Se la cura è peggio del male. Conserviamo libertà, salute e soprattutto buon senso + metacognizione + autoconsapevolezza (rare capacità per intenditori)

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Buon senso: la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una situazione, comprendendo le necessità pratiche che essa comporta.
Metacognizione: la capacità di autoriflessione sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali.
Autoconsapevolezza: la capacità dell’esplicito riconoscimento della propria esistenza in quanto individuo, in modo separato dalle altre persone, con un proprio pensiero individuale.

«Per chi pensa che alle superiori tanto sono grandi e possono fare da casa: vi sbagliate. Ci adegueremo convintamente a qualsiasi decisione perché la salute personale e collettiva viene prima di tutto, ma molti ragazzi e molte ragazze vivranno un esilio educativo pesantissimo» (@orporick).

«Ma come la mettiamo col piazzale di Montecitorio, blindato ai cittadini e perfino agli operatori dell’informazione già sere prima degli scontri napoletani e romani (…)? La mettiamo che il Potere – per una volta lasciatecelo identificare con la retorica maiuscola, pasoliniana – il Potere sa di essere inviso ai cittadini, per quanto l’informazione organica propali il contrario, e si premunisce; sa che le misure assurde, grottesche in gestazione potranno scatenare autentiche rivolte e agisce per neutralizzarle e per dirottarle. (…) È in atto un processo di cinesizzazione, o, come diceva il Mussolini proveniente dal socialismo massimalista rivoluzionario: “Tutto nello stato, nulla al di fuori dello stato, niente contro lo stato”. Ma lo stato è in braghe di cartone e i soldi dell’Europa non arriveranno» (Max Del Papa).

In questo mondo già abbastanza folle prima, con il coronavirus cinese di Wuhan diventato irreversibilmente matto da legare, è sempre più raro trovare persone che continuano ad usare ad usare la propria testa, pensante.

Non a caso il sito da cui abbiamo tratto il primo articolo che segue, si chiama “Orwell”: “Proteste come quelle di Milano, Napoli e Roma sono destinate ad allargarsi a macchia d’olio, con conseguenze imprevedibili per la tenuta democratica del paese; manifestazioni che sono anche la conseguenza di un sistema politico sempre meno rappresentativo e più autoreferenziale”.

A questo abbiamo aggiunto un articolo tratto da “Atlantico”, che denuncia un processo di cinesizzazione in atto: “I nuovi ultimi, piccoli imprenditori, bottegai e filistei invisi alla sinistra, non possono nemmeno lamentarsi. A Napoli, a Roma scendevano in piazza, miti anche da spaventati, da esasperati, ma con la complicità dell’informazione organica conviene dire che ogni protesta è infiltrata dalla delinquenza organizzata e dai fascisti, mai da altre forme. La sinistra sovversivista che sostiene le rivolte del Black Lives Matter in America, qui tiene i dimostranti in sospetto di criminali, di carogna e vuole sparargli addosso. L’infiltrazione è la strategia del potere quando vuole bloccare il malcontento”.

Buona lettura.

Se la cura è peggiore del male
di Alessandro Nardone [1]
Orwell.live, 26 ottobre 2020

Il confine tra buonsenso e negazionismo è ormai svanito, come se fosse stato tracciato con un dito sul bagnasciuga della nostra libertà d’opinione. Così, anche l’ennesimo Dpcm dato in pasto ai media prima di averlo approvato e annunciato, viene dipinto come una sorta di Moloch al cui cospetto dovremmo tutti chinare il capo e sacrificare presente e futuro dell’Italia (perché di questo si tratta) per sopravvivere al virus cinese.

La centralità della comunicazione

Sono dettagli, ma fanno la differenza. Cominciamo dalla chiusura di bar e ristoranti alle 18: la maggior parte dei media mainstream danno la notizia aggiungendo che, però, potranno rimanere aperti anche la domenica (sempre fino alle sei di sera). Capirai che “concessione”, eppure si tratta di un puro espediente per addolcire una decisione amarissima, che penalizza un settore trainante per la nostra economia che era già stato messo in ginocchio dal lockdown.
Per non parlare, poi, di un’altra frase destinata a rimanere scolpita nelle tavole dei comandamenti di Giuseppe Conte: quel «sono già pronti gli indennizzi», che troverà posto di fianco a veri propri capolavori come la potenza di fuoco degli aiuti (mai arrivati) alle imprese e all’è tutto sotto controllo con cui il 4 febbraio scorso rispose a brutto muso ai governatori che gli chiedevano misure stringenti contro il virus.

