Testimonianze da Riccione

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La comunità nuovi orizzonti, impegnata da sempre nell’evangelizzazione di strada, quest’anno si è impegnata, durante il ferragosto, nell’evangelizzazione di spiaggia, o meglio di una spiaggia particolare: Riccione. Ecco dunque la testimonianza di uno dei missionari, Giovanni Orlandi: la testimonianza di una rappresentazione di un Cristo immerso nella nostra quotidianità.

A Riccione ho incontrato Jesus on the road.

Quest’anno sono andato a Riccione dall’11 al 17 Agosto, ho incontrato e conosciuto tanti ragazzi e tante ragazze in quella settimana ma l’incontro più grande l’ho avuto l’ultima sera, Sabato 16, in viale Dante.

Ore 21:30 circa c’è del tumulto in viale Dante. Molta gente che si accalca per vedere una scena singolare.
Cerco di farmi strada tra la folla per riuscire a vedere bene cosa succede.
Sulla strada c’è un uomo vestito di stracci, sul corpo ha “pitturate” delle vistose ferite, è legato e viene trascinato da altre persone vestite da militari stile marines, lo trascinano e lo insultano, lo trascinano e lo percuotono, lo trascinano e si accaniscono contro di lui. Urli e bastonate, di continuo.
E la folla segue questo spettacolo sbigottita, io con loro, ma nessuno di loro, o meglio dovrei dire nessuno di “noi” interviene, in fondo non è affar loro, non è neanche affare mio, guardano e seguono, anche io guardo e seguo.
C’è un fotografo che si mette a scattare delle foto di questo “singolare evento”, immagini per documentare, immagini per fare notizia, ma senza intervenire.
Tra folla esce una ragazza vestita molto sexy, anche troppo sexy, decisamente volgare, anche lei si scaglia contro quest’uomo, con più veemenza di tutti gli altri, si vede proprio che qualcosa “gli rode” dentro.
Gli urla addosso, gli vomita addosso tante di quelle cose che io non riesco neanche a ricordarle, mi ricordo solo l’impressione che mi ha fatto, sembrava che quell’uomo fosse l’unico responsabile di tutte le cose brutte accadute nella vita di lei.
Ho sentito dentro di me il forte contrasto tra quello che lei urlava: “Tu non sei niente, tu non conti niente” e l’accanimento, il trasporto che ci metteva come se, in quel momento, al mondo esistesse solo “lui”, come se quel rapporto fosse l’unico modo per lei per potersi esprimere pienamente.
Ho sentito forte dentro quanto le cose che più rifiutiamo sono spesso quelle a cui siamo più fortemente legati.
Ci muovevamo a sprazzi, ogni tanto ci fermavamo o perché quell’uomo cadeva, ed era preso a calci ed insultato finché non riprendeva il suo cammino, o perché qualcuno lo fermava, la solita ragazza o altri che gli inveivano contro.
Mi ricordo le urla dei militari: “Hai mentito !, Non è l’amore che dà la felicità !”, “La droga dà la felicità”, “Il sesso dà la felicità”, “Il tuo Dio non esiste ! Perché non viene a salvarti !”, “Tu non sei figlio di Dio !”.
Ad un certo punto accanto a noi c’è stato pure uno “scippo”, due ragazzi in moto, quello dietro che scende e strappa la borsetta ad una ragazza, poi in un attimo urla, sputa in faccia a quell’uomo e se ne va. La marcia riprende a sprazzi altre soste, altri insulti, dalla folla ogni tanto esce un grido “Crocifiggilo !”.
Sento tutto un rimescolio dentro, sento dentro di me mille voci, alcune di compassione verso quell’uomo ma molte anche contro. Sento le voci di tutte le frustrazioni, di tutte le volte che ho rinunciato a “La droga dà la felicità”, e a “Il sesso dà la felicità”, in realtà ci ho rinunciato perché ero consapevole che le conseguenze sulla mia vita sarebbero state molto negative, ma anche dentro il mio cuore c’era il bisogno di addossare la colpa di tutte quelle frustrazioni a qualcuno.
Eccolo, era lì davanti a me il “colpevole”. Avevo finalmente qualcuno con cui prendermela, con cui sfogarmi per tutto ciò che non ho mai potuto fare, per tutti i miei limiti che ho dovuto subire perché sono una creatura fragile, perché non sono onnipotente, perché sono un uomo, tutta la mia umanità era davanti a me, concentrata in quell’uomo, allora ho preso coraggio ed ho gridato anche io: “Crocifiggilo !”, “Crocifiggilo !”, “Crocifiggilo !”.
E’ stata una liberazione finalmente dopo tanto tempo avevo potuto ascoltare una parte di me che avevo sempre represso.
E quell’uomo era lì anche per prendere i miei insulti anche per accettare il mio grido: “Crocifiggilo !”.
Lo stava facendo per amore, per me, anche per me, era lì pronto ad accogliere quelle parti di me che io avevo sempre rifiutato, che avevano vagato nel mio cuore esiliate e maledette, lui era pronto a prenderle su di sé ad accoglierle ed amarle. Per farmi sentire finalmente riconciliato, interamente accolto ed amato.

C’era Gesù in quel momento a Riccione, lo posso testimoniare, e quel Gesù mi ha guarito, mi sta guarendo anche adesso da tante ferite dentro, anche dalle ferite dovute a grandi rifiuti che ho subito da parte di persone a me molto care, legami a cui tengo moltissimo. Rifiuti che avevano causato nel mio cuore un gelo mortale. Adesso ho le lacrime agli occhi mentre sto scrivendo questo articolo, e sento che un pezzetto del mio cuore si sta sciogliendo, dal ghiaccio della morte al pulsare della vita.

Ho ritrovato un altro pezzettino della mia gioia.
Grazie Gesù.

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