Becciu, l’alieno venuto da Atlantide, ma dai! Dimmelo tu cos’è

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Apprendiamo dalle anticipazioni che domani esce L’Espresso con altra carta straccia a firma del falsario (e in fondo a questo articolo riproduciamo anche le foto dell’ennesimo “dossier” riciclato sull’Espresso domani in edicola). Si è andato oltre il senso del ridicolo, lasciando l’orbita terrestre, entrando nel mondo extraterrestre su un sentiero intergalattico da romanzo di fantascienza. Da quattro soldi, però. Meglio di questo commento di un attento lettore “qualunque” alle anticipazioni dell’Espresso su Facebook, non possiamo definirlo, riassumendo tutta la farsa recitata dal maldestro lanciatore di coriandoli in poche parole, definitive: “Mamma mia che incommensurabile masse di cazzate che scrivete. Per carità e voi saresti un giornale?” (P.M.S.). Buona lettura.

Articolo precedente: Feltri su Libero: Francesco come Pio IX. Il Vaticano sprofonda nel ridicolo: accusa Becciu di offesa al Papa Re. E gira la voce che solo ora sia in arrivo un avviso di garanzia – 10 dicembre 2020

ANTICIPAZIONE
La rete di Becciu puntava al Bambin Gesù. E il cardinale è indagato per aver offeso il Papa
Obiettivo la sanità di Francesco. Intanto trapela la volontà dei magistrati vaticani di indagare il porporato per vilipendio: l’offesa sarebbe contenuta nelle dichiarazioni del cardinale che ha sostenuto in pubblico la tesi del pontefice “manipolato”. Becciu afferma di non saperne nulla e ha querelato l’Espresso che in queste settimane si è limitato a riportare i fatti con rigore senza essere mai smentito
DI [Omissis]
L’Espresso online, 11 dicembre 2020
La rete di Becciu puntava al Bambin Gesù. E il cardinale è indagato per aver offeso il Papa
Papa Francesco ha riconfermato prima della scadenza naturale l’attuale presidente dell’ospedale romano, avversaria della cordata dell’ex Sostituto di Stato. Attorno alla sanità ruotavano interessi enormi e uno scontro di potere: al centro sembra esserci un uomo legato all’ex cardinale, Guido Carpani, capo di gabinetto della ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone (M5S). dopo aver ricoperto lo stesso incarico con la ministra Giulia Grillo, anche lei del Movimento Cinque Stelle, nel governo gialloverde Conte uno. Carpani fu nominato dal Vaticano nel 2018 vicepresidente dell’Istituto Toniolo che controlla l’università Cattolica e dal governo italiano suo rappresentante nel consiglio di amministrazione della stessa Università. Anche se non c’è una formale incompatibilità, rappresenta due Stati diversi.
Intanto, sul fronte delle indagini, trapela la volontà dei magistrati vaticani di indagare il cardinale Becciu per vilipendio al capo dello Stato (che in Vaticano è associato al Re): l’offesa sarebbe contenuta nelle dichiarazioni del cardinale che, dopo essere stato costretto dal Papa a dimettersi, ha sostenuto in pubblico la tesi del pontefice “manipolato”. Un’accusa gravissima e incompatibile con la porpora che Becciu ha ricevuto giurando fedeltà fino alla morte al Papa che ora in pubblico afferma di considerare debole e influenzabile.
Sul piano giudiziario, il nuovo procedimento andrebbe ad aggiungersi alle ipotesi di reato di abuso d’ufficio, peculato e interesse privato, come ha scritto il giornale che in modo zelante si è assunto il ruolo di avvocato mediatico del cardinale: una pessima difesa. Becciu afferma di non saperne nulla e ha querelato l’Espresso che in queste settimane si è limitato a riportare i fatti con rigore senza essere mai smentito.
A smontare la bugia di Becciu, semmai, è stato lo stesso Becciu che il 25 settembre così motivò la sua cacciata: «Il Papa mi ha detto di aver avuto la segnalazione dei magistrati che avrei commesso peculato. Dalle carte, dalle indagini fatte dalla Guardia di finanza italiana emerge che io abbia commesso il reato di peculato», disse in una conferenza stampa. Che ora ha dimenticato.

INCHIESTA
Scandalo in Curia, obiettivo Bambin Gesù
La cordata di affaristi protetta dall’ex cardinale Angelo Becciu aveva nel mirino il ricco business della sanità vaticana. Ecco come è stata sventata la manovra
DI [Omissis]
L’Espresso online, 11 dicembre 2020
Certi soldi non finiscono, fanno dei giri immensi e non ritornano. Sembra essere questa parafrasi di una famosa canzone la sintesi perfetta della ragnatela di interessi e relazioni che, una volta saltato il sistema politico ed economico facente capo all’ex Sostituto degli Affari Generali, l’ex cardinale Angelo Becciu, sta venendo a galla dalla complessa inchiesta dei promotori di Giustizia della Santa Sede e in particolare dai documenti frutto delle rogatorie in Svizzera.

