Numeri ufficiali Covid-19 del 15 gennaio 2021. In calo ricoverati in terapia intensiva e nei reparti ordinari. Ritardo nella consegna vaccino Pfizer

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«Legiferare vuol dire stabilire dei principi e delle regole di condotta. A farlo non sono competenti gli specialisti ed i “competenti”. Costoro hanno un ben diverso compito: quello della esecuzione. A legiferare essi sono disadatti, perché guardano ad un solo aspetto della questione; mentre anche nelle questioni più minute, bisogna guardare al complesso» (Luigi Einaudi, “Contro gli abusi dei decreti legge in difesa del parlamento”, Il Corriere della Sera, 6 settembre 1921).

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi venerdì 15 gennaio 2021

Ricoverati con sintomi: 22.841 (-269) (-1,16%)
In terapia intensiva: 2.522 (-35) (-1,37%) [con 156 nuovi ingressi del giorno] [*]
Deceduti: 81.325 (+477) (+0,59%)
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
In calo i pazienti ricoverati in terapia intensiva e nei reparti ordinari.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 246 (-)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

L’Rt istantaneo, calcolato con il metodo Kohlberg-Neyman modificato, si muove da una settimana nella fascia di oscillazione 1-1.2 a livello nazionale, con un valore puntuale di 1.07 alla sera del 14 gennaio. Nella Regione finora più colpita, la Lombardia, la fascia di oscillazione è 1.1-1.4 con un valore puntuale di 1.15 alla sera del 14 gennaio. Continua da qualche giorno il forte calo dell’Rt puntuale della Regione Veneto (0.66 il 14 gennaio) che si dovrebbe riflettere in un ulteriore rallentamento dei contagi nell’ultima decade di gennaio, oltre a quello già in atto (Fonte Il Sole 24 Ore).

Riporto un post Facebook di un amico.

“Se obietto mi saltano in testa dicendo che non sono un virologo, allora umilmente chiedo agli uomini di scienza: riesco a capire che un barista o un ristoratore cui tolgano, dopo le 18, anche la possibilità di fornire qualcosa in asporto abbia buone probabilità di estinguersi, ma perché il virus dovrebbe – con questa misura – estinguersi? Per solidarietà?” (Mauro Visigalli).

“Non sei un virologo!
No, si sbaglia, lo sono.
Ah sì? Non ha pubblicazioni peer review!
Si, ne ho centinaia.
Ah sì? Eh magari è pure premio Nobel!
Sì.Ahhh! Non conta!”
(Roberto Aganetto).

Sulle modalità di rilevamento e raccolta dati

Dopo due mesi dall’introduzione dei test antigenici rapidi da oggi nel conteggio del bollettino nazionale saranno visibili anche i dati dei test antigenici effettuati in ogni regione e i positivi identificati con i test antigenici rapidi (Fonte Report – Facebook, 15 gennaio 2021).

Per monitorare l’impatto dell’epidemia da Sars-Cov-2 viene rilevata quotidianamente una mole di dati dalle aziende sanitarie locali che però non sempre viene trasmessa con completezza alla Regione. Altri dati raccolti invece a livello regionale, seppur preziosi, non vengono inviati ai vertici nazionali. E a oggi non c’è un dato solido nazionale sul rischio di trasmissione di contagio nel momento in cui ci si esponga a un caso positivo in ambito familiare, lavorativo o ricreativo. Se non pubblicato nella sua completezza, il dato offre una marginale lettura della situazione pandemica, finanche fuorviante. Se dal bollettino giornaliero la diminuzione di ricoveri in terapia intensiva può sembrare una buona notizia, in realtà non si sa se i posti letto liberati sono di pazienti dimessi o deceduti. E il dato dei decessi Covid come viene calcolato? (di Antonella Cignarale – Report/Dietro il dato, 11 gennaio 2021).

Da oggi la comunicazione relativa ai test effettuati registra un’importante variazione: ai tamponi molecolari, gli unici in passato riconosciuti per la diagnosi di Covid-19 e che restano tutt’ora il “gold standard”, si affiancheranno i test rapidi di ultima generazione, come previsto dalla Circolare del Ministero della Salute “Aggiornamento della definizione di caso Covid-19 e strategie di testing” dello scorso 8 gennaio 2021.
Quello che vedremo non è un reale incremento dei tamponi eseguiti: gli stessi test venivano infatti effettuati anche nei mesi scorsi, ma non conteggiati ufficialmente perché le positività richiedevano conferma con test molecolare.
Per effetto di questa variazione si genera da oggi un aumento del denominatore, con un calo dei valori relativi al “rapporto positivi/tamponi totali” e al “rapporto positivi/casi testati”: causando una discontinuità con il passato e rendendo privo di significato il confronto con i dati storici. Senza trascurare un altro aspetto: le Regioni dovrebbero inserire a sistema solo i test rapidi con le caratteristiche indicate nella Circolare; ma, in molti casi, i test eseguiti sono di tipologia diversa (ne esiste sul mercato un’ampia gamma). Alcuni di questi con una sensibilità che, alla verifica in laboratorio, si è rivelata molto inferiore al 50%. Se nel sistema, come pare dalle dichiarazioni di alcune Regioni, venissero inseriti anche i risultati ottenuti con questi test non essendo possibile distinguerli per come vengono trasmessi dai singoli laboratori, ci troveremmo di fronte a una fotografia falsata dell’epidemia.
Per questo motivo presteremo sempre più attenzione all’evoluzione di parametri insensibili al numero e all’esito dei tamponi: come l’ingresso nelle terapie intensive e i decessi totali, sia per settimana epidemiologica, sia nel giorno medio. Così come l’andamento dei ricoveri in area medica e la pressione sul sistema sanitario a livello nazionale e nelle singole Regioni e Province autonome (Fonte Lab24/Il Sole 24 Ore).

