Riforme della Santa Sede. Il “mea culpa” dei vertici mai pervenuto. Il Papa non parla per noi

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Prima di rilasciare al canale televisivo KTO un’intervista in lingua francese in stile parisien [QUI], l’ultima esternazione del Segretario di Stato risaliva alle vicende – definite dallo stesso “opache” – del caso 60SA. Da allora, passando per l’esclusione dalla Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), il silenzio era divenuto una costante temporale. L’odierna intervista rilasciata su temi espliciti, agli attenti lettori, appare surreale, poiché non viene proferita parola riguardo le responsabilità oggettive. Sono l’onere di un vertice, che sin dai tempi delle indagini dell’allora Revisore Generale della Santa Sede Libero Milone che riguardavano i conti della Segreteria di Stato, erano ben definite.

Ricordare oggi l’operato di Libero Milone, alla luce delle scelte del Papa di togliere alla Segreteria di Stato il proprio “portafoglio”, risulta oltre che doveroso anche giusto nei confronti dell’ex Revisore Generale, cacciato ingiustamente per aver fatto bene il proprio lavoro e aver evidenziato la reticenza ostruzionista proprio di taluni vertici. Tali vertici, che per Milone, non collaboravano alla trasparenza e quindi alla riforma stessa. Una riforma della quale nell’intervista si parla come se nulla fosse, oltretutto considerandola come già eseguita e conclusa. Un aspetto che probabilmente riguarda la sola formalità del “nero su bianco”, come il Motu proprio di Santo Stefano. Ma a nostro avviso tale questione è ancora lontana dalla piena attuazione “sul campo”, poiché il lavoro per la trasparenza dei conti della Segreteria di Stato, che saranno gestiti dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), è un percorso ancora lungo dal concretizzarsi nei fatti.

L’intervista ha un tempismo perfetto. Come il delitto perfetto avviene, guarda caso, dopo una sentenza storica di condanna a carico di Caloia&Co. Evento non di poco conto, poiché pare che il Papa in persona abbia dato il “nulla osta” al processo. Se di “nulla osta a procedere” l’Uomo che Veste di Bianco ne darà altri in futuro, tutto può accadere. La notte si sa porta consiglio, ma forse potrebbe portare anche insonnia a chi non dormirà più serenamente sonni tranquilli.

Se verrà dato il via al “processo Marogna” a nostro avviso dovrebbe essere dato il via anche al “processo 60SA”, che vede sul banco degli imputati cinque persone più un latitante. Ma considerato che la magistratura vaticana avrebbe ipotizzato per la Marogna un “giudizio imminente” e non un processo imminente, probabilmente il giudizio potrà essere emesso anche senza la presenza dell’imputato. Perché un fatto è certo, non può esserci un processo Marogna per la presunta distrazione illecita di circa 1,2 milioni di euro, se non viene nemmeno considerato un processo che vede 6 indagati ritenuti responsabili presunti a vario titolo di aver distratto illecitamente circa 454 milioni di euro. Delle due l’una o verranno celebrati entrambi i processi, oppure si cadrà per l’ennesima volta nel ridicolo.

Più volte siamo tornati sul punto. E alla luce dell’intervista “alla francese” dobbiamo tornarci su ancora. Poiché non possiamo non sottolineare, che sta dilagando – nonostante i nostri accorati appelli – sempre più il giornalismo del copia incolla a neuroni spenti da doppia spunta blu. Alla luce anche dei “temi scelti di diritto vaticano”, ribadiamo che le leggi della Santa Sede, come le leggi di Dio, sono uguali per tutti. Purtroppo, alcune esternazioni fanno ben capire che qualcuno dal dover sottostare a queste leggi si sente esente. Probabilmente perché le leggi riguardano “gli altri” e il mea culpa lo si fa battendosi il petto solo in chiesa. Poi, quando si esce per vivere la parola di Dio nel mondo, le responsabilità si possono scaricare senza colpo ferire sul nostro prossimo. Oltra al giornalismo da copia incolla a neuroni spenti da doppia spunta blu, sta dilagando la mascalzonaggine totale a neuroni ben accesi.

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