Restando in tema di canzoni celebri, con le parole di Antonello Venditi: dimmelo tu cos’è. Attendiamo di essere informati dal maldestro falsario lanciatore di coriandoli e dai suoi difensori d’ufficio di falsi nemmeno d’autore, su cos’è Becciu e su cosa sta accadendo oltretevere, visto che fino al 24 settembre 2020 le carte arrivavano in anticipo, ma ora? Ora, è un dato di fatto, non vi sono nuove carte ma ogni sette giorni c’è lo stesso, il lancio espresso del missile testardo spedito sul pianeta delle falsità aliene contro Becciu, obiettivo primario che difficilmente verrà abbattuto dai riassuntini delle puntate precedenti un espresso di bignami che lancia lo slogan “non si muove foglia che Becciu non voglia”. Per dirla alla Feltri, ma dai!

Il 16 giugno 2020 il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin ha nominato i nuovi membri della Pontificia Commissione per le Attività del Settore Sanitario delle persone giuridiche pubbliche nella Chiesa. Commentava allora il sempre attento Andrea Gagliarducci su ACI Stampa: “È una commissione rinnovata in quasi tutti i suoi membri, che mantiene le sue caratteristiche principalmente italiane perché soprattutto italiani sono i problemi da affrontare, e che allo stesso tempo si arricchisce di esperti di diritto, a discapito degli esperti di pastorale. (…) La Commissione era stata stabilita a dicembre 2015 da Papa Francesco, con lo scopo di “contribuire alla più efficace gestione delle attività e della conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei fondatori”. Sullo sfondo, c’erano stati vari scandali finanziari di istituti sanitari di ispirazione cattolica, che avevano portato la Santa Sede ad intervenire. Resta Presidente della Commissione Monsignor Luigi Mistò [1], che è Presidente del Fondo di Assistenza Sanitaria della Santa Sede ma è anche Segretario della Segreteria per l’Economia. (…) Colpisce l’uscita dalla Commissione di Mariella Enoc, Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, di proprietà della Santa Sede”.

Gli attenti lettori si chiedono, se è vero che Papa Francesco ha confermato prima della scadenza naturale la Dott.ssa Mariella Enoc, nel suo incarico di Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, che il falsario da carta straccia definisce “avversaria della cordata dell’ex Sostituto”, allora chi è che estromette la stessa dalla Pontificia Commissione per le Attività del Settore Sanitario delle persone giuridiche pubbliche nella Chiesa?

Vi diamo un suggerimento: non è Becciu, perché lui è sempre stato un fedele esecutore del Papa. Enoc confermata dal Papa al Bambin Gesù e Enoc estromessa dalla Commissione vaticana per la sanità cattolica qualcosa vorrà pur dire, no? E magari ce lo spiegherà L’Espresso cosa vorrà dire. Commissione vaticana per la sanità cattolica, dimmelo tu cos’è.

La scalata alla sanità cattolica è roba vecchia, come sono vecchie le minestre riscaldate dall’Espresso. Ma non lo diciamo noi. Nel 2011, Andrea Tornielli – allora agguerrito Coordinatore di Vatican Insider, oggi mega Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede – lo scrive in un articolo modificato nel tempo, data ultima modifica 2019 (alle ore 02:10 poi, ed è tutto dire). Otto anni di modifiche? Ma dai!

Si tratta di un articolo – che riportiamo di seguito per intero (vale la pena leggerlo) – nel quale Papa Benedetto XVI viene definito Papa teologo totalmente alieno dai giochi di potere politico-economico, reo di aver fatto sì che il Cardinale Tarcisio Bertone nel giro di un quinquennio estendesse la sua influenza ben aldilà della Curia romana. Che effetto fa leggere certe osservazioni, dopo essere passati dalla parte del regime? Dimmelo tu cos’è.

Per quanto potente possa essere un Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, ha pur sempre dei superiori ai quali rispondere e dai quali ricevere ordini, come un fedele esecutore. Sappiamo che il Cardinale Becciu ha ricevuto la telefonata di Papa Francesco. Sappiamo che il dialogo è stato confortante e distensivo. Ma soprattutto sappiamo che è stato chiarito, che le presunzioni di alcuni giornalisti non sono le effettive convinzioni del Papa. Dopo la telefonata distensiva, il dialogo tra i due prosegue e come abbiamo già detto in precedenza, è solo questione di tempo e Becciu verrà riabilitato e forse tornerà migliore di prima. Sicuramente saprà chi è degno della sua fiducia.