Noi ritorniamo da oggi a rilevare solo i dati di ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Inolre, riporteremo il numero dei decessi del giorno e la media giornaliera a partire dal 21 febbraio 2020 (giorno 1, della prima persona morta).

Da lunedì Pfizer consegnerà 29% dosi in meno

La Struttura commissariale per l’emergenza Covid-19 ha comunicato che Pfizer ha annunciato unilateralmente “che a partire da lunedì consegnerà al nostro Paese circa il 29 per cento di fiale di vaccino in meno rispetto alla pianificazione che aveva condiviso”. Decisione unilaterale anche su scelta dei centri per la distribuzione. Si chiede di “rivedere intenti o azioni perché con meno dosi è un problema proseguire le vaccinazioni”
Non siamo neanche partiti veramente con la prima dose e già gli intoppi nella distribuzione “gestita” da Arcuri non si contano. E dopo 21 giorni serve la seconda dose. Ovviamente non è colpa del Alcuri. Comunque, non è mai colpa sua e tutto succede alla sua insaputa. Abbiamo appreso dell’intoppo dal Presidente della Ue. Paesi nordeuropei: “Inaccettabili i ritardi di Pfizer” e in Italia il governo si dimette (ma come si sa, nessun male viene solo per nuocere… potrebbe essere anche una grazia)
Vaccini, Pfizer: “Consegne rallenteranno a gennaio-febbraio”
Le consegne ai Paesi dell’Ue delle dosi di vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech subiranno dei rallentamenti a fine gennaio-inizio febbraio, a causa di lavori presso l’impianto in cui vengono prodotte. Lo ha confermato la stessa casa farmaceutica, precisando che le consegne rallenteranno il tempo necessario per modificare il processo di produzione e aumentare il ritmo le settimane successive.
“Pfizer sta lavorando duramente per fornire più dosi di quanto inizialmente previsto con un nuovo obiettivo dichiarato di 2 miliardi di dosi nel 2021”, ha chiarito l’azienda in un messaggio inviato all’Afp. Le modifiche da apportare alla struttura di produzione “richiedono ulteriori approvazioni normative” e pertanto potrebbero esserci “fluttuazioni nei programmi di ordini e consegne nello stabilimento belga di Puurs”.
Von der Leyen: “Pfizer mi ha rassicurata su consegna dosi”
“Non appena ho saputo del ritardo nella produzione di Pfizer, ho chiamato l’amministratore delegato, che mi ha rassicurato che tutte le dosi previste per l’Ue saranno consegnate nel primo trimestre”, ha assicurato il Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
“Ci aspettiamo che il calendario di consegne venga rispettato” dal momento che “la prima dose è stata somministrata e all’interno di una certa distanza di tempo è necessario somministrare la seconda”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, nel corso di una conferenza stampa congiunta a Lisbona con il Premier portoghese Antonio Costa, Presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea. “L’amministratore delegato di Pfizer mi ha assicurato che sarà fatto il possibile per ridurre il ritardo il più possibile”.
Berlino: Pfizer rallenterà le consegne per 3-4 settimane
Secondo il governo tedesco le consegne di vaccini Pfizer nell’Ue subiranno un rallentamento per un periodo di circa “3-4 settimane”. “La Commissione europea e, tramite essa, gli Stati membri dell’Ue sono stati informati che Pfizer non sarà in grado di soddisfare pienamente i quantitativi di consegna promessi per le prossime tre o quattro settimane a causa di lavori di ristrutturazione dell’impianto de Puurs”, in Belgio, spiega una nota del ministero.
Paesi nordeuropei: “Inaccettabili i ritardi di Pfizer”
La notizia ha destato preoccupazione in diversi Paesi dell’Ue. I Ministri della Salute di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Svezia hanno scritto una lettera alla Commissione europea per esprimere “grave preoccupazione” per i ritardi nella consegna del vaccino messo a punto da Pfizer e BioNTech, definendo “inaccettabile” la situazione, che a loro parere “diminuisce la credibilità del processo di vaccinazione” (Fonte SkyTG24).

