… e il quotidiano dei vescovi italiani partì, la lancia in resta… contro Polonia e Ungheria che respingono il ricatto arcobaleno dell’Unione europea

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Il 12 novembre la Commissione europea ha annunciato la volontà di imporre una strategia arcobaleno ai Paesi membri. Avvenire parte a lancia in resta contro il no di Polonia e Ungheria (seguiti dalla Slovenia) al ricatto europeo sui fondi. Riportiamo il commento del collega e amico Giuseppe Rusconi, che riporta la reazione degli ambasciatori di Polonia e Ungheria presso la Sede e la risposta del Direttore di Avvenire Marco Tarquinio.

Unione Europea: sempre più arcobaleno, sempre meno democrazia
di Giuseppe Rusconi
Rossoporpora.org, 25 novembre 2020

L’offensiva Lgbt a livello di Unione europea si palesa apertamente ad esempio nella “comunicazione 698” del 12 novembre (presentata in una conferenza molto eloquente) in cui la Commissione ha illustrato un piano ben strutturato per dare una decisa pennellata arcobaleno al quadro continentale. Tale piano viola la sovranità dei Paesi membri, loro imponendo tra l’altro il riconoscimento come “reato” dei “discorsi omofobici”, la lotta agli “stereotipi di genere” nella scuola, il riconoscimento dei “matrimoni gay” contratti in altri Stati europei, il riconoscimento delle convivenze omosessuali come “famiglia”, il riconoscimento del “diritto all’omogenitorialità”, il finanziamento delle iniziative Lgbt (somme da prelevare anche dal “Recovery Fund”… ma non dovrebbe servire – a quanto si è proclamato – per contrastare l’emergenza sanitaria?).

Sempre il 12 novembre, in un’intervista a Politico, la commissaria Helena Dalli (socialista maltese… te la raccomando!) ha evidenziato il legame tra il rispetto dei “diritti Lgbt” e il rispetto dello ‘Stato di diritto’ chiesto ai Paesi membri perché possano usufruire dei fondi del bilancio europeo. Leggi: se uno Stato non privilegerà i cittadini Lgbt rispetto agli altri, sarà punito con una riduzione del montante dei versamenti da Brussel.

Tale pesante condizionamento non poteva essere accettato da Stati con la schiena diritta come Polonia e Ungheria (seguiti poi dalla Slovenia). Subito Viktor Orban e Mateusz Morawiecki hanno preannunciato la loro opposizione ai vertici di Bruxelles. Poi il 16 novembre (durante la riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri) Polonia e Ungheria sono passati all’azione diretta, bloccando il bilancio Ue 2021-27 e il Recovery Fund. Infine il 19 novembre hanno fatto fallire il Consiglio europeo.

Come si è precisato da Budapest e da Varsavia nessuno vuole impedire che si aiutino concretamente gli Stati che devono confrontarsi con le conseguenze pesanti della pandemia. Il punto è che Bruxelles ha cambiato recentemente le carte in tavola, inserendo il legame tra versamento dei fondi e rispetto dello ‘Stato di diritto’. Un machiavello questo per piegare le politiche nazionali agli obiettivi in particolare della lobby gay, di quella abortista, di quella immigrazionista. Insomma agli obiettivi dichiarati apertamente da George Soros, che si è scagliato contro il veto polacco e ungherese, definendolo come “la mossa disperata di due trasgressori seriali” e incitando l’UE a “resistere” ai due Paesi che minaccerebbero lo ‘Stato di diritto’.

Ma Polonia e Ungheria non hanno nessuna intenzione di cedere. Proprio qualche giorno fa, l’11 novembre, il Parlamento ungherese ha incominciato a discutere gli emendamenti costituzionali su famiglia e matrimonio. Affermando ad esempio che “l’Ungheria protegge il diritto dei bambini di autoidentificarsi secondo il loro genere di nascita”, che “garantisce loro un’educazione secondo i valori fondati sull’identità costituzionale e la cultura cristiana del Paese”, che “la madre è una donna, il padre è un uomo”.

Come è noto le politiche apertamente e concretamente cristiane di Polonia e Ungheria non ricevono il plauso del quotidiano cattofluido italiano. Ciò non stupisce, considerato come siano ormai soprattutto gli orfani de L’Unità a masticarlo.

Tanto per esemplificare. Il 17 novembre l’Avvenire titola a tutta pagina: “Ungheria e Polonia contro la UE solidale”. Sommario: “I veti bloccano bilancio europeo e fondi per la ripresa. Scontro sullo Stato di diritto”. L’occhiello è significativo: “Rallenta l’iter, ma i due Paesi dell’Est potrebbero cambiare posizione per non perdere gli aiuti” (NdR: ma Tarquinio pensa che Polonia e Ungheria siano fatti della stessa pasta opportunistica di Avvenire?). Dentro, a pagina 5, altro grande titolo: “Ungheria e Polonia, mossa anti-UE”. Il turiferio d’occasione Giovanni Maria Del Re, oltre alla cronaca, firma anche il commento in cui decreta ex-cathedra che la posizione di Polonia e Ungheria è “difficilmente sostenibile anche per regimi autoritari e populistici”. Aggiungendo, sempre ex-cathedra, che “la scommessa dei diplomatici (NdR: quelli di Bruxelles) è che sia in realtà un bluff a uso interno”.