Mentre la sanità vaticana pensa ad accaparrarsi i vaccini per gli ecclesiastici, i residenti, i dipendenti e i familiari assistiti FAS [Vatican News: “Covid e diseguaglianze. Paesi poveri: 9 persone su 10 senza vaccino”. Però Santa Sede e S.C.V. acquistano i vaccini per i dipendenti e familiari assistiti F.A.S. – 10 dicembre 2020], in Inghilterra i vaccini li hanno già inoculati. E chi a Londra non è nuovo a sopralluoghi, nello Stato della Città del Vaticano è ancora il Presidente – incontrastato e riconfermato per un altro quinquennio – della Pontificia Commissione per le Attività del Settore Sanitario delle persone giuridiche pubbliche nella Chiesa e Presidente plenipotenziario del Fondo Assistenza Sanitaria, che sostenuto dai media di stato ha enunciato numeri con cifre e bilanci iperbolici in una intervista funambolica e morbida senza rispondere alle nostre domande, senza indicare in che conto FAS vengono versati i proventi dagli assistiti da solidarietà forzata presso lo IOR. Il conto corrente FAS, Mons. Mistó dimmelo tu cos’è.

Sottolineiamo agli attenti lettori, che ad una attenta lettura, in ciò che pubblica questa settimana l’Espresso non c’è nulla di nuovo e – soprattutto – non c’è nulla che proviene dall’interno dello Stato della Città del Vaticano. Le informazioni che smercia il giornalaio falsario lanciatore di coriandoli sono riciclate, già pubblicate e datate 2019. In sostanza, sono informazioni che vengono fuori dalle deposizioni di Mons. Alberto Perlasca [2], vecchie ormai di mesi, già ammuffite. È la confermo, che i rubinetti pontifici sono stati chiusi e che vengono riciclate informazioni dal lato italiano, per riempire le pagine di carte straccia e fare vedere che è ancora quello che è, il grande investigatore, citando nuovamente Torzi e Mincione, con l’aggiunta di Carpani e politici italiani.

Abbiamo sempre sostenuto, che il vero scandalo vaticano è con la sanità, non con l’Obolo di San Pietro. Ed è certezza comprovata a prova di tribunale, che questo scandalo non ha origine con il Cardinale Angelo Becciu e che non ha visto il suo coinvolgimento. La sanità vaticana e cattolica – soprattutto l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di proprietà della Santa Sede – è sempre stato un settore delicato. Ma, soprattutto, è stata sempre area esclusiva dei Segretari di Stato di Sua Santità. Il Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato non vi ha mai avuto niente a che fare, mentre i Monsignori Perlasca e Mistò facevano parte del Consiglio di amministrazione del Bambin Gesù.

Noi, già da tempi non sospetti abbiamo sempre battuto, e prima di tutti, il ferro della sanità vaticana e abbiamo trovato molti riscontri con Mons. Mistò, che ci ha pure scritto, replicando per lamentarsi. Segno che ci abbiamo visto giusto.

Il Cardinale Angelo Becciu in tutto ciò viene tirato dentro ad arte con carte false. E si tratta di un chiaro attacco. Becciu è stato attaccato direttamente e pubblicamente per due motivi:
1. Per distruggere Becciu stesso, per fare fuori un cardinale scomodo per qualcuno.
2. Per indurre il Papa in errore, allo scopo di destabilizzare la Chiesa e il Pontificato.

Il fatto che non escano più carte dall’interno del Vaticano è un chiaro segno che chi faceva uscire le carte ha smesso al momento di farle uscire, perché ha capito che rischia grosso.

I veri responsabili dello scandalo sono coloro che vanno a fare il sopralluogo a Londra per il 60SA ed è qui che si chiude il cerchio della finanza vaticana, che incontra il settore sanitario.

Se andiamo per esclusione, in questa faccenda chi tace sono proprio coloro che sanno di rischiare di più. Sicuramente hanno le loro buone ragioni per stare zitti. Ma hanno le loro responsabilità, ed è ora che vengano allo scoperto. E soprattutto che venga scoperchiato (dall’interno, come piace all’Uomo che Veste di Bianco… e chissà, lo annuncia tra le nuvole ai giornalisti ammessi al Volo Papale, diretti a Bagdad) lo scandalo del settore sanitario, con ospedali di proprietà della Santa Sede o cattoliche in giro per l’Italia. Il Cardinale Becciu è solo il capro espiatorio e il fumo mandato negli occhi di chi cerca i veri responsabili. Becciu non c’entra nulla, prima si smonteranno formalmente le accuse al cardinale, meglio sarà per la Chiesa e per il Papato. Francesco – a quanto ci consta – se ne sta accorgendo.

