Finito il Sinodo, facciamo vivere il Sinodo

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Il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione si è chiuso, ma il lavoro comincia adesso. E questo in effetti succede sempre, ma in questo caso sembra  più necessario che tutti, ma proprio tutti i cristiani si rimbocchino le maniche. Lo ha detto il Papa nella omelia della messa conclusiva: “ Tutti gli uomini hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo; e a ciò corrisponde il dovere dei cristiani, di tutti i cristiani – sacerdoti, religiosi e laici –, di annunciare la Buona Notizia.”

Ecco, tutti hanno questo dovere, e in ogni situazione di vita. Soprattutto guardando a chi ha “perso l’orientamento sicuro e solido della vita” e a coloro che sono diventati “spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza.”

Durante le tre settimane del Sinodo il Papa ha celebrato quattro messe pubbliche. Ha dichiarato due nuovi dottori della Chiesa, proclamato sette nuovi santi, aperto l’ Anno della Fede e celebrato i 50 anni del Concilio. Una assise che Benedetto XVI ha amato ed ama perché l’ha conosciuta profondamente. La sera dell’ 11 ottobre, quando in Piazza San Pietro come 50 anni fa, si sono riuniti migliaia di fedeli per ascoltare e salutare il Papa, Benedetto XVI ha fatto  un breve ma intenso discorso che dovrebbe guidare tutte le celebrazioni e discussioni sul Concilio.

“Eravamo felici – direi – e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio Ecumenico era inaugurato; eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, con una nuova presenza forte della grazia liberatrice del Vangelo.”

Eravamo felici, il mondo cattolico pensava che tutto sarebbe diventato più facile e più bello come per effetto di una magia. Ad alcuni sembrava forse che il peccato e il male sarebbero stati banditi dalla faccia della terra. Nonostante le discussioni e i dibattiti sembrava che tutto il mondo fosse stato finalmente catturato dalla bellezza del Vangelo.

Ma non fu così facile. Perché il Concilio, le decisioni del Concilio, i documenti, andavano imparati e incarnati dai fedeli. Bisognava che quelle parole si facessero carne. E questo andava fatto giorno per giorno, nelle parrocchie, nelle famiglie.  Successe che lentamente gli entusiasmi di alcuni si scontrarono con la realtà e così la parola buona, il buon seme, caduto su una terra poco profonda, piena di sassi o soffocata dai rovi, dapprima attecchì, ma presto seccò, venne soffocata dai rovi.

Lentamente l’entusiasmo si spegne e c’è chi perde tutto e diventa “mendicante del senso dell’ esistenza”.

Il Papa lo sa bene, sa che la gioia di oggi è più “sobria e umile” perchè il male non è stato sconfitto

Perché “il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: il Signore dorme e ci ha dimenticato.”

Come dopo il Concilio non bastava l’entusiasmo generico ma ci voleva l’impegno di tutti, così oggi per la nuova evangelizzazione serve che tutti si sentano responsabili dell’ annuncio.

La chiave per la nuova evangelizzazione si trova tra le pieghe delle esperienze fatte 50 anni fa. Perché “il fuoco dello Spirito Santo, il fuoco di Cristo non è un fuoco divoratore, distruttivo; è un fuoco silenzioso, è una piccola fiamma di bontà, di bontà e di verità, che trasforma, dà luce e calore.” E allora , dice il Papa concludendo i lavori del Sinodo con una  personalissima riflessione “Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro veramente cattolico.”  E così “possiamo essere felici anche oggi perché la sua bontà non si spegne; è forte anche oggi!”

E l’invito che i vescovi fanno ai cristiani di tutto il mondo attraverso il messaggio “Al Popolo di Dio” è una semplice verità che viene proprio dal Concilio: “ L’opera della nuova evangelizzazione consiste nel riproporre al cuore e alla mente, non poche volte distratti e confusi, degli uomini e delle donne del nostro tempo, anzitutto a noi stessi, la bellezza e la novità perenne dell’incontro con Cristo.”

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