Se la cura è peggiore del male

Partiamo dal contesto: la rivoluzione digitale ci ha connessi gli uni agli altri attraverso il Web che, a sua volta, ha contribuito a ridurre le distanze rendendo molto più semplice e accessibile spostarci da un capo all’altro del mondo. Tutti noi abbiamo viaggiato più dei nostri genitori, ma non è detto che i nostri figli viaggeranno più di noi.
Ora che le restrizioni sono tornate, gran parte della nostra socialità tornerà a svolgersi nella dimensione digitale, ovvero online: passeremo molto più tempo connessi, per svago e per lavoro. È un fatto.
Ciò significa che saremo sempre più controllati e manipolabili, ergo, che la nostra quota di indipendenza e libertà individuale continuerà inesorabilmente a calare, un po’ come l’energia del protagonista di un videogame.
Si dà il caso che oltre alla barretta della libertà, si stia svuotando anche quella dell’energia: è drammaticamente oggettivo che lo tsunami economico non toccherà soltanto le categorie chiamate in causa direttamente da questo Dpcm, poiché una depressione generale è sempre foriera di un calo dei consumi che, tradotto, significa perdita di posti di lavoro e allargamento della soglia di povertà.
Purtroppo, nei mesi scorsi sono stati letteralmente buttati dalla finestra 100 miliardi che, anziché essere spesi per abbattere cospicuamente la pressione fiscale per imprese e famiglie, sono stati distribuiti a pioggia secondo la peggiore delle logiche assistenzialiste degli “una tantum”, per non parlare dei bonus per i monopattini e dei banchi con le rotelle.
Si parla tanto di trasporto pubblico, ma ci fosse stato qualcuno che abbia pensato di coinvolgere i privati: in un sol colpo avrebbero abbassato la soglia di rischio per milioni di persone e si sarebbero aiutate aziende che arrivavano da una stagione disastrosa. Niente.
In un quadro simile, proteste come quelle di Milano, Napoli e Roma sono destinate ad allargarsi a macchia d’olio, con conseguenze imprevedibili per la tenuta democratica del paese; manifestazioni che sono anche la conseguenza di un sistema politico sempre meno rappresentativo e più autoreferenziale.

Così il Palazzo e i media complici cercano di screditare la protesta: i ceti invisi alla sinistra diventano fascisti e camorristi
di Max Del Papa
Atlanticoquotidiano.it [2], 26 ottobre 2020