Quando Francesco e Angelo si sono parlati, avranno avuto l’occasione di chiarire anche alcuni meccanismi di fuga di notizie. Quindi, i rubinetti sono stati chiusi direttamente dall’Uomo che Veste di Bianco e L’Espresso non ha più nulla… Stop veline… Falsari game over…

Ricordavamo, che abbiamo sempre puntato il dito alla sanità sacra. Menzioniamo in particolare – tra gli altri – nostro articolo del 7 luglio 2020 [Ritorna sotto la nostra lente il Fondo di Assistenza Sanitaria dello Stato della Città del Vaticano. Il nesso con il caso 60SA]:

«La carriera di Loreti è stata da meteora, una scalata al successo troppo fulminea per non lasciare spazio a dubbi… fino a bruciarsi come una stella cadente (la fine naturale di ogni meteora, prima o poi).
Iniziato come semplice sportellista al FAS e poi una volta trasferito al Palazzo del Triangolo, sede dell’APSA, diviene presto un tutto fare di Mons. Luigi Mistò e Mons. Alberto Perlasca. Entrando nelle loro grazie, alla corte dei due è tornato al FAS, nominato il 1° ottobre 2010 dal Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone per il quinquennio 2010-2015 nel Consiglio di Amministrazione del FAS, a designazione del Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, insieme a Mons. Alberto Perlasca, scelto dal Cardinale Segretario di Stato tra gli iscritti al FAS in attività di servizio.
Con il consenso dei superiori viene promosso, per arrivare sino al livello di Direttore del FAS e gli viene assegnata dalla Segreteria di Stato per la sua auto privata una targa CV, riservata ai cittadini vaticani e ai direttori delle amministrazioni della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.
Mistò e Perlasca hanno istruito Loreti a dovere, facendone di fatto un loro burattino. Loreti ha eseguito gli ordini, facendo diventare il FAS una macchina da soldi, facendo pagare 5 euro a visita agli assistiti, per visite che dovevano essere gratis, e aumentando a dismisure i ticket per le prestazioni mediche.
Dai conti del FAS – che non sono pubbliche – si evince, che grazie agli aumenti apportati ai ticket da Loreti, il bilancio 2018 ha chiuso con un +300% di utili rispetto al 2017, anno fino al quale le visite del poliambulatorio vaticano erano gratuite e i ticket ragionevoli.
Poi ci sono state manovre opache sulle convenzioni con i medici esterni per i quali ogni assistito pagava la cifra della visita allo sportello vaticano ma in realtà la cifra totale non andava tutta al medico convenzionato. La “cassa mensile FAS”, cioè l’introito che il FAS incassa per le visite mediche e gli esami strumentali, viene versata ogni mese presso la cassa dell’APSA e poi è l’APSA che “scorpora” il totale e versa un’altra cifra che riguarda il FAS sul conto FAS allo IOR (anche gli ex dipendenti pensionati INPS – come chi scrive – versano il contributo FAS sulle loro pensioni INPS allo IOR a seguito da un mandato emesso dall’APSA (oppure, dall’anno scorso, anche su un conto IBAN), quindi non direttamente al FAS.
Non è difficile immaginare che gli inquirenti vaticani potrebbero interessarsi a questo giro di conti abbastanza tortuoso, in cui le tracce dei soldi del FAS si perdono e non sono più rintracciabili, ed è ancora tutto da capire.
Ribadisco, che non ho motivi per pensare che il Cardinale Angelo Becciu, già Sostituto per gli Affari Generali della Prima Sezione della Segreteria di Stato, dice un bugia, nell’affermare prima che era coperto dai suoi superiori e secondo che i soldi dell’Obolo di San Pietro non sono stati spesi per l’acquisto del palazzo al numero 60 di Sloane Square a Londra, investimento oggetto di indagini penali della magistratura vaticana. Posso dirlo, innanzitutto, perché lo conosco da molti anni, in rapporti di lavoro molto stretti, per motivi delle nostre rispettive funzioni, di Sostituto della Segretaria di Stato da una parte e di Assistente della Sala Stampa della Santa Sede dall’altra parte (quindi, ambedue “braccia operative”). Inoltre, non vedo quale motivo il Cardinale Becciu dovrebbe avere, per dire una falsità al riguardo. Infatti, Becciu dice una mezza verità, cioè non dice tutta la verità, perché non dice quali fondi sono stati utilizzati. (…)
Un fatto importante, che nessuna va a verificare, è l’origine del FAS. Si tratta di una struttura che nasce come “costola” della Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Inizialmente, il FAS si occupava solo ed esclusivamente di rimborsi di esami e di ricoveri degli assistiti presso strutture sanitarie convenzionate (che è un’altro punto dolens nelle questioni FAS), ma nel tempo “qualcuno” l’ha fatto diventare altro. Infatti, lo Statuto del FAS in realtà non coincide con quello che il FAS fa in realtà. Ciò vuol dire, che il FAS esce sempre dalle proprie competenze, perché ha l’indisponenza di un’amministrazione arrogante (e ne so qualcosa da esperienza propria, come assistito). A titolo di esempio di arroganza: dal regolamento FAS risulta, che un dipendente in attività dello Stato della Città del Vaticano o della Santa Sede, non può rinunciare al pagamento della “tassa” FAS. Tutti i dipendenti sono obbligati ad avere la ritenuta sanitaria in busta paga, soldi che vanno a finire nella cassa FAS e non possono rinunciare alla “tassa” (come invece è permesso ai pensionati).
Nel progetto di unificazione della sanità vaticana, la Segreteria di Stato affianca il Fondo di Assistenza Sanitaria-FAS alla stretta collaborazione della Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano-DSI. Tale collaborazione è un flop e la sanità vaticana viene commissariata, con la nomina del Prof. Giovanni Battista Doglietto come Delegato ad acta del FAS (nominato dal Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin, con il nulla osta di Papa Francesco), il quale vigilando sull’operato del FAS e della DSI, risponde direttamente al Segretario di Stato, che ha sempre invitato tutti – direttori compresi – ad una maggiore attenzioni agli assistiti, alle persone malate e ai servizi erogati. Un discorso sempre più inteso in una fattiva collaborazione tra le due amministrazioni, che si occupano di sanità nello Stato della Città del Vaticano.
Una sanità vaticana che sembra navigare verso una gestione unica in tal senso, considerato che la collaborazione richiesta dal Cardinale Parolin – ormai più di due anni fa – è naufragata, anche grazie alla scarsa attenzione di come è stata affrontata l’emergenza Covid-19 nello stato enclave di Roma, dove il focolaio interno è nato proprio presso i locali gestiti dalla DSI e dal FAS».