La variante brasiliana del Sars-CoV-2 reinfetta chi è guarito

Un’infermiera brasiliana si è reinfettata con il virus Sars-Cov-2, con la nuova variante del Sud America, sollevando il timore che questa mutazione ostacoli l’immunità. La variante, che ha spinto il Regno Unito a vietare tutti i voli dal Sud America, è caratterizzata da una mutazione che potrebbe rendere il virus in grado di superare l’immunità sviluppata a seguito di una prima infezione con la versione del virus vecchia.
L’infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione Sars-CoV-2 causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. I ricercatori della Fondazione Oswaldo Cruz, un istituto di scienza di Rio de Janeiro, hanno avvertito che le mutazioni sulla nuova variante potrebbero aumentare il rischio di reinfezione.
“Le evoluzioni virali possono favorire le reinfezioni”, spiegano gli esperti, sottolineando che le varianti individuate di recente “hanno sollevato preoccupazioni sul loro potenziale impatto sull’infettività”. A causa dei crescenti timori sulla variante sudamericana, il governo britannico ha bandito tutti i viaggi provenienti da Portogallo, Sud America, Panama e Capo Verde nel tentativo di proteggere la Gran Bretagna.
Il segretario ai trasporti Grant Shapps ha affermato di aver ampliato il divieto al solo Brasile per “ridurre il rischio di importare infezioni”. E il principale consigliere scientifico del Regno Unito, Sir Patrick Vallance, ha ammesso ieri sera che “non sappiamo per certo” come la nuova variante influenzerà i vaccini e l’immunità.
Il report della Fondazione Oswaldo Cruz afferma che la donna è stata infettata la prima volta il 26 maggio scorso e all’epoca aveva diarrea, dolori muscolari e debolezza generale. Ha assunto un farmaco per l’asma chiamato prednisone e si è ripresa in circa 3 settimane senza problemi. Successivamente, a ottobre si è ammalata di nuovo con sintomi simili – diarrea, mal di testa, tosse e mal di gola – ed è nuovamente risultata positiva al coronavirus. Rispetto alla prima volta, le sue condizioni sono peggiorate e ha sviluppato difficoltà respiratorie, mancanza di respiro, dolori muscolari e insonnia.
Quando i ricercatori hanno confrontato i campioni dei test positivi effettuati a maggio e a ottobre, hanno scoperto che l’ultimo presentava mutazioni ora note per essere una componente chiave della variante brasiliana. La mutazione genetica, chiamata E484K, cambia la forma della proteina spike all’esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile a un sistema immunitario “addestrato” a individuare versioni del virus che non hanno la mutazione.
Si pensa che E484K modifichi il virus in un modo che renda più difficile per gli anticorpi legarsi ad esso per impedirgli di entrare nel corpo. Gli anticorpi sono una parte del sistema immunitario che può paralizzare i virus o attaccarsi ad essi e segnalarli come bersagli per altri globuli bianchi “killer”.
In questo caso, la parte della proteina spike che viene modificata è chiamata “dominio di legame del recettore”, o RBD, che il virus utilizza per attaccarsi al corpo.
I ricercatori di Oswaldo Cruz hanno scritto: “L’analisi delle mutazioni ha dimostrato, per la prima volta, un caso di reinfezione con una variante virale che ospita la mutazione E484K, situata in un residuo chiave del dominio di legame del recettore, che sembra aumentare modestamente il legame tra la proteina Spike e il corpo”.
Gli scienziati hanno detto che il caso dell’infermiera è il primo di reinfezione con la variante. E suggeriscono che le differenze causate dalla mutazione alla proteina spike significano che l’immunità naturale sviluppata dal suo corpo dopo la prima infezione non è stata in grado di proteggerla dalla seconda.
La variante brasiliana è già nel Regno Unito. Lo ha confermato uno degli esperti di punta del Paese, la professoressa Wendy Barclay, dell’Imperial College di Londra, secondo la quale inoltre la mutazione rilevata in Brasile ha “due varianti” e solo di una per ora è stata accertata la circolazione in Gran Bretagna. Lo riporta il Daily Mail (Fonte AGI).

“Pensate di cosa si occupa questo governo in piena emergenza-pandemia. Il branco di incompetenti e folli, ha toccato il fondo… Per questi idioti non esiste più “mamma” e “papà”, ma “genitore 1” e “genitore 2”. C’è ancora qualcuno che se la sente di sostenere questi caproni?… P.S. E vabbè che siete incompetenti, dittatori, incapaci, “multicolorati”, ridicoli, ecc… ecc… ma la mamma e lu papà nu sse toccane… nu bbiti permettere!…” (Donato Toscano – Facebook, 15 gennaio 2020).

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