Santa Maria della Vittoria, Lepanto 7 ottobre 1571. Oggi, 7 ottobre Memoria della beata Maria Vergine del Rosario

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La memoria liturgica odierna della beata Maria Vergine del Rosario, di origine devozionale, ci ricorda il giorno del 7 ottobre 1571 in cui i Cristiani riportarono a Lepanto la vittoria contro i Turchi, arrestando la grande espansione dell’impero ottomano musulmano, che ormai da anni depredava e razziava le coste del Mediterraneo.

Con il nome di Stendardo di Lepanto sono noti due vessilli, benedetti da Papa Pio V, issati sulla flotta cristiana, a protezione della Lega Santa, durante la Battaglia di Lepanto. Un vessillo venne consegnato a Marcantonio Colonna nel giugno 1570, realizzato dal pittore Girolamo Siciolante da Sermoneta su incarico del Cardinale Onorato Caetani. Realizzato con la tecnica della pittura a tempera su seta pregiata, a forma di vessillo, con sfondo rosso e bordatura in oro, nel quale è rappresentata la scena di Gesù sulla croce tra gli apostoli San Pietro e San Paolo, avente in basso la scritta a lettere d’oro IN HOC SIGNO VINCES, e una lunga coda (circa otto metri) che venne eliminata nel corso dei secoli successivi. L’11 giugno 1570 il papa Pio V benedisse lo stendardo nella basilica di San Pietro in Vaticano e lo consegnò all’Ammiraglio Marcantonio Colonna, ponendolo al comando della flotta pontificia. Il 22 giugno 1571 Marcantonio Colonna partito da Civitavecchia giunse in Gaeta, passò in rassegna tutta la propria flotta e poi si recò nel Duomo di Gaeta a chiedere la protezione di Sant’Erasmo sull’impresa che si accingeva a compiere: fece solenne voto che, qualora fosse tornato vincitore grazie alla sua intercessione, avrebbe donato il sacro stendardo al santo. Il 13 agosto dello stesso anno nella chiesa di Santa Chiara in Napoli veniva consegnato a Don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e fratellastro di Filippo II di Spagna, un secondo stendardo della Lega da parte di Pio V per mano del Cardinale de Granvella, a seguito delle intense trattative tra Spagna e Santa Sede riguardo alla persona che avrebbe dovuto avere il comando della Lega. Il 24 giugno la flotta pontificia salpò da Gaeta per congiungersi con il resto della flotta cristiana che verrà comandata da Don Giovanni d’Austria, a Messina, da dove partì a ranghi completi il 24 agosto 1571 per muovere contro i turchi.

San Pio V, Papa mariano e domenicano, aveva affidato a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati dai musulmani. Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di Auxilium Christianorum, titolo che è attribuito ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna. I forzati che erano stati messi ai banchi dei remi furono liberati: sbarcarono a Porto Recanati e salirono in processione alla Santa Casa, dove offrirono le loro catene alla Madonna; con esse furono costruite le cancellate poi poste agli altari delle cappelle.

Al ritorno da Lepanto, Marcantonio Colonna si recò presso a Gaeta per sciogliere il voto solenne che fece il 22 giugno 1571, e consegnò suo stendardo al Vescovo Pietro Lunello. Nei secoli successivi, il vessillo venne conservato presso la cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano. Nel 1779 il vessillo venne ridimensionato secondo le misure odierne (307×214 cm) per adattarlo al formato delle due pale poste ai suoi lati e collocato su un nuovo supporto in lino grezzo al centro della parete di fondo dell’abside della cattedrale di Gaeta, al di sopra dell’altare maggiore. Nel corso del XIX secolo lo stendardo venne girato, rendendo visibile la parte fino ad allora coperta e per questo meno deteriorata. Dopo il restauro del 1976 il vessillo venne rimosso dalla cattedrale e collocato presso l’attiguo palazzo De Vio, nel Museo Diocesano e della Religiosità del Parco dei Monti Aurunci.