Questo articolo provocò il giorno successiva la reazione di Mons. Mistò:

«In riferimento a quanto pubblicato in data 7 luglio 2020 su Korazym.org, dichiaro di essere totalmente estraneo alla vicenda dell’acquisto dell’immobile di 60 Sloane Square di Londra e preciso di non essere mai stato coinvolto in tale operazione da nessun punto di vista. Diffido codesto sito di riprendere tali insinuazioni totalmente prive di fondamento, riservandomi di dare mandato ai miei legali per tutelare il mio buon nome in ogni modo e in ogni sede opportuna.
Aggiungo, in qualità di Presidente del Fondo di Assistenza Sanitaria della Santa Sede, che pure detto F.A.S. è totalmente estraneo alla vicenda in oggetto.
Chiedo, ai sensi del diritto di replica, che questa mia dichiarazione venga pubblicata sul sito Korazym.org.
Distintamente
Mons. Luigi Mistò».

Questa replica abbiamo pubblicato, però è significativo che abbiamo mai ricevuto una risposta alla nostra domanda circa il motivo della sua presenza nel sopralluogo del 23 marzo 2015 a Londra per l’acquisto dell’immobile di lusso al numero 60 di Sloane Avenue, oggetto dell’investigazione giudiziaria vaticana. Domanda che abbiamo ripetuto il 22 luglio 2020: “Perché era presente al sopralluogo a Londra nell’ambito dell’acquisizione da parte della Segreteria di Stato del palazzo al numero 60 di Slaone Avenue, insieme a Mons. Alberto Perlasca, come indicato da Nuzzi nel 2019?”.

Ricordiamo anche quanto abbiamo scritto l’8 luglio [In merito alla Dichiarazione odierna del Presidente del Fondo di Assistenza Sanitaria SCV. Un chiarimento e delle domande]:

«Considerato ciò, occorre chiarire che il nome di Mons. Mistò viene fatto nel libro di Gianluigi Nuzzi “Giudizio Universale” (Chiarelettere 2019). A pagina 80 del capitolo “Diavolo nei sacri palazzi” colloca Mons. Luigi Mistò il 23 marzo 2015 a Londra: “Ora, è pervenuta da parte della Cb Richard Ellis Spa, primaria società di intermediazione immobiliare inglese, una proposta particolarmente interessante. Tanto che in data 23 marzo 2015 monsignor Luigi Mistò, il professor Della Sega e monsignor Alberto Perlasca hanno compiuto un sopralluogo, prendendo diretta visione dell’immobile. Si tratta di un blocco immobiliare ubicato nel centro di Londra, con esterno in mattoni rossi, in buono stato di conservazione”. Finora non abbiamo messo in dubbio quanto dichiarato dal Card. Becciu circa i fondi dell’Obolo di San Pietro e non abbiamo motivo di mettere in dubbio la Dichiarazione odierna di Mons. Mistò circa i fondi del FAS. Visto che questa sua Dichiarazione include anche una velata minaccia di adire alle vie legali, sarebbe opportuno, che il Presidente del FAS rispondesse sul punto, cioè in merito alla sua presenza a Londra per il sopralluogo insieme a Mons. Perlasca, come è stato affermato da Nuzzi nel suo ultimo libro».
Sul FAS e la Sanità vaticana ci occupiamo da quando il 3 aprile 2019 ho postato sul mio diario Facebook – non avevo aperto ancora questa rubrica Blog dell’Editore su Korazym.org – la notizia (di cui non si era parlato prima e neanche dopo, visto che alle redazioni delle testate giornalistiche non interessa…), che il Fondo Assistenza Sanitaria vaticano era stata commissariato.
Il 29 novembre 2019 abbiamo riferito su questa rubrica “Blog dell’Editore” [Cade un’altra testa in Vaticano. Questa volta al disastrato Fondo di Assistenza Sanitaria-FAS] che girava voce di un “imminente” trasferimento di Loreti al Bambin Gesù, “sicuramente non per merito e di certo non si potrà farlo passare per una promozione”. Secondo la nostra fonte, l’interessato fu contattato il 28 novembre 2019 dalla Dott.ssa Enoc e Mons. Mistò ha fatto sapere a Loreti che il trasferimento ci sarebbe stato a dicembre: “Non si sa ancora la data del trasferimento, ma sicuramente non si mangia il panettone… Gli assistiti FAS ne saranno felici”.
Però, poi aveva già iniziato la sua scalata il Sars-CoV-2 e l’emergenza sanitaria del Covid-19 aveva “congelato” il tutto… fino ad essere tirato fuori dal congelatore recentemente e portato a termine oggi.
Alla nostra copertura del 29 novembre 2019 avevo aggiunto: “Spero anche che i colleghi vaticanisti possano riprendere la notizia ed inquadrarla nella crisi economica dell’APSA e dargli il risalto che merita. C’è stato fatto del male a tante persone ed è stato fatto a discapito della salute degli assistiti FAS, che pagano per avere un’assistenza che non hanno”. Però, nessuno ha preso la palla al volo… e non solo perché la notizia “non interessa”, come abbiamo osservato prima».

Tutto le informazioni sul caso e le sue ramificazioni, che abbiamo pubblicato a partire dal 3 aprile 2019, mai sono state smentite… e il 18 luglio 2020 arrivò anche una conferma [Da cometa a stella cadente esplosa in volo. Accettate le dimissioni del Dott. Loreti da Direttore FAS, il Papa lo sostituisce con Prof. Doglietto]:

«L’ex Direttore del FAS Dott. Stefano Loreti ha presentato le dimissioni, immediatamente accettate dai superiori della Segreteria di Stato (…). Conosciuto per la sua arroganza amministrativa, confermata dallo spocchioso rifiuto manifestato ai superiori, che lo volevano fuori dalle mura vaticane in ruolo amministrativo presso l’Ospedale Bambin Gesù (nel quartiere San Paolo), Loreti è stato richiamato in più occasioni per la gestione poco attenta al “profilo umano” e alle necessità degli assistiti. Questi hanno subito la sua gestione distaccata e insensibile e hanno patito oltre alla malattia, anche le sue concessioni amministrative date col “contagocce”. Disposizioni in particolare in merito a ricoveri ospedalieri e cure assistenziali per patologie serie e riconosciute, che dovrebbero essere concesse senza alcun “filtro” da parte di un “direttore amministrativo” come era Loreti, che oltretutto non ha mai avuto titoli o competenza medica in merito».

