Mandato di cattura internazionale vaticano per la “dama del cardinale”. Arrestata dalla Guardia di Finanza a Milano Cecilia Marogna

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Cecilia Marogna, la 39enne manager cagliaritana, diventata nota come la “dama del cardinale” per il rapporto fiduciario che la legherebbe all’ex Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità, il Cardinale Angelo Becciu, è stata arrestata a Milano dalla Guardia di Finanza a seguito di un mandato di cattura internazionale tramite Interpol nei suoi confronti emesso dagli inquirenti giudiziari dello Stato della Città del Vaticano.

Titolare di una società di missioni umanitarie con sede in Slovenia, la Marogna è diventata nota per aver ricevuto 500.000 euro dalla Segreteria di Stato, per volontà dell’allora Sostituto per gli Affari generali, Angelo Becciu, per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e finiti, quasi per la metà, nell’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso.

Caso Becciu, i soldi della Chiesa per i capricci della “dama del cardinale”?
Iene.mediaset.it, 8 ottobre 2020
Dopo il nostro primo servizio, ci ha contattato Cecilia Marogna, la donna per molti ribattezzata come la “dama del cardinale”. È l’intestataria di una società estera che ha ricevuto 490mila euro in due anni dalla segreteria di stato vaticana, 220mila di questi sono stati spesi per beni di lusso come borsette, accessori e profumi. A Gaetano Pecoraro spiega la ragione di questi “contributi per missione umanitaria”.

La Marogna sarebbe in possesso di una lettera firmata da Becciu che la accredita come persona di sua fiducia: “Il sottoscritto, Sua Eccellenza monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, dichiara di conoscere la signora Cecilia Marogna e di riporre in lei fiducia e stima per la serietà della sua vita e della sua professione. La signora Marogna presta servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato-sezione affari generali”.

Cecilia Marogna ha ammesso legami con faccendieri in odore di servizi segreti, coinvolti nei misteri dell’ultimo mezzo secolo. Come Flavio Carboni, che avrebbe “voluto conoscere per avere informazioni sulla storia dell’Anonima sequestri”. E come Francesco Pazienza, il collaboratore del Sismi negli ’70 e 80. Il Cardinale Becciu sostiene di essere stato all’oscuro dei rapporti di Cecilia Marogna, che ha detto: “Sono la figlia che non ha mai avuto”. Nel 2010 la Marogna era stata denunciata per appropriazione indebita, mentre nel 2002 per furto, precedenti di cui Becciu era all’oscuro.

In una intervista al quotidiano Libero, Carboni ha sostenuto di non conoscere Becciu: “Il Papa si sta occupando, con notevole rigore, di alcuni movimenti finanziari e non solo, ovviamente nell’ambito del suo Stato. Di questo nuovo rigore, credo che il cardinale Becciu stia pagando il prezzo più alto. Eppure, fino a qualche tempo fa, di lui sentivo parlare un gran bene. Il cardinale Becciu, nella gerarchia vaticana, era praticamente il numero 3, un papabile. Ora alla gogna, un crucifige mediatico senza pietà, ancor prima di un qualunque esito giudiziario. Io ne so qualcosa e mi fa rabbia assistere a tale bestiale accanimento, che va via aumentando senza che nessuno intervenga per cercare, quantomeno, di contenere l’orda scatenata che vuole sbranare una preda quando ormai gli è impossibile ogni difesa”, sottolinea Carboni. Poi, parlando di Cecilia Marogna, ha affermato: “Cosa posso dire di una persona che ho visto due volte alcuni anni fa? Ricordo di averla incontrata nel mio ufficio romano, su segnalazione del mio amico Gianmario Ferramonti, affinché l’aiutassi a procurarle un lavoro. Ma, in quel periodo, non potevo assumere nessuno e oberatissimo di lavoro come ero, neanche ebbi modo di occuparmene presso altri. Forse a Roma oppure in Sardegna, ma non ne sono certo, la incontrai una seconda volta e sempre per lo stesso motivo. L’impressione che ne ebbi, nonostante la brevità degli incontri, fu abbastanza positiva. In questa giovane signora, notai una certa disinvoltura nel parlare, sicura di sé, di buone maniere e di un certo buon gusto nel vestire”.

La Marogna avrebbe ricevuto i 500.000 Euro in diverse tranche tra il dicembre 2018 e il luglio 2019 sul conto corrente della Logsic d.o.o., la società, con sede a Lubiana, di cui è amministratrice. Versamenti tutti con causale “contributo per missione umanitaria”. Di quei circa 500mila euro, però, quasi 200mila sarebbero stati spesi in vestiti, ristoranti e lussuosi accessori (tra l’altro 12.000 euro da poltrona Frau, 2.200 euro da Prada, 1.400 euro da Tod’s, 8.000 euro da Chanel).

La Logsic si sarebbe rivelata una società “fantasma”, tanto che nel palazzo di Lubiana, indicato come sede, le Iene hanno trovato solo una casella postale – condivisa con altre cinque società – , e un ufficio chiuso senza nemmeno la targhetta. I bonifici in questione sarebbero stati firmati quando a Becciu era già succeduto come Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato Arcivescovo Edgar Peña Parra, ma sarebbe stato proprio Becciu, il predecessore di Peña a chiedere a Mons. Alberto Perlasca, all’epoca Capo dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato – oggi indagato nell’inchiesta giudiziaria vaticana -, di onorare gli accordi presi con la managing director della Logsic. La Marogna, presentatasi come esperta in relazioni diplomatiche e diplomazia parallela, sarebbe entrata in contatto con il Cardinale Angelo Becciu nel 2016, proponendosi come mediatrice su crisi internazionali di vario genere.

Becciu dopo l’uscita delle notizie ha fatto sapere di sentirsi “truffato” e pronto a sporgere denuncia nei confronti della signora, ha anche precisato, attraverso il suo legale, l’avvocato Fabio Viglione, che “i contatti con Cecilia Marogna attengono esclusivamente questioni istituzionali”. Quanto a lei, ha rivendicato “il risultato di aver costruito una rete di relazioni in Africa e Medio Oriente per proteggere Nunziature e Missioni da rischi ambientali e da cellule terroristiche”, spiegando che “i fondi in Slovenia erano di garanzia per le operazioni in Africa”. E sulle spese in beni di lusso ha chiarito alle Iene: “Era una po’ una restituzione degli anticipi che io avevo utilizzato come mie risorse…”. D’altra parte, “svolgo una professione sensibile, particolare, non è che noi paghiamo via bonifico o ritenuta d’acconto…”, e, nei “due anni prima” dei bonifici, “ho anticipato risorse per 220mila pound…“

Fonte: ADNKRONOS.

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