Numeri ufficiali Covid-19 del 22 gennaio 2021. Si è dimesso il sindaco di Wuhan, ultimo in una serie di politici locali rimossi. Il nostri restano bullonati alla poltrona…

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Alla vigilia del primo anniversario del lockdown dei suoi 11 milioni di cittadini, il sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang (foto di copertina) ha rassegnato le proprie dimissioni. Un anno fa rimase al suo posto, mentre i vertici provinciali del Partito Comunista Cinese furono rimossi. Anche la rivolta social dei cittadini di Wuhan non è bastata a convincere il Politburo di Pechino, che storicamente decide senza ascoltare più di tanto le voci popolari. In seguito alle critiche post Capodanno cinese, Zhou aveva ammesso alla Tv di stato che le misure prese per contenere l’epidemia del nuovo coronavirus cinese di Wuhan non erano state sufficienti e fece una rivelazione pesante: oltre 5 milioni di residenti di Wuhan erano partiti per le vacanze in patria e all’estero per il Capodanno lunare. La sua mossa portò diversi Paesi a decidere lo stop ai voli dalla Cina.
Per le persone morte in Italia nessuno si prende la responsabilità o viene chiamato a rispondere in sede giudiziaria. Un #brancodibalordi che appartengono alla sesta categoria, quello che ho aggiunto alle cinque in cui Sciascia ha diviso l’umanità: ‘A schifezza ra schifezza ra schiefezza ra schifezza ‘e l’uommene.

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi venerdì 22 gennaio 2021

Ricoverati con sintomi: 21.691 (-354) (-1,61%)
In terapia intensiva: 2.390 (-28) (-1,16%) [con 144 nuovi ingressi del giorno] [*]
Deceduti: 84.674(+472) (+0,56%)
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 251 (-)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24


Rispondiamo oggi, nel modo più semplice possibile e sacrificando il rigore scientifico alla facilità di comprensione, alle domande di alcuni lettori sulle varianti del virus e sulle potenziali conseguenze sulla campagna vaccinale.

Prendiamo in considerazione le due che al momento destano maggiore preoccupazione: quella inglese e quella brasiliana. Entrambe caratterizzate da una contagiosità (espressa dal valore di R0) molto superiore a quella del Sars-CoV-2 nella sua forma originale, per il quale viene generalmente indicato un R0 di 2,5. La variante brasiliana, in aggiunta, sembra essere in grado di eludere almeno in parte la risposta anticorpale: perché la sua proteina Spike ha cumulato una serie di mutazioni che ne rendono più difficile il riconoscimento da parte degli anticorpi sviluppati in seguito all’infezione con il virus originario. In altri termini: venendo a contatto con la nuova variante, i soggetti che in passato si sono ammalati di Covid-19 si possono ammalare di nuovo. Gli studi in corso dovranno chiarire con quale frequenza questo accade, e soprattutto se i vaccini disponibili forniscono protezione anche contro questa variante o se dovranno essere sottoposti a una modifica. In attesa di risposte precise usciamo dal campo dell’immunologia e trasferiamoci in quello dell’epidemiologia.

Entrambe le varianti, inglese e brasiliana, sono caratterizzate da una velocità di trasmissione molto superiore rispetto al Sars-CoV-2 finora in circolazione. Con possibili ricadute su due aspetti chiave: l’immunità di gregge e la copertura minima vaccinale necessaria per ottenerla.

Partiamo dall’immunità di gregge, che si calcola con una formula semplice: 1-1/R0. L’R0 del Sars-CoV-2 è 2,5, quindi 1-1/2,5. Dividiamo 1 per 2,5 e otteniamo 0,4. Procediamo con la sottrazione (1-0,4) e otteniamo il risultato: 0,6. Per arrivare all’immunità di gregge dobbiamo avere almeno il 60% della popolazione in grado di opporre una risposta anticorpale. Questo in condizioni ideali, che di fatto non si verificano praticamente mai: perché a modificarle intervengono fattori come la densità di popolazione, i diversi comportamenti individuali, l’adozione (o non adozione) di contromisure e molti altri ancora. Che rendono l’R0, di fatto, una variabile: ma in genere viene utilizzato come un valore stabile, presumendo che all’interno di una determinata popolazione tutti i soggetti abbiano identiche possibilità di infettarsi e di trasmettere l’infezione.