[1] Mons. Luigi Mistò (Binago, 24 giugno 1952), al servizio della Santa Sede dal 7 luglio 2011, nominato da Papa Benedetto XVI Segretario dell’APSA, il dicastero che gestisce le proprietà immobiliari della Santa Sede, sostituendo Mons. Mauro Rivella, un prelato piemontese molto esperto in gestione di bene ecclesiastici. Oggi, Mistò è Presidente (confermato per un’altro quinquennio dal Segretario di Stato il 16 giugno 2020) della Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa presso la Segreteria di Stato, istituita il 12 dicembre 2015, nonché Presidente del FAS-Fondo Assistenza Sanitaria dello Stato della Città del Vaticano, e inoltre dal 14 aprile 2015 Segretario della Sezione amministrativa della Segreteria per l’economia. Fino al 14 novembre 2019 ricopriva pure la carica di Coordinatore ad interim del medesimo organismo, dopo il congedo concesso il 29 giugno 2017 all’allora Prefetto Cardinale George Pell (Prefetto dal 24 febbraio 2014 al 24 febbraio 2019) per difendersi nei tribunali australiani, sostituito da Padre Juan Antonio Guerrero Alves, S.I., proprio mentre la Segreteria di Stato è investito dall’indagine penale della magistratura vaticana sull’uso di ingenti fondi riservati per discussi investimenti immobiliari di pregio a Londra, oltre che dall’imperativo categorico di far quadrare bilanci in forte deficit.
Scrive Business.it il 12 dicembre 2018, dal titolo “Chi è monsignor Luigi Mistò: l’uomo del potere di Papa Francesco”: «Chi è Luigi Mistò, uomo fidato di Papa Francesco con sempre più poteri all’interno del Vaticano. Luigi Mistò, monsignore ambrosiano di origini brianzole (mantiene il suo approccio pratico, tipico dei lombardi), è nato nel 1952 e da otto anni ricopre incarichi sempre più delicati nella Curia Romana in materia di economia e finanza. Da un anno e mezzo è il coordinatore ad interim della Segreteria dell’Economia dopo l’uscita di scena del cardinale australiano George Pell. Al dicastero nato nel 2014 inizialmente furono conferite enormi competenze (di fatto la gestione e il controllo) ma successivamente il Papa è tornato a separarle. Mistò ha alle spalle una vasta esperienza, maturata negli anni milanesi, dopo la laurea in diritto canonico e un periodo al Tribunale ecclesiastico. Sotto i cardinali Martini e Tettamanzi è stato responsabile amministrativo della ricca Curia milanese, la diocesi più grande d’Europa. Il suo nome ad un certo punto, nel 2011, fu fatto come possibile “prelato” dello Ior ma alla fine Benedetto XVI lo nominò come numero due all’Apsa, il dicastero degli immobili. Dopo quattro anni arriva la nomina alla sezione amministrativa Segreteria per l’Economia, in un momento delicato per il dicastero. Tre anni fa Parolin lo indica anche alla guida della Commissione di controllo e valutazione sulla sanità cattolica con l’obiettivo di guardare a tutto il mondo. Insomma una prelato-chiave nel processo di riforma economica di Francesco, processo che ha dovuto affrontare “scosse” inevitabili dopo un “sisma”, ma che “procede e produce i suoi frutti”, come ha detto di recente lo stesso Mistò alla presentazione della Fondazione Quadragesimo Anno. Un prelato ambrosiano per la riforma di Francesco, dunque».

[2] Mons. Alberto Perlasca (Como, 21 luglio 1960) è stato ordinato sacerdote per l’omonima diocesi il 13 giugno 1992. È laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore e in Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana. Dal 2006 è cappellano di Sua Santità. In ottobre 2003 fu stato assunto presso l’Ufficio Giuridico della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e incorporato nel Servizio Diplomatico della Santa Sede. Da aprile 2006 fino a maggio 2008 ha lavorato nella Nunziatura Apostolica in Argentina. È poi rientrato in Segreteria di Stato presso l’Ufficio Amministrativo della Prima Sezione (per gli Affari Generali), ufficio che gestisce la cassaforte della Segreteria di Stato, tra cui i fondi dell’Obolo di San Pietro, e del quale era Capo Ufficio da luglio 2009. Era membro dei Consigli di Amministrazione del Fondo Pensioni, del Fondo Assistenza Sanitaria e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Inoltre, era membro del Collegio dei revisori della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali di Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Inoltre, si è mantenuto sempre attivo nell’ambito canonico, partecipando, tra l’altro, a diverse attività accademiche. Dire che era una potenza nell’ambito finanziario della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano è un understatement, per dirlo in una delle quattro lingue che conosce. Essendo per molti anni a capo dell’Ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato e quindi depositario storico dei segreti finanziari che riguardano la Cassaforte della medesima, di cui l’Obolo di San Pietro è solo una parte. A seguito degli esiti delle indagini preliminari, è stato aggiunto al registro degli indagati dell’indagine 60SA. Stranamente, il 26 luglio 2019 – due mesi prima dell’irruzione della Gendarmeria vaticana in Segreteria di Stato – viene trasferito al Palazzo della Cancelleria, dal Papa nominato ad hoc Promotore di Giustizia aggiunto al Tribunale della Segnatura Apostolica [In principio era il caos in Vaticano. Obolo di San Pietro “opaco”. Mons. Perlasca indagato. Altri tremano – 19 febbraio 2020]. Secondo il vaticanista di America Magazine, Gerard O’Connell, Mons. Perlasca è stato dimesso dal servizio diplomatico della Santa Sede e rimandato alla sua diocesi di origine. I materiali a lui sequestrati potrebbero portare ai responsabili illustri, che hanno gestito, coordinato e ordinato delle operazioni finanziarie opache (sempre usando la definizione del Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin). Presenziò al sopralluogo a Londra per l’acquisto dell’immobile di 60 Sloane Square, insieme a Mons. Mistò e Prof. Della Sega, secondo la ricostruzione di Nuzzi.