Il pronunciamento avveniristico del 17 novembre ha suscitato la reazione degli ambasciatori di Polonia e di Ungheria presso la Santa Sede, che è sfociata in una lettera in cui Janusz Kotánski e Eduard Habsburg-Lothringen hanno espresso le loro perplessità e la loro contrarietà, pur diplomaticamente astenendosi dall’uso di termini che Avvenire si sarebbe pur meritato.

La lettera è stata pubblicata con evidenza a pagina 2 dell’edizione odierna di mercoledì 25 novembre, nella rubrica “Il direttore risponde”. Nello scritto dei due ambasciatori si contesta la ricostruzione di Avvenire e si evidenzia che “a luglio, quando sono state decise le due assegnazioni del fondo del Piano, queste non erano ancora legate a un non meglio specificato ‘rispetto dello Stato di diritto’ “. La clausola è stata inserita posteriormente “senza la necessaria e dettagliata spiegazione sul come intendere ciò”. I due ambasciatori esprimono poi “disappunto” per quel “regimi autoritari e populisti” (espressioni “non oggettive e offensive”) utilizzati da Del Re nel suo commento. La conclusione è fredda: “distinti saluti”.

Nella risposta il Direttore turiferario è irridente e nel contempo ben deciso a non attenuare la durezza delle posizioni di Avvenire in materia di politiche polacca e ungherese: “La mia conclusione, in sintonia con l’ottimo collega Giovanni Maria Del Re (NdR: Turiferario non mangia turiferario), è esattamente contraria (NdR: a quella dei governo polacco e ungherese)”. Abbiamo utilizzato l’aggettivo “irridente” per la risposta di Tarquinio. Leggete qui l’incipit, dal quale emerge che monsieur Tartuffe era solo un apprendista nella specialità): “Pubblico volentieri la vostra lettera, gentili ambasciatori. E, nel salutarvi con cordialità personale oltre che come rappresentanti di due popoli fratelli, dico che mi fa paradossalmente piacere che consideriate ‘offensive’ espressioni come ‘autoritario’ e ‘populista’ che, purtroppo, leader politici dei vostri importanti Paesi, come di altri Stati della Ue, tengono invece in gran conto, usandole e lasciandole usare senza remore nel dibattito pubblico”. Continua il Marco pensoso, anche lui ex-cathedra (NdR. che ci sia una svalutazione del Papato?): “Il punto è che non abbiamo inventato noi le parole e i gesti di governo con cui il primo ministro ungherese Viktor Orban propugna, in duro braccio di ferro anche con la stampa non allineata alla sua visione, l’avvento della ‘democrazia illiberale’. E neppure abbiamo inventato gli atti con cui l’attuale governo di Varsavia continua la sua prova di forza nei confronti del potere giudiziario, condizionato sempre più dalla maggioranza politica pro tempore, che è già valsa l’apertura di un grave contenzioso con l’Unione europea”. Domanda: quando mai il bastonatore in cotta arcobaleno ha pontificato in tal modo con i governi belga, neerlandese, spagnolo, danese, ecc. ecc. che in materia di vita e di famiglia perseguono politiche opposte alla Dottrina sociale della Chiesa? Non sarebbe il caso che George Soros si prendesse l’onere dei finanziamenti ad Avvenire, alleviando le tasche dei cattolici (per l’8 per mille) e di tutti i cittadini italiani (per le sovvenzioni pubbliche)?

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Postilla

«There are many faithful Catholics who still believe everything contained in the Deposit of Faith and are scandalized by elected officials and Church leaders whose actions deny these teachings. Do not despair, the Truth is still the Truth, no person can change it. Follow Jesus and pray! “Who will separate us from the love of Christ? Trial, or distress, or persecution, or hunger, or nakedness, or danger, or the sword? Yet in all this, we are more than conquerors because of him who has loved us” (Romans 8:35,37). Be strong in God’s Word!» (Joseph Edward Strickland, Bishop of Tyler – Twitter, 25 November 2020).

[Ci sono molti cattolici fedeli che credono ancora a tutto ciò che è contenuto nel deposito della fede e sono scandalizzati da funzionari eletti e leader della Chiesa le cui azioni negano questi insegnamenti. Non disperare, la Verità è ancora la Verità, nessuno può cambiarla. Segui Gesù e prega! “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati” (Romani 8:35,37). Sii forte nella Parola di Dio!]

Foto di copertina: Torneo tra cavalieri, da pagina 451 di Sebastiano Münster, La Cosmographie universelle contenant la situation de toutes les parties du monde, avec les proprietez & appartenances, Henry Pierre Marchant-Libraire, Basle, 1552.

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