Arrivati a questo punto, al concetto di immunità di gregge dobbiamo abbinare quello dell’efficienza del vaccino: in termini molto semplici, quante persone rende immuni su 100 vaccinati. I vaccini Pfizer e Moderna hanno valori vicini al 95%; quello di Astra Zeneca, inizialmente stimato al 75%, sembra poter arrivare al 95% se somministrato in prima inoculazione a mezzo dosaggio, seguito da un richiamo a dose piena (su questo aspetto in particolare si stanno concentrando le verifiche in corso all’Ema). Per definire la copertura minima vaccinale (quanti soggetti dobbiamo vaccinare e rendere immuni per ottenere la protezione dell’intera comunità) dobbiamo dividere il dato dell’immunità di gregge per quello dell’efficienza del vaccino: nel nostro caso, considerando i vaccini Pfizer e Moderna, dobbiamo dividere 0,6 (immunità di gregge per il Sars-CoV-2 originario) per 0,95 (il vaccino immunizza 95 persone su 100). Il risultato (0,63) ci dice che per ottenere l’immunità di gregge con i vaccini Pfizer e Moderna dobbiamo vaccinare il 63% della popolazione.

Torniamo a questo punto alle varianti, che essendo più contagiose impongono un ricalcolo rispetto a quanto fatto. Perché da un lato, con un R0 più alto, impattano sulla teorica immunità di gregge e quindi sulla copertura minima vaccinale necessaria per ottenerla. Dall’altro, se davvero fossero in grado di eludere in parte la risposta anticorpale, e di farlo anche nei confronti dei soggetti vaccinati, diminuirebbero l’efficacia del vaccino. Vediamo cosa accadrebbe in entrambi i casi. Una variante con un R0 di 4,0 (valore stimato da molti laboratori per quella inglese) cambierebbe il nostro primo calcolo in questo modo: 1-1/4, quindi 1-0,25. Il risultato finale (0,75) ci dice che dovremmo avere il 75% della popolazione protetta da anticorpi per raggiungere l’immunità di gregge. Incrociando questo dato con l’efficacia del vaccino (95%) per capire quante persone vaccinare dobbiamo dividere 0,75 per 0,95: il risultato è 78,9, quindi dobbiamo vaccinare il 79% della popolazione per arrivare all’immunità di gregge. Un livello molto più alto di quello (63%) ricavato utilizzando i parametri del Sars-CoV-2 originario. Nel caso in cui una variante fosse in grado di eludere una parte della risposta anticorpale, e quindi diminuisse l’efficacia del vaccino, il calcolo cambierebbe ancora. Ipotizziamo un’efficacia dell’85% (valore del tutto ipotetico) sempre a fronte di un virus con R0 di 4,0: dovremmo dividere 0,75 non più per 0,95, ma per 0,85. Il risultato (0,88) porterebbe alla necessità di vaccinare l’88% della popolazione. Diminuiamo ancora l’efficacia, portandola al 75% e arrivando così a dividere 0,75 per 0,75: il risultato è 1, ovvero immunità di gregge raggiungibile solo vaccinando il 100% della popolazione. Con un’efficacia inferiore al 75%, a fronte di un virus mutato con le caratteristiche che abbiamo utilizzato per il calcolo, l’immunità di gregge sarebbe impossibile da raggiungere. Ribadiamo che questo esercizio, oltre che espresso con molte semplificazioni, è puramente teorico: perché nella realtà gli elementi che concorrono al risultato finale sono molteplici e influiscono in modo diverso in popolazioni diverse (anche all’interno della stessa nazione o regione). Inoltre, perché questo risultato si verifichi, la variante dovrebbe essere non più “una delle forme del virus”, ma l’unica circolante o perlomeno quella largamente prevalente. L’esercizio è comunque utile per capire come si arrivano a definire i parametri chiave, e perché la comparsa di varianti debba essere monitorata con estrema attenzione: individuandole precocemente e limitandone il più possibile la diffusione (Fonte Il Sole 24 Ore).