Duro colpo per la strategia di Bertone l’accentratore
Gli uomini del Segretario di Stato Vaticano alla guida del polo sanitario
di Andrea Tornielli
Vatican Insider, 20 Luglio 2011 (ultima modifica 19 ottobre 2019 alle ore 02:10)


La notizia del suicidio del braccio destro di don Verzè, piombata come un macigno Oltretevere, getta un’ombra sinistra sulla vicenda del San Raffaele, l’ospedale milanese gravato da un miliardo di debiti che la Santa Sede vuole acquisire. Venerdì scorso, quando è stata formalizzata la nascita del nuovo assetto che lo ha estromesso dalla gestione del San Raffaele, gli uomini del Vaticano non avevano nemmeno incontrato l’ormai ex vicepresidente Mario Cal. Che non ha retto psicologicamente, dopo essere stato indicato per settimane come il responsabile del buco miliardario provocato da anni di spese fuori controllo per dar vita ai mirabolanti progetti di don Verzè.
L’operazione San Raffaele vede come protagonista ultimo il cardinale Tarcisio Bertone, 77 anni a dicembre, Segretario di Stato dal 2006, intenzionato a creare un polo sanitario europeo che metta insieme il Policlinico Gemelli e il Bambin Gesù di Roma, il San Raffaele di Milano, la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.
L’arrivo nella Segreteria di Stato, come numero due di un Pontefice teologo e totalmente alieno dai giochi del potere politico-economico, ha fatto sì che il cardinale salesiano, nel giro di un quinquennio, estendesse la sua influenza ben al di là della curia romana, dove peraltro il numero dei salesiani in posti di rilievo è cresciuto e dove uomini a lui legati gestiscono le finanze vaticane: l’ultimo in ordine di tempo è l’arcivescovo Domenico Calcagno, appena nominato alla guida dell’amministrazione del patrimonio della Santa Sede, al posto del dimissionario cardinale Nicora il quale sarebbe stato contrario all’operazione San Raffaele.
Decisivi per Bertone sono gli anni genovesi: è nella città ligure che incontra alcuni personaggi destinati poi ad emergere – come Marco Simeon, la cui ascesa in Rai è stata sponsorizzata dal cardinale – e manager che saranno da lui cooptati nei vari enti collegati al Vaticano. Giuseppe Profiti, difeso dalla Santa Sede nel corso delle sue disavventure giudiziarie, diventa presidente del Bambin Gesù di Roma. Mentre Domenico Crupi va a guidare Casa Sollievo della Sofferenza, il grande ospedale garganico fondato da Padre Pio. Sia Profiti che Crupi hanno lavorato al Galliera di Genova, ospedale presieduto dall’arcivescovo della città.
L’acquisizione del San Raffaele rientra dunque in questa strategia. Bertone ha inviato a Milano quattro uomini a lui vicini per controllarlo: oltre al già citato Profiti, ci sono l’imprenditore genovese Vittorio Malacalza, il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e l’ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick. I nuovi arrivati, dopo aver chiuso con la gestione di Mario Cal e aver ridotto ad onorifico il ruolo di don Verzè, intendono prendersi il tempo necessario per vagliare i conti del San Raffaele, che non è mai stato un ospedale «cattolico»: soltanto dopo lo Ior – non una qualsiasi merchant bank ma l’Istituto per le Opere di Religione – deciderà se procedere a un aumento di capitale e a cominciare a risanare i disastrati bilanci mettendo sul piatto duecento milioni di euro.
Dove il progetto bertoniano sembra invece essersi arenato, è con il Policlinico Gemelli. Il Segretario di Stato negli ultimi mesi ha tentato infatti di cambiare gli equilibri interni all’Istituto Toniolo, la «cassaforte» dell’Università Cattolica, per sostituire in fretta il cardinale Dionigi Tettamanzi con l’ex ministro Flick. Ma ora tutto è rimandato a dopo l’arrivo del nuovo arcivescovo, Angelo Scola.
Anche sul versante più propriamente politico Bertone è attivissimo: dopo aver avocato a sé la cabina di regia dei rapporti con la politica, tentando di sottrarla alla Cei, sta promuovendo un ricompattamento dei cattolici in vista del dopo Berlusconi.

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Domenica 13 dicembre 2020

Foto di copertina: Atlantide.

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