e libertà di giudizio che è stata pronunciata con dignità e coraggio dal sacerdote di Marsala.

[*] Iustitia in Veritateè un team di professionisti di vari settori e discipline uniti dalla passione per la Verità, secondo il significato cristiano del termine, senza la quale non può esserci alcuna giustizia reale.
Nato come impeto di risposta e reazione difensiva rispetto agli abusi contro il libero esercizio della fede e di culto perpetratisi in occasione della normativa emanata durante il periodo della diffusione del Covid-19, il team (Avv. Francesco Fontana, Avv. Marco C. A. Boretti e Dott.ssa Wanda Massa) si è reso conto che spesso le disposizioni di legge anche non dettate da ragioni di sicurezza, violano palesemente i diritti fondamentali delle persone costituzionalmente garantiti anche con risvolti di natura penale e contro le stesse prerogative di sovranità giurisdizionale della Chiesa stessa. Quindi, hanno sentito la necessità di allargare lo sguardo e la nostra azione a tutti gli abusi che man mano si sono estesi e sono comunque riscontrabili in tutti gli altri settori della vita dell’uomo nelle sue espressioni di libertà anche in forma associata e non necessariamente legati a eventuali normative emergenziali. Offrono tutela ed assistenza sotto ogni profilo, non solo legale, a chiunque necessiti di un supporto professionale, serio e pacificamente indirizzato a coniugare le proprie esigenze, in modo da non dimenticare la difesa e l’affermazione della giustizia in ogni campo, avendo come principio fondante la legge e il diritto naturale.
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