È in atto un processo di cinesizzazione: i nuovi ultimi, piccoli imprenditori, bottegai e filistei invisi alla sinistra, non possono nemmeno lamentarsi. A Napoli, a Roma scendevano in piazza, miti anche da spaventati, da esasperati, ma con la complicità dell’informazione organica conviene dire che ogni protesta è infiltrata dalla delinquenza organizzata e dai fascisti, mai da altre forme. La sinistra sovversivista che sostiene le rivolte del Black Lives Matter in America, qui tiene i dimostranti in sospetto di criminali, di carogna e vuole sparargli addosso. L’infiltrazione è la strategia del potere quando vuole bloccare il malcontento. Ce la ricordiamo, noi figli del secolo scorso, avevamo imparato a sgamarli subito i personaggi targati alle manifestazioni sul terrorismo, la buonanima di Cossiga teorizzava apertamente la sedizione inscenata per poter domare quella vera. Serve a paralizzare la protesta ma, prima e meglio ancora, a ritorcerla, a strumentalizzarla. Roba da professionisti, ma l’hanno imparata subito gli avventizi attuali, che possono dire: avete visto, non siete affidabili; tumulti a Napoli, tumulti a Roma e noi chiudiamo tutto; lo facciamo per voi, per tenervi in sicurezza. È un colpo basso e lo sanno e lo sappiamo: a Napoli, a Roma scendeva in piazza la gente comune, i bottegai e i precari a vita, miti anche da spaventati, da esasperati, ma conviene dire che erano tutte escandescenze fasciste e camorriste. La verità essendo che in ogni adunata c’è una quota fisiologica di mattocchi o di provocatori e anche a Napoli, a Roma, a quelli di Forza Nuova si saldavano gli altri balordi dei centri sociali e la manovalanza delle famiglie di malaffare. A Napoli, poi! Dove i centri sociali sono tenuti in palmo di mano dal sindaco De Magistris che ha fatto assessora una di loro e di fronte allo spettacolo dei Masanielli magari si leccava i baffi.
Ma come la mettiamo col piazzale di Montecitorio, blindato ai cittadini e perfino agli operatori dell’informazione già sere prima degli scontri napoletani e romani, come ha fatto vedere Barbara Paolombelli? La mettiamo che il Potere – per una volta lasciatecelo identificare con la retorica maiuscola, pasoliniana – il Potere sa di essere inviso ai cittadini, per quanto l’informazione organica propali il contrario, e si premunisce; sa che le misure assurde, grottesche in gestazione potranno scatenare autentiche rivolte e agisce per neutralizzarle e per dirottarle.
C’è una tecnica del colpo di stato, ma anche una tecnica dello stato che colpisce, che protegge se stesso. Oggi la tecnica è elementare, sta in questo: dire che ogni protesta è infiltrata dalla delinquenza organizzata e dai fascisti – mai da altre forme. La sinistra sovversivista che sostiene le rivolte del Black Lives Matter in America, qui tiene i dimostranti in sospetto di criminali, di carogna e vuole sparare sulla feccia, come dice quell’esponente piddino. Annuncia la titolare del Viminale, la Lamorgese degli sbarchi incontrollati: sono pronta a militarizzare tutto il Paese.
Segnali preoccupanti, che l’informazione controllata non raccoglie e, se li raccoglie, è per legittimarli, per propagandarli. Il ministro Speranza va da Fazio a gettare il suo ballon d’essai, quasi a far intendere che si potrebbe mandare la polizia politica casa per casa, contando sullo spionaggio diffuso. Com’è ovvio ci rimette la faccia ma niente paura, c’è pronto lo Scanzi non più antipiddino il quale lo ospita nel suo piccolo talk show, gli stende rossi tappeti d’amore. Ai tempi si chiamava collaborazionismo, oggi conviene dire senso di responsabilità. Come i testimonial del Covid, cantanti, sportive, perfino politiche in fama di gossippare che annunciano orgasmiche: anche io sono positiva! Sono spontanee o ispirate simili pagliacciate? Lo sanno o non lo sanno che così facendo contagiano di isteria somatizzante migliaia di anime semplici? Ma sì, ma quante storie, l’importante è esserci, mettersi in mezzo, ci può sempre scappare un affare, la logica influencer ha contagiato anche loro, ha contagiato tutti.
Il ceto medio che fu, la borghesia mercadora sempre in fama di meschina e farabutta, non ha più voce in capitolo; se scende in piazza la confondono coi fascisti e i mafiosi, se protesta in televisione la prendono in giro, la zittiscono. Pierluigi Bersani, che proviene dal PCI, ha fatto capire senza timor di vergogna che non meritano alcun sostegno perché tanto sono più o meno tutti evasori. Il governo che chissà perché si ostinano a definire rosso-giallo quando è semmai rosso antico, cambogiano o socialfascista, per l’intera filiera produttiva ha stanziato l’elemosina di 6 miliardi e il Pd è chiaramente per un atteggiamento punitivo, basta sentirli parlare. E più ci si sposta all’estrema e più si avallano misure concentrazionarie: chi è che spalleggia senza scrupoli le trovate devastanti e repressive di Conte? La sinistra fantasma delle sigle evanescenti di Liberi e Uguali, Sinistra e Libertà.
È in atto un processo di cinesizzazione, o, come diceva il Mussolini proveniente dal socialismo massimalista rivoluzionario: “Tutto nello stato, nulla al di fuori dello stato, niente contro lo stato”. Ma lo stato è in braghe di cartone e i soldi dell’Europa non arriveranno. I nuovi ultimi, i piccoli imprenditori, i bottegai e filistei invisi alla sinistra, e purtroppo anche alla destra romantica e parolaia, muoiono senza potersi neppure lamentare, ma solo chi ci è passato sa che abbassare una saracinesca per l’ultima volta non è la morte di un’attività ma della propria vita, dei propri sforzi, delle speranze, della fatica, della libertà di una vita.

[1] Alessandro Nardone, digital marketing consultant, Ceo & Founder di Orwell, docente alla IATH Academy e allo IED, autore di 7 libri (tra cui “Io, Alex e Trump). È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA, covering Donald J. Trump dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

[2] “Atlantico” è un quotidiano online e una newsletter di analisi e approfondimenti su politica, economia e affari internazionali, con un rigoroso approccio occidentale e pro-mercato. La direzione editoriale è di Federico Punzi e Daniele Capezzone. L’editore è Francesco Giubilei.

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