Paolo Veronese, Allegoria della Battaglia di Lepanto, 1571, olio su telo, 169xl137 cm, Gallerie dell’Accademia, Venezia. La Battaglia di Lepanto (chiamata Nafpaktos dagli abitanti, Lepanto dai veneziani e İnebahtı dai turchi), detta anche Battaglia delle Echinadi o Curzolari, fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane (federate sotto le insegne pontificie) della Lega Santa che riuniva le forze navali la cui metà era della Repubblica di Venezia da sola e l’altra metà composta congiuntamente dalle galee dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca (che partecipò all’armamento delle galee genovesi), del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova. La battaglia, quarta in ordine di tempo e la maggiore, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate dall’Ammiraglio Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che morì nello scontro.

A ragione San Pio V attribuì la storica vittoria di Lepanto alla Madonna poiché, mentre sul mare si combatteva, in tutta la Cristianità il popolo recitava il Santo Rosario. Erano milioni di fedeli con a capo il Papa che pregavano affinché la scimitarra degli infedeli non giungesse a far strage nel mondo cristiano, com’era preciso disegno dei Turchi. L’armata cristiana; inferiore di numero, affrontò con grande fede ed ardore il nemico, e gl’inflisse una tale sconfitta che abbatté per sempre la potenza turca sul mare. San Pio V la istituì la memoria liturgica sotto il titolo di Santa Maria della Vittoria e due anni dopo Papa Gregorio XIII la confermava, mutandone il nome in quello della beata Maria Vergine del Rosario.

Secondo quanto narra la tradizione, c’è una speciale protezione mariana per tutti coloro che lo recitano devotamente, la garanzia che i fedeli non moriranno senza sacramenti, l’assicurazione che quanti propagheranno il Rosario verranno soccorsi dalla Madonna in ogni loro necessità.

Il merito di aver dato il maggior impulso alla devozione del Rosario è di San Domenico. Nel 1212 Domenico di Guzmán, durante la sua permanenza a Tolosa, gli apparve la Vergine SS. come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese e consegnandogli una corona gli disse che con quell’arma avrebbe vinto l’errore. Il grande predicatore diffuse la pratica del Rosario tra i fedeli e le sue prediche ottennero quel magnifico risultato che la storia registra. Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. Come già per Poitiers nell’ottobre del 732 e poi come sarà per Vienna nel settembre del 1683 e per la battaglia di Lepanto del 7 settembre 1571 che fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino. La Vergine S.S. confermò più volte con prodigi la eccellenza del Rosario, specialmente apparendo a Lourdes ed a Fatima con la corona in mano.

Con la preghiera del Santo Rosario o Corona Mariana si invoca la protezione della santa Madre di Dio per meditare sui misteri di Cristo, sotto la guida di lei, che fu associata in modo tutto speciale all’incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio. L’usanza devozionale del Santo Rosario ha origini molto antiche e vanno ricercate nell’uso degli anacoreti dei primi secoli e dei frati laici i quali non potendo recitare i centocinquanta salmi dell’Ufficio vi supplivano con altrettanti Pater Noster. Poi si incominciò a recitare in tal modo anche l’Ave Maria che ben presto si alternò con il Pater. Più tardi vi si aggiunsero le considerazioni dei misteri e, dopo le dieci Ave Maria, il Gloria Patri. Così si giunse alla forma attuale. Il Santo Rosario è senza dubbio la devozione più facile e più cara ai fedeli, un intreccio delle preghiere che ogni bambino impara sulle ginocchia della mamma: il Pater insegnatoci parola per parola da Gesù; l’Ave Maria composta dalle parole con le quali l’Arcangelo Gabriele e Santa Elisabetta salutarono Maria SS.; il Gloria, inno di lode e ringraziamento alla SS. Trinità. Queste soavi preghiere vengono intrecciate con la meditazione dei tratti più notevoli della vita di Gesù e di Maria, che è l’anima del Rosario, i divini misteri che ogni cristiano deve sempre avere dinanzi agli occhi, perché lo incitino alla riconoscenza dei benefici divini e perché possa vedere se la sua vita è conforme ai modelli contemplati.

O Dio, il cui Unigenito Figliuolo con la sua vita, morte e risurrezione ci meritò la grazia dell’eterna salvezza, deh!, fa’ che mentre noi meditiamo i misteri del Santissimo Rosario della beata Vergine Maria, ne imitiamo in tal guisa il contenuto, che possiamo poi conseguire il premio celeste che essi ci promettono.

