La difficoltà di far passare al cittadino europeo il concetto di fragilità e la sua accettazione

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La durezza della situazione sanitaria è difficilmente percepibile ai non addetti ai lavori. Risulta anche odiosa, talora misinterpretata come un tentativo di non sobbarcarsi di un lavoro eccessivo. Oppure come lo spazio di persone che hanno un guadagno comunque garantito. Purtroppo la politica occidentale non riesce a comunicare quel senso della fragilità presente nella enciclica “Fratelli tutti”.

“Naufragare”, dalla mostra ”Fragile” di Antonella Romano a Palazzo Fondi/Napoli Teatro Festival Italia 2020.

Ma è un concetto psicanalitico, difficilissimo da comprendere al di fuori dell’ambito accademico-terapeutico. È questa la vera specificità della enciclica, poi invece volgarizzata dal pensiero dominante massonico progressista nel messaggio di fraternità-libertà-uguaglianza della rivoluzione francese e di tutte le rivoluzioni moderne.

Ma da non dimenticare che questi concetti sono stati istituzionalizzati nelle strutturazioni ideologiche e post ideologiche (la teoria del gender ad esempio), che hanno tutte fallito.

La Chiesa Cattolica non ha scoperto la fragilità, la misericordia, la pietà con Bergoglio. Bergoglio ne ha dato semplicemente una dizione intellettualistica-gesuitica, se vogliamo razionalistica, e peraltro, come si è detto, assai difficile a comprendersi.

Nei secoli la Chiesa Cattolica ha predicato la fragilità nel rito e nella comunità, che ha partecipato al rito e alla sua elaborazione. Prima della deriva intellettualistica e positivistica del modernismo teologico di fine 800 e della nuova teologia del Concilio Vaticano II.

La verità è che oggi questo positivismo-razionalismo ecclesiastico e quello laico o laicista non sono in grado di far passare il concetto di fragilità e la sua accettazione, che sono il punto di partenza per la interiorizzazione di un problema così complesso.

Non sono in grado di avvertire l’Occidente nemmeno sulle implicazioni geostrategiche di una sfida tra potenze mondiali oggi come ieri in corso.

Il cittadino europeo non riesce a interiorizzare né il dramma della situazione (la sua drammatizzazione), né a percepire la possibilità di una vera e propria invasione militare da parte di forze ostili.

Più impotente di così non si potrebbe.

Per una politica miope che taccia chiunque voglia esercitare questa coscienza della fragilità come un apocalittico.

Peggio di così…

Foto di copertina: “Ascendere”, dalla mostra ”Fragile” di Antonella Romano a Palazzo Fondi/Napoli Teatro Festival Italia 2020: un invito a guardare i nostri mostri negli occhi.
“La forza della fragilità. La fragilità è una risorsa che ci ha fatto sopravvivere come specie e ci ha permesso di adattarci ai cambiamenti dell’ambiente in migliaia di anni ed essere quelli che siamo. Essere fragili in questo caso significa essere flessibili. Ma perché allora cerchiamo di essere forti? La natura ci dice che nasciamo imperfetti e che questa nostra imperfezione è la nostra forza, è una fragilità che porta con sé la possibilità di imparare e crescere, di adattarci e accettare che possiamo cadere e rialzarci, anche quando siamo grandi, e il cadere significa fallire in quello che tentiamo, ma, accettando la nostra fragilità, forse potremo anche arrivare a pensare che fallire non significa essere falliti, ma solo che non siamo perfetti in quell’ambito o per quella cosa, ma solo, quasi perfetti” (Daniele Malaguti, psicoterapeuta).

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