Vaccino: ore 19 aggiornamento Italia, 1.308.262 dosi
Sono 1.308.262 le dosi di vaccino contro il Covid-19 finora somministrate in Italia, l’83,9% del totale delle dosi consegnate (pari a 1.558.635). La somministrazione ha riguardato finora 823.970 donne e 484.292 uomini. Il dato è aggiornato alle 14:46 di oggi nel report online del Commissario straordinario per l’emergenza sanitaria. Le persone che hanno ricevuto anche la seconda dose sono 36.358. Nel dettaglio, le dosi sono state somministrate a 801.267 operatori sanitari, 382.553 unità di personale non sanitario, 113.629 ospiti di strutture residenziali e 10.813 over 80 (Fonte SkyTG24).

AstraZeneca, prime consegne all’Ue inferiori al previsto
Le consegne iniziali del vaccino AstraZeneca all’Ue saranno inferiori agli obiettivi prestabiliti a causa di un problema tecnico della produzione. Lo ha reso noto un portavoce dell’azienda farmaceutica in una nota, secondo quanto riporta The Guardian. “I volumi iniziali saranno inferiori a quanto originariamente previsto a causa della riduzione dei rendimenti in un sito di produzione all’interno della nostra catena di fornitura europea”, ha detto il portavoce. “Forniremo decine di milioni di dosi a febbraio e marzo all’Unione europea, nel frattempo continueremo ad aumentare i volumi di produzione”, ha aggiunto (Fonte SkyTG24).

Quale è la differenza tra l’America First di Donald Trump e l’America First di Joe Biden?
Al riguardo, una nota importante – e dolente – ce le manda Giuseppe Sarcina (Corriere della Sera) da Washington, perché il maxi piano di Biden per vaccinare gli americani non favorirà certo i rifornimenti all’Europa: “Il governo americano vuole rinegoziare i contratti di fornitura con Pfizer e Moderna per avere subito le dosi opzionate e, nel caso quantità aggiuntive. È chiaro che le multinazionali americane difficilmente potrebbero dire di no. Moderna, poi, ha preso oltre un miliardo di dollari dal governo federale per avviare la ricerca. Ma le aziende, come sappiamo, sono già in difficoltà con la produzione. E sono sommerse dalle richieste di tanti Paesi nel mondo. La coperta è corta: chi rischia di rimanere fuori? Inoltre Biden riporta gli Usa nell’Organizzazione mondiale della Sanità. Ma nel concreto mette in chiaro che gli Stati Uniti doneranno i vaccini agli altri solo quando avranno completato la loro campagna di vaccinazione. Tutto legittimo, ma non si vede una grande differenza con l’America First di Donald Trump”.
Joe Biden ha lanciato il piano nazionale per la lotta al Sars-CoV-2 e firma gli ordini esecutivi sulle misure messe in campo, dal ricorso ai poteri di guerra per la produzione dei vaccini all’obbligo di effettuare test e quarantena per chi arriva dall’estero. “Ci vorranno mesi per vaccinare tutti”, avverte Biden, segnalando che l’inverno “sarà duro”
Osservando che Pfizer ha diminuito le forniture del suo vaccino Comirnaty alla vigilia dell’arrivo al potere di Biden il sospetto viene e – come disse Pio XI – “a pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”.
Allora, non ha stato Trump il cattivo… Siamo in guerra.
“Sarà contento il suo amico Francesco che vuole vaccinare ‘gli ultimi’” (Mauro Visigalli).

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