La Supplica alla Madonna di Pompei è una pratica devozionale cattolica che viene recitata l’8 maggio (giorno in cui ebbe inizio nel 1876 la costruzione della basilica) e la prima domenica di ottobre alle ore 12 davanti all’Immagine della Madonna di Pompei. La tela originale, collocata sopra l’altare maggiore nella Basilica del Santuario di Pompei, di autore sconosciuto, attribuita alla scuola di Luca Giordano, è un’opera del Seicento e le sue copie, molto popolari nell’Italia meridionale e tra gli emigranti italiani, sono diffuse in tutto il mondo, giunse alla fine del 1800 a Pompei grazie al beato Bartolo Longo. Il quadro alto 120 cm e largo 100 cm raffigura la Madonna su un trono con il bambino Gesù in braccio. San Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei frati predicatori e particolarmente legato al culto del Rosario, riceve dalle mani di Gesù il Rosario mentre Santa Caterina da Siena lo riceve dalla mano sinistra della Vergine. Entrambi i santi sono ai piedi della Madonna. Il culto fu introdotto da Bartolo Longo acquistando in breve tempo fama internazionale per i prodigi attribuitigli. La Basilica Pontificia, ricca di ex voto, è una delle mete italiane più frequentate dai fedeli in cerca di grazie. L’importanza della pratica devozionale ha indotto la Santa Sede a creare la Prelatura territoriale di Pompei, una delle sole due prelature esistenti in Italia (l’altra è Loreto). Il testo della supplica ha subito diversi ritocchi negli anni seguenti il Concilio Vaticano II, durante i quali si è rivisto il testo eliminandone gli accenti più sinceri della spiritualità del beato Bartolo Longo. Nell’intento di diffondere la pratica del Rosario, Bartolo Longo si recò a Napoli per comprare un dipinto visto un po’ di tempo prima in un negozio. Per volontà divina, incontrò Padre Radente, suo confessore, che gli suggerì di recarsi al Conservatorio del Rosario di Portamedina e di chiedere, in suo nome, a Suor Maria Concetta De Litala un vecchio dipinto del Rosario che egli stesso le aveva affidato dieci anni prima. Bartolo seguì tale suggerimento, ma rimase profondamente sorpreso quando la suora gli mostrò il dipinto: una tela logorata e rovinata dalle tarme, con pezzi di colore mancanti e con la raffigurazione della Madonna che porge la corona a Santa Rosa, anziché a Santa Caterina da Siena, come nella tradizione domenicana. Bartolo fu sul punto di rifiutare l’offerta, ma alla fine decise di ritirare il dono per l’insistenza della Suora. L’immagine della Madonna giunse a Pompei alla Parrocchia del SS. Salvatore, nel tardo pomeriggio del 13 novembre 1875, avvolta in un lenzuolo e poggiata su un carretto guidato dal carrettiere Angelo Tortora ed adibito al trasporto di letame. Lo sgomento, che aveva colto Bartolo, colse anche tutti gli abitanti presenti, tra cui l’anziano parroco Cirillo, quando fu mostrato il dipinto. Pertanto, fu presa la decisione di procedere al restauro del quadro, anche solo parzialmente, per timore che potesse essere interdetto. Nel tempo furono eseguiti diversi restauri e  un ultimo restauro si è reso necessario nel 2010, quando per volontà di Papa Benedetto XVI, i restauratori dei laboratori dei Musei Vaticani intervennero per eliminare i danni dovuti all’apposizione sul quadro di elementi in oro e argento e per rinforzare la tela eliminando i fenomeni di distacco.

SUPPLICA ALLA MADONNA DEL ROSARIO
Testo scritta dal beato Bartolo Longo

I. – O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.
Ave, o Maria…
II. – È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.
Ave, o Maria…
III. – Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all’inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.
Voi siete l’Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.
Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.
Ave, o Maria…
Chiediamo la benedizione a Maria.
Un’ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.
Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società.
Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro Santuario.
Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.
Salve Regina…

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